Rassegna della stampa tedesca #118
Quello che segue è il Monitoraggio della stampa tedesca, curato dalla redazione di Stroncature, su commissione della Fondazione Hanns Seidel Italia/Vaticano. Il monitoraggio ha cadenza settimanale ed è incentrato sui principali temi del dibattito politico, economico e sociale in Germania. Gli articoli sono classificati per temi.
Stroncature produce diversi monitoraggi con taglio tematico o geografico personalizzabili sulla base delle esigenza del committente.
Analisi e commenti
Quando i compromessi bloccano il cambiamento politico
Wenn Kompromisse den Politikwechsel verhindern
Un editoriale della FAZ sostiene che i negoziati per la nuova coalizione tra CDU/CSU e SPD rischiano di tradire il mandato di cambiamento espresso dagli elettori. L’autore avverte che “i compromessi marci” potrebbero vanificare il “cambio di mentalità” promesso dalla CDU di Friedrich Merz, come spesso accaduto nella storia tedesca. La democrazia ha bisogno di compromessi, ma se portati all’eccesso essi diventano nemici della coerenza nelle riforme richieste dai cittadini. L’articolo richiama il discorso di insediamento della nuova presidente del Bundestag, Julia Klöckner, che ha ricordato come gli elettori abbiano chiesto “riforme conseguenti”. Se la Grande Coalizione in gestazione smorzerà queste riforme per eccesso di compromesso, tradirà tale volontà popolare. Insomma, l’autore teme che l’accordo CDU-SPD stia anteponendo la politica del dare-avere all’azione incisiva necessaria, favorendo alla lunga la sfiducia e l’ascesa dell’AfD. Un monito che riecheggia: troppi compromessi ora potrebbero significare pagare un prezzo politico più alto in futuro.
“Le trattative di coalizione così rafforzano l’AfD”
Christian Dürr – „Aktuelle Koalitionsverhandlungen stärken AfD“
Secondo Christian Dürr, capogruppo designato dell’FDP, il modo in cui CDU/CSU e SPD stanno negoziando la “Große Koalition” alimenta la crescita dell’AfD. Un articolo di Welt riporta che molti membri della CDU sono irritati dalle concessioni di Merz ai socialdemocratici, dando l’impressione che il partito “stia vendendo l’anima” per governare . I sondaggi testimoniano questa inquietudine: l’AfD è ormai quasi appaiata alla CDU e ne sta erodendo i consensi. Dürr avverte che la nascente coalizione nero-rossa potrebbe diventare un governo che fa politiche a spese delle nuove generazioni, alimentando ulteriormente il voto di protesta di destra. Anche il leader bavarese Markus Söder (CSU) promette misure di austerità nel nuovo bilancio, ma l’articolo sottolinea come la mancanza di entusiasmo attorno alla Große Koalition – percepita come inevitabile ma priva di slancio – stia già traducendosi in un vantaggio per l’AfD. Insomma, se CDU e SPD non mostrano visione e coraggio, rischiano di lasciare campo libero ai populisti di destra.
La piccola GroKo merita un credito di fiducia
Regierungsbildung: Die kleine Groko hat einen Vertrauensvorschuss verdient
In controtendenza rispetto a molte critiche, questo commento del quotidiano taz invita a dare fiducia alla nascente alleanza CDU-SPD. L’autore riconosce che per la sinistra è indigesto rivedere una Große Koalition, ma in un momento di molteplici crisi – dalla guerra di Putin alla democrazia minacciata da Trump – è prezioso almeno avere un governo funzionante. L’editoriale osserva con sollievo che i negoziatori di CDU e SPD sembrano consapevoli della gravità della situazione e finora hanno evitato litigi pubblici. Anche Friedrich Merz ha moderato i toni, imparando a non definire “folli” i possibili partner Verdi. Certo, la nuova coalizione appare politicamente grigia e “di centro”, ma per l’autore questo realismo cooperativo è preferibile all’instabilità: in democrazia, meglio compromessi noiosi che paralisi o estremismi. Il commento sprona dunque a concedere un “anticipo di fiducia” alla piccola GroKo, auspicando che governi con buon senso e senso dello Stato, data la delicata congiuntura interna e internazionale. In definitiva, pur “non entusiasmante”, questa Grande Coalizione può garantire stabilità e va sostenuta – almeno finché agirà con il rispetto reciproco e la serietà finora dimostrati.
AfD: o si infrange un tabù, o vinceranno i populisti
Friedrich Merz: Entweder er bricht sein Wort – oder das AfD-Tabu
Un’analisi su Die Zeit esamina il dilemma strategico in cui si trova Friedrich Merz di fronte all’ascesa dell’AfD. Molti sostenitori del leader CDU vorrebbero una svolta nettamente più conservatrice e dura, anche a costo di sfidare il tabù di qualsiasi collaborazione con l’AfD. Ma ora che Merz si appresta a guidare un governo con la SPD, non potrà dare quelle soddisfazioni alla sua base di destra – rischiando di “rompere la parola data” agli elettori più tradizionalisti. L’articolo cita critiche pubbliche dall’interno della CDU: l’ex responsabile dei valori fondamentali Andreas Rödder avverte che il partito rischia una crisi di credibilità se non offre un vero cambio di rotta. Anche l’ala giovanile e alcuni dirigenti locali esprimono insoddisfazione per la linea moderata di Merz. La CDU, nota Zeit, è divisa “in mondi di discorso paralleli” tra moderati e oltranzisti e deve trovare urgentemente una strategia . Il pezzo conclude che Merz si trova di fronte a due scelte ugualmente difficili: tradire la promessa di un corso più “di destra” (deludendo i suoi sostenitori più radicali) oppure infrangere il tabù che vieta qualsiasi cooperazione con l’AfD. Qualunque strada scelga, avrà un costo, ma la situazione nei Laender orientali – dove l’AfD è fortissima – impone di affrontare la realtà: senza una mossa coraggiosa, la CDU rischia di continuare a perdere terreno a destra e di logorarsi internamente.
