Quello che segue è il Monitoraggio della stampa tedesca, curato dalla redazione di Stroncature, su commissione della Fondazione Hanns Seidel Italia/Vaticano. Il monitoraggio ha cadenza settimanale ed è incentrato sui principali temi del dibattito politico, economico e sociale in Germania. Gli articoli sono classificati per temi.
Stroncature produce diversi monitoraggi con taglio tematico o geografico personalizzabili sulla base delle esigenza del committente.
Analisi e commenti
Una discussione indegna sull’accoglienza degli afgani
Die Debatte über die Aufnahme von Afghanen ist unwürdig – Frankfurter Allgemeine Zeitung, 19/04/2025).
In un commento sulla FAZ, Friederike Böge critica aspramente le polemiche sorte in Germania attorno all’arrivo di collaboratori afghani evacuati dal loro Paese. Secondo l’autrice, gli attacchi politici – in particolare quelli provenienti dall’opposizione cristiano-democratica (CDU) – sono “indegni” perché prendono di mira persone che hanno creduto nelle promesse di protezione tedesche. Mentre è vero che non tutti gli afgani giunti finora erano direttamente minacciati dai talebani, strumentalizzare alcuni casi per alimentare timori distoglie l’attenzione dal vero problema: l’assenza di un piano chiaro da parte di Berlino su come gestire i rapporti con il regime talebano. La commentatrice evidenzia che la Germania, invece di contestare l’evacuazione di 138 afghani da Islamabad, dovrebbe concentrarsi su una strategia di lungo periodo per onorare le proprie responsabilità e garantire sicurezza a chi è in pericolo.
In un mondo ossessionato dalla “grandezza”, Francesco ha mostrato cos’è la vera grandezza
Kommentar: Der Papst als bescheidener Advokat der Nächstenliebe - Meinung - SZ.de – Süddeutsche Zeitung, 25/04/2025)
La Süddeutsche Zeitung riflette sull’eredità di Papa Francesco all’indomani della sua scomparsa, lodando la sua umiltà e il suo esempio morale. In un periodo storico dominato da leader in cerca di potere e prestigio, Francesco ha rappresentato una guida “dei semplici” e un avvocato della misericordia cristiana, capace di parlare ai potenti del mondo con l’autorità dei gesti umili. Il commento – firmato da Annette Zoch – sottolinea come l’ormai defunto pontefice non si sia mai assuefatto alla sofferenza altrui e abbia incarnato quei rari leader che ci spingono a voler essere persone migliori. Francesco ha scelto una sepoltura “sobria”, in una semplice bara di legno come un prete qualunque, a conferma dei valori di modestia che ha predicato e vissuto. In un’epoca “ossessionata dalla grandezza”, conclude Zoch, la vera grandezza di Papa Francesco è stata mostrare il coraggio dell’umiltà e della compassione.
Come le élite fanno crescere l’AfD
So machen die aktuellen Eliten die AfD groß – Die Welt, 22/04/2025
Un’analisi pubblicata su Die Welt accusa i partiti tradizionali e le classi dirigenti di alimentare indirettamente l’ascesa dell’estrema destra (AfD). L’articolo – dai toni critici – sostiene che le élite politiche attuali abbiano ignorato troppo a lungo i timori e i malcontenti di una parte della popolazione, favorendo così il richiamo populista dell’AfD. In particolare, si evidenzia come promesse mancate, compromessi al ribasso e scandali abbiano eroso la fiducia nell’establishment, creando terreno fertile per i messaggi radicali. Nel pezzo si citano anche recenti record nei sondaggi a favore dell’AfD, considerati conseguenza di questo distacco: secondo l’autore, l’“Umfragerekord” dell’AfD è in larga parte “merito” delle forze di governo ed opposizione tradizionali, incapaci di rispondere con onestà e visione alle sfide del Paese. Solo riconoscendo questi errori – conclude il commento – i partiti democratici potranno recuperare consenso e “sminuire” l’attrattiva dell’Alternativa per la Germania.
Ora anche gli Stati Uniti sono un “paria”
Kommentar: Jetzt sind auch die USA ein Geächteter - Handelsblatt – Handelsblatt, 26/04/2025
Il Handelsblatt offre un commento severo sulla posizione internazionale degli Stati Uniti sotto la presidenza Trump, definendo gli USA ormai come un “Geächteter”, ossia un emarginato sulla scena mondiale. L’editorialista Martin Greive parte dall’esito inquietante dei recenti incontri del Fondo Monetario Internazionale: Washington – con la sua politica imprevedibile di dazi e rotture diplomatiche – non è più considerata un partner affidabile dagli alleati occidentali. Questa frattura transatlantica rende evidente, secondo Greive, la mancanza di unità dell’Occidente e costringe l’Europa a confrontarsi con la propria difesa e autonomia economica. Il commento rileva come l’aggressiva agenda “America First” di Trump abbia isolato gli Stati Uniti: perfino durante i colloqui globali a Washington, i partner guardano altrove per leadership e cooperazione. L’analisi conclude che l’Europa “deve diventare capace di difendersi con le proprie forze” – un richiamo a investire in sicurezza e strategie comuni – perché l’era dell’affidabilità americana è tramontata, lasciando l’Occidente frammentato e gli USA in una posizione quasi da reietto.
AfD e CDU: dov’è la CDU di Merz?
AfD und CDU: Wo ist die Merz-CDU? – Die Zeit, 23/04/2025
Un commento di Mariam Lau su Die Zeit critica la linea tenue con cui l’Unione Cristiano-Democratica (CDU) di Friedrich Merz sta fronteggiando l’ultradestra dell’AfD. Lau esprime sconcerto per i segnali di cedimento all’estremismo: “un partito privo di amor proprio”, scrive, rischia di legittimare l’AfD invece di combatterla. L’editoriale richiama in particolare le dichiarazioni del vice di Merz, Jens Spahn, che ha ipotizzato un rapporto “normale” con l’AfD, suscitando – secondo l’autrice – il compiacimento ironico dei leader dell’AfD stessa. Lau sottolinea che blandire un “nemico dichiarato” dell’ordine democratico non porterà via voti all’AfD, anzi la rafforzerà. Solo una chiara presa di distanza e una rigorosa difesa dei valori democratici potranno impedire all’ultradestra di guadagnare ulteriore terreno. La conclusione è tagliente: finché la CDU – impaurita dalle sconfitte – strizza l’occhio all’AfD, tradisce sé stessa e manca all’appuntamento con quel rinnovamento promesso da Merz, lasciando elettori moderati smarriti in cerca di una guida ferma.
