Rassegna della stampa tedesca #125
Quello che segue è il Monitoraggio della stampa tedesca, curato dalla redazione di Stroncature, su commissione della Fondazione Hanns Seidel Italia/Vaticano. Il monitoraggio ha cadenza settimanale ed è incentrato sui principali temi del dibattito politico, economico e sociale in Germania. Gli articoli sono classificati per temi.
Stroncature produce diversi monitoraggi con taglio tematico o geografico personalizzabili sulla base delle esigenza del committente.
Analisi e commenti
Pistorius: “Putin non vuole ancora la pace”
Pistorius über Ukraine: „Putin will noch immer keinen Frieden“
Il ministro della Difesa Boris Pistorius, confermato nel nuovo governo, ha ribadito che la Germania deve prepararsi a un’epoca di minaccia persistente e ha avvertito che Vladimir Putin non ha alcuna reale intenzione di avviare negoziati di pace. In un’intervista ha confermato l’intenzione del governo di introdurre entro il 2026 un nuovo servizio militare volontario, con la prospettiva di renderlo obbligatorio in caso di necessità. L’obiettivo è aumentare il personale militare di 100.000 unità in tre anni, includendo riserve riattivate e nuovi coscritti. Pistorius riconosce i limiti strutturali del sistema attuale e l’urgenza di rafforzare la Bundeswehr anche sul piano industriale e infrastrutturale. Sull’eventuale presenza di truppe tedesche in Ucraina in futuro, non esclude un impiego se vi sarà un mandato collettivo di NATO, ONU o UE.
Ha inoltre precisato che il “nucleo” della deterrenza nucleare europea resta affidato agli Stati Uniti, respingendo ipotesi alternative. Sul piano finanziario, Pistorius evita cifre per il bilancio 2026, ma conferma l’impegno ad aumentare gli stanziamenti. Riguardo all’assistenza militare all’Ucraina, sostiene che la Germania resterà uno dei principali fornitori europei, privilegiando sistemi come IRIS-T per la difesa aerea. Rispetto alla possibilità di confiscare i fondi russi congelati, ammette l’attrattiva politica della misura, ma evidenzia gli ostacoli giuridici. Sulla questione Taurus, nega che i missili da crociera facciano parte delle consegne previste, invocando una strategica ambiguità. Il ministro conferma che ogni decisione futura sull’impiego di truppe tedesche dipenderà da un mandato formale e che attualmente non ci sono le condizioni per parlarne.
La Bundeswehr in Lituania segna la fine delle illusioni su Mosca
Bundeswehr in Litauen: Das Ende der Illusionen über Russland
Con la frase “la difesa di Vilnius è la difesa di Berlino”, pronunciata durante la cerimonia di insediamento della Brigata 45 a Vilnius, il cancelliere Friedrich Merz ha sintetizzato un cambiamento di paradigma nella politica tedesca verso la Russia. La Germania prende finalmente atto della natura aggressiva e revisionista del regime di Putin, abbandonando la vecchia illusione che si potessero costruire rapporti di cooperazione stabile con Mosca. A differenza della missione in Afghanistan, quella in Lituania non è un’operazione asimmetrica in un contesto culturale e istituzionale instabile, ma una missione di difesa collettiva in un paese europeo, democratico e storicamente vicino alla Germania.
La decisione di dislocare stabilmente unità tedesche in Lituania rappresenta una svolta concreta: non più rotazioni simboliche ma presenza continua, lungo un confine che dista solo quaranta chilometri dalla Bielorussia e ottocento da Berlino. È il riconoscimento che la minaccia russa è diretta, prossima e strutturale. A Vilnius, Merz ha anche sottolineato quanto la politica tedesca del passato abbia tardato a trarre le dovute conclusioni, nonostante segnali evidenti già dieci anni fa. Oggi la Germania assume una nuova postura di deterrenza, consapevole che la propria sicurezza passa anche dal rafforzamento del fianco orientale dell’Alleanza Atlantica.
Politica estera tedesca: liberarsi dalla dipendenza dagli Stati Uniti
Unabhängig werden von Amerika
Il governo tedesco continua a confidare eccessivamente nel sostegno degli Stati Uniti, nonostante il nuovo ciclo politico americano mostri segnali opposti. La retorica e la condotta di Donald Trump, in particolare sull’Ucraina, rivelano che Washington non è più un partner affidabile e sicuro. Il ministro degli Esteri Johann Wadephul ha dichiarato di non aver mai dubitato del sostegno americano, ma i fatti contraddicono tale certezza. Trump interpreta l’America come una potenza che deve ridurre i suoi impegni esterni e considera anche l’UE una concorrente. La politica estera americana riflette un riposizionamento strutturale nella nuova realtà multipolare, dove la Cina, la Russia e altri attori regionali influenzano in modo crescente gli equilibri globali.
La Germania deve trarne le conseguenze e agire di conseguenza: collaborare con gli Stati Uniti dove possibile, ma costruire progressivamente una capacità autonoma europea. Questo implica il rafforzamento della difesa, il ripristino della competitività economica e la costruzione di nuove alleanze. Anche nella questione nucleare, l’offerta francese di ospitare armamenti strategici in Europa va presa in considerazione. Un’Europa più autonoma non rappresenta una rottura con Washington, ma una maturazione necessaria. La Germania deve assumersi la responsabilità di ciò che l’integrazione occidentale le ha garantito per decenni: sicurezza, stabilità e libertà, oggi da preservare con strumenti propri.
Merz in Lituania: “Difendere Vilnius significa difendere Berlino”
„Der Schutz von Vilnius ist der Schutz von Berlin“
Durante la cerimonia ufficiale di insediamento della Brigata tedesca a Vilnius, il cancelliere Friedrich Merz ha riaffermato l’impegno della Germania per la sicurezza dell’Europa orientale. La presenza permanente di circa 5000 soldati tedeschi in Lituania rappresenta un segnale politico e strategico, sia verso i partner della NATO sia verso Mosca. La brigata, i cui primi reparti sono già operativi, sarà pienamente dispiegata entro il 2027. La Lituania fornirà infrastrutture logistiche, alloggi e servizi, mentre Germania, Paesi Bassi e Norvegia contribuiranno con le unità combattenti. Il ministro della Difesa Boris Pistorius, promotore del progetto sin dal 2023, considera la brigata il fulcro del rafforzamento della Bundeswehr.
Il discorso di Merz ha sottolineato l’importanza di una difesa comune europea, soprattutto in un momento in cui l’impegno degli Stati Uniti appare incerto. Dopo il colloquio telefonico con Donald Trump, l’impressione è che Washington possa ritrarsi dal sostegno attivo all’Ucraina. Merz ha proposto la convocazione di incontri tecnici con i negoziatori americani per mantenere gli Stati Uniti coinvolti. Ha anche riaffermato la disponibilità della Germania a destinare il 5% del PIL alla difesa, seguendo la proposta del Segretario generale della NATO Rutte. Tuttavia, rimane il dubbio sull’impatto reale di questi segnali a Washington. Merz ha concluso il suo intervento ribadendo che la libertà dell’Europa va difesa senza esitazioni, ovunque essa venga minacciata.
“Se i russi arrivano, nessuno sarà risparmiato”
„Wenn die Russen kommen, wird niemand verschont“
La ministra della Difesa lituana Dovilė Šakalienė descrive la NATO come una famiglia disfunzionale ma necessaria, sottolineando che la minaccia russa è reale e imminente. Secondo Šakalienė, la Russia non ha mai rinunciato alla propria agenda imperiale e si sta preparando a un confronto militare con l’Occidente, con il numero di soldati previsto a 1,5 milioni entro la fine dell’anno e una produzione bellica sostenuta da Cina e Corea del Nord. La Lituania ha già reintrodotto la leva obbligatoria, aumentato il bilancio per la difesa fino al 6% del PIL e prevede una modernizzazione completa delle proprie forze armate entro il 2030. Per Vilnius, ogni compromesso con Mosca equivale a un errore storico, come dimostrato dai precedenti con Hitler e Stalin.
