Quello che segue è il Monitoraggio della stampa tedesca, curato dalla redazione di Stroncature, su commissione della Fondazione Hanns Seidel Italia/Vaticano. Il monitoraggio ha cadenza settimanale ed è incentrato sui principali temi del dibattito politico, economico e sociale in Germania. Gli articoli sono classificati per temi.
Stroncature produce diversi monitoraggi con taglio tematico o geografico personalizzabili sulla base delle esigenza del committente.
Analisi e commenti
Einigung mit Grünen bringt Merz dem Kanzleramt näher
L'accordo con i Verdi avvicina Merz alla Cancelleria.
Un commento di Berthold Kohler (FAZ) analizza l’intesa raggiunta da Friedrich Merz con i Verdi per consentire un massiccio indebitamento a scopo di investimenti climatici, in cambio del loro appoggio. Questo “deal” porta Merz più vicino al suo obiettivo di diventare cancelliere, ma grava anche la sua leadership di una pesante “ipoteca politica”. Kohler sottolinea che Merz e Söder dovranno ora realizzare le riforme promesse per giustificare agli elettori questo “peccato originale” (l’alleanza con l’SPD che avevano escluso in campagna elettorale), sperando così che gli elettori perdonino la loro svolta. In sostanza, l’editorialista sostiene che Merz ha fatto un passo necessario per il potere, ma al prezzo di contraddire le aspettative dei suoi stessi elettori.
Wehrbericht: Es ist an der Zeit für einen neuen Wehrdienst
Rapporto sulle Forze Armate: è ora di un nuovo servizio di leva
In un commento della Süddeutsche Zeitung si riflette sul rapporto annuale della Wehrbeauftragte Eva Högl e si sostiene la necessità di reintrodurre un qualche tipo di leva militare o servizio obbligatorio. Nonostante gli sforzi della Zeitenwende, il rapporto evidenzia gravi problemi di personale nella Bundeswehr: soldati meno numerosi e più anziani, molti posti vacanti e infrastrutture carenti. La commentatrice concorda con Högl sul fatto che serva più personale e disciplina: Högl infatti appoggia la proposta del ministro della Difesa Pistorius di un servizio di leva volontario/obbligatorio per giovani. L’editoriale conclude che, di fronte a una Bundeswehr “anziana” e a ranghi ridotti, sia arrivato il momento di un nuovo modello di leva per rafforzare la difesa tedesca.
„Das ganze Ding, was Merz angefangen hat, ist schon in den Sand gesetzt“ – “Tutta la faccenda iniziata da Merz è già finita a rotoli”
Il columnist Hans-Ulrich Jörges commenta su Die Welt il dibattito parlamentare sul pacchetto finanziario di Merz. Egli afferma in modo lapidario che Merz ha già fallito con il suo piano sul freno al debito e non sta dando una direzione chiara Jörges osserva che Merz non ha idee convincenti su come procedere e insinua che la CDU/CSU potrebbe avere altri candidati cancellieri più adatti. In sostanza, il commento è fortemente critico: la strategia di Merz di accordarsi con l’SPD per aggirare il freno al debito, secondo Jörges, ha fatto perdere credibilità al leader della CDU ed è “già finita sulla sabbia” prima ancora di concretizzarsi.
Accordo su difesa, sicurezza e infrastrutture: il futuro governo assume una tinta verde.
Un’analisi sul Tagesspiegel evidenzia come l’accordo tra Unione (CDU/CSU), SPD e Verdi su un pacchetto finanziario straordinario sia arrivato prima del previsto e meglio del previsto. L’editoriale nota che l’intesa – che include un massiccio pacchetto di investimenti finanziati a debito – soddisfa molti attori e di fatto dà al futuro governo “nero-rosso” una mano di vernice verde, grazie alle concessioni sul clima ottenute dai Verdi. In particolare, si spiega che Merz ha accettato di destinare parte del fondo speciale da 500 miliardi all’azione climatica e di allentare il freno al debito non solo per la difesa ma anche per la protezione civile – una mossa per ottenere il via libera dei Verdi. Questo compromesso conferisce al nuovo esecutivo un’agenda più ecologica, segno dell’influenza verde sulle politiche di sicurezza e infrastrutture del paese.
Polizeigewalt am 8. März: Erwartbare Gewalt, erwartbares Schweigen
Violenza della polizia l’8 marzo: violenza prevedibile, silenzio prevedibile.
In un commento pungente pubblicato sulla taz, si denuncia la brutalità policiale avvenuta durante una manifestazione in solidarietà con la Palestina tenutasi a Berlino l’8 marzo (Giornata internazionale della donna). L’editoriale sostiene che la violenza da parte della polizia “non sorprende affatto” e, altrettanto prevedibilmente, non suscita un’indignazione diffusa. L’autrice critica il doppiopesismo dell’opinione pubblica e della politica: quando le vittime delle violenze sono attiviste filo-palestinesi o appartenenti a minoranze, la grande indignazione pubblica e mediatica semplicemente non si manifesta. Questo silenzio assordante, conclude la taz, è tanto grave quanto la violenza stessa, e riflette un problema sistemico nell’affrontare gli abusi delle forze dell’ordine.
Politica estera e sicurezza
Kämpfe mit Assad-Anhängern: Offenbar mehr als Tausend Tote in Syrien – Scontri con i lealisti di Assad: apparentemente oltre mille morti in Siria.
La FAZ riporta che in Siria, a circa tre mesi dalla caduta del regime di Bashar al-Assad, sono esplosi pesanti combattimenti tra le forze della nuova coalizione di governo islamista e milizie rimaste fedeli ad Assad. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, gli scontri – concentrati nella regione costiera di Latakia, roccaforte della comunità alawita di Assad – hanno causato più di 1000 morti, tra cui 745 civili, a causa di veri e propri “massacri” perpetrati dalle forze governative contro la minoranza alawita. Di fronte al bagno di sangue, il presidente ad interim Ahmed al-Scharaa ha lanciato un appello all’unità nazionale e alla riconciliazione, dichiarando che queste violenze rientrano nelle “sfide prevedibili” dopo la rivoluzione e affermando che la Siria ha le risorse per sopravvivere come nazione unita. L’articolo offre quindi una panoramica della nuova fase di conflitto civile scoppiata in Siria, sottolineando l’incertezza e l’instabilità che permangono nonostante la fine del regime di Assad.