Politica estera e sicurezza
Poroshenko: “Le mie condizioni per una pace giusta sono chiare”
Petro Poroschenko zum Krieg in der Ukraine: Müssen um Amerikaner kämpfen – Frankfurter Allgemeine Zeitung, 24/04/2025
In un’intervista alla FAZ, Petro Poroshenko – ex presidente e leader dell’opposizione ucraina – sollecita il governo di Kiev a “lottare per la benevolenza di Washington” di fronte ai segnali di impazienza provenienti dagli Stati Uniti. Poroshenko rivela preoccupazione per le pressioni dell’amministrazione Trump, sempre più incline a chiedere un “deal” rapido con Putin, minacciando altrimenti di “passare ad altro”. Secondo Poroshenko, l’Ucraina deve fare di tutto per mantenere saldo l’appoggio americano: ciò include sia un intenso lavoro diplomatico – “combattere per la considerazione degli americani” – sia segnali di apertura tattica nei negoziati, pur senza rinunciare ai propri principi. Nell’intervista, realizzata a Wiesbaden a margine di un incontro NATO, Poroshenko detta anche paletti precisi per un’eventuale pace “giusta”: il ritiro completo delle forze russe e garanzie concrete per la sicurezza dell’Ucraina. Solo su queste basi – insiste – Kiev potrebbe prendere in esame un accordo, mentre qualsiasi calo di impegno occidentale rischierebbe di compromettere la lotta contro l’aggressione russa. L’appello finale di Poroshenko è rivolto sia all’Occidente sia ai compatrioti: non dare per scontato il sostegno USA, ma lavorare attivamente per meritarlo, poiché da esso dipende l’esito della guerra.
Trump ottimista su un accordo, Kiev resta diffidente
Trump glaubt an Deal mit Moskau und macht Selenskyj Vorwürfe – Süddeutsche Zeitung, 24/04/2025
La Süddeutsche Zeitung analizza le tensioni emerse tra Washington e Kiev in occasione dei funerali di Papa Francesco, divenuti teatro di inaspettati colloqui diplomatici. Il presidente USA Donald Trump ha sfruttato la sua presenza a Roma per un faccia a faccia di circa 15 minuti con Volodymyr Zelenskyj, al quale – secondo fonti ucraine – avrebbe espresso grande ottimismo circa una prossima fine del conflitto. Trump ha dichiarato di “credere di avere un accordo con la Russia” in vista, accusando implicitamente Zelenskyj di prolungare inutilmente la guerra. Queste affermazioni, riportate con enfasi dai media americani, hanno suscitato scetticismo e irritazione a Kiev. La SZ sottolinea come Zelenskyj, pur partecipando alla breve conversazione al Vaticano, mantenga forte prudenza: da un lato ha concordato un secondo incontro con Trump entro breve, segno che l’Ucraina non vuole alienarsi l’alleato statunitense; dall’altro, il leader ucraino ha ribadito – anche tramite i suoi portavoce – che nessun “patto” potrà prescindere dall’integrità territoriale e dalla sovranità dell’Ucraina. L’analisi evidenzia il divario tra la visione semplicistica di Trump, convinto di poter negoziare direttamente con Putin un’uscita di scena, e la realtà sul campo percepita da Kiev, che teme un accordo svantaggioso. In Europa cresce la preoccupazione che la fretta americana di chiudere il dossier ucraino porti a pressioni indebite su Zelenskyj; ciononostante, quest’ultimo continua a contare sul sostegno bipartisan del Congresso USA e sulla solidarietà europea per resistere a eventuali pressioni eccessive provenienti da Washington.
Zelenskyj respinge il piano USA sulla Crimea
Selenskyj weist Krim-Vorstoß der USA zurück – Bericht über Vorschlag von Putin – Die Welt, 22/04/2025
Die Welt riferisce di crescenti divergenze tra Kiev e Washington riguardo alle possibili concessioni territoriali per porre fine alla guerra in Ucraina. Volodymyr Zelenskyj avrebbe nettamente respinto una proposta informale americana concernente lo status della Crimea. Secondo fonti consultate dal quotidiano, emissari dell’amministrazione Trump avrebbero sondato la disponibilità ucraina a un compromesso che prevedesse nuove elezioni sotto supervisione internazionale in Crimea (di fatto congelando l’annessione russa) in cambio di un ritiro parziale delle forze di Mosca. Zelenskyj, però, ha giudicato tale ipotesi inaccettabile, ribadendo che nessuna trattativa può includere la rinuncia alla Crimea o ad altre regioni occupate. L’articolo cita anche un retroscena secondo cui Vladimir Putin avrebbe fatto trapelare un proprio “suggestion” di pace che garantirebbe alla Russia il controllo di alcune aree, forse per mettere pressione sull’Ucraina. Per ora, Zelenskyj mantiene la linea dura: ogni proposta che “congeli” la situazione sul campo viene rispedita al mittente. Die Welt osserva che questo scambio di vedute, emerso dietro le quinte, segnala tensioni nella partnership USA-Ucraina: Trump sarebbe impaziente di mostrare progressi verso la pace in vista delle elezioni americane, mentre Zelenskyj teme che accettare compromessi territoriali sarebbe una vittoria per Putin. Il risultato è un delicato gioco diplomatico, in cui Kiev deve bilanciare la gratitudine verso gli Stati Uniti con la difesa dei propri interessi vitali, anche correndo il rischio di irritare l’alleato oltreoceano.
Linea dura con Pechino, ma pragmatica: Berlino ha ragione
Berlins Prinzipien der China-Politik sind stimmig – Handelsblatt, 25/04/2025
Il Handelsblatt commenta favorevolmente le linee guida sulla Cina delineate nel patto di coalizione tra CDU/CSU e SPD. “I principi della nuova Cina-politik di Berlino sono coerenti”, afferma l’editorialista, sottolineando come i futuri partner di governo abbiano scelto un approccio pragmatico ed equilibrato verso Pechino. Invece di meri proclami ideologici, la bozza di strategia privilegia la difesa degli interessi economici tedeschi unita però a fermezza sui temi critici – dai diritti umani alla sicurezza tecnologica. L’articolo evidenzia ad esempio che la Germania intende ridurre le dipendenze strategiche (come per le materie prime e le tecnologie cruciali) senza però cadere in un confronto aperto o in un “disaccoppiamento” totale dalla seconda economia mondiale. Questa postura viene giudicata “stimmig”, ovvero sensata: né ingenua subordinazione al gigante cinese, né sterile contrapposizione. Il commento elogia anche l’unità di vedute tra Unione e SPD su questo dossier: dopo anni di oscillazioni – dalla fase merkeliana di dialogo economico a quella più critica dell’ultimo governo – Berlino sembra aver trovato una rotta comune e realistica. La conclusione è che puntare sul “pragmatismo di principio” (collaborazione dove possibile, fermezza dove necessario) è l’unica via per confrontarsi efficacemente con la Cina di Xi Jinping, difendendo i valori europei ma anche la competitività dell’industria tedesca di fronte alla sfida asiatica.