“Un sistema d’asilo cinico”
Ein „zynisches Asylsystem“
Mentre la ministra dell’Interno uscente Nancy Faeser rivendica con orgoglio il calo delle domande d’asilo e l’aumento delle espulsioni sotto la sua gestione, il capo dell’Ufficio federale per i migranti (BAMF) traccia un bilancio impietoso delle politiche migratorie tedesche. In un’intervista shock definisce l’attuale diritto d’asilo individuale un “sistema cinico”, in cui “dittatori e trafficanti” decidono in pratica chi arriva in Germania. Hans-Eckhard Sommer (BAMF) propone di abolire l’asilo individuale, sostenendo che così com’è finisce per premiare i paesi che spingono i propri cittadini a fuggire e i mercanti di esseri umani che li introducono clandestinamente. Le sue parole hanno sollevato un putiferio politico: esponenti SPD e Verdi ne hanno chiesto le dimissioni, mentre Faeser ha respinto categoricamente ogni idea di rinunciare al diritto d’asilo sancito dalla Costituzione. La FAZ nota come questo scontro giunga in piena trattativa di coalizione tra CDU e SPD, dove la linea sull’immigrazione è un punto delicato. Se da un lato Merz chiede una “svolta totale” nella politica migratoria, dall’altro i socialdemocratici ribadiscono che “il diritto d’asilo non è negoziabile”. Il duro giudizio di Sommer – “un sistema cinico” – riflette l’insofferenza di una parte dell’apparato statale verso l’attuale gestione dell’asilo, ma rischia di alimentare ulteriormente la polarizzazione su un tema già infuocato.
Bannare l’AfD? Una provocazione dalla sinistra
Von Frankreich lernen: Wie man Rechtsextreme stoppt
In una graffiante Kolumne su taz, il giornalista Kersten Augustin lancia una proposta estrema: mettere al bando l’AfD. Prendendo spunto dalla condanna per frode inflitta in Francia a Marine Le Pen, l’autore sostiene che “ciò che sembrava impensabile ora diventa possibile” anche in Germania. Secondo Augustin, da oltre dieci anni i partiti “di centro” non riescono a frenare l’avanzata dell’estrema destra – anzi, cercando di copiarne alcune politiche (soprattutto sull’immigrazione), hanno finito per legittimarla. Ora, con sondaggi che danno l’AfD al massimo storico e addirittura in testa in alcune rilevazioni depurando i dati bavaresi, limitarsi a inseguire l’Agenda dell’AfD sarebbe suicida. L’unica via, per il polemista, è imparare dalla Francia: così come Le Pen viene neutralizzata giudiziariamente, in Germania bisognerebbe finalmente valutare un bando legale dell’AfD in quanto partito eversivo. Si tratta di una posizione volutamente provocatoria (il divieto di un partito è misura estrema, usata raramente), ma l’autore insiste: le istituzioni democratiche devono difendersi attivamente. In conclusione, Augustin critica la nascente Große Koalition Merz-Scholz, definendola già ora priva di slancio e “alternativa solo di nome” – esattamente quel che alimenta la narrativa dell’AfD. Senza un intervento drastico, avverte, nel giro di pochi anni potremmo ritrovarci con l’AfD vincitrice alle urne. Di qui la provocazione: meglio spegnere l’incendio finché si è in tempo, anche se ciò significa infrangere tabù giuridici, piuttosto che assistere impotenti all’inarrestabile normalizzazione dell’estrema destra.
Politica estera e sicurezza
Germania più sicura con un Consiglio di Sicurezza Nazionale
Deutschland braucht einen Nationalen Sicherheitsrat
In una rubrica su FAZ, l’analista Christian von Soest propone di istituire un Consiglio Nazionale di Sicurezza per coordinare meglio la politica estera e di difesa tedesca. La nuova Grande Coalizione, argomenta, dovrà affrontare sfide immense – dalla guerra in Ucraina al conflitto in Medio Oriente, dagli attacchi ibridi al riarmo globale. Per gestirle efficacemente, serve un organismo centrale sul modello del National Security Council americano, che superi la frammentazione tra ministeri. Von Soest cita il clamoroso fiasco dell’evacuazione da Kabul nell’agosto 2021: la caduta improvvisa dell’Afghanistan ai Taliban colse impreparato e scoordinato l’apparato tedesco (ministero Esteri, Difesa e sviluppo). Un’indagine parlamentare ha concluso che con migliore pianificazione e scambio interministeriale molte criticità si sarebbero potute evitare. E non è un caso isolato: già in Siria – ricorda l’autore – la diplomazia tedesca fu colta di sorpresa da evoluzioni sul campo. Un consiglio di sicurezza nazionale, presieduto dalla Cancelleria, assicurerebbe previsione strategica e azione unitaria, consentendo di trarre insegnamento da questi errori. Von Soest nota che altri alleati si sono dotati di simili strutture e invita la Germania a fare lo stesso per diventare più “resiliente alle crisi”. La proposta, ripresa anche da esponenti CDU e FDP, punta a centralizzare le competenze di politica estera, difesa, sviluppo e interna, così da reagire con un’unica voce alle minacce. Solo così – conclude – Berlino potrà evitare futuri scacchi e assumere la leadership internazionale che le compete in un’epoca di crescenti turbolenze.
