Punti cardinali #71
La ricerca accademica internazionale è il luogo dove nascono i concetti che definiscono il nostro tempo e dove vengono forgiati gli strumenti per leggere la realtà. Eppure, l’accesso a questa fonte strategica è bloccato da barriere strutturali: la complessità delle opere originali, la loro assenza nel mercato italiano e i costi proibitivi dei volumi specialistici.
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In questo numero: l’analisi di 4 nuove opere appena pubblicate dalle maggiori case editrici accademiche.
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“The Clock in the Sun” di Pierre Sokolsky (Columbia University Press, 2024)
Il volume The Clock in the Sun: How We Came to Understand Our Nearest Star, pubblicato nel 2024 dalla Columbia University Press e scritto dal fisico Pierre Sokolsky, rappresenta un’indagine articolata che intreccia la storia della scienza con l’astrofisica contemporanea per esplorare l’evoluzione della comprensione umana della nostra stella. Il testo non si limita a una cronologia delle scoperte astronomiche, ma adotta una prospettiva culturale e filosofica per esaminare come le diverse civiltà abbiano percepito, temuto e infine studiato il Sole. Al centro dell’indagine vi è il concetto del “ciclo solare” come un orologio cosmico, un meccanismo che regola non solo l’attività magnetica della stella, ma che ha anche profonde implicazioni per l’ambiente terrestre e tecnologico. Sokolsky affronta questioni fondamentali riguardanti la natura della conoscenza scientifica: come i paradigmi filosofici e religiosi possano accecare l’osservazione empirica e come, viceversa, l’accumulo di dati apparentemente marginali possa portare a rivoluzioni concettuali. Il libro pone interrogativi sulla relazione tra l’umanità e un corpo celeste che è al contempo fonte di vita e potenziale minaccia tecnologica, analizzando il passaggio da una visione del Sole come entità divina e immutabile a quella di una sfera di plasma turbolenta e magnetica. Attraverso un approccio che valorizza tanto gli errori storici quanto le intuizioni brillanti, l’autore guida il lettore nella comprensione di come le macchie solari siano diventate la chiave di volta per decifrare la fisica stellare.
“What Really Went Wrong” – Fawaz A. Gerges (Yale University Press, 2024)
Il volume in esame affronta con rigore storico e analitico uno dei nodi più complessi e dibattuti della politica internazionale contemporanea: l’origine delle disfunzioni strutturali, dell’autoritarismo e dell’instabilità endemica che caratterizzano il Medio Oriente odierno. Pubblicato nel 2024 dalla Yale University Press, il testo si pone l’obiettivo di decostruire le narrazioni convenzionali che attribuiscono il caos regionale a cause ataviche, come conflitti religiosi millenari o una presunta incompatibilità culturale con la democrazia. L’autore invita invece a focalizzare lo sguardo su un momento storico preciso e cruciale: il periodo immediatamente successivo alla Seconda Guerra Mondiale e la prima fase della Guerra Fredda. Attraverso una ricostruzione dettagliata degli eventi e delle decisioni prese nelle capitali occidentali, in particolare a Washington, l’opera indaga come le scelte di politica estera, guidate da una visione manichea del mondo e da interessi geostrategici, abbiano soffocato sul nascere le aspirazioni di autodeterminazione dei popoli mediorientali. Il libro non si limita a una cronaca degli eventi, ma propone una rilettura critica delle occasioni mancate, suggerendo che un approccio diverso da parte delle potenze occidentali avrebbe potuto favorire l’emergere di società più aperte, prospere e pacifiche, alterando radicalmente la traiettoria storica della regione.
“Kingdoms of This World: How Empires Have Made and Remade Religions” di Philip Jenkins (Baylor University Press, 2024)
L’interazione tra potere temporale e autorità spirituale costituisce uno dei nodi più complessi e affascinanti della storiografia mondiale, un tema che attraversa i secoli ridefinendo costantemente i confini delle identità collettive. Nel volume Kingdoms of This World: How Empires Have Made and Remade Religions, pubblicato nel 2024 da Baylor University Press, Philip Jenkins affronta questa dinamica con una prospettiva strutturale e sistemica, indagando non tanto la teologia in sé, quanto il “contenitore” politico e logistico che ne ha permesso l’espansione o ne ha decretato il declino. Il testo pone interrogativi cruciali sulla natura stessa delle religioni mondiali, suggerendo che la loro affermazione globale non sia dovuta esclusivamente alla forza del messaggio spirituale, ma sia in gran parte il sottoprodotto, talvolta intenzionale ma spesso accidentale, delle infrastrutture imperiali. L’autore ci invita a osservare come le grandi formazioni statali, attraverso la creazione di reti commerciali, l’imposizione di lingue franche e la gestione violenta o tollerante delle minoranze, abbiano agito da incubatori per le fedi che oggi consideriamo universali. L’opera sfida il lettore a riconoscere le “impronte digitali” di imperi ormai defunti nelle gerarchie ecclesiastiche, nelle liturgie e persino nelle geografie sacre contemporanee, aprendo una riflessione profonda su quanto il divino, nella storia umana, abbia viaggiato sulle strade costruite da Cesare, dai Califfi o dalle compagnie commerciali britanniche.
“The Influencer Factory: A Marxist Theory of Corporate Personhood on YouTube” di Grant Bollmer e Katherine Guinness (Stanford University Press, 2024)
L’analisi delle dinamiche che governano la visibilità online e la produzione di contenuti sui social media tende spesso a concentrarsi sugli aspetti immateriali della comunicazione, come la reputazione, l’influenza e le relazioni parasociali. Tuttavia, esiste una prospettiva critica che invita a guardare oltre la superficie scintillante dei feed di Instagram e dei video di YouTube, per interrogarsi sulle infrastrutture materiali e sulle logiche economiche profonde che sostengono l’economia dei creatori. Il libro The Influencer Factory, pubblicato nel 2024 da Stanford University Press, si inserisce in questo filone di indagine ponendo interrogativi radicali sulla natura del lavoro digitale e sulla trasformazione della soggettività in merce. Il testo non si limita a descrivere il fenomeno degli influencer come una novità culturale, ma lo inquadra come l’evoluzione di processi capitalistici storici, sfidando l’idea che l’economia digitale sia eterea o sganciata dalla produzione fisica. Attraverso una disamina che tocca l’architettura degli spazi domestici, la logistica delle merci e la gestione del sé, l’opera solleva questioni urgenti riguardanti le nuove forme di disuguaglianza economica e la fusione sempre più indistinguibile tra identità personale e struttura aziendale. L’indagine proposta dagli autori offre una chiave di lettura materialista per comprendere come il desiderio di autenticità e connessione venga oggi sussunto, industrializzato e messo a valore all’interno di una “fabbrica” che non produce oggetti, ma persone-prodotto.