Trump e l’Europa: nessuna crescita? Dati contestati
Grimm widerspricht Habeck – „Seit Jahren eine Krise, die nicht adressiert wird von der Politik“ – Die Welt, 24/04/2025
Die Welt riporta il vivace dibattito innescato dalle dichiarazioni del ministro dell’Economia Robert Habeck, il quale ha attribuito il “nulla di fatto” sul PIL tedesco alle tensioni commerciali con gli Stati Uniti di Trump. Habeck ha lamentato che l’economia europea “non cresce a causa di Trump”, alludendo ai dazi e alle incertezze create dalla politica americana. A queste affermazioni ha replicato Veronika Grimm, economista e consigliera del governo, con toni decisi: non si può dare la colpa solo a Washington – l’economia tedesca è in crisi “da anni e per colpe interne non affrontate”. Grimm – citata dalla Welt – elenca i problemi strutturali ignorati: investimenti insufficienti, burocrazia lenta, carenze di manodopera qualificata e transizione energetica incerta. La stagnazione dello 0% di crescita, emersa nelle ultime previsioni, riflette dunque soprattutto la mancanza di riforme incisive a Berlino, più che gli shock esterni. L’articolo evidenzia come questa divergenza di vedute rispecchi un più ampio dibattito: da un lato c’è chi, come Habeck, mette l’accento sui fattori geopolitici (dazi USA, guerra in Ucraina) per spiegare la debolezza economica attuale; dall’altro esperti come Grimm richiamano l’attenzione sulle riforme domestiche rimandate, ritenendo che la Germania non abbia affrontato per tempo una “crisi latente” di competitività. Die Welt conclude che il nuovo governo dovrà scegliere quale diagnosi abbracciare: in ogni caso, affidarsi al solo auspicato miglioramento delle relazioni con Trump non basterà a rilanciare la crescita senza un piano di rilancio interno.
Questioni militari
La leva volontaria non basta: servono scelte coraggiose
Wehrpflicht-Debatte: Klingbeil pocht auf Freiwilligkeit – Tagesspiegel, 20/04/2025
Nel dibattito sulla possibile reintroduzione della leva militare obbligatoria in Germania, il co-presidente SPD Lars Klingbeil ha ribadito la propria contrarietà al servizio di leva tradizionale, insistendo invece su un rafforzamento del volontariato nelle Forze Armate. In un’intervista, Klingbeil afferma che l’aumento degli organici della Bundeswehr deve avvenire “attraverso incentivi ai volontari”, ad esempio offrendo benefici concreti come la patente di guida gratuita ai giovani che scelgano di servire. Questa posizione, racconta il Tagesspiegel, ha però incontrato resistenze sia nell’Unione (CDU/CSU) sia all’interno dello stesso SPD. Esponenti di entrambi gli schieramenti – tra cui Johann Wadephul (CDU) – considerano la misura insufficiente di fronte alle crescenti esigenze di difesa: Wadephul ha previsto che entro fine anno si dovrà comunque discutere di un ritorno alla coscrizione, mostrando quanto sia fragile il compromesso inserito nel contratto di coalizione. L’articolo evidenzia come nel patto CDU-SPD sia stata concordata per ora una sorta di “nuovo servizio militare su base volontaria” – con registrazione obbligatoria dei giovani – rinviando ogni decisione su un’eventuale leva obbligatoria. Tuttavia, i toni divergenti preannunciano nuovi scontri: se per Klingbeil “dobbiamo rendere la Bundeswehr più attrattiva, non obbligare i ragazzi con la forza”, settori dell’opposizione ritengono che senza obbligo non si colmerà mai il deficit di personale. Il Tagesspiegel sottolinea dunque un punto critico: mentre la geopolitica impone forze armate più robuste, in Germania la maggioranza politica – almeno per ora – punta su incentivi e volontarietà, una scommessa la cui efficacia resta da dimostrare.
“Morire non è un’opzione”: i giovani e la nuova leva
Diskussion um Wehrpflicht: Sterben ist keine Option – Süddeutsche Zeitung, 21/04/2025)
La Süddeutsche Zeitung dà voce ai giovani tedeschi nel dibattito sul servizio militare, tratteggiando il punto di vista di una generazione cresciuta senza leva obbligatoria. In un reportage, la giornalista Sina-Maria Schweikle raccoglie testimonianze come quella di Frederic, 17 anni: “Non voglio morire per nessun politico”, dice il ragazzo, esprimendo il rifiuto netto all’idea di un arruolamento forzato. Per molti coetanei di Frederic – spiega l’articolo – la prospettiva di dover combattere in guerra appare remota, quasi irreale, ma il riaccendersi del tema leva (complice la guerra in Europa) ha iniziato a infiltrarsi nelle loro conversazioni. La SZ descrive i timori dei giovani: l’ipotesi di una nuova coscrizione genera inquietudine, specie in un contesto di insicurezza globale. “Deve esserci un altro modo” per servire il Paese senza impugnare un fucile, afferma Frederic, riflettendo un sentimento diffuso tra i ragazzi intervistati. L’articolo riporta anche le osservazioni di esperti di sociologia giovanile: dopo oltre dieci anni dalla sospensione della leva nel 2011, i nati nel nuovo millennio danno quasi per scontata la pace e considerano “ingiusto” imporre loro di combattere ciò che le generazioni precedenti non hanno saputo evitare. Tuttavia, la SZ evidenzia che al contempo cresce la consapevolezza della “minaccia che si insinua”: i giovani riconoscono che la guerra è tornata vicina all’Europa e alcuni, seppur minoritari, valutano il servizio volontario. In sintesi, il reportage dipinge un quadro complesso: la generazione Z tedesca è pacifista per inclinazione, ma non indifferente, divisa tra il rifiuto dell’idea di morire in guerra e il senso di responsabilità verso la società, da canalizzare però – auspicano – in forme civili o volontarie piuttosto che nell’obbligo di leva.
Esperto militare: “prepararsi a una guerra con la Russia nel 2027”
Militärexperte rät Deutschland, sich auf Krieg mit Russland im Jahr 2027 vorzubereiten – Die Welt, 20/04/2025
Die Welt riferisce le affermazioni allarmanti di Ed Arnold, analista militare britannico, secondo cui la Germania e i suoi alleati europei dovrebbero prepararsi allo scenario di una guerra con la Russia entro il 2027. L’esperto – membro di un autorevole think tank strategico – ha partecipato a un forum sulla sicurezza a Berlino, invitando i governi occidentali a non abbassare la guardia dopo l’Ucraina, poiché Vladimir Putin potrebbe spostare la sua aggressività verso la NATO in pochi anni. Secondo Arnold, citato nell’articolo, Mosca sta riarmando e riorganizzando le proprie forze con l’orizzonte del 2027, quando ritiene che l’Occidente potrebbe essere distratto o indebolito. Per questo la Germania dovrebbe accelerare nei prossimi quattro anni il potenziamento della Bundeswehr: l’esperto parla esplicitamente di incrementare gli investimenti in difesa, rafforzare la presenza sul fianco est dell’Alleanza e predisporre piani di mobilitazione rapida. Die Welt contestualizza queste dichiarazioni con i recenti avvertimenti dei servizi di intelligence: nonostante le difficoltà incontrate dai russi in Ucraina, Putin non avrebbe rinunciato alla sua ambizione revisionista e potrebbe scegliere il confronto diretto con la NATO in futuro. L’eco delle parole di Arnold ha provocato dibattito in Germania: alcuni politici le considerano eccessivamente pessimistiche, altri le prendono come sprone per attuare la cosiddetta Zeitenwende (svolta storica) nella difesa annunciata dal governo. In ogni caso, conclude l’articolo, la mera eventualità di un conflitto NATO-Russia impone a Berlino una pianificazione seria – “sperare per il meglio, prepararsi al peggio” – specialmente ora che un autorevole osservatore internazionale indica una data precisa sul calendario delle minacce.