Trump, dazi e sicurezza: la NATO sotto stress
Ministertreffen in Brüssel: Jetzt auch noch Zölle: Nato ringt um Umgang mit Trump
Al vertice NATO dei ministri degli Esteri a Bruxelles, gli alleati europei hanno espresso forte preoccupazione per la nuova ondata di dazi commerciali imposti da Donald Trump. Un reportage del Tagesspiegel spiega che mai come ora la dimensione economica e quella di sicurezza degli Stati Uniti sono apparse in contraddizione: i dazi americani colpiscono duramente gli alleati, rischiando di frenare la crescita economica necessaria per gli investimenti nella difesa comune. Norvegia e Francia, in particolare, hanno avvertito che il protezionismo di Washington “non aiuta a costruire una difesa più forte” e avrà “effetti negativi su tutti i membri NATO”. Il ministro norvegese Eide ha persino richiamato l’Articolo 2 del Trattato NATO, che impegna i Paesi a promuovere la cooperazione economica ed evitare contrasti in questo campo. Sullo sfondo di questi attriti transatlantici senza precedenti, il nuovo segretario di Stato USA Marco Rubio ha cercato di rassicurare gli alleati ribadendo il sostegno di Trump alla NATO. Ma, nota l’articolo, la fiducia è scossa: l’unità del fronte occidentale vive forse la prova più difficile dalla fondazione dell’Alleanza. La NATO dovrà dunque “arrangiarsi” con un partner americano imprevedibile: l’Europa è chiamata a compattarsi e a investire di più nella propria sicurezza, mentre cerca di mitigare gli effetti della guerra commerciale lanciata da Washington. L’episodio conferma – conclude il Tagesspiegel – che la politica economica di Trump sta diventando un problema strategico per la NATO, costringendo l’Europa a navigare a vista tra interessi economici e coesione dell’Alleanza.
Baerbock in Ucraina: “il sostegno continuerà”
Abschiedsbesuch in der Ukraine – Baerbock trifft überraschend in Kiew ein
La ministra degli Esteri Annalena Baerbock (Verdi), ancora in carica per gli affari correnti, si è recata a Kiev per un viaggio d’addio prima di lasciare l’incarico. È la sua nona visita in Ucraina dall’inizio della guerra – e probabilmente l’ultima da ministra. Baerbock ha portato un messaggio chiaro: anche il nuovo governo tedesco manterrà un sostegno massiccio a Kiev. In una conferenza stampa con le autorità ucraine, ha avvertito che, data la “situazione in stallo tra USA e Russia”, è “assolutamente fondamentale” che noi europei rimaniamo senza se e senza ma al fianco dell’Ucraina. Ha inoltre messo in guardia gli Stati Uniti dal lasciarsi ingannare da Putin in eventuali colloqui di tregua: “Putin sta giocando con il tempo, non vuole la pace”, ha dichiarato, esortando a non cadere in false offerte di cessate il fuoco. Durante la visita, Baerbock ha annunciato altri 130 milioni di euro di aiuti umanitari tedeschi per l’Ucraina, a fronte dei continui attacchi russi. La missione di Baerbock – giunta a sorpresa a Kiev all’alba – è servita anche a tranquillizzare gli ucraini sulla linea del futuro esecutivo di Berlino: malgrado il cambio di governo, l’impegno tedesco (militare, finanziario e politico) non verrà meno, ma anzi proseguirà “ancor più convintamente”. Un segnale importante, mentre a Bruxelles aleggia l’incertezza per le prossime mosse di Washington e la resistenza ucraina entra in una fase cruciale.
La Germania e il “sistema asilo” europeo
Kritik vom BAMF-Chef: Ein „zynisches Asylsystem“
Il tema migratorio domina anche sul fronte della politica estera e di sicurezza. Mentre a Berlino si discute di respingimenti ai confini nelle trattative di coalizione, in Europa prosegue la ricerca di una riforma del sistema d’asilo. Il capo del BAMF, Sommer, con le sue parole sul “sistema d’asilo cinico” – in cui sarebbero i regimi autoritari e i trafficanti a decidere chi arriva in Europa – ha toccato un nervo scoperto. L’articolo della FAZ inserisce questa polemica nel contesto più ampio: la Germania sta sostenendo in sede UE il Patto per l’Asilo e le Migrazioni, che prevede procedure di frontiera più rapide e quote di ricollocamento solidale, cercando un equilibrio fra responsabilità e umanità. Faeser ha ribadito che il diritto d’asilo individuale va mantenuto, ma anche che serve un meccanismo europeo per gestire i flussi e ridurre la migrazione irregolare. Nel frattempo, al confine tedesco-polacco si sperimentano già controlli più rigidi e rimpatri accelerati – misure che CDU e SPD vorrebbero istituzionalizzare. La FAZ evidenzia come l’Italia e altri Paesi di primo arrivo chiedano più solidarietà, mentre Stati come l’Ungheria bloccano le riforme. In sostanza, la Germania si muove su due livelli: internamente prepara una stretta (seppur controversa) per ridurre l’attrattività del suo sistema d’asilo, ed esternamente lavora affinché l’UE trovi finalmente una soluzione condivisa – per spezzare quel “gioco cinico” in cui oggi i migranti finiscono ostaggio di interessi geopolitici e cinismi nazionali.