Šakalienė ritiene che un eventuale cessate il fuoco in Ucraina accelererebbe il rischio di aggressione da parte della Russia contro i Paesi baltici. La presenza militare tedesca, con 5000 soldati che saranno dislocati in Lituania dal 2027, è percepita come un pilastro psicologico e strategico. La ministra ha inoltre difeso l’uscita della Lituania dalla Convenzione di Ottawa, ritenendo necessario l’impiego di mine antiuomo per deterrenza. Ricorda la storia familiare della repressione sovietica e mette in guardia costanza della brutalità russa. Per lei, la difesa del confine baltico coincide con la difesa della libertà europea.
Dopo la telefonata con Putin, l’Europa resta sola
Nach dem Telefonat mit Putin: Europa steht wieder allein da
Inizialmente sembrava che Stati Uniti ed Europa fossero uniti nel pretendere una tregua in Ucraina: Donald Trump aveva chiesto una cessazione incondizionata delle ostilità per trenta giorni, minacciando nuove sanzioni, e i principali leader europei – Merz, Macron, Starmer e Tusk – avevano sostenuto l’iniziativa. Tuttavia, dopo una conversazione diretta tra Trump e Putin, la posizione americana è cambiata radicalmente. Il presidente statunitense ha elogiato le opportunità commerciali con la Russia e non ha più menzionato né la tregua né le sanzioni. L’Alto Rappresentante dell’UE, Kaja Kallas, ha ribadito la necessità di pressioni reali, lamentando che finora non si è visto alcun effetto concreto da parte americana. Nel frattempo, l’UE ha approvato il 17º pacchetto di sanzioni, con misure limitate, tra cui l’inclusione di circa 200 navi della cosiddetta “flotta ombra” russa.
La Commissione Europea prepara ora un 18º pacchetto, che dovrebbe includere nuove misure sul tetto del prezzo del petrolio, un divieto simbolico alle forniture di gas attraverso Nord Stream e ulteriori restrizioni al settore finanziario russo. Tuttavia, l’efficacia resta incerta. Le misure più incisive, come dazi statunitensi sui paesi terzi che acquistano petrolio russo, sono ancora in discussione al Congresso americano, e non è chiaro se Trump le sosterrà. La Commissione cerca inoltre di superare eventuali veti di Ungheria e Slovacchia adottando le nuove norme come decisioni in materia energetica, approvabili a maggioranza qualificata. Sul piano militare, l’Europa ha promesso 23 miliardi di euro di aiuti all’Ucraina nel 2025, ma permangono difficoltà nel reperire munizioni e fondi. La distanza tra le promesse e le forniture reali rischia di rendere l’Europa l’unico garante effettivo del sostegno a Kiev.
La brigata in Lituania è un segnale forte, ma con un punto debole.
Die Litauen-Brigade ist ein starkes Signal – mit einer Schwäche
I commentatori notano che lo schieramento della nuova brigata corazzata tedesca in Lituania invia un segnale forte sia a Mosca che a Washington, mostrando che Berlino si impegna seriamente nella difesa dell’alleanza atlantica. Allo stesso tempo emerge una criticità: il commentatore Nicolas Richter osserva che l’iniziativa evidenzia anche una grave debolezza della Bundeswehr (ad esempio nel dover rimpiangere attrezzature e addestramento adeguati). Storicamente impensabile che Paesi dell’Europa orientale ospitassero truppe tedesche, questo cambio di scenario è reso necessario dall’aggressività russa: la Panzerbrigade 45 è stata ufficialmente messa in servizio in Lituania il 22 maggio 2025, accolto come un «dono» da Vilnius per rafforzare la sua sicurezza contro possibili minacce.
Modello per la Germania – come il grande perdente è diventato il primo della classe d’Europa
Vorbild für Deutschland – wie der große Verlierer zu Europas Musterschüler wurde
Questo articolo di analisi esamina il sorprendente rilancio economico della Spagna, considerata fino a pochi anni fa il “grande perdente” d’Europa, e la indica come possibile modello per la Germania. Viene ricordato che la Spagna ha sofferto gravemente la crisi finanziaria e la pandemia, con elevata disoccupazione e crisi bancarie, ma grazie a riforme strutturali e a una gestione efficace dei fondi europei Next Generation EU è riuscita a invertire la rotta. L’economia spagnola sta crescendo più della media UE, trainata da investimenti in digitalizzazione, energie rinnovabili e una ritrovata competitività industriale. Il pezzo sottolinea come la Spagna abbia anche modernizzato il mercato del lavoro, riducendo la disoccupazione giovanile. In conclusione, si suggerisce che la Germania – alle prese con stagnazione e necessità di riforme – potrebbe trarre insegnamento dall’esperienza spagnola su come trasformare una crisi profonda in un’opportunità di rinnovamento e crescita.
Il rilancio economico dipende ora dalle riforme
In den nächsten Wochen müssen Merz und Co. zeigen, dass es ihnen ernst mit Reformen ist
Le previsioni economiche indicano che la Germania affronterà nel 2025 il terzo anno consecutivo di stagnazione, il periodo più lungo dall’inizio della Repubblica Federale. La nuova coalizione di governo ha però un’occasione politica: la possibilità di attribuire la crisi all’esecutivo precedente e rivendicare eventuali segnali di ripresa nel 2026 come frutto del proprio operato. La scelta di Friedrich Merz di abbandonare il rigore ideologico sulla regola del pareggio di bilancio ha aperto la strada a maggiori investimenti pubblici. Ora servono però riforme strutturali per rendere più vantaggioso lavorare, rischiare e investire in Germania. Nelle prossime settimane si vedrà se la coalizione sarà in grado di superare i propri interessi di parte e realizzare un vero pacchetto di modernizzazione.
La ministra dell’Economia Katherina Reiche avrà un ruolo chiave, pur con competenze ridotte dopo il cambio di governo. Dovrebbe concentrarsi su proposte credibili per la riforma del sistema fiscale, del welfare e della politica industriale, ma per ora si è espressa soprattutto su questioni energetiche. Le sue dichiarazioni sull’abbandono del “vincolo alla pompa di calore” sono giudicate fuorvianti e populiste, poiché tale obbligo non è mai esistito. Se intende essere la coscienza ordinatrice del governo, Reiche dovrà rinunciare a semplificazioni retoriche e affrontare i temi con coerenza tecnica. Il successo della nuova fase politica dipenderà dalla capacità dell’esecutivo di approvare misure incisive, anziché limitarsi a compromessi tattici tra CDU, SPD e CSU.
Putin metterà alla prova la NATO
Putins Test wird kommen
Nel centro di Vilnius, migliaia di cittadini hanno assistito alla cerimonia ufficiale di insediamento della brigata tedesca permanente della Bundeswehr, composta da 5000 soldati. È la prima volta dalla fondazione della Bundeswehr che una brigata viene dislocata stabilmente all’estero, a soli 30 chilometri dal confine con la Bielorussia. Il cancelliere Friedrich Merz e il ministro della Difesa Boris Pistorius hanno partecipato all’evento, evidenziando il significato politico e strategico dell’iniziativa. La Lituania fornisce le infrastrutture e accelera la costruzione delle caserme, mentre la Germania trasferisce mezzi e personale. Secondo Pistorius, la piena operatività sarà raggiunta entro il 2027. Il governo lituano considera questa presenza tedesca come un rafforzamento decisivo della capacità di deterrenza dell'Alleanza Atlantica sul fianco orientale.