Colmare i ritardi: via al riarmo accelerato
Bundeswehr: Union und SPD machen Tempo bei der Aufrüstung – Handelsblatt, 22/04/2025). Il nuovo governo di grande coalizione CDU/CSU-SPD intende imprimere un’accelerazione decisa al potenziamento delle forze armate tedesche. Il Handelsblatt rivela che nel contratto di coalizione è previsto uno “Beschaffungsbeschleunigungsgesetz” – una legge per velocizzare gli acquisti militari – da approvare entro i primi sei mesi di governo. Questo piano straordinario mira a snellire le procedure burocratiche e a sbloccare rapidamente i fondi del fondo speciale da 100 miliardi stanziato dopo l’invasione russa dell’Ucraina. L’articolo sottolinea che negli ultimi anni la Bundeswehr ha sofferto lentezze estreme nell’ammodernamento: sistemi d’arma ordinati con anni di ritardo, munizioni insufficienti e vuoti negli organici. Ora, con la crescente pressione strategica, l’inedita alleanza tra cristiano-democratici e socialdemocratici sembra voler mettere da parte le divergenze del passato sulla difesa e “fare squadra” per rafforzare in tempi brevi le capacità militari nazionali. In concreto, il governo Merz punta a ridurre i tempi di gara e ad eliminare vincoli eccessivi: ad esempio, per l’acquisto di nuovi mezzi blindati o aerei non saranno più necessarie complesse approvazioni parlamentari caso per caso, ma si useranno procedure d’urgenza centralizzate. Inoltre, saranno incrementati i programmi di addestramento e richiamati più riservisti, in linea con la richiesta – condivisa dalla ministra della Difesa in pectore, Christine Lambrecht (SPD) – di avere una Bundeswehr pienamente operativa. Non manca qualche voce critica, osserva il quotidiano: alcuni temono che la fretta possa portare a scelte d’acquisto discutibili o a favorire l’industria bellica nazionale senza adeguato scrutinio. Tuttavia, il consenso prevalente è che “bisogna fare presto”: la sicurezza europea vive un momento delicato e la Germania non può più permettersi ritardi, pena il trovarsi impreparata a fronte di minacce sempre più concrete.
Allarme FAZ: volontariato insufficiente, servono misure drastiche
„Wer gewappnet sein will, muss jetzt anfangen...“ – Frankfurter Allgemeine Zeitung, 22/04/2025
In un duro editoriale, la Frankfurter Allgemeine Zeitung avverte che la linea scelta dalla coalizione sul servizio militare – un nuovo servizio volontario invece di ripristinare la leva – potrebbe rivelarsi inadeguata. Il quotidiano conservatore sostiene che “chi vuole essere pronto (alla difesa) deve cominciare ora a costruire caserme e formare istruttori”, perché puntare sulla sola volontarietà non garantirà l’aumento di truppe necessario “per essere bellicamente efficaci tra pochi anni”. La FAZ ricorda che anche la precedente coalizione “semaforo” (SPD-Verdi-FDP) aveva evitato scelte impopolari in materia di difesa, limitandosi a investimenti una tantum: i negoziatori di CDU e SPD, secondo l’editoriale, “non si sono spinti più in là” degli esitanti predecessori. Ma la realtà geopolitica – con la Russia aggressiva e gli Stati Uniti meno prevedibili – impone decisioni scomode. L’articolo cita il vice-capogruppo CDU Johann Wadephul, che prevede una svolta sulla leva entro fine anno, a riprova che il compromesso attuale potrebbe non reggere. La FAZ critica anche la sinistra, accusandola di non aver ancora tratto le dovute conseguenze dalla “Zeitenwende”: per decenni contraria alle spese militari e alla leva, parte della SPD e dei Verdi fatica ora ad accettare che una difesa efficace richiede anche misure impopolari. In conclusione, il giornale avverte che il richiamo a un dovere universale di difesa tornerà presto all’ordine del giorno: meglio prepararsi per tempo ad adottare soluzioni coraggiose, piuttosto che scoprirsi disarmati in un momento di emergenza.
Politica interna e questioni sociali
La missione rischiosa di Klingbeil alle Finanze
Lars Klingbeils riskante Mission – Frankfurter Allgemeine Zeitung, 20/04/2025)
La FAZ analizza la probabile nomina del leader socialdemocratico Lars Klingbeil a nuovo ministro delle Finanze nella nascente coalizione CDU-SPD. Pur non essendo ancora ufficiale (lo stesso Klingbeil mantiene il riserbo finché la base SPD non avrà votato sull’accordo di governo), la sua designazione viene data per quasi certa. L’articolo – firmato da Ralph Bollmann – evidenzia le sfide eccezionali che attendono Klingbeil, definendole una “missione rischiosa” per almeno due ragioni. Primo: dovrà gestire un bilancio federale in tempi di risorse scarse, dopo anni di spesa straordinaria (pandemia, crisi energetica) e con l’obbligo di rientrare nei limiti del “Debt Brake” costituzionale. Secondo: si troverà a far convivere sotto lo stesso tetto finanziario le visioni opposte di due partiti, l’austerità cara alla CDU/CSU e le promesse sociali del suo SPD. La FAZ ricorda che Klingbeil – politico giovane e più noto per questioni di difesa che di economia – avrà un compito persino più difficile di quello dei suoi predecessori: riconquistare la fiducia di partner internazionali e mercati, rassicurando al contempo la base SPD che i compromessi fatti (come accettare di non aumentare le tasse sui redditi alti) non tradiranno i valori socialdemocratici. Non a caso, riferisce il pezzo, finché l’esito del referendum interno SPD non sarà certo, Klingbeil eviterà dichiarazioni sulle politiche fiscali per non alimentare malumori tra gli iscritti. In sintesi, la FAZ dipinge Klingbeil come un equilibrista: se riuscirà a “dare un cambio di rotta alla politica finanziaria tedesca” senza spaccare la sua base, consoliderà il proprio ruolo di leader; in caso contrario, la sua nomina potrebbe diventare il primo tallone d’Achille del governo Merz.