Corsa agli armamenti e Bundeswehr: la Germania cambia passo
Wie Deutschland verteidigt werden kann
Nelle trattative di coalizione CDU-SPD uno dei nodi è come colmare le carenze di organico e mezzi delle forze armate tedesche. Un’analisi FAZ esamina le possibili soluzioni alla penuria di soldati nella Bundeswehr. Per difendere il Paese servono più militari, ma attualmente ne mancano migliaia. Sul tavolo ci sono proposte diverse: dalla reintroduzione (in forma nuova) della leva obbligatoria a un “anno di servizio” universale per giovani di ambo i sessi. Il commento cita l’idea di Merz di un “Freiheitsdienst” (servizio di libertà) e quella di un “Gesellschaftsjahr” obbligatorio, integrando formazione militare e civile. Tuttavia, formare decine di migliaia di coscritti all’anno è ritenuto irrealistico nel breve termine. Pistorius, il ministro della Difesa, sembra preferire un modello alla svedese: inviare un questionario a tutti i diciottenni e selezionare i più idonei e motivati per il servizio. Ciò permetterebbe di arruolare gradualmente ~5.000 volontari obbligati l’anno, assicurando loro un addestramento di qualità e senza sovraccaricare caserme e istruttori. L’articolo sottolinea che la Bundeswehr, oggi, non avrebbe le strutture per accogliere una leva di massa “vecchio stile” – come ha ammesso anche la commissaria parlamentare Eva Högl. Qualunque sia la via scelta, CDU e SPD dovranno investire molto di più nella difesa e rendere la carriera militare più attraente, per colmare i vuoti di organico e rafforzare concretamente la capacità difensiva. La “Zeitenwende” invocata da Scholz un anno fa – chiosa la FAZ – richiede passi coraggiosi: più fondi, riforme del modello di servizio e la volontà politica di rompere vecchi schemi se necessario.
Politica interna e questioni sociali
SPD–CDU, un patto che spinge gli elettori all’AfD?
ARD-Deutschlandtrend: Union und AfD in Umfrage fast gleichauf
Nel pieno delle trattative per la Große Koalition, un sondaggio ARD-DeutschlandTrend registra un risultato allarmante per i partiti tradizionali: l’AfD raggiunge il suo massimo storico nazionale, 24%, praticamente appaiata all’Unione CDU/CSU al 26%. È un balzo di +3 punti per l’AfD rispetto al mese scorso, mentre la CDU di Merz ne perde 3 – un “crollo drammatico”, commenta il capo di INSA Hermann Binkert. La SPD rimane ferma al 16%, i Verdi scendono all’11%, la sinistra Linke risale al 10%. Questi dati certificano la delusione di una parte dell’elettorato di centro-destra verso l’accordo SPD–CDU: molti percepiscono che la CDU non stia imponendo le proprie idee nei negoziati. Non a caso la soddisfazione verso Merz come leader è in calo, mentre il gradimento del segretario SPD Lars Klingbeil è in crescita. Inoltre, una maggioranza di cittadini dà per scontata la formazione della Große Koalition, ma confessa il timore che essa non riesca a offrire risposte efficaci ai problemi del Paese. Il sondaggio ha fatto scattare l’allarme dentro la CDU: esponenti come Dennis Radtke avvertono che se l’AfD dovesse addirittura sorpassare l’Unione in qualche rilevazione futura, l’impatto psicologico e politico sarebbe devastante. Per evitare ciò, i leader di CDU e SPD sono sollecitati a dare un segnale di cambiamento vero – in mancanza del quale sempre più elettori continueranno a rivolgersi all’AfD come forza di opposizione anti-sistema.
Faeser: “Il diritto d’asilo non si tocca”
Migration: Faeser lehnt Pläne für Ende des Asylrechts ab
La ministra dell’Interno ad interim Nancy Faeser (SPD) ha respinto con forza le proposte di una svolta restrittiva sull’asilo avanzate da ambienti conservatori e da dirigenti come il capo del BAMF. “Per l’SPD il diritto d’asilo non è negoziabile” – ha dichiarato Faeser illustrando il bilancio della sua gestione migratoria a Berlino. L’occasione è stata la presentazione dei dati del trimestre: le domande d’asilo in Germania sono diminuite della metà rispetto a due anni fa, le espulsioni sono aumentate del 55%, e parallelamente il Paese ha attratto un numero record di lavoratori qualificati extracomunitari. Faeser rivendica dunque un successo (“abbiamo contenuto l’immigrazione irregolare aumentando allo stesso tempo quella qualificata”) e insiste che abolire l’asilo individuale – come suggerito dal presidente del BAMF Sommer – non risolverebbe nulla . “La migrazione non cesserebbe comunque, né cesserebbero i trafficanti”, ha avvertito, definendo “non una buona idea” reintrodurre la leva militare classica. Mentre SPD e CDU negoziano il nuovo governo, la questione migratoria resta dunque esplosiva: Merz chiede una svolta radicale, con più respingimenti alle frontiere e centri di asilo extra-UE, ma i socialdemocratici frenano. Il dibattito è ulteriormente infiammato dalla retorica dell’AfD, che cavalca ogni episodio (come un recente fatto di cronaca ad Aschaffenburg) per invocare chiusure totali. La Süddeutsche Zeitung sottolinea infine che la maggioranza degli elettori – pur preoccupata dall’immigrazione – non vuole rinunciare ai principi umanitari: un equilibrio delicato che il nuovo esecutivo dovrà gestire con cautela, senza cedere né all’allarmismo né all’inerzia.