La decisione si inserisce in un contesto di crescente tensione con la Russia. A settembre è previsto un’esercitazione congiunta russo-bielorussa denominata "Zapad 2025", nelle immediate vicinanze del confine lituano, che solleva timori di possibili provocazioni. La Bundeswehr già monitora attivamente decine di canali social usati per diffondere disinformazione contro le truppe tedesche. La cooperazione militare tra Germania e Lituania si estende anche alla produzione industriale, con l’acquisto di 44 carri armati Leopard 2 e la costruzione di una fabbrica Rheinmetall per munizioni in loco. In parallelo, cresce la preoccupazione sulla futura posizione degli Stati Uniti all’interno della NATO, specie in caso di rielezione di Donald Trump. Il governo tedesco ribadisce l’impegno per la difesa collettiva, ma il quadro strategico rimane incerto e vulnerabile a cambiamenti politici internazionali.
Il costo politico di un procedimento di messa al bando dell’AfD è troppo alto
Die Kosten eines AfD-Verbotsverfahrens sind zu hoch
Nel dibattito sulla possibilità di vietare l’AfD, emergono ampie perplessità tra i partiti di governo e di opposizione. Sebbene vi siano voci favorevoli all’apertura di un procedimento, la maggior parte degli attori politici, incluso il cancelliere Friedrich Merz, mostra scetticismo. Secondo l’autore, la presunta incostituzionalità dell’AfD non è sufficientemente chiara da giustificare un divieto legale. Il rischio di un insuccesso giuridico e le conseguenze politiche associate sarebbero troppo elevate. Inoltre, il processo stesso richiederebbe un impegno massiccio da parte delle istituzioni, già oggi occupate dalla gestione quotidiana del partito nelle sedi parlamentari, nelle commissioni e nel dibattito pubblico.
La ministra della Giustizia Stefanie Hubig (SPD) ha preso le distanze dalla linea di cautela del cancelliere, ma senza offrire alternative concrete. Il commento sottolinea che la risposta più efficace al radicalismo non sta in un’azione legale di dubbio esito, bensì in un miglioramento dell’azione di governo. Rafforzare lo Stato, renderlo più efficiente e più libero è la via più solida per contrastare l’estremismo. Un procedimento di interdizione, invece, rischia di rafforzare la narrativa vittimaria dell’AfD e di deviare l’attenzione dalle vere sfide politiche del Paese.
AfD e commissioni parlamentari: un boicottaggio dell’AfD non serve
AfD und Bundestagausschüsse: Ein AfD-Boykott hilft nicht
In questo commento il giornale affronta la questione della sistematica esclusione di Alternative für Deutschland (AfD) dalle presidenze delle commissioni parlamentari del Bundestag. L’autore premette che l’AfD rappresenta indubbiamente un pericolo per la democrazia a causa delle sue posizioni estremiste. Tuttavia, argomenta che relegarla permanentemente al ruolo di vittima di un “cordone sanitario” istituzionale è una strategia controproducente. Richiamando precedenti storici parlamentari, il pezzo sostiene che isolare l’AfD in modo assoluto rischia di rafforzarne la narrazione di partito anti-sistema perseguitato, finendo per consolidarne il consenso. È più saggio, secondo il commentatore, affrontare l’AfD politicamente sul merito delle questioni e dimostrarne l’inadeguatezza attraverso il confronto parlamentare, anziché alimentarne il ruolo di martire con un boicottaggio permanente.
Israele e Germania: l’amico impossibile.
Israel und Deutschland: Der unmögliche Freund
Steffi Hentschke de Die Zeit nota che Germania e Israele festeggiano 60 anni di relazioni diplomatiche in un contesto tormentato. Da un lato rimangono forti legami storici e di sicurezza, ma dall’altro l’offensiva a Gaza e la retorica sempre più aggressiva di Netanyahu creano nuove tensioni: possibili crimini di guerra nel mirino e accuse reciproche mettono alla prova la “partnership impossibile”. L’articolo conclude che entrambi i governi devono comunque contemperare critiche e interessi pragmatici, mantenendo un dibattito franco ma realistico per affrontare le sfide attuali.
Politica estera e sicurezza
Tusk avverte Merz contro nuovi controlli di frontiera.
Antrittsbesuch in Polen: Donald Tusk warnt Merz vor verstärkten Grenzkontrollen
Durante la sua prima visita in Polonia, il premier polacco Donald Tusk ha messo in guardia il cancelliere Merz dall’introdurre unilateralmente nuovi controlli di frontiera tra Germania e Polonia. Tusk ricorda che la Polonia ha investito molto nella protezione delle frontiere esterne dell’UE e definisce “la soluzione peggiore” l’ipotesi di controlli bilaterali al piccolo traffico di frontiera. Merz ha replicato promettendo che eventuali controlli saranno “compatibili” e ribadendo che la Germania è pronta ad aiutare di più nella protezione comune dei confini esterni europei. In pratica, Berlino assicura che qualsiasi restrizione sarà coordinata con Varsavia per non turbare la cooperazione tra alleati.
Migrazione, Medio Oriente, Ucraina: Friedrich Merz vuole più di quanto possa fare
Migration, Nahost, Ukraine: Friedrich Merz will mehr, als er kann
Questo articolo analitico valuta i primi passi di politica estera del nuovo cancelliere Friedrich Merz, suggerendo che le sue ambizioni superino le effettive possibilità della Germania. Il commento osserva che Merz, appena insediato, ha intrapreso numerosi viaggi e interventi su temi complessi: dalla gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo, al tentativo di mediazione nel conflitto israelo-palestinese, fino al ruolo tedesco nel sostegno all’Ucraina contro l’aggressione russa. Pur riconoscendo a Merz la volontà di ridare protagonismo internazionale alla Germania e di mostrarsi leader attivo in un’Europa da unire, l’editorialista nota che “gut Ding will Weile haben” (le cose buone richiedono tempo). Le aspettative suscitate da Merz – ad esempio di ottenere rapidamente soluzioni condivise a livello UE su migranti o di ricompattare l’Occidente su una linea dura con Russia e Cina – si scontrano con la realtà di margini di manovra ristretti e resistenze altrui. In sintesi, Merz “vuole più di quanto (per ora) possa fare”: dovrà moderare i propositi e dimostrare concretezza, sapendo che l’unità europea e i successi diplomatici richiederanno tempo, pazienza e compromessi.
L’UE prende le distanze da Israele: rapporti in crisi per la guerra a Gaza
EU: Israel verliert in Europa Unterstützer
Questo articolo descrive il rapido deteriorarsi dei rapporti fra Unione Europea e governo israeliano a causa dell’escalation militare nella Striscia di Gaza. Di fronte alle operazioni israeliane che hanno causato enorme distruzione e una crisi umanitaria definita “catastrofica” – con decine di migliaia di vittime civili – un numero crescente di Paesi UE adotta una linea critica verso Israele. Ben 17 Stati membri (sui 27) hanno votato a Bruxelles per chiedere alla Commissione europea di riesaminare l’Accordo di associazione UE-Israele e, se necessario, di sospenderlo. Anche la Germania, tradizionalmente vicina a Israele, ha mutato tono: il cancelliere Merz si è detto “fortemente preoccupato” per la situazione umanitaria a Gaza e ne ha discusso in termini accorati durante la riunione di governo. L’articolo evidenzia inoltre come organizzazioni come Medici Senza Frontiere abbiano criticato come del tutto insufficienti gli aiuti finora consentiti a Gaza. La conclusione è che, di fronte all’ostinazione del governo Netanyahu e all’aggravarsi della tragedia umanitaria, l’Europa – inclusa la Germania – non può più mantenere lo status quo nelle relazioni con Israele e sta alzando la pressione per un cambio di rotta.