Waffenruhe in der Ukraine: Putin lässt sich Zeit
Tregua in Ucraina: Putin prende tempo
La Süddeutsche Zeitung riferisce sugli sviluppi diplomatici riguardo alla guerra in Ucraina dopo colloqui tenuti in Arabia Saudita tra funzionari statunitensi e ucraini. L’Ucraina si è detta pronta ad accettare un cessate-il-fuoco di 30 giorni proposto dagli USA, ma solo se la Russia farà lo stesso (Si veda Joint Statement on the United States-Ukraine Meeting in Jeddah). Il Cremlino però non ha fretta di acconsentire: il presidente Vladimir Putin ha rinviato la risposta e ha condizionato qualunque tregua a richieste e condizioni difficilmente accettabili da Kiev. Questa esitazione russa viene interpretata come un modo per prendere tempo e non interrompere le operazioni militari, smascherando la reale mancanza di volontà di Mosca di fermare i combattimenti. Secondo l’articolo, il governo ucraino ha aderito alla proposta di tregua proprio per “demascherare la riluttanza” russa di fronte alla comunità internazionale. In parallelo, l’Ucraina chiede sanzioni più dure contro Mosca affinché aumenti la pressione sul Cremlino. In sintesi, l’articolo dipinge un Putin attendista, poco propenso a concessioni, il che getta dubbi sul successo di questa iniziativa di pace – una situazione complicata anche dalla dinamica politica statunitense, con Trump che promuove la tregua e potrebbe non riconoscere la responsabilità russa nel suo possibile fallimento.
Irans Staatsoberhaupt Chamenei erteilt Atomverhandlungen abermals Absage La Guida suprema iraniana Khamenei rifiuta ancora una volta i negoziati nucleari
La FAZ riporta che Ali Khamenei, Guida suprema dell’Iran, ha nuovamente respinto l’idea di riprendere i colloqui sul programma nucleare iraniano con l’Occidente. In un intervento pubblico, Khamenei ha definito le richieste provenienti da alcuni leader occidentali “pretese di personalità maleducate”, ribadendo la linea dura di Teheran. L’articolo contestualizza il rifiuto: la disputa sul nucleare iraniano si è riaccesa di recente (anche a causa del fallimento dell’accordo JCPOA dopo il ritiro americano) e le autorità iraniane mostrano ostilità verso qualsiasi nuovo negoziato, sostenendo di non voler cedere a pressioni e sanzioni. La Guida suprema accusa gli Stati Uniti di aver tradito gli impegni in passato e quindi considera inutile tornare al tavolo fino a quando persistono le sanzioni. Questo ennesimo niet di Khamenei conferma l’impasse: l’Iran prosegue il suo programma nucleare senza supervisione internazionale e gli sforzi diplomatici risultano bloccati, alimentando timori di un’escalation della crisi.
Zollstreit mit Mexiko: Diese Frau flößt Trump Respekt ein
Contesa sui dazi con il Messico: questa donna incute rispetto a Trump
La FAZ dedica un articolo alla figura di Claudia Sheinbaum, nuova presidente del Messico, e al suo confronto con Donald Trump riguardo ai dazi commerciali. Quando Trump ha minacciato dazi su larga scala contro il Messico, Sheinbaum ha fatto esattamente ciò che Trump chiedeva per compiacerlo, riuscendo così a evitare le tariffe punitive: il presidente USA ha sospeso l’imposizione di dazi sulle merci messicane (inizialmente minacciati entro il 2 aprile). Sheinbaum ha poi sfruttato abilmente la situazione a suo vantaggio interno, rilanciando l’orgoglio nazionale: le “minacce di Trump” sono state trasformate in uno strumento per compattare il paese attorno alla sua leadership. L’articolo sottolinea come Sheinbaum – descritta come una donna calma e risoluta – sia riuscita là dove molti falliscono: ottenere il rispetto di Trump e proteggere gli interessi del Messico. In conclusione, il pezzo tratteggia Sheinbaum come una leader pragmatica, capace di dialogare duramente ma efficacemente con Washington, e suggerisce che la sua tattica di soddisfare in parte le richieste di Trump abbia disinnescato la crisi commerciale imminente e rafforzato la sua posizione politica interna.
Moskau lehnt schnelle Waffenruhe ab: Putin demaskiert sich – doch Trump wird es nicht merken
Mosca rifiuta una tregua immediata: Putin si smaschera – ma Trump non se ne accorgerà. Un commento del Tagesspiegel analizza il rifiuto di Vladimir Putin di accettare prontamente la tregua di 30 giorni proposta in Ucraina. Secondo l’analisi, la Russia ha posto condizioni inaccettabili e ha rifiutato nei fatti la tregua, smascherando così le sue vere intenzioni: Mosca non vuole davvero la pace, ma solo guadagnare tempo e mantenere i vantaggi sul terreno. Tuttavia – nota ironicamente l’autore – Donald Trump “non se ne accorgerà” e continuerà a considerare la sua iniziativa di pace come valida. Il commento infatti suggerisce che Trump, promotore del piano di cessate-il-fuoco, rimane concentrato sul proprio successo politico e potrebbe ignorare deliberatamente (o non comprendere) il fatto che Putin stia sabotando la tregua. L’articolo evidenzia come Kiev, accettando la proposta americana, abbia giocato d’astuzia per mettere in luce la riluttanza russa, ma che questo smascheramento rischia di non avere conseguenze se gli Stati Uniti – o almeno Trump e il suo entourage – chiudono un occhio di fronte alle manovre di Putin. In sintesi, il Tagesspiegel dipinge un Putin smascherato come inaffidabile e un Trump ingenuo (o compiacente) che potrebbe dichiarare vittoria diplomatica ignorando la realtà sul campo.