“Ancora una volta a spese dei giovani”
Schon wieder auf Kosten der Jungen – Die Zeit, 10/04/2025)
Pur precedendo di poco l’intervallo temporale considerato, questo commento della Zeit ha influenzato il dibattito successivo sul patto di coalizione CDU-SPD, soprattutto tra le file dei più giovani. L’autrice Tina Groll denuncia come il nuovo accordo di governo garantisca generosi benefici ai baby boomer (in particolare la conferma del livello minimo delle pensioni al 48% fino al 2031) scaricandone i costi sulle generazioni più giovani. In parole semplici: la “Garanzia pensionistica” per i più anziani sarà pagata dai lavoratori attuali e futuri con contributi destinati ad aumentare e senza un pari investimento in riforme strutturali. “Non poteva essere più iniquo”, scrive Groll con tono tagliente, notando che nel contratto di coalizione non compare alcuna misura efficace per equilibrare l’onere tra le generazioni. Viene citato anche il tema della cosiddetta Aktiv-Rente, un bonus per chi continua a lavorare dopo l’età pensionabile, che secondo la commentatrice favorirebbe soprattutto i boomer con carriere lunghe, mentre nulla viene fatto per migliorare la previdenza integrativa dei più giovani. La critica di Die Zeit è stata rilanciata dai movimenti giovanili dei partiti: i Jusos (giovani SPD) hanno ripreso l’argomento, definendo la parte previdenziale dell’accordo un “grosso favore agli anziani” a discapito dei ragazzi. In sostanza, il pezzo anticipa un malcontento generazionale: “ora come ora, saranno i millennial e la Gen Z a pagare il conto”, una valutazione che ha alimentato le richieste di modifiche al testo finale del patto di governo per inserire maggiori tutele per i giovani lavoratori.
“Fallo da espulsione”: i giovani SPD bocciano l’accordo di governo
„Grobes Foul“ – Juso-Bundesspitze lehnt Koalitionsvertrag ab – Handelsblatt, 21/04/2025)
La leadership nazionale dei Jusos – l’organizzazione giovanile della SPD – ha annunciato ufficialmente la propria “Bocciatura” del contratto di coalizione con la CDU/CSU). Lo riferisce il Handelsblatt, riportando le parole del Juso-Chef Philipp Türmer: “Il nostro verdetto è di rifiuto. Servirebbero correzioni nette perché noi si possa dire sì”. I giovani socialdemocratici giudicano l’accordo troppo spostato a destra su diversi fronti: politiche del lavoro e sociali restrittive, un inasprimento sull’asilo e la migrazione non condiviso eccessivamente, e soprattutto troppe vaghezze sul finanziamento delle misure promesse (“tutto sotto riserva di bilancio” viene definito il patto). Il giornale sottolinea come ciò renda il referendum tra gli iscritti SPD – in corso fino al 29 aprile – una vera “partita al cardiopalma”: la base del partito è chiamata a ratificare o respingere l’accordo e la presa di posizione dei Jusos potrebbe influenzare migliaia di voti interni. La CDU, dal canto suo, non ha previsto un voto degli iscritti (decisione criticata dal pezzo come poco democratica), ma – nota il Handelsblatt – un caso curioso viene da Berlino: la sezione locale della CDU ha deciso unilateralmente di consultare i propri tesserati sul contratto, un “Alleingang” (iniziativa isolata) provocatorio che ha creato attrito con la direzione nazionale del partito. In conclusione, l’articolo dipinge un quadro di tensione: la grande coalizione nascente, seppur sostenuta dai vertici, affronta resistenze interne non trascurabili. Il “grobes Foul” (fallo grossolano) denunciato dai Jusos è un monito per Merz e Klingbeil: imporre un programma di governo senza il convincimento delle rispettive basi potrebbe rivelarsi un errore strategico dalle conseguenze durature sulla tenuta dell’esecutivo.
Palmer riaccende le polemiche sul Bürgergeld
Boris Palmer legt nach – Familie erhielt… mehr als 7000 Euro Bürgergeld – Die Welt, 24/04/2025
Il sindaco di Tubinga, Boris Palmer (espulso dai Verdi lo scorso anno), è tornato al centro delle discussioni nazionali dopo aver rivelato un caso limite nel sistema di welfare tedesco. Come riporta Die Welt, Palmer ha dichiarato che una famiglia di rifugiati residente nella sua città ha percepito oltre 7000 euro in un solo mese di Bürgergeld (il reddito di cittadinanza tedesco) sommando varie prestazioni. Questo dato, reso pubblico durante un talk show e poi rilanciato sui social, ha scatenato reazioni contrastanti. Da un lato, esponenti conservatori e della destra l’hanno preso a bandiera per chiedere un giro di vite: per la CDU e l’AfD, un sussidio così elevato sarebbe “un’assurdità che disincentiva il lavoro” e confermerebbe la necessità delle stretta al Bürgergeld prevista nel nuovo accordo di coalizione. Dall’altro lato, esponenti di sinistra e associazioni di welfare accusano Palmer di fare sensazionalismo: il caso da lui citato comprenderebbe arretrati e aiuti straordinari (per un nucleo numeroso), quindi non rappresentativo. La vicenda assume anche una dimensione etnica: Palmer ha parlato di “famiglia siriana”, alimentando discussioni sull’integrazione dei rifugiati. Die Welt sottolinea come Palmer – noto per le sue provocazioni – con questo “rilancio” (legt nach) sia riuscito di nuovo a orientare l’agenda: proprio mentre il governo si appresta a riformare il Bürgergeld, episodi simili aumentano il consenso verso misure più restrittive, come l’introduzione di carte prepagate vincolate per gli acquisti dei beneficiari (tema discusso nel contratto di coalizione). L’articolo conclude che, al di là del merito specifico, la sortita di Palmer ha evidenziato la sensibilità sociale attorno al sistema di sostegno: c’è chi lo vede come necessario scudo contro la povertà e chi come un meccanismo con falle ed eccessi da correggere urgentemente.
Minacce ai politici: il passo indietro di Kühnert
Nach Abschied aus Politik: Kühnert begründet Rücktritt mit Angst um Sicherheit – Tagesspiegel, 23/04/2025)
Kevin Kühnert, ex segretario generale della SPD e figura di spicco della sinistra tedesca, ha rivelato pubblicamente le ragioni personali dietro la sua decisione di abbandonare la politica attiva. In un’intervista al settimanale Die Zeit, ripresa dal Tagesspiegel, Kühnert confessa di aver maturato il ritiro anche a causa della crescente paura per la propria sicurezza personale. Negli ultimi anni, spiega l’ex dirigente (34 anni), aveva accumulato minacce e aggressioni verbali: “La mia linea rossa è dove nell’aria si sente odore di violenza”, ha dichiarato, alludendo ad episodi concreti come l’essere stato intimidito in tram da estremisti di destra. Kühnert sottolinea di non avere lasciato la politica “per paura di qualche neonazista”, bensì per il crescente dubbio che la società tedesca nel suo insieme non stia reagendo con sufficiente fermezza all’aumento di violenza contro i rappresentanti democratici. Il Tagesspiegel ricorda che Kühnert si era dimesso a sorpresa dalla carica di segretario SPD già nell’ottobre 2024 (ufficialmente per motivi di salute), e non si era ricandidato al Bundestag nelle elezioni anticipate di quell’anno. Solo ora emerge questo retroscena inquietante: insulti pesanti, tentativi di aggressione fisica, danni alla proprietà privata – un clima d’odio che l’ha portato a dubitare, parole sue, della “tenuta difensiva” della nostra democrazia di fronte all’estremismo. L’articolo menziona anche un aspetto privato svelato nell’intervista: Kühnert, omosessuale dichiarato, ha trovato sostegno nel suo compagno (un iscritto FDP) nel rivalutare l’importanza del rispetto reciproco tra avversari politici. In definitiva, la vicenda Kühnert lancia un segnale d’allarme: l’escalation di minacce ai politici – di ogni schieramento – sta avendo conseguenze reali sulla partecipazione democratica, spingendo figure giovani e promettenti a farsi da parte. Una questione di sicurezza che i partiti non possono più ignorare, conclude il Tagesspiegel, se vogliono evitare che il dibattito pubblico venga avvelenato dalla paura.
