Punti cardinali #26
Punti Cardinali è il servizio di Stroncature dedicato alla selezione, analisi e sintesi dei più importanti saggi pubblicati all’estero, in lingua originale, e non ancora tradotti o distribuiti in Italia. Per ogni testo viene redatta una scheda dettagliata e approfondita che consente di accedere a tutti i contenuti del libro, alle sue tesi, concetti ed argomentazioni, in modo completo.
I vantaggi sono enormi. In breve tempo è possibile accedere ai contenuti completi di testi di saggistica di grande complessità e di difficile accesso, potendo spaziare dalle scienze sociali a quelle della natura, e facendo così propri in modo facile ed economico i frutti della ricerca dei maggiori studiosi e studiose e delle più prestigiose case editrici a livello globale, come se si fosse letto l’intero libro.
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"Time, Metaphor, and Language. A Cognitive Science Perspective" di Sarah E. Duffy e Michele I. Feist
Il libro di Sarah E. Duffy e Michele I. Feist, Time, Metaphor, and Language. A Cognitive Science Perspective, si colloca nel cuore della linguistica cognitiva e affronta una delle questioni più complesse che la mente umana deve risolvere: come concettualizziamo il tempo, una dimensione che non possiamo percepire direttamente con i sensi ma che è fondamentale per l’organizzazione della vita quotidiana. Fin dalle prime pagine, le autrici chiariscono che l’obiettivo del volume è duplice: da un lato, fornire un quadro sistematico e aggiornato delle teorie cognitive sul tempo e sulla metafora, dall’altro mostrare con dati linguistici ed empirici che le metafore temporali non sono semplici espressioni stilistiche, ma strumenti concettuali che influenzano il pensiero, la memoria, la pianificazione e il comportamento sociale. L’approccio è dichiaratamente interdisciplinare: linguistica, psicologia cognitiva, filosofia, antropologia e neuroscienze vengono intrecciate per dare conto di come le persone parlino e ragionino sul tempo. Questa impostazione permette di trattare il tema in una prospettiva ampia, in cui le espressioni linguistiche di uso comune vengono analizzate come indizi delle strutture profonde che governano il pensiero umano. Le autrici insistono su un punto centrale: comprendere le metafore del tempo significa comprendere una parte essenziale della cognizione, perché esse mediano la nostra capacità di orientare l’esperienza, collocare eventi, costruire narrazioni personali e sociali.
"Language, Science, and Structure. A Journey into the Philosophy of Linguistics" (Routledge, 2021) di Ryan M. Nefdt
Il volume di Ryan M. Nefdt si inserisce in un ambito relativamente recente e poco consolidato, quello della filosofia della linguistica, distinto ma complementare alla filosofia del linguaggio. L’autore si propone di indagare quali siano le basi epistemologiche, metodologiche e concettuali della linguistica intesa come scienza, mettendola in relazione con le altre discipline cognitive e naturali. L’approccio di Nefdt è insieme sistematico e divulgativo: l’opera ha l’obiettivo di tracciare una mappa concettuale chiara che mostri i principali nodi teorici, i dibattiti storici e le implicazioni attuali della disciplina. L’autore sottolinea che mentre la filosofia del linguaggio ha alle spalle una tradizione consolidata nella logica analitica e nella teoria semantica, la filosofia della linguistica è ancora in via di definizione, priva di confini netti e spesso confusa con la riflessione interna dei linguisti. Per questo motivo, il libro si configura come un viaggio esplorativo volto a chiarire lo statuto scientifico della linguistica, il suo oggetto, i metodi di indagine e il tipo di spiegazioni che essa fornisce. La prospettiva adottata non è celebrativa né difensiva, ma critica e ricostruttiva, con l’intento di offrire al lettore un quadro coerente che consenta di comprendere meglio quale posto occupi la linguistica nel più ampio panorama delle scienze e della filosofia contemporanea.