Gli enti locali in rivolta: “basta buonismo col reddito di cittadinanza”
Bürgergeld: Kommunen fordern „einen Sanktionsmechanismus, der wirklich wehtut“
Dopo un 2024 chiuso con deficit record nei bilanci comunali, i sindaci e i presidenti di provincia tedeschi lanciano un grido d’allarme: servono più fondi strutturali per infrastrutture e sociale – e anche più rigore verso chi abusa del welfare. Un articolo di Welt riporta il drammatico appello dell’Associazione Distrettuale (DLT) alla nuova coalizione SPD-CDU: le municipalità hanno accumulato miliardi di debiti cercando di mantenere strade, scuole e servizi, ma ciò “non sostituisce un finanziamento di base adeguato”. In particolare, i Comuni chiedono di modificare il Bürgergeld (il nuovo reddito di cittadinanza entrato in vigore nel 2023) introducendo un meccanismo sanzionatorio più duro per i percettori che rifiutano sistematicamente offerte di lavoro . “Che non si intervenga con mano pesante verso i fannulloni fa giustamente infuriare la gente” – dice Achim Brötel, presidente del Landkreistag. Il DLT avverte che senza un cambio di rotta c’è il rischio di alimentare ulteriormente la protesta antipolitica nelle aree rurali, “spingendo la gente dritta tra le braccia degli estremisti”. Dal documento emergono cifre preoccupanti: per soddisfare tutte le promesse elettorali (dalle pensioni per le madri alla riduzione dell’IVA nella ristorazione) servirebbero circa 500 miliardi aggiuntivi fino al 2035 – risorse difficili da reperire perfino con la programmata allentamento della regola del debito. Per questo, i leader locali chiedono alla Große Koalition di stabilire priorità chiare: prima gli investimenti produttivi (come efficientamento energetico degli edifici, edilizia popolare e digitale nelle scuole), e contestualmente una riforma del Bürgergeld con sanzioni efficaci per chi non collabora. Il messaggio è forte e chiaro: “niente luce in fondo al tunnel, anzi un declino che si profila nitidamente” – e che solo decisioni coraggiose e immediate potranno scongiurare.
“Asilo cinico”: Sommer nella bufera, SPD insorge
SPD verärgert über Vorschläge des Bamf-Präsidenten zu Asylrecht (News)
La Süddeutsche Zeitung riferisce della bufera politica scatenata dalle dichiarazioni del capo del BAMF Hans-E. Sommer, che ha pubblicamente proposto di abolire il diritto d’asilo individuale. La SPD – partner di governo designato – è “furibonda” e tramite i suoi esponenti chiede le dimissioni di Sommer. Faeser ha difeso l’attuale sistema, definendo i suggerimenti di Sommer “personali e non concordati”, e ha ribadito che non cambierà linea. Il notiziario SZ evidenzia come la disputa evidenzi tensioni anche tra gli aspiranti alleati: la CDU non ha preso le distanze dalle parole di Sommer, anzi alcuni nel partito di Merz le condividono, mentre la SPD le respinge con sdegno. Questo scontro getta un’ombra sulle trattative in corso: il tema migrazione potrebbe riaccendere dissidi fra CDU e SPD appena dopo il giuramento. Nell’articolo si riporta inoltre che i Verdi – spettatori interessati – temono un compromesso al ribasso sull’asilo nella futura coalizione nero-rossa e guardano con scetticismo alla possibilità che il Parlamento approvi il pacchetto di misure proposto da SPD e CDU (come respingimenti immediati ai confini). In conclusione, la SZ nota che Sommer resta al suo posto per ora, ma la sua sortita ha ottenuto l’effetto di compattare la sinistra sul mantenimento dei diritti dei rifugiati, mentre Merz continua a dover bilanciare le pressioni dell’ala dura del suo schieramento con la necessità di non rompere con l’SPD prima ancora di governare. Un equilibrio complesso, che questa vicenda ha reso ancora più precario.