Questioni militari
Wehrbericht: Keine Soldaten, marode Kasernen – die Probleme der Bundeswehr
Rapporto annuale: niente soldati, caserme fatiscenti – i problemi della Bundeswehr.
La Süddeutsche Zeitung sintetizza il nuovo rapporto della commissaria parlamentare alle Forze armate Eva Högl, dipingendo un quadro preoccupante delle condizioni della Bundeswehr. I dati evidenziano un calo degli effettivi e un invecchiamento del personale: l’esercito tedesco ha meno soldati rispetto al passato e con un’età media più alta, con moltissimi posti vacanti nelle unità (Si veda anche Bundeswehr: Soldaten-Mangel ist laut Eva Högl das zentrales Problem). A ciò si aggiungono infrastrutture militari in cattivo stato (caserme antiquate e attrezzature insufficienti). Högl riconosce alcuni progressi (aumenti di bilancio e iniziative di reclutamento dopo la Zeitenwende), ma li paragona al lento cambio di rotta di una petroliera – troppo lento, “il tempo stringe” ammonisce. Nel rapporto si sottolinea come la Bundeswehr “debba essere pienamente operativa”, vista la nuova situazione geopolitica. Tra le soluzioni discusse c’è il sostegno al modello di “anno di servizio” proposto dal ministro Pistorius, che attraverso questionari obbligatori per i giovani (uomini e donne volontarie) potrebbe ampliare la base di reclutamento senza introdurre una coscrizione classica. In conclusione, l’articolo elenca le principali sfide: personale scarso, strutture logore e lentezze burocratiche, indicando che senza cambiamenti radicali – come un servizio di leva moderno – la Bundeswehr difficilmente potrà soddisfare le aspettative di difesa del paese.
Atomare Bedrohung: Der Weg zur europäischen Bombe
Minaccia atomica: la via verso la bomba europea
La FAZ pubblica un’analisi approfondita sul dibattito riguardante la deterrenza nucleare europea. Punto di partenza è la considerazione che l’ombrello nucleare americano non è più considerato affidabile – in particolare sotto una presidenza Trump – e ciò pone la domanda su come l’Europa possa proteggersi autonomamente. L’articolo esplora due opzioni: fare affidamento sulle armi nucleari già esistenti di Francia e Regno Unito per la sicurezza dell’intero continente, oppure perseguire la creazione di una “bomba europea” condivisa. Vengono riportate le opinioni di vari esperti in materia strategica e di non-proliferazione. Alcuni sottolineano che le armi nucleari franco-britanniche potrebbero, in teoria, estendere la deterrenza a tutta la NATO Europa, ma solo con accordi politici solidi; altri discutono scenari più radicali, come un programma nucleare condiviso dall’UE, ipotesi complessa e dai grandi rischi politici. L’analisi cita inoltre la preoccupazione di dover fronteggiare da soli la minaccia atomica russa, specie se il legame transatlantico si indebolisce. Pur non indicando una soluzione definitiva, l’articolo evidenzia che il tema – un tabù per decenni – è ormai oggetto di discussione esplicita in Europa, segno di quanto siano cambiate le percezioni di sicurezza dopo l’aggressione russa all’Ucraina e le ambiguità della politica americana.
Baykar auf Expansionskurs: Die Drohnenbrüder
Baykar in espansione: i fratelli dei droni
La FAZ traccia il profilo della società turca Baykar, produttrice dei celebri droni Bayraktar TB2, mettendo in luce la crescita vertiginosa dell’azienda e il ruolo dei fratelli Selçuk e Haluk Bayraktar. Definiti i “Drohnenbrüder” (fratelli dei droni), hanno visto le loro droni da combattimento diventare richiesti in tutto il mondo, specialmente dopo il loro impiego efficace in conflitti come quello ucraino. L’azienda è in forte espansione internazionale: l’articolo sottolinea che Baykar sta stringendo accordi e vendendo i suoi droni in molti paesi, capitalizzando la reputazione di efficacia dei Bayraktar. Un fattore evidenziato è il legame familiare con il potere: Selçuk Bayraktar è genero del presidente Erdoğan, e questo ha probabilmente aiutato Baykar a ottenere sostegno politico e contratti statali, alimentando il suo sviluppo. Nonostante ciò, i successi dell’azienda sono reali e tangibili – la sua tecnologia ha rivoluzionato il campo di battaglia moderno a basso costo. I fratelli Bayraktar ora puntano ancora più in alto, con piani per nuovi droni e forse aerei da combattimento senza pilota di nuova generazione. In sintesi, l’articolo illustra come in pochi anni Baykar sia diventata un attore di primo piano nel mercato globale della difesa, trasformando la Turchia in un esportatore di tecnologia militare avanzata.
L’Europa spende più della Russia per la difesa, eppure Mosca ottiene di più dal suo bilancio. Come ci riesce il Cremlino?
Questa analisi (FAZ) confronta la spesa militare combinata dei paesi europei con quella russa, evidenziando un paradosso: sommati, gli europei investono annualmente il doppio o il triplo di Mosca nella difesa, ma l’efficacia delle forze armate russe risulta superiore a quella della somma delle forze europee. L’articolo esplora diverse spiegazioni. In primo luogo, la Russia concentra la sua spesa direttamente sulle capacità belliche (armamenti, truppe) tagliando al minimo sprechi e costi amministrativi, mentre in Europa i bilanci difesa sono frammentati tra molti paesi, con duplicazioni e inefficienze. Si sottolinea che la manifattura russa di armamenti gode di costi inferiori (manodopera e materie prime a basso costo) e di economie di scala che i singoli stati europei non hanno. Inoltre, la Russia mantiene un esercito di coscritti numeroso e relativamente a buon mercato, mentre le forze occidentali sono volontarie e costose. Un altro fattore è la centralizzazione: Mosca può permettersi progetti ambiziosi (missili ipersonici, modernizzazione nucleare) concentrando risorse nazionali unificate, mentre l’Europa manca di un esercito comune e spende in modo dispersivo. L’analisi suggerisce che per colmare questo divario di efficienza, l’Europa dovrebbe intensificare la cooperazione militare, standardizzare armamenti e forse pensare a una difesa integrata europea, altrimenti i suoi investimenti – pur ingenti – continueranno a rendere meno di quelli russi. In definitiva, il Cremlino “fa fruttare” meglio ogni rublo in ambito militare grazie a focus, scala e unità di comando, ponendo una sfida strategica ai paesi NATO europei.