Questioni economiche e finanziarie
Stagnazione zero: di chi è la colpa?
„Null-Wachstum“ – die deutsche Wirtschaft rutscht in die Bedeutungslosigkeit – WELT, 24/04/2025
L’economia tedesca si trova di fatto in stagnazione e si moltiplicano le analisi sulle cause di questa fase prolungata di debolezza. Die Welt evidenzia lo scontro di narrazioni emerso negli ultimi giorni. Il ministro verde Robert Habeck ha attribuito il “nulla di crescita” principalmente ai fattori esterni, definendo la guerra commerciale innescata dai dazi di Trump come un freno decisivo. Ma questa lettura è contestata da economisti come Veronika Grimm, secondo cui la crisi tedesca è anzitutto “fatta in casa” – frutto di problemi strutturali irrisolti da anni. L’articolo riporta che l’istituto Ifo e altri centri studi hanno rivisto al ribasso le stime sul PIL 2025, indicando per la Germania una crescita attorno allo 0%, fanalino di coda tra i Paesi industrializzati. Questi dati alimentano il timore che la prima economia europea stia scivolando verso l’irrilevanza (“Bedeutungslosigkeit”). La Welt sottolinea alcuni indicatori preoccupanti: investimenti esteri in calo, produzione industriale stagnante malgrado la ripresa altrove, export frenato dalla concorrenza cinese e dai costi energetici elevati in patria. Gli imprenditori tedeschi, intervistati dal giornale, lamentano soprattutto la burocrazia e la lentezza delle riforme – campanelli d’allarme ignorati dalla politica. Mentre Habeck spera che con la fine dell’era Trump e una distensione commerciale l’economia possa ripartire, molti esperti avvertono che senza interventi interni coraggiosi (dalla digitalizzazione della pubblica amministrazione al taglio delle tasse su lavoro e imprese) la Germania rischia un declino relativo. In sintesi, il pezzo dipinge un quadro di crescente autocritica nella classe dirigente tedesca: il “zero virgola zero” di crescita non può essere spiegato solo con Trump o Putin – è un segnale che qualcosa di più profondo va ripensato nel Modell Deutschland, prima che la perdita di peso economico diventi permanente.
Germania ultima per crescita: allarme FMI
Die Dramatik der IWF-Zahlen ist kaum zu überschätzen – Handelsblatt, 18/04/2025
Il Handelsblatt, esaminando i nuovi dati del Fondo Monetario Internazionale, lancia un monito severo: la drammaticità delle cifre per l’economia tedesca “è difficile da esagerare”. Anche se presentati pochi giorni prima del periodo in esame, i numeri FMI hanno dominato il dibattito nella settimana successiva. Per il 2025 la Germania risulta di nuovo fanalino di coda nella crescita internazionale: secondo il FMI sarà l’unico grande Paese con crescita praticamente nulla, mantenendo il triste primato di “ultima in classifica” già avuto nel 2023 e 2024. L’analisi del quotidiano finanziario individua vari fattori dietro questa performance deludente. Sul fronte interno: investimenti pubblici e privati ancora insufficienti, produttività stagnante e un mercato del lavoro rigido in alcuni settori chiave. Sul fronte esterno: la debole domanda globale e le tensioni commerciali penalizzano l’export tedesco – tradizionale motore di crescita – più che altrove. Il Handelsblatt nota con preoccupazione che il rallentamento non è congiunturale ma strutturale: “il malato d’Europa”, epiteto che negli anni 2000 fu usato per Germania e poi dimenticato nei successi del decennio scorso, rischia di tornare di moda. Alcuni economisti citati parlano della necessità di un “nuovo miracolo economico” fatto di innovazione e riforme, altrimenti l’economia tedesca rischia di perdere peso nel mondo multipolare. Il commento conclusivo – quasi un appello – è rivolto al nascente governo: i dati del FMI suonano come un campanello d’allarme che Berlino non può permettersi di ignorare, se non vuole consegnare ai posteri un Paese fermo mentre gli altri corrono.
Clima di fiducia: segnali positivi malgrado le turbolenze
Deutsche Wirtschaft stellt sich wegen Zollstreit „auf Turbulenzen“ ein – Zeit Online, 24/04/2025)
Un barlume di ottimismo arriva dall’indice Ifo di aprile: come riferisce Die Zeit, la fiducia delle imprese tedesche è leggermente migliorata per il quarto mese consecutivo. L’Ifo-Geschäftsklimaindex è salito a 86,9 punti (da 86,7 di marzo), toccando il valore più alto dall’estate 2023. Le aziende valutano un po’ meglio la situazione attuale, soprattutto nei servizi (in particolare nel settore alberghiero e della ristorazione, favorito dalla fine delle restrizioni pandemiche) e nell’edilizia, dove il clima d’affari risulta ai massimi da quasi due anni. Klaus Wohlrabe, economista dell’istituto Ifo, attribuisce il morale migliore nel comparto edile anche alle prospettate nuove infrastrutture pubbliche previste dalla prossima coalizione di governo. Tuttavia, l’articolo della Zeit – basato in parte su fonti Reuters – nota che l’orizzonte rimane incerto: le aspettative per i mesi futuri sono più pessimistiche, con le aziende tedesche che si preparano a possibili “turbolenze” dovute al perdurante scontro commerciale tra USA e Cina e alle minacce di nuovi dazi di ritorsione. In particolare, gli esportatori manifatturieri restano cauti: il conflitto tariffario inasprito dall’amministrazione Trump (“Zollstreit”) li rende guardinghi, timorosi di nuovi ostacoli sui mercati esteri. In definitiva, la Zeit traccia un quadro sfumato: l’economia tedesca mostra una certa resilienza psicologica – segno che molti imprenditori confidano nelle misure di stimolo annunciate e nella capacità di adattamento – ma l’incertezza internazionale permane elevata. “La Germania si prepara alle turbolenze”, sintetizza il titolo, suggerendo che il miglioramento del clima non implica affatto che la rotta sia libera da scossoni: la prudenza resta d’obbligo, perché molto dipenderà dall’evoluzione delle dispute commerciali globali e dalle prime mosse del nuovo esecutivo in materia economica.
