Punti cardinali #59
Punti Cardinali è il servizio di Stroncature dedicato alla selezione, analisi e sintesi dei più importanti saggi pubblicati all’estero e non ancora tradotti o distribuiti in Italia. Per ogni testo viene redatta una scheda dettagliata e approfondita in italiano che consente di accedere a tutti i contenuti del libro, alle sue tesi, concetti ed argomentazioni, in modo completo. I vantaggi sono enormi. In breve tempo è possibile accedere ai contenuti completi di testi di saggistica di grande complessità e di difficile accesso, potendo spaziare dalle scienze sociali a quelle della natura, e facendo così propri in modo facile ed economico i frutti della ricerca dei maggiori studiosi e studiose e delle più prestigiose case editrici a livello globale, come se si fosse letto l’intero libro.
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“The Rise of the Algorithms. How YouTube and TikTok Conquered the World” di John M. Jordan (Pennsylvania State University Press, 2024)
Il volume di John M. Jordan analizza la trasformazione radicale dell’ecosistema dei media digitali attraverso l’ascesa delle piattaforme di video-sharing, in particolare YouTube e TikTok. Pubblicato nel 2024 da Pennsylvania State University Press, il libro intende spiegare come la logica degli algoritmi sia divenuta la principale infrastruttura culturale del XXI secolo. L’autore, docente di Information Studies, ricostruisce la genealogia tecnica, economica e sociale delle piattaforme che hanno convertito l’intrattenimento audiovisivo in un sistema di ingegneria comportamentale. L’obiettivo non è descrivere soltanto l’innovazione tecnologica, ma chiarire come i modelli di raccomandazione, la raccolta di dati e la personalizzazione abbiano alterato i rapporti tra informazione, consumo e identità. Jordan concepisce gli algoritmi come dispositivi di potere invisibile che organizzano la sfera pubblica, ridisegnano l’economia dell’attenzione e determinano nuove forme di mediazione sociale, ponendo interrogativi etici e politici sulla possibilità di un controllo umano nello spazio digitale.
“Mind Shift: How Culture Transformed the Human Brain” di John Parrington (Oxford University Press, 2021)
Il libro Mind Shift: How Culture Transformed the Human Brain di John Parrington (Oxford University Press, 2021) propone un’analisi sistematica del rapporto tra evoluzione biologica, sviluppo cognitivo e trasformazioni culturali, con l’obiettivo di spiegare come la mente umana si sia progressivamente formata attraverso l’interazione dinamica tra geni, ambiente e cultura. Parrington, biologo molecolare dell’Università di Oxford, affronta il tema con un approccio interdisciplinare che unisce neuroscienze, genetica, linguistica e antropologia cognitiva, per mostrare che l’evoluzione dell’intelligenza non può essere compresa esclusivamente in termini biologici. L’autore contesta la tradizionale visione darwiniana riduttiva secondo cui la mente umana sarebbe il semplice prodotto dell’evoluzione genetica, sostenendo invece che la cultura ha svolto un ruolo di agente coevolutivo, capace di modellare le strutture cerebrali e di retroagire sulla biologia stessa. Il volume esplora la progressiva trasformazione del cervello umano da organo di sopravvivenza animale a infrastruttura simbolica e cognitiva capace di linguaggio, astrazione e creatività, ponendo l’accento sul modo in cui l’apprendimento collettivo e la trasmissione culturale hanno modificato i processi mentali. L’obiettivo complessivo è ridefinire la relazione tra mente e cultura come un sistema complesso e bidirezionale, in cui l’evoluzione naturale e quella simbolica si intrecciano in un’unica traiettoria di sviluppo umano.
“Rome: Strategy of Empire” di James Lacey (Oxford University Press, 2025)
Rome: Strategy of Empire di James Lacey, pubblicato nel 2025 da Oxford University Press, si propone di ricostruire in termini sistematici la logica strategica che ha sorretto la formazione, l’espansione e la sopravvivenza dell’Impero Romano. L’autore, storico militare statunitense, affronta un tema tradizionalmente controverso: se Roma avesse o meno sviluppato una vera e propria “grand strategy” paragonabile a quella degli Stati moderni. Lacey rifiuta la lettura che attribuisce alla potenza romana un’espansione priva di razionalità politica e pianificazione, e sostiene che l’impero abbia perseguito obiettivi coerenti di sicurezza e dominio economico lungo tutto l’arco della sua storia. Il volume, che unisce rigore accademico e chiarezza espositiva, mira a mostrare che la longevità dell’Impero non fu il prodotto del caso, ma il risultato di un insieme di decisioni strategiche consapevoli, sostenute da un’accurata gestione delle risorse e da una visione stabile dell’ordine imperiale. L’approccio di Lacey integra fonti storiche, dati archeologici e analisi di teoria strategica, costruendo una narrazione che unisce la logica militare e quella politica in un quadro unitario.
“The German Empire, 1871–1918” di Roger Chickering (Cambridge University Press, 2025)
Il volume di Roger Chickering, The German Empire, 1871–1918, pubblicato da Cambridge University Press, offre una ricostruzione complessiva della storia politica, economica, sociale e culturale della Germania imperiale dalla sua fondazione all’epilogo bellico del 1918. L’autore si propone di superare le letture parziali che hanno a lungo dominato la storiografia tedesca, in particolare quelle legate alla teoria del Sonderweg, ossia l’idea di uno sviluppo tedesco anomalo rispetto all’Occidente liberale. Più che vedere l’Impero come una deviazione verso l’autoritarismo e il militarismo che avrebbero condotto inevitabilmente al nazismo, Chickering interpreta il periodo come una fase di straordinaria modernizzazione, in cui le contraddizioni tra progresso economico, conservatorismo politico e fermento culturale produssero un dinamismo peculiare. La sua impostazione è comparativa e strutturale: mette in relazione le istituzioni tedesche con quelle delle altre potenze europee, analizzando non solo gli aspetti di governo e amministrazione, ma anche la vita sociale, la cultura, la scienza e la mobilitazione di massa. Il libro si distingue per la capacità di connettere la dimensione interna e quella internazionale, mostrando come la politica estera dell’Impero fosse un riflesso delle tensioni e dei limiti della società guglielmina.





