Rappresentare l’irrazionalità: mutazioni del linguaggio politico
Il linguaggio della politica democratica sta attraversando una trasformazione profonda, riflesso e insieme causa della cosiddetta era “post-verità”. Tradizionalmente, il discorso pubblico nelle democrazie liberali si fondava – almeno nelle intenzioni – su argomentazioni razionali, fatti verificabili e appelli a interessi materiali concreti. Oggi, invece, assistiamo a una crescente legittimazione di istanze e narrative un tempo relegate ai margini perché considerate irrazionali o infondate. Si potrebbe dire che la politica cerca di rappresentare l’irrazionalità diffusa in settori dell’elettorato: credenze cospirative, paure viscerali, pulsioni identitarie non mediabili dai consueti canali razionali. Contestualmente, il linguaggio politico si è mutato per rispondere a queste nuove realtà: è diventato più semplice, emozionale, a tratti aggressivo, incorporando elementi di colloquialità e persino volgarità un tempo impensabili nel dibattito istituzionale.
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