Inflazione in calo: spiragli per la politica monetaria
Inflationsrate bei +2,2 % im März 2025 – FAZ.NET/Destatis, 14/04/2025
L’inflazione tedesca continua a rallentare, avvicinandosi all’obiettivo del 2% fissato dalla Banca Centrale Europea. Come riportato dalla FAZ citando i dati ufficiali Destatis, a marzo 2025 l’indice dei prezzi al consumo è aumentato solo del +2,2% rispetto all’anno precedente, in netto calo rispetto ai tassi ben superiori al 7-8% registrati nel 2022. Questo raffreddamento dei prezzi – dovuto principalmente alla discesa dei costi energetici e alla stabilizzazione delle filiere di approvvigionamento – sta avendo effetti sulle decisioni di politica monetaria. Il 10 aprile, per la prima volta dopo due anni, la BCE ha deciso di tagliare i tassi di interesse di 0,25 punti, segnalando che il suo lavoro nel domare l’inflazione è quasi compiuto. La notizia è stata accolta positivamente dagli operatori economici: tassi più bassi significano credito meno costoso per imprese e famiglie, un potenziale stimolo alla crescita. La FAZ osserva che la Germania beneficia particolarmente di questa inversione di rotta sui prezzi, essendo un Paese di risparmiatori e di industrie energivore. Tuttavia, permangono alcune pressioni: l’“inflazione di fondo” (al netto di cibo ed energia) rimane intorno al 2,4%, segno che alcuni rincari – ad esempio nei servizi – si stanno consolidando. Gli analisti citati avvertono quindi che la lotta all’inflazione non è finita, ma certo lo scenario odierno è molto diverso da quello di un anno fa, quando i prezzi correvano senza freni. Per i consumatori tedeschi significa un graduale recupero del potere d’acquisto: basti pensare che i generi alimentari, pur ancora rincarati del +4% su base annua, sono ben lontani dai picchi del +20% visti nel 2022. Se questa tendenza dovesse proseguire, concludono gli esperti, la Germania potrebbe tornare a un’inflazione “normale” attorno al 2% già entro la fineentro la fine dell’anno corrente, consentendo così alla BCE di continuare gradualmente ad allentare la stretta monetaria senza rischiare nuovi surriscaldamenti.
Tecnologia, impresa e innovazione
Bruxelles multa Big Tech: prime sanzioni del Digital Markets Act
EU-Kommission verhängt Hunderte Millionen Euro Strafe gegen Apple und Facebook – Süddeutsche Zeitung, 23/04/2025
La Commissione Europea ha inflitto le prime maxi-multe nell’ambito del nuovo regolamento sui mercati digitali (DMA), colpendo due colossi statunitensi. Come riporta la SZ, Apple dovrà pagare 500 milioni di euro e Meta (Facebook) 200 milioni per violazioni delle regole sulla concorrenza digitale. In base al DMA – entrato in vigore a inizio anno – le big tech designate come “gatekeeper” devono garantire equo accesso alle loro piattaforme e interoperabilità: la Commissione ha accertato che Apple limita sistemi di pagamento alternativi sul suo App Store, mentre Meta ostacola servizi concorrenti sulle sue piattaforme social. La decisione di Bruxelles è politicamente delicata: arriva in un clima di rinnovate tensioni transatlantiche, con Washington che potrebbe leggere queste sanzioni come un affronto. Non a caso, spiega l’articolo firmato da Jan Diesteldorf, la Commissione aveva più volte rinviato il verdetto per prudenza. Il segnale tuttavia è chiaro: l’Europa intende applicare con fermezza le sue regole antitrust nel digitale, anche a costo di irritare gli Stati Uniti. Le multe, relativamente contenute (lo 0,5% circa del fatturato annuo di Apple), sono state volutamente mantenute basse essendo il primo caso sotto la nuova legge. Ora i giganti sanzionati avranno 60 giorni per conformarsi alle richieste UE – pena ulteriori provvedimenti. La SZ sottolinea che questa è una vittoria per la commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager, artefice del DMA, e segna l’inizio di una fase di vigilanza più dura sui colossi tech in Europa. Apple ha annunciato ricorso, mentre Meta si è detta “in disaccordo” ma pronta a collaborare. La notizia delle multe, conclude il pezzo, è stata accolta con favore dalle startup europee e dagli sviluppatori indipendenti, che sperano in un ecosistema digitale più aperto e competitivo grazie all’azione regolatoria dell’UE.
Auto tedesche in crisi d’identità in Cina
Können BMW, Mercedes & Co. wirklich noch mit BYD mithalten? – Frankfurter Allgemeine Zeitung, 18/04/2025
Sulle pagine FAZ si analizza la difficile posizione dei costruttori tedeschi di auto di fronte all’avanzata cinese nel settore. Il reportage, firmato dagli inviati Christian Müßgens e Gustav Theile al Salone dell’Auto di Shanghai, dipinge i big di Germania – BMW, Mercedes-Benz, Volkswagen – come “viziati a lungo” dal successo e ora in crisi di identità sul più grande mercato del mondo. Mentre i marchi europei rincorrono l’elettrico a fatica, rivali cinesi come BYD, Nio o Xpeng lanciano modelli innovativi a prezzi competitivi, conquistando fette crescenti di pubblico locale. La domanda provocatoria nel titolo (“possono ancora tenere il passo con BYD?”) trova risposte preoccupanti nelle parole di manager e analisti: le quote di mercato dei tedeschi in Cina sono scese ai minimi storici, e le loro auto elettriche faticano a competere in autonomia, software e caratteristiche tecniche di avanguardia. La FAZ riporta che allo stand BYD – oggi primo produttore mondiale di veicoli a nuova energia – c’è ottimismo nel prevedere il sorpasso definitivo sull’alleanza Volkswagen entro pochi anni. I dirigenti tedeschi, dal canto loro, appaiono divisi tra l’ammettere il ritardo accumulato e il rivendicare la qualità superiore dei propri brand. Un dirigente BMW confessa che “essere secondi in Cina non è un’opzione” e annuncia investimenti aggiuntivi in ricerca locale. Un elemento chiave emerso a Shanghai è la forte integrazione di tecnologia e servizi nei modelli cinesi: BYD presenta robocar con infotainment avanzati, partnership con aziende high-tech e adattamenti rapidi ai gusti dei consumatori cinesi – ambiti in cui i tedeschi scontano lentezza. L’articolo sottolinea che il governo di Pechino sostiene attivamente i campioni nazionali con sussidi e protezionismo, rendendo la vita ancora più dura agli stranieri. In definitiva, la FAZ suggerisce che i produttori tedeschi devono reinventarsi radicalmente (più software, più auto elettriche pensate “su misura” per la Cina) se vogliono sopravvivere nel mercato auto globale del futuro dominato dalla spinta innovativa cinese.