Rheinmetall-Chef Papperger: Der 145-Millionen-Euro-Mann
Il capo di Rheinmetall: l’uomo dei 145 milioni di euro
La FAZ dedica un articolo ad Armin Papperger, amministratore delegato di Rheinmetall, la principale industria bellica tedesca, soprannominandolo provocatoriamente “l’uomo da 145 milioni di euro”. Questa cifra impressionante si riferisce al valore (in azioni e compensi) che Papperger ha accumulato grazie all’enorme crescita di Rheinmetall negli ultimi anni. Dopo una carriera quarantennale in azienda – Papperger lavora per Rheinmetall da sempre, avendo vissuto anche periodi difficili – egli sta ora beneficiando della fiducia riposta nel suo gruppo industriale in tempi di forte riarmo. L’invasione russa dell’Ucraina e il conseguente aumento della domanda di armamenti hanno fatto impennare le commesse e il valore di mercato di Rheinmetall, portando le azioni aziendali ai massimi storici. Papperger, che detiene stock option e pacchetti azionari, ha visto il proprio patrimonio crescere fino a circa 145 milioni di euro, simbolo della spettacolare fortuna del settore difesa in questo contesto. L’articolo non manca di evidenziare anche le abilità manageriali di Papperger: sotto la sua guida, Rheinmetall si è espansa in nuovi mercati e ha innovato (es. nel campo dei carri armati e delle munizioni). Tuttavia, il titolo suggerisce una certa polemica sull’arricchimento personale derivante dalla guerra. In conclusione, Papperger incarna la nuova era della Difesa tedesca: la Bundeswehr e gli alleati NATO ordinano armamenti in volumi senza precedenti, e i vertici dell’industria bellica – come lui – ne escono sia come attori strategici chiave sia come principali beneficiari economici.
Politica interna e questioni sociali
Sondierungspapier: Die SPD kommt der Union weit entgegen
Documento esplorativo: l’SPD viene molto incontro all’Unione
La FAZ riporta che, dopo l’esito incerto delle elezioni, i colloqui esplorativi tra CDU/CSU e SPD hanno prodotto un documento di intesa in cui l’SPD concede ampie aperture verso le richieste dell’Unione. Dopo l’accordo sull’aumento del debito (il “pacchetto di Schulden” approvato in Parlamento con l’aiuto dell’opposizione), i socialdemocratici hanno fatto molti passi incontro alla CDU su vari punti programmatici, spianando la strada a formali negoziati di coalizione. Si parla di concessioni su temi come investimenti infrastrutturali, difesa e forse riforme strutturali richieste dai conservatori. I leader di entrambe le parti mantengono un cauto ottimismo: nel documento comune filtrato si coglie un clima di compromesso, benché restino questioni aperte. L’articolo sottolinea che questa disponibilità dell’SPD – definita “insolitamente ampia” – è stata accolta con favore dalla CDU, segnalando che un governo di grande coalizione (nero-rosso) è molto probabile. Tuttavia, rimane da negoziare un contratto di coalizione dettagliato: per questo vengono istituite diverse “Gruppi di lavoro” tematici (ben 16) con 256 partecipanti tra politici CDU e SPD, incaricati di risolvere i nodi politici ancora irrisolti e mettere per iscritto il programma di governo.
„Was wollen Sie noch mehr?“ – Merz bietet Grünen Klima-Deal an
“Che cosa volete di più?” – Merz offre un patto sul clima ai Verdi
Die Welt descrive la drammatica seduta al Bundestag in cui Friedrich Merz (CDU) ha presentato il maxi-piano di investimenti a debito concordato con l’SPD, cercando al contempo di guadagnare il supporto dei Verdi. In aula, Merz ha ringraziato i Verdi per i colloqui “molto costruttivi” e ha lanciato un’offerta: includere esplicitamente il finanziamento della protezione del clima nel fondo speciale da 500 miliardi destinato alle infrastrutture. In pratica, ha promesso di riservare 50 miliardi di euro di questo fondo al Klima- und Transformationsfonds (investimenti verdi), oltre ad allentare il freno al debito anche per spese di sicurezza civile e intelligence, e non solo per la difesa. “Che cosa volete ancora di più?” ha chiesto Merz ai banchi verdi, enfatizzando la portata delle concessioni. Nonostante l’offerta, i Verdi hanno reagito in modo critico: la capogruppo Katharina Dröge ha respinto la proposta definendola insufficiente, accusando Merz di incoerenza (dopo anni di retorica pro-rigore). L’articolo rileva dunque come Merz stia cercando disperatamente di ottenere il voto favorevole dei Verdi sulle modifiche costituzionali necessarie per il pacchetto di indebitamento, offrendo in cambio politiche climatiche più ambiziose. La risposta fredda dei Verdi segnala però che il solco di sfiducia non è facilmente colmabile.
16 Probleme: Über diese Themen diskutieren Union und SPD
16 problemi: questi i temi su cui discutono Unione e SPD
Il Tagesspiegel (edizione Plus) elenca i principali 16 dossier critici che i negoziatori di CDU/CSU e SPD devono affrontare nelle trattative per il contratto di coalizione. Ogni argomento rappresenta un potenziale ostacolo e richiede compromessi significativi. Si va dalle questioni finanziarie – ad esempio come ripristinare in futuro il freno al debito e gestire il rientro dal nuovo maxi-indebitamento – alle politiche climatiche, dove i due partiti devono conciliare le richieste verdi sostenute dall’SPD con le istanze dell’Unione più vicine all’industria. Altri temi caldi includono la riforma delle forze armate (con la CDU che spinge per maggiori investimenti in difesa e personale, mentre l’SPD enfatizza anche il controllo parlamentare), la politica migratoria (l’SPD mette in guardia contro azioni unilaterali e chiede soluzioni europee, come ribadito dal leader Lars Klingbeil), la politica sociale (pensioni, salario minimo) e la sanità. Non da ultimo, c’è da definire il ruolo dei Verdi: pur non entrando nel governo, i Verdi influenzano il pacchetto finanziario e occorrerà tenerne conto per evitare blocchi nel Bundesrat. L’articolo spiega che queste 16 “grandi sfide” saranno affrontate da altrettanti gruppi di lavoro, ciascuno composto da decine di esperti e politici. Il tono generale suggerisce che, sebbene l’accordo di massima sia fatto, “il diavolo si nasconde nei dettagli”: dalla conversione energetica alla modernizzazione digitale, passando per la scuola e la tassazione, quasi ogni settore richiede compromessi che determineranno il successo o meno del futuro governo di grande coalizione.