Merz ha rischiato per l’Ucraina, ma Trump lo ha lasciato solo
Merz ist für die Ukraine ins Risiko gegangen – und vorerst an Trump gescheitert
Friedrich Merz ha avviato la sua cancellieria con la convinzione che la politica estera debba essere al centro della sua azione, assumendosi la responsabilità di guidare l’Europa in una fase di gravi minacce. Il suo tentativo di unire Macron, Starmer e Tusk in una pressione comune su Putin, direttamente da Kiev, mirava a mostrare un fronte occidentale compatto. Tuttavia, l’esito della telefonata tra Trump e Putin ha rivelato l’assenza di un sostegno americano coerente. Mentre Trump annunciava colloqui tra Mosca e Kiev, si rifiutava allo stesso tempo di rafforzare le sanzioni contro la Russia. L’Ucraina resta così esposta e l’Europa, priva di garanzie statunitensi, si trova in mare aperto.
Nonostante il fallimento iniziale, la strategia di Merz non viene considerata un errore. In una situazione senza alternative migliori, l’iniziativa diplomatica serviva almeno a mettere in luce l’intransigenza del Cremlino. Ora il cancelliere cerca di mantenere viva l’unità transatlantica, pur consapevole che la coesione è fragile. Le nuove sanzioni europee sono difficili da rafforzare e rischiano di essere bloccate da governi come quello ungherese. Eppure, la partita non è chiusa: se l’Europa riuscirà a fornire nuovi aiuti militari, compresi i missili Taurus, e a mantenere alta la pressione politica e diplomatica, Kiev potrà guadagnare tempo. La riuscita di questo sforzo dipende in larga parte dalla capacità di leadership dello stesso Merz.
Bundeswehr: “Difenderemo ogni centimetro di territorio NATO”.
Bundeswehr: Merz: Jeden Zentimeter des Nato-Territoriums verteidigen
Il cancelliere Friedrich Merz, partecipando a Vilnius alla cerimonia di insediamento della nuova brigata tedesca in Lituania, ha sottolineato che la Germania entra “in una nuova era” di difesa comune. Ha dichiarato infatti: «Chi minaccia un alleato deve sapere che l’intera Alleanza difenderà ogni centimetro del territorio NATO». Con queste parole Merz punta a scoraggiare Mosca ribadendo la determinazione di Berlino e dei partner. L’evento di Vilnius segna ufficialmente la costituzione di una Panzerbrigade da 5.000 soldati, fortemente voluta anche dal governo lituano, e la popolazione locale ha accolto la brigata tedesca sventolando bandiere nere-rosse-oro in segno di gratitudine.
Merz e Pistorius mostrano forza al fianco est della NATO.
Harmoniert das neue Duo für mehr Abschreckung?: Merz und Pistorius demonstrieren Stärke an der Nato-Ostflanke
Il cancelliere Merz e il ministro della Difesa Pistorius hanno fatto squadra a Vilnius per dimostrare solidarietà alla Lituania e deterrenza nei confronti della Russia. Merz ha affermato che «difendere Vilnius significa difendere Berlino», ribadendo l’importanza di proteggere ogni alleato NATO. Ha definito l’arrivo della brigata tedesca come l’ingresso in “una nuova era” in cui le democrazie minacciate hanno bisogno della reciproca solidarietà. Pistorius ha confermato che la Lituania accoglie i soldati tedeschi come amici (“la Lituania ama la Germania, la Germania ama la Lituania”) e ha concluso con lo slogan comune: «Insieme siamo forti». Contestualmente, i due ministri hanno avvertito che se entro il 2029 la Russia potrà minacciare un alleato, allora la Bundeswehr dovrà essere pienamente pronta con risorse molto maggiori rispetto a quelle attuali.
Analisi degli errori di Steinmeier: “Con Putin mi sono sbagliato”.
„In Putins imperialem Wahn habe ich mich geirrt“
Il presidente federale Frank-Walter Steinmeier, ex ministro degli Esteri, ha pubblicamente riconosciuto gli errori di giudizio sulla Russia nel corso degli ultimi vent’anni. Ha ammesso che insistere su progetti come Nord Stream 2 è stato «chiaramente un errore» e che lui e altri si erano illusi che Putin non avrebbe accettato la rovina politica ed economica del suo Paese per il suo «delirio imperiale». Steinmeier ha sottolineato che la strategia tedesca di includere la Russia in un “casa comune europea” attraverso le interdipendenze economiche ha fallito: gli avvertimenti diplomatici sono stati ignorati fino alla brutale guerra in Ucraina. In questo dibattito pubblico in Salone di Bellevue egli ha insomma ammesso che la speranza di una Russia più cooperativa è stata un illusorio tentativo fallito.
I tre errori di Angela Merkel su Nord Stream 2
Angela Merkel hat drei große Fehler gemacht. Dass sie es bestreitet, ist der vierte
Nuovi documenti riservati dell’Ufficio del Cancelliere mostrano che Angela Merkel sostenne con determinazione il progetto Nord Stream 2 anche dopo l’annessione della Crimea e l’evidente escalation militare russa. L’ex cancelliera ha sempre negato responsabilità, affermando di non aver commesso errori. Ma secondo l’analisi dei fatti emergono tre gravi valutazioni errate: credere di poter influenzare Vladimir Putin tramite relazioni economiche, ignorare le ripetute e chiare preoccupazioni degli alleati dell’Europa orientale, e mascherare il sostegno politico al progetto dietro una presunta neutralità istituzionale. Merkel puntava a contenere Putin attraverso gli scambi commerciali, ma sottovalutò la natura ideologica e revisionista del regime russo.
Anche di fronte a segnali evidenti, come le truppe russe al confine con l’Ucraina e i depositi di gas vuoti, il governo Merkel non modificò la propria strategia. Berlino contrastò ogni interferenza europea sul progetto e solo le minacce di sanzioni statunitensi suscitarono una parziale reazione. L’atteggiamento dell’esecutivo tedesco rivelava un'autopercezione distorta del proprio ruolo internazionale e della reale affidabilità del Cremlino. L’assenza di un’indagine parlamentare a livello federale, nonostante l’impatto strategico di queste scelte, ha lasciato irrisolti interrogativi centrali su una delle più controverse decisioni energetiche e geopolitiche della Germania post-riunificazione. Ora si chiede l’istituzione di una commissione d’inchiesta che faccia chiarezza sull’intera vicenda.
Politiche e industria della Difesa
Un ufficiale della riserva come nuovo Commissario alle Forze Armate
Henning Otte: Ein Reserveoffizier als neuer Wehrbeauftragter
La notizia presenta la nomina di Henning Otte a nuovo Wehrbeauftragter, ovvero il Commissario parlamentare per le Forze Armate tedesche. Otte, già deputato della CDU e colonnello della riserva, succede ad Eva Högl (SPD) in questo ruolo di garante dei diritti dei militari e di controllo sull’operato della Bundeswehr. L’articolo ricorda che in Parlamento Otte è sempre stato un osservatore attento delle questioni militari, pur mantenendo un basso profilo. All’interno della Commissione Difesa era noto per le sue analisi schiette sulle carenze dell’esercito, senza però mai cercare lo scontro frontale. La FAZ sottolinea come il suo compito ora sia delicato: dovrà monitorare la “Zeitenwende” in corso nelle forze armate – con ingenti investimenti e riforme avviate – segnalando con onestà eventuali ritardi, sprechi o problemi di disciplina. La nomina di un esponente dell’opposizione (CDU) durante un governo CDU-SPD viene letta come un segnale di continuità istituzionale: Otte infatti è considerato figura equilibrata e competente, capace di dar voce ai soldati e di collaborare con il ministro della Difesa senza rinunciare all’indipendenza richiesta dall’incarico.