AfD al 24%: “crollo drammatico” della CDU nei sondaggi
„Dramatischer Absturz“: AfD erstmals in Umfrage gleichauf mit der Union
Per la prima volta nella storia della Repubblica Federale, un sondaggio vede l’AfD alla pari con l’Unione CDU/CSU a livello nazionale. Il Sonntagstrend Insa per Bild assegna infatti a entrambe le forze il 24% delle preferenze, segnalando un +1% per l’AfD (dal 23 al 24) e un -2% per l’Unione (dal 26 al 24) rispetto alla precedente rilevazione. La SPD resta al 16%, Verdi e Linke appaiate all’11%, mentre i liberali FDP e il partito di Wagenknecht rimangono sotto la soglia del 5%. Hermann Binkert (Insa) parla di “crollo senza precedenti” per la CDU in così poco tempo dopo le elezioni – segno di un’assenza di entusiasmo per la Große Koalition nascente. L’analisi del Tagesspiegel evidenzia che molti elettori di centro-destra sono disillusi: percepiscono la coalizione SPD-CDU come già stantia e centrista, quasi un ritorno all’era Merkel senza Merkel. Questa impressione di immobilismo sta gonfiando ulteriormente le vele dell’AfD, che appare agli occhi di una parte di popolazione come l’unica vera alternativa. Il responsabile dell’ala lavorista della CDU, Dennis Radtke, avverte: “non voglio nemmeno immaginare che succede se presto vedremo un sondaggio con l’AfD addirittura in testa”. Nel partito è scattato l’allarme rosso: diversi parlamentari chiedono a Merz di recuperare il contatto con la base e di far valere di più i propri temi nelle trattative di governo, per non lasciare all’AfD il monopolio delle risposte. La Bild parla apertamente di “inizio in crisi” per la possibile coalizione nero-rossa: persino il governo Scholz ebbe una breve “luna di miele” nei sondaggi iniziali, mentre ora la coalizione Merz-Scholz nasce già con l’AfD al massimo storico. Un segnale preoccupante che dovrebbe spronare CDU e SPD ad azioni concrete e visibili già nelle prime settimane di governo, se vogliono invertire questa pericolosa tendenza.
La “nuova leva” e il nodo dei giovani volontari
Wehrbeauftragte sieht Personalprobleme: Högl gegen Wiedereinführung der alten Wehrpflicht
Presentando il suo rapporto annuale sulla Bundeswehr, la commissaria parlamentare Eva Högl (SPD) ha escluso un ritorno tout court della leva militare obbligatoria come nel passato. “La vecchia naja sovraccaricherebbe la Bundeswehr, che non ha né caserme né istruttori a sufficienza”, ha spiegato Högl, definendola “non una buona idea”. Tuttavia, Högl ha appoggiato il piano del ministro Pistorius per un “nuovo servizio di leva” su base selettiva. In pratica, dal 2024 ai diciottenni maschi verrà chiesto (per legge) di compilare un questionario sulle proprie capacità e disponibilità al servizio militare, e solo i migliori e più motivati verranno chiamati alla ferma. Le giovani donne potranno partecipare su base volontaria. Questo modello – ispirato a quello svedese – permetterà di arruolare ogni anno un contingente limitato (circa 5.000) di nuove reclute ben addestrabili. Högl ha espresso pieno sostegno a questa riforma “pragmatica”, ritenendo prioritario incrementare gradualmente gli effettivi senza sacrificare la qualità della formazione. La commissaria ha anche invocato “ancora più risorse” per la Bundeswehr: nonostante il fondo speciale da 100 miliardi, restano carenze di equipaggiamenti e infrastrutture. L’articolo di taz sottolinea come questa discussione sulla leva si inserisca nel più ampio sforzo di colmare i problemi di personale nelle Forze Armate: la truppa è sotto organico e la concorrenza del mercato del lavoro rende difficile il reclutamento su base volontaria. Il Neue Wehrdienst disegnato da Pistorius e Högl è dunque un tentativo di aumentare i ranghi in modo mirato e sostenibile – una misura che la stessa AfD curiosamente appoggia, vedendovi un primo passo verso il servizio obbligatorio generale. La sfida sarà ora realizzarlo senza intoppi, convincendo i giovani e gestendo le complessità amministrative, per evitare che rimanga sulla carta.
Questioni economiche e finanziarie
Inflazione ai minimi da due anni, ma Trump è un’incognita
Inflation liegt im März bei 2,2 Prozent
A marzo l’inflazione in Germania è scesa al 2,2% su base annua, il livello più basso dall’inizio del 2022. La discesa dei prezzi dell’energia – carburanti e riscaldamento – ha raffreddato l’indice, compensando in parte i persistenti aumenti dei beni alimentari (comunque più contenuti rispetto al 2023). Secondo l’IFO, nei prossimi mesi il tasso dovrebbe stabilizzarsi poco sopra il 2%. Il presidente della Bundesbank Nagel si è detto fiducioso di poter centrare entro fine anno l’obiettivo del 2% fissato dalla BCE. Tuttavia, la FAZ segnala un elemento di incertezza: l’effetto della politica economica di Donald Trump sull’inflazione tedesca. I nuovi dazi USA potrebbero in un primo momento frenare i prezzi in Europa (se Cina e altri paesi dirottano prodotti sul nostro mercato aumentando l’offerta, come ipotizza l’economista Krämer). Ma sul medio periodo il riaccendersi della guerra commerciale e la conseguente minore globalizzazione rischiano di risultare inflattivi. La BCE stessa ha segnalato che il target del 2% nell’Eurozona potrebbe non essere raggiunto stabilmente prima del 2026. Intanto per le famiglie tedesche arrivano timidi segnali di sollievo: a marzo benzina e diesel costavano ~5% in meno su base annua, il gasolio da riscaldamento -7,7%, mentre generi alimentari come frutta e verdura registravano rincari più moderati (lo 0,1% in più il pane, addirittura -2,6% il pesce). Restano però in forte aumento i servizi (+3,4%). In sintesi, l’inflazione tedesca si sta gradualmente riallineando ai livelli pre-crisi energetica, anche grazie al calo dei consumi per la congiuntura debole. Ma lo spettro di shock esterni – dal petrolio ai dazi – impone prudenza alle autorità monetarie: la BCE deciderà il da farsi nella riunione di aprile, valutando se concedere una pausa nei rialzi dei tassi per evitare di frenare eccessivamente un’economia già stagnante.
