Public Engagement e produzione culturale nella Terza Missione dell’università italiana
La “Terza Missione” dell’università italiana si riferisce all’insieme delle attività con cui gli atenei interagiscono direttamente con la società civile e il tessuto imprenditoriale, con l’obiettivo di valorizzare la ricerca e promuovere la crescita economica, sociale, culturale e scientifica del territorio. Tale missione si affianca alle due funzioni tradizionali dell’università – didattica e ricerca – ampliandone il ruolo istituzionale verso la condivisione di conoscenza e valore con la comunità. A partire dalla Riforma del 2010, la Terza Missione ha ottenuto un riconoscimento formale crescente nel sistema accademico italiano, venendo integrata nei meccanismi di valutazione e finanziamento pubblici. In particolare, con l’introduzione del sistema di Autovalutazione, Valutazione periodica e Accreditamento (AVA) nel 2013, la Terza Missione è stata riconosciuta a tutti gli effetti come missione istituzionale delle università, accanto alle attività formative e scientifiche tradizionali.
Definizione istituzionale di public engagement. Ecco la versione impaginata e coerente dell’articolo, con sei paragrafi ordinati logicamente e sviluppati secondo le tue indicazioni:
Public engagement: definizione e portata concettuale (I)
Il concetto di public engagement, nella sua formulazione adottata da ANVUR, costituisce una delle principali componenti non economiche della Terza Missione. Tale attività comprende tutte le iniziative con cui un’università, in modo formalmente organizzato, contribuisce allo sviluppo culturale, civico ed educativo della società, rivolgendosi a destinatari esterni al mondo accademico. La definizione adottata dal Manuale ANVUR 2015 e ripresa nelle Linee guida più recenti sulla compilazione della SUA-Terza Missione esplicita che il public engagement deve essere privo di finalità commerciali e strutturalmente integrato nelle politiche di ateneo. Ciò implica che tali attività non siano attribuibili a singoli docenti agendo su base volontaria, ma debbano essere ricondotte a un impegno sistemico, inserito nella programmazione istituzionale. L’enfasi sul valore educativo, culturale e sociale ne delinea la specificità rispetto ad altre forme di diffusione della ricerca. Il public engagement non coincide con la promozione dell’ateneo né con la comunicazione interna o istituzionale, ma si caratterizza per la sua funzione pubblica, esterna e disinteressata. L’università assume quindi il ruolo di agente attivo nella costruzione di conoscenza accessibile, esercitando una responsabilità diretta nella condivisione dei risultati scientifici e nella partecipazione alla vita pubblica.
Public engagement: definizione e portata concettuale (II)
L’inquadramento ufficiale del public engagement attribuisce a queste attività una natura bidirezionale, volta non solo a trasferire contenuti, ma a stabilire un dialogo costruttivo tra istituzione accademica e società. Le Linee guida ANVUR per la Terza Missione ribadiscono che il pubblico di riferimento deve essere composto da soggetti esterni al mondo accademico: cittadini, studenti non universitari, organizzazioni della società civile, amministrazioni pubbliche, attori culturali e territoriali. Il coinvolgimento diretto del pubblico non si esaurisce nella fruizione di contenuti, ma include anche forme partecipative e di co-creazione della conoscenza. Il riferimento al “valore educativo e culturale” impone che ogni iniziativa sia progettata con finalità di impatto sociale, e non semplicemente informativa. Questo paradigma distingue il public engagement da azioni promozionali o commerciali e richiede che gli atenei adottino criteri di qualità e di valutazione anche per queste forme di impatto non economico. L’integrazione del public engagement nella Terza Missione assume così un carattere strutturale, con implicazioni organizzative, strategiche e valutative che rafforzano la funzione pubblica dell’università nel sistema democratico.
Public engagement e Terza Missione non economica
La tassonomia ANVUR della Terza Missione distingue due macro-ambiti: da un lato la valorizzazione economica della conoscenza attraverso attività brevettuali, spin-off e contratti di ricerca; dall’altro, la produzione di beni pubblici a carattere sociale e culturale. In quest’ultimo ambito si colloca il public engagement, insieme alla formazione continua rivolta alla cittadinanza, alla tutela del patrimonio culturale e alle iniziative in ambito salute. Queste attività, prive di finalità commerciali, rappresentano l’espressione della responsabilità istituzionale dell’università verso la collettività. La definizione ANVUR delinea chiaramente questa distinzione, precisando che le attività di public engagement devono essere strutturate, formalmente deliberate dagli organi accademici e rivolte a un pubblico non accademico. La loro rilevanza è tale da richiedere sistemi di monitoraggio e rendicontazione specifici, come la Scheda SUA-TM, che prevede indicatori mirati e una sezione interamente dedicata alla Terza Missione non economica. Il public engagement si configura così come strumento di democrazia cognitiva, contribuendo alla costruzione di una cultura scientifica diffusa e accessibile.