Perché l’Ucraina, per ora, non riceverà i missili Taurus
Warum die Ukraine vorerst keine „Taurus“ erhält
Il governo tedesco ha deciso di non rendere pubblici i dettagli sulle armi fornite all’Ucraina, sollevando dubbi sull’eventuale consegna dei missili da crociera Taurus, capaci di colpire obiettivi a lungo raggio con elevata precisione. Il cancelliere Friedrich Merz, che da leader dell’opposizione aveva sostenuto la necessità della fornitura, ora preferisce non pronunciarsi. Ha dichiarato di voler discutere la questione in sede di governo e con gli alleati. Secondo alcuni osservatori, il silenzio servirebbe a evitare pressioni interne ed esterne, ma altri vi leggono una scelta di rinuncia mascherata. La SPD ha ribadito il proprio rifiuto alla consegna dei Taurus, sostenendo che essa costituirebbe un coinvolgimento diretto nel conflitto. La coalizione di governo appare divisa e non sembra intenzionata ad agire in tempi brevi.
Secondo esperti militari, i Taurus sarebbero ancora utili per colpire bersagli strategici come depositi di munizioni o navi in riparazione. La Bundeswehr dispone di scorte limitate, ma tecnicamente potrebbe fornire un primo lotto di cinquanta missili. Tuttavia, l’impiego operativo richiederebbe il supporto diretto di personale tedesco, aspetto che ha già frenato l’ex cancelliere Scholz. Inoltre, trattandosi di un sistema multinazionale, un’esportazione in Ucraina richiederebbe il consenso di Stati Uniti e Svezia. Il silenzio di Merz, in questo contesto, appare più come una sospensione tattica che come una decisione strategica. Ma prima o poi sarà costretto a scegliere se rompere con la linea prudente della SPD o deludere le aspettative ucraine e quelle espresse in passato dal suo stesso partito.
Marina tedesca: cosa succede se la deterrenza non basta
Was, wenn Abschreckung nicht reicht?
La Deutsche Marine si prepara a un possibile conflitto ad alta intensità con la Russia. Il nuovo piano strategico “Kurs Marine” prevede l’adattamento delle forze navali tedesche a un contesto operativo in cui la deterrenza potrebbe non bastare. Obiettivo: garantire la libertà dei mari nel Mar del Nord, nel Baltico e lungo le rotte atlantiche, anche attraverso capacità d’attacco in profondità, come i “maritime strikes” contro obiettivi militari all’interno del territorio nemico. Tra i sistemi in esame, anche i missili Tomahawk. L’esperienza della guerra in Ucraina, in particolare l’affondamento dell’incrociatore russo Moskwa, ha rafforzato l’urgenza di un adeguamento rapido, soprattutto con l’impiego integrato di droni marini e sottomarini.
Il documento, disponibile pubblicamente, dettaglia la necessità di aggiornare navi, personale e capacità operative. La Marina richiede una “flotta di droni in tutte le dimensioni” e una maggiore prontezza al combattimento, superando la logica del “tempo di pace”. È prevista la formazione di forze da sbarco per operazioni offensive nel Baltico e l’acquisizione di unità leggere e veloci per il trasporto rapido di truppe. Entro il 2035 la Marina tedesca mira a disporre di 16 fregate, almeno 12 sottomarini e oltre 30 navi senza equipaggio. Il concetto sottolinea la centralità delle persone: “non combattono le navi, combattono gli esseri umani”. L’intento è rafforzare una cultura operativa di prontezza immediata, per garantire la capacità di reagire in tempo reale a ogni minaccia.
Brigata Lituania: la Bundeswehr si reinventa, ma resta incompiuta
Die Brigade Litauen ist eine Neuerfindung der Bundeswehr
La creazione della Brigata 45 in Lituania rappresenta uno dei tentativi più concreti della Bundeswehr di trasformarsi in una forza armata moderna, pronta a rispondere a minacce convenzionali reali, anche senza il sostegno diretto degli Stati Uniti. Annunciata come parte dell’ambizione tedesca di diventare la principale forza convenzionale d’Europa, la brigata è ancora in fase di costruzione. Attualmente composta da circa 400 unità, dovrebbe raggiungere la piena operatività solo nel 2027, coinvolgendo 5000 soldati, anche da Paesi Bassi e Norvegia. I mezzi sono temporaneamente presi in prestito da altri reparti tedeschi, perché l’industria non riesce a fornire l’equipaggiamento necessario in tempi brevi.
La nuova brigata è quindi più una dichiarazione politica che una realtà militare compiuta. Il percorso di rinnovamento avviato da Pistorius e rilanciato da Merz resta fragile: i problemi di motivazione nelle caserme tedesche, la scarsità di reclute e i ritardi nell’approvvigionamento mostrano quanto sia ancora lontano l’obiettivo. Secondo le stime NATO, l’esercito tedesco dovrebbe quasi raddoppiare, con 1000 nuovi carri armati richiesti; ad oggi ne sono stati ordinati solo 120. Per essere davvero un deterrente credibile, la Bundeswehr dovrà dotarsi di capacità logistiche e di rinforzo rapido in grado di proteggere efficacemente l’avamposto baltico. Altrimenti, l’intero progetto rischia di rimanere un simbolo senza forza effettiva.
La Germania si allinea al piano NATO per placare Trump
Deutschlands Botschaft an Trump
Nel tentativo di prevenire tensioni al prossimo vertice NATO, il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha dichiarato che l’obiettivo del 5% del PIL per la spesa in difesa, proposto da Donald Trump, è realistico entro il 2032. La proposta, sostenuta anche dal segretario generale Mark Rutte, prevede il 3,5% per le spese militari dirette e l’1,5% per settori connessi alla sicurezza, come la protezione civile e le infrastrutture strategiche. Berlino ha confermato il proprio sostegno a questa linea: prima con il ministro degli Esteri Wadephul, poi con il ministro della Difesa Pistorius, infine con lo stesso Merz in visita in Lituania, dove ha sottolineato la necessità di rassicurare gli Stati Uniti. Il governo tedesco spera così di evitare critiche da parte di Trump durante il suo previsto incontro alla Casa Bianca, specialmente dopo che la Germania ha raggiunto solo quest’anno la soglia minima del 2% di spesa militare.
Nonostante l’intesa sul piano economico, resta aperta una frattura tra Europa e Stati Uniti sulla questione ucraina. Trump ha escluso il sostegno a un futuro ingresso di Kiev nella NATO, e secondo alcune fonti sarebbe contrario anche alla semplice partecipazione di Zelensky al vertice di Den Haag. I paesi europei sono divisi tra il desiderio di confermare gli impegni assunti in passato e la volontà di non entrare in rotta di collisione con Washington. Una possibile via d’uscita potrebbe essere l’omissione dell’Ucraina dal documento finale del vertice. I diplomatici europei temono inoltre che Trump possa minimizzare la minaccia russa, rendendo difficile giustificare l’aumento delle spese militari. L’intera operazione di compromesso ruota intorno a un equilibrio instabile tra rassicurare Trump e mantenere la coerenza strategica dell’Alleanza.
La NATO si nasconde nelle foreste baltiche
Die NATO geht in Deckung
Nel Baltico, oltre 25.000 soldati provenienti da 14 paesi partecipano all’esercitazione “Griffin Lightning”, simulando una difesa coordinata contro un’eventuale aggressione russa. Le truppe si addestrano in condizioni di guerra realistica: elicotteri militari volano a bassissima quota, unità si nascondono tra le foreste e vecchie strutture sovietiche vengono riadattate come comandi o ospedali da campo. L'obiettivo è mantenere la rapidità d’azione e la massima invisibilità, essenziali in un contesto dominato dalla sorveglianza con droni. La cooperazione tra eserciti con sistemi d’arma, lingue e comunicazioni diverse viene messa alla prova, mentre le forze tedesche, francesi, statunitensi, canadesi e scandinave operano congiuntamente in zone civili e boschive, a pochi chilometri dalla frontiera russa.