500 miliardi per strade e difesa: il grande piano a debito di Merz
Schwarz-rot optimistisch, Grüne bremsen (Milliarden-Finanzpaket)
La prima grande iniziativa della futura coalizione CDU-SPD è un maxi-pacchetto finanziario che prevede di aggiungere fino a 500 miliardi di euro di investimenti a debito entro il 2030. Il piano consiste in due pilastri: un Sondervermögen (fondo speciale) da 500 miliardi per infrastrutture (trasporti, digitale, transizione energetica) e una modifica costituzionale per allentare il vincolo del pareggio di bilancio sulle spese per la difesa. Poiché nel nuovo Bundestag SPD e CDU non hanno la maggioranza di due terzi necessaria, stanno negoziando l’appoggio dei Verdi (ora all’opposizione) per far approvare queste misure in una sessione straordinaria del vecchio Parlamento. Union e SPD si dicono ottimiste: esponenti come Thorsten Frei e la ministra-presidente Schwesig confidano in un accordo con i Verdi, che in fondo avevano anch’essi chiesto più investimenti in infrastrutture durante il governo precedente. I Verdi però frenano: la capogruppo Katharina Dröge definisce il loro ottimismo “non del tutto condivisibile” e minaccia di bocciare il pacchetto se non verrà modificato. In particolare, i Verdi chiedono di scorporare le due misure: prima una modifica costituzionale mirata per la difesa (che include spese per cyber-sicurezza e protezione civile, non solo armamenti), e poi, in un secondo momento, una più ampia riforma della regola del debito per finanziare infrastrutture e clima. Temono infatti che CDU e SPD vogliano usare il fondo da 500 mld per mantenere promesse elettorali (come l’aumento delle pensioni alle madri e i tagli fiscali in gastronomia) più che per investimenti davvero futuribili. Dal canto suo, la Große Koalition difende il pacchetto come necessario per rilanciare la crescita e rispettare i target NATO di spesa militare. In pratica, Merz – un tempo paladino del rigore – si trova ora a perorare un enorme scostamento di bilancio, in un paradosso politico notato dai commentatori. La decisione finale spetta al Bundestag in seconda lettura martedì prossimo: se non ci sarà intesa con i Verdi, il piano potrebbe arenarsi o dover essere ridimensionato. L’esito avrà anche un impatto sulla credibilità del nuovo governo: come scrive Der Spiegel, “una Grande Coalizione che nasce litigando sui soldi rischia di partire azzoppata”.
“Energia in eccesso”: sole e vento da record, ma la rete non regge
Sonnen-Energie im Überfluss: Deutschland steuert im April 2025 auf einen Rekord zu – hat aber ein Problem
La primavera 2025 sta regalando alla Germania produzioni record di energia rinnovabile, sollevando al contempo nuove sfide. Secondo i dati meteorologici, marzo 2025 è stato il secondo più soleggiato degli ultimi 140 anni e aprile è iniziato con un’insolita combinazione di cielo terso e forti venti costanti. Il risultato: fotovoltaico e eolico a livelli senza precedenti. A metà marzo le centrali solari hanno toccato punte di 45 gigawatt di potenza all’ora di pranzo – un nuovo picco assoluto per il solare tedesco. In alcuni giorni, combinando vento e sole, quasi il 100% del fabbisogno elettrico nazionale è stato coperto da fonti verdi. Si prevede che aprile segni un nuovo record mensile per quota di rinnovabili, dopo il 47% già raggiunto a marzo. Fin qui le buone notizie per la Energiewende. Il “problema” – nota la Frankfurter Rundschau – è che la rete elettrica non è ancora attrezzata a gestire queste ondate di sovrapproduzione. Già in marzo, in alcune zone del nord e dell’est, si è dovuto ricorrere a misure di Redispatch: in pratica, spegnere temporaneamente turbine eoliche o ridurre la produzione di impianti convenzionali perché la rete era satura. Per evitare blackout, i gestori hanno dovuto anche esportare surplus all’estero o pagare perché venisse assorbito. Se persino in marzo (un mese tradizionalmente non estremo) si verificano questi casi, cosa accadrà in piena estate con il solleone o in autunno con tempeste di vento? Gli esperti invocano investimenti accelerati in reti e accumuli: servono nuove linee di trasmissione Nord-Sud per trasferire l’energia eolica del Mare del Nord al Sud industriale, e soprattutto batterie e impianti di accumulo per immagazzinare l’elettricità nelle ore di picco e rilasciarla quando il sole cala. Anche le centrali a gas, paradossalmente, sono utili per modulare la rete in caso di esubero rinnovabile, ecco perché il dibattito sul loro ruolo resta aperto. Intanto, però, questi record segnalano che la transizione ecologica tedesca sta accelerando: il 2024 aveva già visto quasi il 60% di elettricità verde, il 2025 potrebbe fare un ulteriore balzo. La sfida ora è passare da un successo quantitativo a uno qualitativo, dotando la Germania di un sistema elettrico flessibile e intelligente, capace di gestire in sicurezza anche l’abbondanza di energia pulita – per non trasformare un sogno (il sole a mezzogiorno che splende gratis per tutti) in un incubo tecnico per la rete.
