Potere politico e concentrazione economica
Nel pensiero liberale classico vi è sempre stata la preoccupazione che un’eccessiva concentrazione di potere economico – ad esempio sotto forma di monopoli o cartelli – potesse finire per corrompere o catturare il potere politico. Autori come Adam Smith, Alexis de Tocqueville, John Stuart Mill e Friedrich Hayek hanno avvertito che, senza adeguati contrappesi, i grandi interessi economici possono piegare lo Stato al proprio vantaggio a danno dell’interesse pubblico. Oggi però assistiamo negli Stati Uniti a uno scenario capovolto: pochi colossi tecnologici detengono leve economiche e comunicative immense, e ciò paradossalmente agevola un potere politico forte nel controllare direttamente tali attori. In questo saggio analizzeremo questo ribaltamento storico, attingendo ai classici del pensiero liberale e a casi contemporanei, per sostenere la tesi che l’odierna concentrazione economica nelle mani di pochi (Big Tech) rende più facile allo Stato – se dotato di volontà e forza – imporre la propria agenda sulle imprese, invertendo la tradizionale dinamica di “cattura” del governo da parte dei monopoli. Esamineremo le radici teoriche di questa tematica e illustreremo come figure come Jeff Bezos, Elon Musk e Mark Zuckerberg e fenomeni come l’uso politico di X (Twitter) a favore di Donald Trump o la marginalizzazione delle politiche DEI (diversity, equity, inclusion) e di sostenibilità ESG riflettano questa trasformazione.