Oltre alle manovre tattiche, l’esercitazione include componenti logistiche e mediche avanzate. L’ospedale mobile statunitense 519 è stato trasferito dalla Germania a Kaunas, dotato di sala operatoria, risonanza magnetica e farmacia. Anche le unità sanitarie testano l’uso di droni per trasporto rapido di plasma in scenari ad alto rischio. Le truppe combattono nel manovrare sotto minaccia di attacchi diretti anche ai convogli medici, secondo quanto appreso dal fronte ucraino. In parallelo, i paesi baltici mobilitano decine di migliaia di riservisti, segno che la deterrenza è vissuta come difesa imminente. La Germania punta a un ruolo guida nella NATO, con Merz che partecipa all’insediamento della brigata in Lituania e Pistorius che propone l’aumento graduale della spesa militare fino al 3,5% del PIL.
I tedeschi chiedono maggiore trasparenza nell’industria della difesa.
Deutsche wollen mehr Transparenz in der Rüstungsindustrie
Un’analisi sulla Süddeutsche rileva che, con lo scoppio della guerra in Ucraina, l’industria bellica tedesca è passata da “nicchia sporca” a settore cruciale: i titoli delle aziende come Rheinmetall sono schizzati alle stelle (da ~90 a ~1800 euro). Sondaggi mostrano che il 75% dei tedeschi approva l’aumento delle spese militari, ma un’ampia maggioranza (80,9%) reclama dettagli precisi su come verranno investiti i miliardi pubblici in armamenti. In pratica, i cittadini vogliono sapere esattamente quali contratti vengono assegnati a quali aziende, per aumentare la fiducia nel settore. L’articolo suggerisce che l’industria deve diventare più trasparente – aprire fabbriche, comunicare di più – per riconquistare il consenso pubblico.
Nuovi armamenti non bastano: servono più soldati
Neue Raketen und Drohnen reichen nicht
Il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul ha dichiarato una piena convergenza con gli Stati Uniti in materia di politica estera, dopo un incontro con il segretario di Stato americano Marco Rubio. In questo contesto, Wadephul ha sostenuto la necessità di aumentare la spesa per la difesa, allineandosi implicitamente alla richiesta americana di destinare il 5% del PIL alle spese militari. Tuttavia, diversi paesi europei faticano ancora a raggiungere il 2%, obiettivo stabilito dalla NATO. In Germania, il superamento di tale soglia è stato possibile solo attraverso un fondo speciale. La coalizione di governo ha approvato un’espansione degli investimenti in armamenti, con risorse ingenti per panzer, missili e droni, ma permane il dubbio che ciò possa essere sufficiente per garantire una reale capacità di deterrenza.
Nel commento si afferma che, nonostante i progressi tecnologici e l’introduzione dell’intelligenza artificiale, la forza effettiva di un esercito continua a dipendere anche dal numero di soldati e riservisti. Se la Bundeswehr vuole davvero diventare la forza armata convenzionale più forte d’Europa, come annunciato dal cancelliere, sarà necessario ripristinare la leva obbligatoria. L’attuale modello su base volontaria non appare sufficiente a colmare le carenze di personale. L’articolo rileva che l’urgenza del contesto internazionale impone decisioni rapide, ma il dibattito resta aperto, in attesa di orientamenti più chiari dal prossimo vertice NATO. Intanto, la Germania si trova a dover bilanciare ambizioni strategiche, vincoli politici interni e aspettative degli alleati.
Il porto di Amburgo nel mirino di attacchi ibridi
Deutschlands wichtigster Hafen im Visier von Saboteuren
Il porto di Amburgo, nodo cruciale per l’economia tedesca e per la logistica dell’Europa orientale, è considerato un obiettivo potenziale di sabotaggio da parte di attori ostili, in particolare russi. Le autorità civili e militari tedesche, insieme alla Bundeswehr, stanno coinvolgendo le imprese in esercitazioni e piani di sicurezza per fronteggiare la crescente minaccia di attacchi ibridi. Durante una recente conferenza organizzata dalla Camera di Commercio di Amburgo, è stato sottolineato che il paese non è formalmente in guerra, ma neppure più in piena pace. Il “Piano Operativo Germania”, classificato, prevede il ruolo del paese come hub logistico NATO in caso di conflitto nell’Est Europa, rendendo essenziale la continuità operativa di infrastrutture come porti, ferrovie e reti energetiche.
Il porto, con oltre 124.000 posti di lavoro collegati e 1700 imprese di trasporto presenti, è esposto a cyberattacchi, sabotaggi, incursioni con droni e operazioni di disinformazione. In assenza di bunker funzionanti e con conoscenze carenti sulle capacità dei riservisti, le istituzioni chiedono un cambio di mentalità nelle aziende e nella cittadinanza. Viene proposto l’inserimento dell’educazione alla protezione civile nei programmi scolastici, l’adozione di misure minime di sicurezza nelle imprese e il censimento dei processi aziendali essenziali. È stato inoltre segnalato un forte incremento degli avvistamenti di droni e tentativi di intrusione nei sistemi informatici attraverso dispositivi volanti. Il contesto impone una maggiore resilienza del sistema-paese e una preparazione realistica in vista di possibili crisi.
Politica interna e questioni sociali
BKA: numero record di reati di matrice politica in Germania
BKA meldet Rekordzahl politisch motivierter Straftaten
Il Bundeskriminalamt (BKA) – l’ufficio federale di polizia criminale – ha pubblicato il rapporto annuale sulla criminalità politicamente motivata, rivelando dati allarmanti per il 2024. In Germania si sono registrati oltre 84.000 reati di matrice politica, un aumento superiore al 40% rispetto all’anno precedente e il valore più alto da quando esistono queste statistiche (cioè da circa 20 anni). La SZ riferisce che in questa categoria rientrano episodi di estremismo, odio, propaganda e violenze legate a orientamenti politici. La crescita riguarda in particolare i reati di “hate crime” (crimini d’odio), aumentati di quasi il 28% e arrivati a circa 21.800 casi. Tra le tendenze preoccupanti segnalate c’è l’incremento di atti violenti di estrema destra: il ministro dell’Interno ha ribadito che “la più grande minaccia per la democrazia in Germania rimane l’estremismo di destra”. Anche le aggressioni legate a teorie cospirative o radicalizzazioni anti-Stato (come quelle del movimento Reichsbürger) sono in ascesa. Il rapporto, tuttavia, indica crescita anche nei reati attribuiti all’estrema sinistra e quelli connessi a conflitti internazionali (ad esempio tensioni importate dal Medio Oriente). L’articolo conclude con l’appello delle autorità a intensificare la prevenzione e il contrasto di questi fenomeni, sottolineando l’importanza di difendere il dibattito democratico dall’incitamento all’odio e dalla violenza politica.
Verdi all’attacco: insistere sulla procedura di messa al bando dell’AfD
„Wenn man jetzt noch ein bisschen tiefer bohrt“: Grüne beharren auf Verbotsverfahren gegen die AfD
L’articolo riferisce che il gruppo parlamentare dei Verdi al Bundestag continua a premere per avviare un procedimento legale di messa al bando dell’AfD, il partito di estrema destra Alternative für Deutschland. La richiesta si rafforza alla luce di una recente evoluzione: a inizio maggio l’Ufficio federale per la protezione della Costituzione (BfV) ha classificato l’intera AfD come “accertatamente di estrema destra”, dopo anni di monitoraggio. La parlamentare verde Irene Mihalic, citata dal Tagesspiegel, sostiene che questo fatto fornisce ulteriori basi giuridiche per considerare un divieto: “abbiamo a che fare con un partito apertamente nemico dell’ordine costituzionale”, afferma, “che per di più continua a crescere nei consensi”. L’articolo ricorda che la procedura di messa al bando di un partito in Germania può essere avviata solo dal Bundestag, dal Bundesrat o dal governo federale presso la Corte Costituzionale. Finora, sia il cancelliere Merz sia il leader SPD Lars Klingbeil si sono mostrati scettici: temono che un tentativo fallito finirebbe per rafforzare ulteriormente l’AfD. Merz ha dichiarato di “non voler regalare all’AfD” il vantaggio propagandistico di un divieto non riuscito, definendolo una “scorciatoia per eliminare concorrenti politici” che potrebbe ritorcersi contro. Il pezzo evidenzia le divisioni politiche sul tema: Verdi e una parte della SPD favorevoli ad esplorare l’ipotesi di bando, mentre la CDU e altri esponenti socialdemocratici frenano. Sullo sfondo, l’AfD stessa ha presentato ricorso contro la sua classificazione come estremista; il BfV ha sospeso formalmente l’etichetta in attesa del giudizio, ma “sostiene pienamente la propria valutazione”. La discussione sul possibile bando rimane dunque aperta e altamente controversa.