Weltfrauentag 2025: Was Kinder für die Karriere von Frauen bedeuten
Giornata della donna 2025: cosa significano i figli per la carriera delle donne
In occasione dell’8 marzo, la FAZ analizza i dati sul gender pay gap in Germania con un focus particolare sull’impatto della maternità. Si parte dal dato generale: nel 2024 le donne tedesche hanno guadagnato in media il 16% in meno all’ora rispetto agli uomini, ma questa differenza grezza è dovuta in gran parte a fattori come la scelta di professioni meno retribuite (es. assistenza invece che banca) e il numero di ore lavorate. Se si depurano questi fattori, resta un gap “non spiegato” di circa il 6%. Tuttavia, l’articolo mostra che il vero divario nella vita lavorativa non è tanto tra uomini e donne in generale, quanto tra madri e donne senza figli. I dati, anche da studi internazionali (ricerca del prof. Kleven di Princeton citata), indicano che con la nascita del primo figlio il reddito delle donne subisce un crollo drastico: a un anno dal parto le madri tedesche guadagnano in media 80% in meno rispetto a prima, e anche dieci anni dopo restano al 60% in meno. La causa principale è la riduzione dell’orario di lavoro: in Germania molte madri rientrano solo parzialmente al lavoro (il 50% delle donne lavora part-time, soprattutto madri). Questo “motherhood penalty” – svantaggio di maternità – è particolarmente accentuato in Germania rispetto ad altri paesi. Il pezzo prosegue discutendo le ragioni strutturali (carenza di servizi per l’infanzia, aspettative sociali) e soluzioni possibili per attenuare questo divario, che in definitiva costa alle donne centinaia di migliaia di euro di mancati guadagni nell’arco della carriera. In conclusione, nel giorno dell’Equal Pay Day e della Festa della donna, l’articolo richiama l’attenzione sul fatto che la genitorialità è il fattore chiave della disuguaglianza di genere sul lavoro, invitando a politiche mirate per sostenere le madri lavoratrici e bilanciare meglio carriera e famiglia.
Laut Kassenärzte-Chef: Elektronische Patientenakte kommt später
Secondo il capo dei medici convenzionati: la cartella clinica elettronica arriverà in ritardo
La FAZ riferisce che il lancio a livello federale della cartella clinica elettronica (ePA) in Germania, previsto inizialmente per aprile 2025, subirà un ulteriore rinvio. Il presidente dell’Associazione dei Medici Convenzionati (Andreas Gassen) avverte che molti studi medici non dispongono ancora del software necessario per collegarsi al sistema nazionale. Inoltre, ci sarebbero preoccupazioni riguardo a possibili falle di sicurezza. L’ePA – concepita per consentire a tutti i pazienti di avere i propri dati sanitari digitalizzati e condivisibili tra medici – avrebbe dovuto rappresentare un passo avanti epocale per la sanità digitale tedesca, ma il suo percorso si sta rivelando accidentato. L’articolo spiega che problemi tecnici e organizzativi hanno già fatto slittare più volte la partenza; inizialmente prevista per il 2021, poi 2024, ora oltre il secondo trimestre 2025. Gassen critica i ritardi del Ministero della Salute e dei fornitori tecnologici, notando che molti medici di base non sono stati messi in condizione di attivare il servizio. La conseguenza è che i pazienti tedeschi dovranno aspettare ancora per usufruire della propria cartella sanitaria digitale, mentre altri paesi europei sono più avanti. Questo rinvio – scrive la FAZ – è emblematico delle difficoltà della Germania nel campo della digitalizzazione della pubblica amministrazione, persino in un settore cruciale come la sanità, dove un sistema di dati condivisi potrebbe migliorare cure e prevenzione. L’entrata in vigore dell’ePA su base volontaria per tutti gli assicurati slitta dunque a data da destinarsi, segnando un passo falso nelle ambizioni di innovazione del governo.
Questioni economiche e finanziarie
Strafzölle: So steht es aktuell um Trumps Zollkonflikte
Dazi punitivi: qual è la situazione attuale dei conflitti commerciali di Trump
La FAZ offre un quadro d’insieme delle varie guerre dei dazi innescate dagli Stati Uniti di Trump. L’articolo ricorda come Trump abbia aumentato tariffe sull’import di diversi paesi e settori – dalla Cina ai partner NAFTA (Canada e Messico) – provocando inevitabilmente ritorsioni da parte dei paesi colpiti. In particolare, si evidenzia che di fronte ai dazi USA su acciaio, alluminio e altri prodotti, anche l’Unione Europea e il Canada hanno reagito con controdazi. Viene spiegato lo stato attuale di ciascun conflitto: ad esempio, con la Cina prosegue un braccio di ferro su centinaia di miliardi di merci tassate (anche se sono in corso colloqui intermittenti per un accordo), mentre con il Messico la situazione si è temporaneamente distesa grazie all’intervento di Claudia Sheinbaum (come riportato in un altro articolo). Per ogni contesa, la FAZ riassume motivi e poste in gioco: Trump brandisce i dazi per costringere i partner a negoziare su questioni come il disavanzo commerciale o l’immigrazione, ma rischia di danneggiare anche le imprese e i consumatori americani. Ad esempio, si nota che dopo l’annuncio di dazi sull’auto europea, l’UE ha minacciato a sua volta dazi su prodotti iconici americani. Il pezzo funge da “istantanea” della politica commerciale di Trump, sottolineando che permane grande incertezza sul futuro di questi conflitti: molti osservatori temono una escalation in un vero “guerra commerciale” globale se le parti non trovano compromessi. In conclusione, la FAZ evidenzia come la strategia tariffaria di Trump, volta a tutelare l’industria USA, stia incontrando resistenze e rischi di ritorcersi contro l’economia americana stessa.