"The Scythian Empire. Central Eurasia and the Birth of the Classical Age from Persia to China" di Christopher I. Beckwith
Il volume di Christopher I. Beckwith si propone di ridefinire radicalmente il ruolo delle popolazioni scitiche nella storia eurasiatica, andando oltre la tradizionale immagine di popoli nomadi ai margini delle grandi civiltà stanziali. L’autore, già noto per i suoi studi su Empires of the Silk Road, sostiene che gli Sciti abbiano esercitato una forma di dominio politico, culturale e linguistico esteso dall’Europa orientale fino alla Cina, dando vita a un vero e proprio impero centrato sulle steppe eurasiatiche. L’obiettivo del libro è dimostrare che la cosiddetta Età Classica, caratterizzata dalla fioritura contemporanea di Grecia, Persia, India e Cina, non può essere compresa senza riconoscere l’apporto decisivo degli Sciti e delle culture ad essi legate. Beckwith adotta un approccio comparativo e interdisciplinare, intrecciando linguistica storica, archeologia, storia delle religioni e analisi delle fonti greche, persiane e cinesi. L’impostazione generale è quella di decostruire le narrazioni etnocentriche che hanno relegato i nomadi a ruolo secondario, restituendo invece centralità all’Eurasia interna come motore di trasformazioni politiche e culturali di lungo periodo.
"Subversion. The Strategic Weaponization of Narratives" di Andreas Krieg
Il libro di Andreas Krieg, Subversion. The Strategic Weaponization of Narratives, affronta un nodo centrale della politica internazionale contemporanea: il modo in cui le narrazioni sono diventate armi strategiche, usate per plasmare percezioni, influenzare opinioni e destabilizzare avversari. Krieg, esperto di studi di sicurezza al King’s College di Londra, osserva che la politica globale non si gioca più solo sul piano della forza militare o del potere economico, ma anche nella sfera immateriale delle idee, dei discorsi e delle emozioni collettive. Krieg definisce questo processo come “weaponization of narratives”, cioè la trasformazione deliberata delle storie, dei discorsi e dei quadri interpretativi in armi in grado di orientare opinioni, destabilizzare società, minare istituzioni e legittimare azioni di potere. L’impostazione è sia teorica sia empirica: Krieg costruisce un quadro concettuale basato sulle teorie della comunicazione, della psicologia sociale e delle relazioni internazionali, e allo stesso tempo analizza esempi concreti di campagne narrative condotte da Stati come Russia e Cina, da attori non statali come lo Stato Islamico, e da movimenti populisti interni alle democrazie occidentali. L’obiettivo è duplice: offrire una chiave di lettura dei conflitti narrativi in corso e mettere in guardia rispetto alla vulnerabilità delle società aperte. Il volume parte da una domanda fondamentale: come può una società difendersi se il campo di battaglia è costituito dalle storie che circolano al suo interno?
"Debating Worlds" a cura di Daniel Deudney, G. John Ikenberry e Karoline Postel-Vinay
Il volume Debating Worlds. Contested Narratives of Global Modernity and World Order, curato da Daniel Deudney, G. John Ikenberry e Karoline Postel-Vinay, è un’opera collettiva che affronta il tema della modernità globale attraverso un’ottica inedita: non quella dei soli rapporti di potere o delle teorie classiche delle relazioni internazionali, ma quella delle narrazioni che i diversi attori hanno costruito per interpretare il proprio ruolo nel mondo. Le narrazioni, secondo i curatori, non sono semplici “racconti” ma vere e proprie cornici interpretative capaci di mobilitare popoli, giustificare scelte politiche e modellare l’ordine internazionale. Il libro nasce dalla consapevolezza che la globalizzazione, lungi dall’essere un processo lineare e uniforme, è stata accompagnata da visioni concorrenti della modernità e del futuro globale. Ogni grande area del mondo – dall’universo anglofono alla Russia sovietica, dal mondo islamico al Giappone, dalla Cina all’India – ha elaborato il proprio racconto, spesso in conflitto con gli altri, nel tentativo di proporre una via alternativa all’ordine mondiale liberale o di difendersi dalla sua pretesa universalistica. L’impostazione del volume è comparativa e storica: gli autori non si limitano a descrivere i contenuti delle narrazioni, ma ne ricostruiscono le genealogie, gli sviluppi e le crisi, mostrando come esse abbiano condizionato le grandi trasformazioni degli ultimi due secoli.