Illegittimità costituzionale diffusa: perché i servizi segreti classificano l’AfD come estremista
Gesichert rechtsextremistisch: So begründet der Verfassungsschutz seine AfD-Einstufung
L’Ufficio federale per la protezione della Costituzione ha aggiornato la propria valutazione sulla AfD, classificandola non più solo come caso sospetto, ma come “assolutamente di estrema destra”. Il cambiamento si basa su un dossier di oltre 160 pagine che documenta dichiarazioni, atti e posizioni interne diffuse e sistematiche. Secondo il rapporto, l’ideologia ostile alla dignità umana, alla democrazia e allo Stato di diritto non è circoscritta a singoli individui, ma caratterizza l'intera struttura e la cultura del partito. Viene registrata una radicalizzazione crescente, l’ascesa di dirigenti con posizioni estremiste e l’assenza di reali tentativi interni di contrasto a tali tendenze. Le affermazioni discriminatorie sono ripetute regolarmente in ogni livello della gerarchia, dall'esecutivo nazionale ai circoli locali.
Nel rapporto si sottolinea che non esiste più una netta distinzione tra “ala moderata” e frange estremiste. Anche i vertici del partito, tra cui Alice Weidel e Tino Chrupalla, sono citati per frasi che negano la parità dei cittadini o criminalizzano la migrazione. La retorica dell’“Umvolkung” (sostituzione etnica) e dell’“invasione migratoria” è frequente, così come espressioni che negano la piena cittadinanza a tedeschi con doppia nazionalità o origini migratorie. Il dossier raccoglie oltre 350 citazioni di funzionari di ogni livello. Secondo i servizi, tutto questo dimostra che la strategia politica dell’AfD si fonda su principi incompatibili con l’ordine costituzionale. Il partito ha presentato ricorso contro la classificazione, sostenendo che si tratta di episodi isolati, ma secondo l’analisi del Verfassungsschutz, la linea ideologica dell’AfD è ormai strutturalmente ostile ai fondamenti democratici.
Horst Seehofer: “La politica migratoria di Merkel è stato un grave errore”
Horst Seehofer: „Merkels Migrationspolitik war ein großer Fehler“
L’ex ministro-presidente bavarese Horst Seehofer ha ribadito, in un’intervista alla rete BR, che la decisione presa da Angela Merkel nel 2015 di non chiudere le frontiere ai migranti fu, a suo giudizio, un errore politico determinante. Secondo Seehofer, questa scelta ha favorito la crescita dell’AfD, consentendole l’ingresso in tutti i parlamenti regionali e federale. L’ex ministro dell’interno sostiene inoltre che la responsabilità politica non è solo nel gesto, ma anche nel fatto che Merkel, ancora oggi, si rifiuta di riconoscere l’errore. Per Seehofer, una politica efficace sull’immigrazione è l’unico mezzo per contrastare i populismi, non le manifestazioni o le ipotesi di divieto.
Seehofer ha elogiato l’attuale esecutivo e in particolare Friedrich Merz e Alexander Dobrindt, ritenendo finalmente possibile attuare respingimenti alla frontiera. Ha espresso scetticismo sull’effettiva indipendenza dell’Ufficio per la protezione della Costituzione, che ha recentemente classificato l’AfD come estremista. Riguardo all’integrazione, Seehofer ha ammesso che con un afflusso di milioni di persone, come avvenuto nel 2015-2016 e negli ultimi due anni, “non ce la facciamo più”. Ha infine criticato le recenti dichiarazioni apocalittiche di Markus Söder e i risultati elettorali insufficienti della CSU sotto la sua guida.
Controlli di frontiera: l’onere sui conti pubblici.
Grenzkontrollen kosten mehr als 50 Millionen Euro im Halbjahr
(come sopra, anche rilevante per le finanze statali) Il costo dei controlli alle frontiere interne è un evidente onere di bilancio: nei sei mesi fino a marzo 2025 le spese hanno superato i 50 milioni di euro. La spesa è stata impiegata soprattutto per pagare straordinari e indennità (oltre 24 milioni), vitto e alloggio (quasi 19 milioni), carburante e mezzi (4,1 milioni) e infrastrutture temporanee come tende e container. Considerando che da aprile le misure sono state intensificate, il governo prevede costi aggiuntivi ancora maggiori. Questo dato è commentato dagli analisti come un esempio dell’impatto economico diretto delle politiche migratorie recenti sulla finanza pubblica.
AfD all’opposizione: il partito protesta per l’esclusione dalle cariche parlamentari
Wieder keine Posten: Die AfD sieht sich diskriminiert
La FAZ riporta la polemica scoppiata al Bundestag dopo il rinnovo delle presidenze delle Commissioni parlamentari. Anche in questa tornata l’AfD, pur essendo il secondo gruppo per numero di seggi, è rimasta esclusa dai posti di vertice: tutti i presidenti di Commissione eletti provengono dagli altri partiti (CDU/CSU, SPD, Verdi, FDP e Linke). L’AfD aveva cercato di rendersi più “accettabile” proponendo candidati dal profilo meno provocatorio, ma ciò non è bastato. I deputati degli altri gruppi, con vari pretesti procedurali e voti contrari, hanno sbarrato la strada ai nomi designati dall’AfD. La reazione del partito di destra non si è fatta attendere: i suoi esponenti denunciano “discriminazione istituzionale” e violazione del principio di proporzionalità. Sostengono che milioni di elettori vengono ignorati e che l’establishment politico vuole emarginarli a prescindere, parlando apertamente di “boicottaggio”. Nel resoconto, la FAZ ricorda tuttavia che i presidenti di Commissione non sono assegnati automaticamente in base ai numeri: vanno eletti, e tradizionalmente gli altri partiti rifiutano di consegnare posti di responsabilità parlamentare a chi considerano nemico dei valori costituzionali. L’articolo cita anche voci critiche esterne: alcuni costituzionalisti avvertono che una “esclusione permanente” dell’AfD da ogni carica potrebbe alla lunga apparire antidemocratica. In conclusione, si delinea un dilemma: da un lato le forze di governo e di opposizione tradizionale rifiutano di legittimare l’AfD con incarichi prestigiosi; dall’altro, l’AfD alimenta il vittimismo su questo trattamento, con possibili effetti sul suo consenso.