Schuldenplan von Union und SPD stößt auf große Skepsis
Il piano di indebitamento di Unione e SPD incontra grande scetticismo
Il Handelsblatt riferisce le reazioni al maxi-piano da 500 miliardi di euro di nuovo debito pubblico concordato da CDU/CSU e SPD. Se da un lato i leader di partito difendono la necessità di questo straordinario fondo per infrastrutture, difesa e transizione ecologica, molte voci critiche si levano nel mondo economico e politico. Alcuni economisti e osservatori avvertono del rischio di un “collasso del debito” per le finanze tedesche: accumulare così tanti debiti fuori bilancio potrebbe minare la stabilità a lungo termine e la fiducia dei mercati. Vengono citati esponenti soprattutto del FDP (all’opposizione) e della Bundesbank, i quali richiamano la necessità di riforme strutturali anziché semplice spesa a deficit. Si teme infatti che, senza cambiamenti (ad esempio snellire la burocrazia, stimolare la crescita economica), in futuro sarà difficile rientrare nei parametri ordinari del freno all’indebitamento. Il giornale nota anche l’inversione di marcia della CDU: da paladina del rigore a promotrice di un’enorme manovra in deficit – un cambio che alcuni conservatori digeriscono a fatica e che viene criticato come un azzardo da ambienti vicini all’economia. L’articolo sottolinea inoltre che, secondo i critici, affidarsi a un fondo una tantum potrebbe togliere l’urgenza di affrontare problemi cronici con soluzioni di lungo periodo. In sintesi, il Handelsblatt evidenzia lo scetticismo diffuso attorno a questo piano straordinario: sebbene riconosciuto come necessario per sbloccare investimenti, esso solleva forti preoccupazioni sulla sostenibilità finanziaria e sulla coerenza con la tradizione di stabilità tedesca.
Höhere Renditen: Die neue Welt der Staatsausgaben
Rendimenti più alti: il nuovo mondo della spesa pubblica. Un’analisi della FAZ esamina come il panorama fiscale sia cambiato con l’aumento dei tassi di interesse e le nuove priorità di spesa. Negli ultimi anni, l’Europa – e la Germania in particolare – erano abituate a finanziare la spesa pubblica con costo del denaro bassissimo o nullo; ora questo scenario è mutato. Si nota infatti che una recente riduzione dei tassi da parte della BCE passa quasi inosservata, perché è surclassata da un altro fenomeno: un enorme cambio di passo nella spesa statale destinata a difesa e infrastrutture. Il commento mette in luce che ci troviamo in una cesura storica: dopo decenni di austerità o moderazione, i governi stanno aprendo i cordoni della borsa per esigenze vitali (riarmo, transizione energetica, modernizzazione delle reti). Tuttavia, questi investimenti avvengono in un contesto di tassi in rialzo e rendimenti dei titoli di Stato più alti, che rendono il debito più oneroso. La “nuova era” delle finanze pubbliche comporta dunque sfide inedite. L’autore si rivolge soprattutto agli investitori: con rendimenti obbligazionari tornati interessanti, gli Stati dovranno offrirsi sul mercato in concorrenza con il settore privato, e gli investitori dovranno valutare attentamente le prospettive di inflazione e debito. La domanda chiave posta è: cosa significa questa svolta per i mercati finanziari?. La risposta implicita è che i mercati dovranno abituarsi a Stati che prendono a prestito molto di più e a tassi più elevati – un elemento da tenere in conto nelle strategie di investimento. In conclusione, l’analisi sostiene che siamo entrati in un “nuovo mondo” della spesa pubblica, dove politiche fiscali espansive e oneri finanziari crescenti coesisteranno: una combinazione che richiederà prudenza tanto ai governi quanto agli investitori obbligazionari.
Übernahmeversuch: Die EZB erlaubt Unicredit den Kauf weiterer Commerzbank-Aktien
Tentativo di acquisizione: la BCE permette a Unicredit di acquistare altre azioni Commerzbank
La FAZ riporta un importante sviluppo nel panorama bancario europeo: la Banca Centrale Europea ha dato il via libera preliminare a Unicredit – grande banca italiana – per incrementare significativamente la propria partecipazione in Commerzbank, la seconda banca tedesca. In base alla decisione dei supervisori BCE, Unicredit potrà utilizzare strumenti derivati per acquisire fino al 29,9% delle azioni Commerzbank. Superata la soglia del 30% scatterebbe infatti l’OPA obbligatoria secondo la legge tedesca, cosa che al momento l’istituto italiano sembra voler evitare. L’articolo sottolinea che questo passo fa parte di un piano di espansione di Unicredit in Germania, che potrebbe preludere in futuro a una fusione tra le due banche. Tuttavia, si specifica che nessuna decisione formale su una fusione verrà presa nel 2025 – i colloqui sono in fase esplorativa e molto dipenderà dalle condizioni di mercato. Se l’operazione andasse in porto, sarebbe una delle maggiori fusioni bancarie transfrontaliere in Europa degli ultimi anni, creando un colosso italo-tedesco. Il pezzo cita anche l’andamento positivo di Commerzbank (tornata nel DAX 40) come fattore di appeal per Unicredit. La mossa evidenzia la linea più aperta della vigilanza BCE verso il consolidamento bancario europeo: Francoforte sembra vedere di buon occhio banche più grandi e integrate a livello continentale. In conclusione, l’articolo indica che “il dado è tratto” per un possibile takeover: Unicredit ha l’autorizzazione a salire nel capitale Commerzbank, ma i prossimi mesi diranno se ciò porterà a un matrimonio bancario oppure resterà solo un’investimento strategico.
