Sta ritornando ad essere evidente un nesso che per un pò di tempo era stato messo da parte: vale a dire il legame che c’è tra gli investimenti in ricerca scientifica e sviluppo tecnologico e le preoccupazioni relative alla sicurezza e alla preparazione militare delle democrazie liberali. La cosa era abbastanza evidente negli anni della Guerra Fredda, quando il confronto con l’Unione Sovietica appariva come una lotta esistenziale. Furono quelle paure che guidarono la politica scientifica degli Stati Uniti (in primo luogo) e che crearono le infrastrutture materiali ed immateriali che hanno dato il via alle rivoluzioni tecnologiche ed economiche dei decenni successivi. Gli investimenti in ricerca e sviluppo (R&S) della difesa hanno portato a progressi in aree come l'elettronica, i materiali avanzati e l'informatica, che hanno avuto ricadute nel settore civile. Ora la cosa ritorna evidente e le preoccupazioni per la sicurezza nazionale continuano a plasmare le priorità di investimento nella scienza e nella tecnologia, con implicazioni di vasta portata per l'economia e la società di domani.
“I primi Romani. La Roma senza Città" di Umberto Vincenti
Il prossimo 9 aprile alle 17:00, Stroncature ospiterà la presentazione dell’opera “I primi Romani. La Roma senza Città" di Umberto Vincenti (Rogas 2023). Il libro propone una prospettiva insolita sulla nascita di Roma, suggerendo che prima di diventare una città monumentale, Roma era un'organizzazione comune creata dalle popolazioni dei monti circostanti. Esplorando questo mistero, l'opera si concentra non sui monumenti, ma sui primi abitanti che superarono divergenze culturali e materiali per formare un'unione. Si indaga l'idea che l'Urbs sia nata come comunità coesa, guidata da uno spirito di conquista che ne ha segnato il destino. Con l’autore dialogano: Francesco Arcaria e Dario Mantovani. Per partecipare è necessario registrarsi.
I nuovi Centri Nazionali di Ricerca finanziati dal PNRR
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha previsto un importante investimento per la creazione di 5 nuovi Centri Nazionali di Ricerca, dedicati ad altrettante aree strategiche per lo sviluppo del Paese. I Centri, presentati dalla Ministra dell'Università e Ricerca Maria Cristina Messa nel corso del Consiglio dei Ministri del 15 giugno 2022, rappresentano un'opportunità unica per rafforzare la ricerca italiana e favorire l'innovazione in settori chiave. Grazie a un finanziamento complessivo di 1,60 miliardi di euro (circa 320 milioni per ciascun Centro), i nuovi poli di ricerca potranno assumere ricercatori, creare e rinnovare infrastrutture e laboratori, sviluppare programmi di ricerca all'avanguardia e favorire la nascita di start-up e spin-off. Complessivamente, i Centri coinvolgeranno 55 università, 24 enti pubblici di ricerca e 65 imprese, creando una rete di eccellenza scientifica e tecnologica su tutto il territorio nazionale.
Le infrastrutture della ricerca in Italia
Le infrastrutture di ricerca svolgono un ruolo cruciale nel promuovere l'innovazione e lo sviluppo scientifico in Italia. in Italia è presente un ampio ecosistema di infrastrutture di ricerca, che comprende sia strutture di rilevanza europea (IR-EU) che nazionale (IR-N), oltre a numerosi centri di ricerca universitari e del CNR. Queste infrastrutture operano in diversi campi scientifici, dalle scienze di base alle tecnologie abilitanti, fornendo ai ricercatori italiani l'accesso a risorse, dati e servizi di eccellenza. La partecipazione attiva dell'Italia alle IR-EU e la presenza di IR-N di alto livello consentono al Paese di rafforzare la propria competitività nello Spazio Europeo della Ricerca e di attrarre talenti e investimenti. Inoltre, le infrastrutture di ricerca hanno un forte impatto sui territori che le ospitano, fungendo da catalizzatori per l'innovazione e lo sviluppo socio-economico. Il Piano Nazionale Infrastrutture di Ricerca (PNIR) 2021-2027 individua 131 infrastrutture prioritarie, destinate a svolgere un ruolo chiave nel raggiungimento degli obiettivi strategici dell'Italia in termini di sviluppo della conoscenza, competitività e transizione verso un'economia sostenibile e digitale. Ecco qualche esempio
"Trafalgar. La battaglia navale" di Gastone Breccia
Lo scorso 5 aprile, Stroncature ha ospitato la presentazione dell’opera "Trafalgar. La battaglia navale" di Gastone Breccia (Einaudi 2024). L'autore propone un'analisi innovativa della storia, navigando tra l'approccio della Scuola delle «Annales» e le narrazioni tipiche delle serie cinematografiche, per argomentare che gli eventi storici, non importa quanto possano sembrare straordinari, non esistono in isolamento. Attraverso l'esempio della battaglia di Trafalgar del 21 ottobre 1805, che segnò l'inizio del dominio della Royal Navy sui mari e l'avvento della pax Britannica, si dimostra come tali eventi siano il risultato di un complesso intreccio di cause pregresse, che includono non solo figure storiche come Nelson, ma anche avanzamenti tecnici e sociali, come l'ingegneria navale e le condizioni di vita dei marinai. Questo approccio sottolinea l'importanza di considerare gli eventi storici in un contesto più ampio, riconoscendo il ruolo degli eroi leggendari così come quello di ogni individuo che ha contribuito alla storia. La narrazione si conclude con il ricordo di Gaspar Costela Vazquez, ultimo sopravvissuto della battaglia di Trafalgar, evidenziando il tramonto dell'era delle navi da guerra a vela e la chiusura di un capitolo significativo della storia marittima. Con l’autore dialogano: l'Ammiraglio Ferdinando Sanfelice di Monteforte e Marco Mostarda.