La collocazione del public engagement tra le attività non economiche della Terza Missione riflette un riconoscimento istituzionale della funzione culturale dell’università. Il sistema AVA 3, delineato dal DM 1154/2021, richiede che gli atenei dispongano di un sistema di assicurazione della qualità anche per queste attività, che vanno quindi pianificate, monitorate e valutate al pari delle missioni tradizionali. L’ANVUR, nei suoi strumenti di valutazione (VQR e accreditamento), ha integrato criteri di merito riferiti alla produzione culturale e alla divulgazione scientifica, considerando anche aspetti come la dimensione pubblica degli eventi, la rilevanza dei contenuti trattati, la metodologia di coinvolgimento del pubblico. La non economicità di tali attività non implica una minore rilevanza strategica: al contrario, si tratta di processi che rafforzano il capitale sociale, promuovono l’equità nell’accesso alla conoscenza e rafforzano il legame fiduciario tra istituzioni accademiche e società. La distinzione funzionale tra le due missioni è dunque necessaria per evitare che la sola logica economica condizioni la valutazione delle performance pubbliche delle università.
Tipologie di iniziative e strumenti di diffusione
Le forme di public engagement adottate dalle università italiane si articolano in una molteplicità di iniziative. L’ANVUR ne elenca alcune nelle sue linee guida: festival della scienza, caffè scientifici, conferenze pubbliche, progetti di citizen science, eventi divulgativi nelle scuole, mostre e iniziative legate al patrimonio culturale. La logica di queste attività è quella dell’apertura delle conoscenze scientifiche a pubblici diversi da quelli disciplinari, superando barriere cognitive e linguistiche. A questo scopo, i contenuti scientifici sono rielaborati in formati accessibili e in linguaggi comprensibili. Le università mettono a disposizione la propria capacità organizzativa per coordinare eventi, attivare reti di collaborazione con enti culturali, costruire percorsi partecipativi.
Oltre ai format in presenza, l’evoluzione digitale ha moltiplicato le possibilità di engagement attraverso contenuti multimediali e strumenti online. L’ANVUR riconosce esplicitamente tra le tipologie di public engagement anche la “produzione e diffusione online di contenuti scientifici divulgativi”, inclusi podcast, video, infografiche, blog e testate digitali. In questo ambito si colloca l’attività di Stroncature, piattaforma redazionale che collabora con le università per diffondere in forma accessibile i contenuti della ricerca scientifica. Attraverso articoli, video e altri materiali editoriali, Stroncature supporta la comunicazione pubblica della scienza come parte integrante della Terza Missione, offrendo un’infrastruttura che consente agli atenei di sistematizzare e centralizzare la propria azione culturale. Le piattaforme digitali, pur esterne alla struttura universitaria, vengono valorizzate nei processi di rendicontazione qualora le attività siano formalmente deliberate e organizzate dall’ateneo, come previsto dalle linee guida SUA-TM. Il contributo di questi strumenti alla diffusione della conoscenza e alla democratizzazione dell’accesso alla cultura scientifica evidenzia il ruolo dei media digitali come estensione funzionale della missione pubblica accademica.
Comunicazione pubblica della scienza e media digitali. Negli ultimi anni, la comunicazione scientifica ha trovato nei media digitali nuovi alleati, ampliando la portata del public engagement. Molti atenei hanno creato siti web e canali social dedicati alla divulgazione, producono contenuti online (articoli, video, podcast) per raggiungere un pubblico più ampio. La dimensione digitale consente anche forme interattive di coinvolgimento, come webinar o dirette streaming di eventi scientifici, che superano i tradizionali confini fisici dell’università. In questo contesto sono nate iniziative esterne che fungono da mediatori tra mondo accademico e società. Un caso emblematico è il portale Stroncature, piattaforma attiva dal 2020 che affianca le università nelle attività di Terza Missione offrendo servizi integrati di comunicazione e divulgazione scientifica. Stroncature produce contenuti editoriali originali (articoli, video, podcast) e cura gli aspetti organizzativi della diffusione, fungendo da ponte tra il mondo della ricerca e il pubblico. L’esistenza di tali canali digitali specializzati potenzia il public engagement tradizionale, consentendo di coinvolgere attivamente la comunità in forme innovative di partecipazione scientifica e culturale.