Chef der Eurogruppe: „Deutschland hat immer entschlossen gehandelt“
Il presidente dell’Eurogruppo: “La Germania ha sempre agito con determinazione”
In questa intervista riportata dalla FAZ, il Ministro delle Finanze irlandese Paschal Donohoe, attuale presidente dell’Eurogruppo, esprime un forte apprezzamento per la strategia economica tedesca in questa fase. Donohoe commenta il maxi-piano di investimenti a debito da 500 miliardi varato da Berlino, definendolo una mossa decisa e necessaria. A suo avviso, “la Germania ha sempre agito in modo risoluto” di fronte alle crisi – dall’epoca della riunificazione fino alla pandemia e ora con la guerra in Ucraina – e anche stavolta ha preso misure coraggiose per rafforzare l’economia e la sicurezza comune. L’Eurogruppo non vede con allarme questo scostamento dalla tradizionale disciplina fiscale tedesca: Donohoe afferma di non ravvisare rischi né per le finanze statali né per la stabilità dei prezzi in Germania, dimostrando fiducia che il pacchetto di investimenti (in difesa, energia e infrastrutture) possa addirittura sostenere la crescita e la resilienza europea. L’intervista offre una prospettiva esterna positiva: mentre parte dell’opinione pubblica tedesca è scettica, i partner dell’Eurozona lodano la Germania per aver assunto un ruolo di leadership e per aver mobilitato risorse ingenti in tempi difficili. Donohoe suggerisce che l’esempio tedesco – coniugare prudenza di lungo periodo e flessibilità nel breve termine quando serve – è un equilibrio virtuoso. In sostanza, il messaggio dall’Eurogruppo è chiaro: il piano tedesco da mezzo trilione per investimenti è benvenuto e considerato responsabile, e conferma la reputazione della Germania di saper agire in modo deciso per il bene della stabilità economica (propria e dell’Europa) quando le circostanze lo richiedono.
Tecnologia, impresa e innovazione
Verkauf der Video-App: Das Ringen um die Zukunft von Tiktok
Vendita dell’app video: la lotta per il futuro di TikTok
La FAZ descrive l’incerto destino di TikTok, popolarissima app di video brevi di proprietà cinese, di fronte alle pressioni politiche negli USA. Entro il 5 aprile 2025 deve essere trovato un acquirente americano o occidentale per TikTok, altrimenti l’app rischia la chiusura forzata sul mercato statunitense (provvedimento ereditato dall’amministrazione Trump e ripreso dal Congresso per timori sulla sicurezza dei dati). L’articolo spiega che diversi soggetti sono in lizza per rilevare TikTok. In particolare, uno degli offerenti ha presentato un piano di acquisizione che prevede di integrare TikTok in una “nuova generazione di Internet”, con funzioni innovative e forse decentralizzate – un’idea per rendere l’operazione più appetibile a Washington. Tuttavia, la trattativa è complessa: ByteDance (la società cinese madre di TikTok) e Pechino finora si sono opposti a una vendita forzata, e parallelamente anche l’UE sta valutando restrizioni. Il pezzo evidenzia il braccio di ferro geopolitico attorno all’app: da un lato i governi occidentali, che vedono TikTok come un rischio di ingerenza cinese sui dati personali e sull’opinione pubblica; dall’altro i proprietari cinesi, restii a cedere un prodotto di successo globale. Nel frattempo TikTok continua ad avere un’enorme base di utenti, e ciò alimenta l’urgenza di una soluzione. La FAZ conclude che il futuro di TikTok è in bilico: potrebbe essere venduta, trasformata radicalmente per soddisfare le richieste di sicurezza (ad esempio con partner locali e controllo dei dati negli USA), oppure – scenario estremo ma possibile – bandita dal mercato americano, frammentando il panorama digitale globale. La “lotta” per TikTok è quindi emblematica della tensione tra innovazione globale e sovranità digitale nazionale in tempi di rivalità USA-Cina.
Trumps Werbeaktion für Tesla: Späte Rache für Musk
La trovata pubblicitaria di Trump per Tesla: tardiva rivincita per Musk
La FAZ racconta un curioso evento messo in scena da Donald Trump: l’ex presidente USA ha organizzato uno show promozionale davanti alla Casa Bianca per elogiare Tesla e la sua nuova Gigafactory. In quello che è stato definito un vero e proprio “spot” pro-Tesla, Trump ha lodato l’azienda come simbolo di eccellenza americana, circondato da auto elettriche. Questo gesto è stato interpretato come un favore a Elon Musk, CEO di Tesla, e quasi una rivalsa tardiva. Infatti sotto la presidenza Biden Musk si era sentito snobbato – ad esempio non era stato invitato ad eventi sui veicoli elettrici alla Casa Bianca a causa delle sue posizioni anti-sindacali – e aveva manifestato irritazione per quel trattamento. Ora Trump, da sempre abile nel captare opportunità mediatiche, ha colto l’occasione per corteggiare Musk e i suoi sostenitori. L’articolo nota che questa mossa giunge in un momento non facile per Tesla: l’azienda affronta contraccolpi in Borsa e critiche (anche proteste ambientaliste e sindacali) sulla qualità e sui tagli dei prezzi. Dunque la “pubblicità gratuita” offerta da Trump è per Musk un gradito aiuto in un periodo di vento contrario. Inoltre, dal punto di vista politico, Trump approfitta per mostrarsi vicino all’innovazione e all’imprenditoria americana, nonché per stuzzicare Biden. In conclusione, l’articolo sottolinea l’intreccio tra politica e impresa: Musk, che in passato aveva avuto rapporti altalenanti con Trump, ottiene ora da lui un riconoscimento pubblico e un assist comunicativo – una sorta di vendetta contro l’establishment di Washington che lo aveva ignorato. Resta da vedere se ciò preluderà a una collaborazione più stretta tra i due uomini influenti o se si tratta solo di convergenze temporanee dettate dall’interesse reciproco.