Volkswagen lancia i taxi-robot entro l’anno
VW will Robotaxis noch dieses Jahr auf die Straße bringen – Die Welt, 24/04/2025
Die Welt riferisce che il gruppo Volkswagen è pronto a testare su strada i suoi primi taxi a guida completamente autonoma già entro la fine del 2025. Si tratta di una flotta di van elettrici ID.Buzz appositamente equipaggiati (il progetto “AD” di VW) che dovrebbero debuttare come robo-taxi inizialmente a Monaco di Baviera e Amburgo. L’iniziativa – sviluppata dalla consociata Volkswagen Nutzfahrzeuge in collaborazione con l’americana Argo AI – ha ricevuto il via libera normativo per operare in zone urbane delimitate. Secondo quanto dichiarato da Christian Senger, responsabile della guida autonoma di VW, i veicoli hanno raggiunto un livello di affidabilità tale da poter circolare senza conducente di sicurezza a bordo, monitorati da centri operativi remoti. “Non accettare mai un no” è il motto che avrebbe guidato gli ingegneri, citato dalla testata riguardo all’approccio tenace nel superare gli ostacoli tecnici e normativi. Il servizio di robo-taxi funzionerà tramite app: i passeggeri potranno chiamare l’ID.Buzz autonomo e pagare una tariffa leggermente inferiore a quella dei taxi tradizionali. Die Welt osserva che Volkswagen è il primo costruttore europeo a portare su strada questa tecnologia, cercando di recuperare il terreno su Waymo (Google) e Cruise (GM), che operano già taxi senza pilota in alcune città USA. Il debutto, se confermato nei tempi annunciati, rappresenterebbe un’importante pietra miliare nell’innovazione per l’industria tedesca, proiettando Volkswagen in una nuova era di servizi di mobilità autonoma. Restano alcune sfide: l’accettazione da parte del pubblico e la gestione della sicurezza in caso di situazioni impreviste. Ma la Casa di Wolfsburg appare fiduciosa: i test preliminari condotti con autista di backup non hanno registrato incidenti, e la domanda dei clienti per provare i taxi autonomi – riferisce il quotidiano – è già molto alta nelle città pilota.
Pompe di calore: ostacoli nonostante incentivi record
Hohe Förderung, niedrige Strompreise? Selbst dann könnte der Wärmepumpen-Erfolg ausbleiben – Die Welt, 24/04/2025
Mentre la Germania si prepara alla cosiddetta “Heizungswende” – la transizione dai riscaldamenti a gas e petrolio alle tecnologie pulite – Die Welt mette in guardia: persino con generosi incentivi statali e bollette elettriche più basse, il passaggio massiccio alle pompe di calore potrebbe non decollare come previsto. L’analisi prende spunto dalle misure discusse dal nuovo governo: contributi pubblici elevati (fino al 50% del costo) per chi installa pompe di calore e riduzione dei sovrapprezzi sull’elettricità “verde” destinata al riscaldamento. Nonostante ciò, vari esperti energetici e associazioni di categoria, citati nel pezzo, segnalano possibili ostacoli. Primo fra tutti, la carenza di manodopera specializzata: installare centinaia di migliaia di pompe di calore all’anno richiede idraulici e tecnici qualificati in numero molto superiore all’attuale, e le aziende del settore faticano a trovare personale. Secondo ostacolo, l’infrastruttura elettrica: una diffusione massiccia di questi impianti aumenterà fortemente il carico sulle reti locali di distribuzione – se non si potenziano i trasformatori e i cavi nei quartieri residenziali, c’è il rischio di blackout o di dover razionare l’uso contemporaneo delle pompe in inverno. Il giornale ricorda poi che molte abitazioni vecchie necessitano prima di opere di isolamento e ammodernamento termico: senza queste, la sola pompa di calore risulta inefficiente e costosa. Il governo ha promesso di semplificare le autorizzazioni edilizie e formare nuovi artigiani, ma i tempi stringono: dal 2026 (come eredità del precedente esecutivo) entrerà in vigore il divieto quasi totale di nuove caldaie a gas. Die Welt conclude che, sebbene le pompe di calore siano al centro della strategia climatica tedesca, il loro successo non è affatto garantito. Servirà non solo stanziare fondi (cosa già fatta) ma rimuovere colli di bottiglia pratici: formare migliaia di installatori, rafforzare la rete elettrica e convincere i cittadini, alcuni dei quali – specialmente nei condomìni – guardano ancora con scetticismo a questa tecnologia. In mancanza di ciò, la rivoluzione verde del riscaldamento rischia di procedere a rilento, lasciando la Germania lontana dagli obiettivi di decarbonizzazione degli edifici.
“No Mercy”: il videogioco dello stupro sconvolge la Germania
„Akzeptiere niemals ein Nein“ – warum das Vergewaltigungsspiel „No Mercy“ alle angeht – Die Welt, 24/04/2025
Un caso inquietante di cronaca tecnologica ha acceso il dibattito etico in Germania: si tratta di “No Mercy”, un cosiddetto rape game online il cui obiettivo per il giocatore è commettere violenze sessuali. Die Welt, in un commento dal titolo esplicito, spiega “perché riguarda tutti” la presenza di un simile gioco, emerso su piattaforme underground e rapidamente diffuso tramite link anonimi. Lo slogan interno del gioco – “non accettare mai un no” – ne riassume l’orribile contenuto. L’articolo riferisce che il fenomeno è venuto alla luce grazie a denunce di associazioni per i diritti delle donne, sconvolgendo l’opinione pubblica e il mondo politico. Il ministro della Giustizia Marco Buschmann ha definito “No Mercy” “un’aberrazione disumana” e ha ordinato alle autorità di perseguire creatori e diffusori per apologia di reato e istigazione alla violenza. La polizia postale tedesca, con l’aiuto di Interpol, sta cercando di oscurare i server all’estero su cui gira il gioco, ma il compito è complesso data la natura anonima della rete su cui circola. Die Welt sottolinea che, al di là dell’episodio in sé, la vicenda ha rilanciato interrogativi sulla responsabilità delle piattaforme digitali: se un contenuto del genere è riuscito a proliferare, è anche per via di spazi online privi di controllo e moderazione. Il commentatore avverte che minimizzare questi “giochi” come semplici provocazioni sarebbe un errore: essi contribuiscono a normalizzare la violenza e l’odio. Si cita l’opinione di uno psicologo: l’immersività del medium videoludico può amplificare l’assuefazione all’idea dello stupro. Da qui l’appello finale: “ci riguarda tutti”, perché la società nel suo insieme – genitori, educatori, sviluppatori di videogiochi mainstream – deve prendere posizione e promuovere una cultura digitale rispettosa. Solo una ferma condanna collettiva e azioni legali decise – conclude Die Welt – potranno impedire che simili prodotti trovino spazio, proteggendo soprattutto i più giovani dall’essere esposti a messaggi di brutale disumanità.