Il ruolo delle istituzioni accademiche. Il quadro normativo italiano prevede che le università e gli enti pubblici di ricerca integrino il public engagement e la produzione culturale tra le proprie funzioni istituzionali. La legge 240/2010 – riforma che ha ridisegnato la governance degli atenei – ha attribuito ai Dipartimenti universitari la piena responsabilità non solo delle attività didattiche e di ricerca, ma anche di quelle di Terza Missione. Ciò implica che gli atenei debbano pianificare, coordinare e monitorare sistematicamente le proprie iniziative di interazione con la società, integrandole nella programmazione strategica e nei processi di assicurazione della qualità interna. Questo orientamento si riflette negli statuti e nei piani strategici di molti atenei, che includono obiettivi espliciti di public engagement e hanno portato all’istituzione di delegati del rettore e strutture dedicate. Anche gli enti pubblici di ricerca sono tenuti a svolgere attività analoghe di divulgazione verso la società, in coerenza con le proprie finalità istituzionali.
Strumenti di rilevazione e valutazione (SUA-TM, VQR, AVA). Per garantire efficacia e accountability al public engagement, il sistema universitario si avvale di strumenti mirati di monitoraggio e valutazione. Un primo meccanismo è la Scheda Unica Annuale della Terza Missione/Impatto Sociale (SUA-TM/IS), tramite cui ogni ateneo rendiconta ad ANVUR le proprie attività di Terza Missione nei vari ambiti. La SUA-TM, parte integrante del sistema informativo universitario, raccoglie dati quantitativi (ad es. numero di eventi, partecipanti coinvolti) e informazioni qualitative (descrizione dei progetti, obiettivi, risultati) sulle iniziative realizzate, costituendo la base informativa per le successive valutazioni comparative a livello nazionale.
Anche la Valutazione della Qualità della Ricerca (VQR) – esercizio periodico condotto da ANVUR – ha progressivamente incluso la Terza Missione nei propri criteri. Nella VQR 2011-2014 furono raccolte e valutate su scala nazionale, per la prima volta, le attività di public engagement e le altre iniziative di Terza Missione senza scopo di lucro degli atenei. In quella tornata sperimentale, gli atenei presentarono migliaia di iniziative, poi analizzate da una commissione di esperti. Sulla base di tale esperienza, l’ANVUR ha affinato la metodologia valutativa nella successiva VQR 2015-2019, introducendo la valutazione tramite casi studio: a ogni ateneo è stato chiesto di selezionare alcuni esempi significativi di attività con impatto socio-culturale, poi giudicati da appositi panel secondo criteri di qualità e rilevanza. La rilevanza di questo approccio è testimoniata dal fatto che gli esiti dei casi studio di Terza Missione concorrono alla misurazione della performance degli atenei: ad esempio, viene calcolata la percentuale di case studies di ciascun ateneo valutati nelle fasce di merito più elevate, un indicatore utilizzato anche ai fini dell’assegnazione delle risorse premiali nel sistema universitario.
Sul versante della qualità istituzionale, il sistema AVA (Autovalutazione, Valutazione e Accreditamento) integra la Terza Missione nei requisiti di accreditamento dei corsi di studio e delle sedi universitarie. Il DM 47/2013 – che ha istituito gli standard AVA – ha incluso specifici indicatori e parametri per la valutazione periodica della Terza Missione (Allegato E), riconoscendo formalmente che la capacità di un ateneo di produrre valore culturale e sociale è parte integrante della sua qualità complessiva. Tali criteri sono stati confermati e aggiornati con il DM 987/2016. Più di recente, il DM 1154/2021 ha definito le procedure di valutazione periodica di atenei e dipartimenti (nell’ambito del processo AVA 3), includendo esplicitamente la qualità della ricerca e della Terza Missione tra gli ambiti oggetto di analisi ai fini dell’accreditamento. In sintesi, le politiche di assicurazione qualità oggi in vigore richiedono alle università non solo di impegnarsi nelle attività di public engagement, ma anche di dotarsi di adeguati meccanismi interni di pianificazione, monitoraggio e miglioramento continuo in questo ambito.
Conclusioni. Il public engagement e la diffusione della cultura sono ormai riconosciuti come componenti essenziali della missione degli atenei, da valorizzare e misurare. La distribuzione della quota premiale del finanziamento statale tiene conto di indicatori legati alla Terza Missione, a conferma dell’importanza strategica dell’impatto socio-culturale. La sfida futura sarà quella di consolidare tali pratiche e affinare gli strumenti di valutazione dell’impatto, affinché il contributo dell’accademia al progresso sociale e culturale risulti sempre più efficace e visibile.
Fonti
MUR (normativa di settore), ANVUR (linee guida, manuali e documentazione ufficiale sulla Terza Missione), CINECA (banche dati SUA), Leggi e Decreti citati (L.240/2010, D.Lgs.19/2012, DM 47/2013, DM 987/2016, DM 1110/2019, DM 1154/2021).