„Hässlich und peinlich“ – Apples KI-Krise spitzt sich zu
“Brutto e imbarazzante” – la crisi dell’IA di Apple si aggrava
Il Handelsblatt riporta i retroscena poco lusinghieri del progetto di assistente vocale intelligente di Apple. Nonostante gli annunci in pompa magna, Apple non è ancora riuscita a lanciare la nuova versione potenziata dall’AI di Siri, la sua assistente digitale, ed internamente si parla di una situazione “spiacevole e vergognosa”. L’articolo spiega che Apple aveva promesso un salto di qualità di Siri integrando un modello di intelligenza artificiale generativa (sulla scia di ChatGPT), ma sviluppo e rilascio stanno subendo continui ritardi. Mentre i rivali (Google con Bard, OpenAI, ecc.) fanno passi da gigante nell’IA, Apple fatica a recuperare il terreno perso, generando frustrazione crescente tra i dipendenti. Alcune fonti parlano di problemi tecnici nell’addestramento dell’IA di Siri, altre di indecisioni strategiche del management. Inoltre, la nuova versione di Siri – descritta come “Siri X” nei leak – è stata rimandata più volte, facendo sì che Apple sia finita dietro la concorrenza nella percezione pubblica sul fronte IA. L’autore nota che questa crisi tocca un nervo scoperto: Apple, leader in tanti campi, arranca proprio nell’assistente intelligente che dovrebbe essere il cuore dell’esperienza utente futura. “Brutto e imbarazzante” sembra essere un commento interno trapelato che ben riassume lo stato delle cose. Il pezzo conclude che la situazione si sta acuendo: se Apple non riuscirà a dare una svolta rapida al progetto Siri AI, rischia di compromettere la sua reputazione di innovatrice. Intanto, il CEO Tim Cook è sotto pressione per presentare progressi concreti nell’IA al prossimo evento di Apple, per dimostrare che l’azienda non ha perso il suo tocco magico nell’era dell’intelligenza artificiale.
Künstliche Intelligenz: Neue Google-KI kann Roboter steuern
Intelligenza artificiale: la nuova IA di Google sa controllare i robot
Il Handelsblatt riferisce dell’ultima novità annunciata da Google DeepMind nel campo dell’intelligenza artificiale applicata alla robotica. Si tratta di Gemini Robotics, il primo modello di AI di Google capace non solo di generare testi, immagini o video, ma anche di impartire comandi a un robot e controllarne i movimenti (si veda anche New Gemini AI models for robotics - Google's Keyword Blog). In pratica, grazie a questo sistema, l’IA può tradurre la comprensione visiva e linguistica in azioni fisiche: ad esempio, un robot dotato di Gemini Robotics potrà “vedere” un ambiente, interpretare un’istruzione in linguaggio naturale (es. “raccogli quella scatola sul tavolo”) e eseguire effettivamente il compito. Questa tecnologia segna un passo verso robot più autonomi e versatili, che combinano le capacità cognitive delle AI di ultima generazione (come la comprensione del contesto e l’adattamento) con l’interazione nel mondo reale. Il modello Gemini Robotics deriva dal potente modello multimodale Gemini 2.0 di Google e rappresenta uno dei tentativi più avanzati di unire il mondo digitale e fisico tramite l’AI. L’articolo sottolinea che Google, dopo aver dominato negli algoritmi di ricerca e nel machine learning, mira ora a diventare leader anche nella “embodied AI”, l’AI incarnata in macchine. Le potenziali applicazioni spaziano dalla logistica (robot magazzinieri più intelligenti) all’assistenza domestica, fino alla manifattura. Con questa mossa, Google si pone in concorrenza con altri progetti simili (ad es. Tesla sta lavorando a un robot umanoide, altre startup su robotica adattativa), e mostra la volontà di spingere avanti il confine dell’innovazione. In conclusione, l’articolo evidenzia come la frontiera dell’AI si stia spostando: non solo software che conversano o creano immagini, ma robot che pensano e agiscono, aprendo scenari affascinanti (e impegnativi sul piano etico) per il prossimo futuro.
Energieerzeugung: Falsche Polemik der Grünen gegen die Kernfusion
Produzione energetica: polemica sbagliata dei Verdi contro la fusione nucleare
La FAZ ospita un commento critico rivolto al partito dei Verdi e alla sua posizione scettica sulla fusione nucleare come fonte di energia. L’autore accusa i Verdi di fare polemiche pretestuose e ideologiche contro la ricerca sulla fusione, bollando questa tecnologia come troppo costosa, pericolosa o lontana nel tempo, senza riconoscerne i possibili enormi benefici. Si ricorda che la fusione nucleare – il processo che alimenta il Sole, diverso dalla fissione dei reattori atomici tradizionali – potrebbe fornire in futuro energia pulita quasi illimitata, senza emissioni di CO2 e con pochi scarti radioattivi a lunga vita. Nel mondo si stanno ottenendo progressi (si cita probabilmente l’esperimento riuscito di accensione al Lawrence Livermore Lab in USA nel 2022 e i progetti ITER e DEMO). Secondo l’editoriale, liquidare la fusione come un’utopia irrealizzabile è miope: anni fa lo stesso si diceva dell’energia solare o dell’eolico, oggi pilastri della transizione ecologica. I Verdi tedeschi invece tendono a non voler nemmeno finanziare o partecipare significativamente ai programmi internazionali sulla fusione, per timore che distolgano risorse dalle rinnovabili classiche. L’autore definisce ciò una polemica “sbagliata” e dannosa, perché la Germania rischia di rimanere indietro su una tecnologia che altri (USA, Regno Unito, Cina) stanno seriamente perseguendo. Viene anche smontato l’argomento del “troppo tardi”: sebbene la fusione su scala commerciale sia ancora a decenni di distanza, i benefici sarebbero talmente rivoluzionari da giustificare investimenti a lungo termine. In conclusione, l’articolo invita a non ideologizzare il dibattito energetico: il cambiamento climatico è una sfida così grande che bisogna esplorare tutte le opzioni, inclusa la fusione, senza pregiudizi. I Verdi, conclude provocatoriamente l’autore, dovrebbero essere pragmatici e lungimiranti, sostenendo anche la scienza della fusione invece di bollarla con argomenti facili ma poco fondati.