Volkswagen scommette sull’elettrica da 20.000 euro
Volkswagen präsentiert E-Auto für rund 20.000 Euro
Volkswagen ha tolto i veli al prototipo ID. Every1, una citycar elettrica pensata per costare circa 20.000 euro nella versione base. Il nuovo modello, destinato al mercato europeo, dovrebbe entrare in produzione nel 2027 e rappresenta la pietra angolare della strategia VW per democratizzare l’auto elettrica. Per raggiungere questo prezzo – inferiore di almeno 5.000 euro rispetto agli EV più economici oggi sul mercato – Volkswagen dovrà abbattere i costi delle batterie e dell’elettronica. A tal fine, il gruppo tedesco ha stretto una partnership con la start-up americana Rivian per sviluppare un software integrato che riduca sensibilmente il numero di centraline e la complessità dell’impianto elettrico a bordo. Ciò alleggerirà il peso dell’auto e semplificherà la produzione. Inoltre, Volkswagen sta portando avanti un piano di ottimizzazione dei costi e taglio di capacità nelle sue fabbriche tradizionali, liberando risorse finanziarie per investire nella nuova famiglia di veicoli elettrici urbani a basso costo. Entro il 2027 il marchio VW prevede di lanciare otto modelli elettrici “accessibili”, tra cui la ID.2 da ~25.000 euro già attesa sul mercato nel corso del 2025. La concorrenza non starà a guardare: già quest’anno in Europa arrivano 11 nuovi modelli sotto i 25k euro, come la Renault 5 elettrica e la Fiat Panda EV. Volkswagen però intende giocare d’anticipo e replicare in chiave elettrica il successo del Maggiolino o della Golf, offrendo un’auto per le masse al prezzo di una utilitaria termica. La ID. Every1 (nome che suggerisce “mobilità per tutti”) sarà un’utilitaria a 5 porte, erede spirituale della Polo, con dimensioni compatte e funzionalità smart. Gli analisti vedono questa mossa come cruciale per difendere la quota di mercato europea di VW, messa sotto pressione sia dai costruttori cinesi (aggressivi sui prezzi) sia dall’arrivo di modelli economici delle rivali occidentali. La sfida principale sarà garantire margini sostenibili: vendere EV a 20 mila euro richiede batterie più economiche (forse al litio-ferro-fosfato) e catene di montaggio altamente efficienti. Il gruppo di Wolfsburg si mostra fiducioso di poter centrare l’obiettivo grazie alle economie di scala e ai progressi tecnologici attesi nei prossimi due anni. Se ci riuscirà, potrebbe aprire una nuova fase di elettromobilità di massa in Europa, colmando il gap attuale per cui le auto a zero emissioni sono ancora troppo costose per molti consumatori.
Bruxelles approva il megafinanziamento per la fabbrica di chip a Dresda
EU-Kommission genehmigt Beihilfen für neue Infineon-Chipfabrik
La Commissione Europea ha dato il via libera definitivo a un pacchetto di 920 milioni di euro di aiuti di Stato tedeschi per la costruzione di un nuovo stabilimento di microchip a Dresda da parte di Infineon. L’impianto, denominato Smart Power Fab, produrrà semiconduttori di potenza e sensori per l’industria automobilistica ed energetica e dovrebbe entrare in funzione nel 2026. Il costo totale del progetto è di circa 5 miliardi di euro: il sostegno pubblico coprirà quindi quasi il 20%, nell’ambito delle deroghe concesse dall’EU Chips Act per rafforzare la produzione europea di chip strategici. La fabbrica darà lavoro a 1.000 addetti altamente qualificati e aumenterà significativamente l’autonomia dell’UE nella filiera dei semiconduttori, oggi troppo dipendente dall’Asia e dagli Stati Uniti. L’approvazione di Bruxelles, giunta a fine febbraio, conferma la compatibilità dell’aiuto con le norme sugli aiuti di Stato, riconoscendo il “progetto di comune interesse europeo” (IPCEI) nel settore microelettronico. Soddisfazione è stata espressa dal governo federale: la ministra dell’Economia Brigitte Zypries ha dichiarato che “Infineon con questo investimento rafforza la posizione di Dresda, della Germania e dell’Europa come polo tecnologico globale”. Non tutti però applaudono: alcuni commentatori liberal temono una “corsa ai sussidi” tra Paesi europei che potrebbe distorcere la concorrenza interna. Tuttavia, la Commissione ha valutato che i benefici strategici (sicurezza di approvvigionamento, innovazione e occupazione qualificata) superano di gran lunga gli eventuali effetti negativi sul mercato. La nuova fabbrica Infineon – insieme a quella che Intel sta costruendo a Magdeburgo con 10 miliardi di aiuti e ad altri progetti in Francia e Italia – fa parte del tentativo dell’UE di raddoppiare la propria quota di produzione mondiale di chip (dal 10% attuale al 20% entro il 2030). Con l’ok di Bruxelles, i lavori a Dresda potranno procedere a pieno ritmo: l’apertura resta prevista entro la fine del 2026. Si tratta di una delle più grandi operazioni industriali in Germania degli ultimi anni e di un segnale che l’Europa intende “giocare in attacco” nell’elettronica avanzata, puntando su innovazione e intervento pubblico mirato per non restare indietro nella competizione globale dei semiconduttori.