Punti cardinali #68
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“Cicero. The Man and His Works” (Cambridge University Press, 2025) di Andrew R. Dyck
Il volume Cicero. The Man and His Works, pubblicato da Cambridge University Press nel 2025 e scritto da Andrew R. Dyck, presenta un progetto ampio che mira a ricostruire la figura di Marco Tullio Cicerone integrando in un unico quadro la sua biografia, il suo corpus letterario e il contesto storico entro cui egli operò. L’autore parte dall’osservazione che la tradizione moderna ha tramandato immagini differenti e spesso incompatibili dell’oratore: il difensore dello Stato nei manuali scolastici, il modello di eloquenza nei trattati retorici, il testimone della crisi repubblicana nella storiografia politica, il promotore dell’humanitas nella cultura europea. Dyck mostra che questa molteplicità deriva dal fatto che Cicerone stesso costruì la propria identità attraverso le opere, che costituiscono non un supplemento alla vita politica, ma un dispositivo centrale della sua autorappresentazione. L’obiettivo del libro è offrire una valutazione complessiva che tenga insieme vita e opera, evitando sia l’agiografia sia il ridimensionamento eccessivo. Per farlo, Dyck combina la narrazione biografica con l’analisi dei testi, distinguendo fra discorsi, trattati filosofici, opere retoriche e lettere, e distribuendo le sezioni più tecniche nelle appendici per preservare la coerenza del racconto. Il risultato è un tentativo di restituire un’immagine unitaria di Cicerone, mostrando come i diversi aspetti della sua attività non siano elementi separati, ma parti di un progetto intellettuale e politico che attraversa tutta la sua vita.
“Origins of Colonialism. Why Geography Mattered” di Tirthankar Roy (Cambridge University Press, 2025)
Il volume Origins of Colonialism. Why Geography Mattered, pubblicato da Cambridge University Press nel 2025, affronta l’origine del colonialismo europeo in Asia con un approccio analitico fondato sulle condizioni ambientali, climatiche e geografiche che hanno modellato la capacità degli Stati premoderni dell’Asia meridionale di sostenere un sistema politico stabile e un’economia resiliente. Tirthankar Roy, attraverso un esame dettagliato del caso indiano tra il 1600 e il 1800, sostiene che la formazione dell’impero britannico non possa essere interpretata esclusivamente mediante categorie politiche, militari o commerciali, né attraverso la tradizionale enfasi sull’azione dei mercanti europei o sul presunto declino delle strutture imperiali locali. L’argomento centrale è che il clima tropicale monsonico, la forte stagionalità, la vulnerabilità ai cicli di carestia e la difficoltà nel consolidare il controllo territoriale hanno reso fragili gli Stati dell’interno, rendendo il litorale un ambiente relativamente più sicuro, ricco di risorse e in grado di attrarre capitali, competenze e migrazioni strategiche. L’autore ricostruisce un processo in cui gli insediamenti europei sulle coste si trasformano progressivamente in centri politico-militari grazie alla capacità di costruire connessioni con le reti commerciali dell’entroterra, di assorbire competenze indigene e di sfruttare condizioni ambientali più favorevoli. L’obiettivo dichiarato è dimostrare che la geografia, più che le intenzioni politiche o la superiorità tecnologica, ha determinato le traiettorie del colonialismo europeo in India e in altre regioni tropicali, offrendo un modello interpretativo che integra ambiente, commercio, fiscalità e formazione degli Stati .
“The Real Economy” di Jonathan Levy (Princeton University Press, 2025)
Il volume The Real Economy. History and Theory, pubblicato da Princeton University Press nel 2025, rappresenta il tentativo di Jonathan Levy di colmare una lacuna teorica che, a suo giudizio, attraversa l’intero spettro delle scienze sociali contemporanee: l’assenza di una definizione adeguata di ciò che chiamiamo “economia”. Levy osserva che, mentre gli economisti hanno progressivamente orientato la disciplina verso la costruzione e il raffinamento di metodi — modellizzazione matematica, inferenza statistica, esperimenti naturali —, il concetto stesso di economia si è progressivamente assottigliato fino a diventare un oggetto elusivo, spesso confuso con l’idea di mercato, con il sistema dei prezzi, o con misurazioni aggregate come il Pil. Altre discipline, pur intenzionate a criticare i presupposti dell’economia neoclassica, non hanno fornito un’alternativa concettuale soddisfacente: sociologi, antropologi, storici e teorici della politica economica hanno illuminato parti del problema senza proporre una teoria generale. Levy individua in questa carenza il nodo centrale che motiva il libro. L’opera adotta così un approccio storico-teorico che intreccia genealogie concettuali, ricostruzioni storiche, analisi di casi concreti, riletture di tradizioni eterodosse e riflessioni filosofiche. Il suo obiettivo non è soltanto ripensare l’economia, ma fornire un quadro generale che permetta di comprendere economie capitalistiche e non capitalistiche, società premoderne e sistemi contemporanei, momenti di crescita e fasi di crisi, mettendo al centro le logiche dell’accumulazione, le dinamiche temporali dei flussi di reddito, il ruolo delle aspettative e la funzione strutturante della contabilizzazione della ricchezza. L’intero libro si muove tra critica e costruzione, mostrando da un lato perché le teorie dominanti risultano incomplete e dall’altro come sia possibile articolare una teoria alternativa radicata nel concetto di wealth, negli stock che lo custodiscono, nei flussi che essi generano e nei vincoli di domanda che attraversano ogni sistema economico.
“The Rise and Fall of Neoliberal Rentier Capitalism” di Luiz Carlos Bresser-Pereira(Oxford University Press, 2025)
The Rise and Fall of Neoliberal Rentier Capitalism, pubblicato da Oxford University Press nel 2025 e scritto da Luiz Carlos Bresser-Pereira, è un’opera che analizza in modo sistematico la trasformazione del capitalismo contemporaneo dal secondo dopoguerra fino ai primi anni Venti del XXI secolo, concentrandosi sulla fase che l’autore definisce “capitalismo neoliberale rentier-finanziario”. Il libro combina teoria economica, analisi storica e sociologia politica per spiegare come il modello sociale-democratico e sviluppista della Golden Age (1945–1979) sia stato progressivamente sostituito, dopo il cosiddetto Neoliberal Turn, da un regime dominato da una ristretta coalizione composta da rentier capitalisti, finanzieri e top manager, sostenuta da una nuova ideologia economica e da un insieme di politiche che hanno accresciuto instabilità, disuguaglianze e fragilità sociale. L’obiettivo del volume è chiarire le dinamiche di questa trasformazione, individuare i meccanismi che hanno reso possibile l’ascesa del capitalismo rentier e discutere la crisi che questo modello ha prodotto, fino al suo collasso politico ed economico dopo il 2008 e alla transizione verso una nuova fase, definita “Democratic Managerial Capitalism”. L’impostazione complessiva del libro è interpretativa e storica: Bresser-Pereira non mira a costruire una teoria unica, ma recupera un insieme di teorie da lui sviluppate dal 1970 in poi per descrivere la dialettica tra Stato, mercato, classi sociali e ideologie che caratterizza l’evoluzione del capitalismo moderno. La tesi di fondo è che la fase neoliberale sia stata un’anomalia regressiva nella lunga storia dello sviluppo capitalistico, incapace di sostenere crescita, stabilità e progresso sociale, e che il ritorno a forme di capitalismo manageriale e sviluppista rappresenti un nuovo equilibrio strutturale.