Smantellata una cellula neonazista giovanile: alla guida c’era un quindicenne
Festnahmen in Jungnazi-Gruppe: Anführer erst 15 Jahre alt
La taz riferisce dei blitz effettuati dalla Procura federale contro un gruppo terroristico di estrema destra composto da giovanissimi. All’alba del 21 maggio, in varie località di Brandeburgo, Meclemburgo-Pomerania e Assia, le forze speciali hanno arrestato cinque ragazzi di età compresa tra 14 e 21 anni, tutti appartenenti a una formazione clandestina che si faceva chiamare “Letzte Verteidigungswelle” (L’Ultima Onda di Difesa). Sconcerta il profilo di uno dei capi: Lenny M., appena 15enne, studente, fino a poco tempo fa attivo sui social con innocui video di animali e poi trasformatosi in fervente neonazista online sotto lo pseudonimo “German Patriot”. Secondo l’accusa, Lenny e un coetaneo (Jerome M., anch’egli 15 anni, fermato nello stesso paese di Altdöbern) guidavano il gruppuscolo che già si è reso responsabile di gravi reati: la “LVW” avrebbe incendiato un centro culturale e stava pianificando attacchi contro strutture per richiedenti asilo. Altri tre membri, poco più che maggiorenni, erano già in custodia cautelare prima del blitz finale. Nell’articolo si descrive la dinamica di radicalizzazione di questi minori: partiti da chat su videogiochi e meme su TikTok, sarebbero presto scivolati nell’abisso dell’odio razzista e antisemita, fino a creare un gruppo Telegram dove condividevano istruzioni per fabbricare molotov e manifestavano propositi omicidi. La taz sottolinea come questa vicenda indichi un inquietante ricambio generazionale nel terrorismo neonazista: “nazisti in cameretta”, nativi digitali, che passano dalla propaganda virtuale ai crimini reali. La Procura federale imputa ai giovani arrestati l’associazione terroristica e vari reati violenti; data l’età inusitata, il caso solleva interrogativi su come prevenire l’estremismo tra gli adolescenti e sull’efficacia dei programmi di deradicalizzazione.
Merkel e il gas russo: rivelazioni su un via libera contestato
Merkel billigte Verkauf deutscher Gasspeicher an Gazprom
Nuovi documenti riservati emersi dagli archivi della Cancelleria gettano luce sul forte coinvolgimento dell’ex cancelliera Angela Merkel nell’espansione della partnership energetica con la Russia, nonostante i rischi segnalati. La SZ scrive che Merkel nel 2015 approvò la vendita di importanti impianti di stoccaggio del gas in Germania al colosso russo Gazprom, malgrado avvertimenti interni del suo staff e preoccupazioni espresse da alcuni ministeri. All’epoca, il governo presentò pubblicamente l’operazione – e più in generale il progetto del gasdotto Nord Stream 2 – come “mera iniziativa economica privata”, mantenendo un’apparente posizione neutrale. In realtà, le “karte esplosive” ora svelate mostrano come Merkel spingesse attivamente per approfondire la cooperazione energetica con Mosca, convinta che avrebbe rafforzato i legami e la fiducia reciproca. Queste decisioni hanno però esposto la Germania a rischi strategici: gli stoccaggi venduti a Gazprom (come il grande deposito di Rehden) vennero in seguito usati dalla Russia come leva, svuotandoli per creare artatamente penuria di gas alla vigilia dell’invasione dell’Ucraina. L’inchiesta evidenzia dunque un errore di valutazione della passata leadership tedesca, che ha sottovalutato la dipendenza energetica da Mosca. Oggi, con il senno di poi e con una guerra in corso, il governo Merz prende le distanze da quelle scelte: la vicenda Merkel-Gazprom è diventata un monito su quanto la politica dell’“Wandel durch Handel” (cambiare attraverso il commercio) possa fallire se rivolta a regimi autoritari pronti a usare l’energia come arma geopolitica.
“Sapete tutti cosa intendiamo dire”: Merz difende la nuova politica migratoria.
„Sie wissen alle, wie wir es meinen“: Merz verteidigt neue Asylpolitik
Il cancelliere Merz assicura che le misure restrittive sui richiedenti asilo non contraddicono gli accordi con i Paesi vicini. Merz ha spiegato di aver discusso la questione con i partner europei, i quali capiscono la necessità tedesca di non lasciare che «la maggior parte del problema irrisolto» ricada in Germania. In sostanza, ha difeso l’introduzione dei nuovi divieti sui richiedenti asilo, sottolineando che già dopo una settimana si registrava una riduzione dei flussi e che ora “le città ritrovano respiro” grazie alle misure. L’annuncio solleva comunque perplessità nei partner europei, ma Merz ribadisce che l’azione tedesca mira a gestire insieme il problema, senza compromettere l’unità UE.
Criminalità online: più violenze sessualizzate e odio contro minori.
Internetkriminalität: Mehr sexualisierte Gewalt und Hass gegen Kinder und Jugendliche
Un’inchiesta giornalistica sulla Zeit riporta i dati allarmanti sul web: nell’ultimo anno sono state documentate oltre 17.000 violazioni delle norme di protezione dei minori online, e il 90% di questi casi riguardava violenza sessuale. La ministra della Gioventù Prien si è detta estremamente preoccupata. L’aumento, spiegano gli esperti, deriva in parte dalla maggiore segnalazione dei contenuti illeciti e dalla facilità con cui i predatori possono raggiungere bambini e ragazzi attraverso i social network. In termini pratici, ciò significa che il governo – particolarmente l’attuale ministro Buschmann – dovrà studiare misure più efficaci di controllo e prevenzione per proteggere i giovani dal fenomeno dilagante della criminalità in rete.
I controlli di frontiera costano oltre 50 milioni di euro nel semestre.
Grenzkontrollen kosten mehr als 50 Millionen Euro im Halbjahr
Il governo ha comunicato che, prima dell’intensificazione recente, i controlli reintrodotti sulle frontiere interne tedesche sono già costati oltre 50,9 milioni di euro tra metà settembre 2024 e fine marzo 2025. Di questi, 24,6 milioni sono spesi per straordinari agli agenti, 18,9 per vitto e alloggio degli operatori, 4,1 per carburante e veicoli, più 4,1 per ulteriori indennità e 3,2 per strutture provvisorie ai posti di blocco. Le cifre indicano un netto aumento dei costi, che secondo l’opposizione non è giustificato dagli obiettivi: i Verdi accusano il governo di inefficienza e di mettere a rischio i principi di libera circolazione, mentre l’esecutivo avverte che ulteriori spese arriveranno con le nuove misure restrittive annunciate dal cancelliere.
Questioni economiche e tecnologiche
PIL in crescita dello 0,4% nel primo trimestre 2025.
Bruttoinlandsprodukt steigt stärker als erwartet: Deutsche Wirtschaft verzeichnet Mini-Wachstum von 0,4 Prozent
I dati ufficiali mostrano che il prodotto interno lordo tedesco è aumentato dello 0,4% rispetto al trimestre precedente, più delle attese (che prevedevano +0,2%). Questo lieve rimbalzo è stato guidato soprattutto da una migliorata produzione industriale e da esportazioni di beni di investimento (automobili, farmaci) significativamente superiori alle previsioni. Inoltre la domanda interna ha contribuito allo slancio: la spesa per consumi privati è cresciuta dello 0,5%, favorita dal calo dell’inflazione e dall’aumento dei salari reali. Anche indicatori come l’indice Ifo di maggio (che è salito ai livelli di inizio 2023) segnalano un recupero della fiducia delle imprese. Restano però i dubbi sul futuro: alcuni economisti avvertono che, sebbene ci sia un leggero rimbalzo, il 2025 potrebbe comunque essere il terzo anno consecutivo senza crescita, evento senza precedenti nella Germania post-bellica.
Situazione degli ordini migliorata secondo l’Ifo.
Konjunktur: Auftragslage in der Wirtschaft verbessert sich
Un sondaggio dell’istituto Ifo indica un lieve miglioramento del clima di business: ad aprile il 37,3% delle imprese tedesche segnalava carenza di ordini, in calo rispetto al 40,2% di gennaio (e ancora dal 41,5% di ottobre 2024). Il capo economista Klaus Wohlrabe avverte però che questa tendenza non è ancora una vera ripresa: la domanda rimane moderata in molti settori e l’elevata incertezza globale può far invertire il trend in qualsiasi momento. Nel dettaglio il miglioramento è trainato dall’industria: fra i costruttori di auto e chimica molti segnalano ordini in aumento, mentre i produttori di macchinari hanno ancora una domanda debole. Al contrario, commercio e servizi restano deboli: oltre il 60% delle aziende del commercio all’ingrosso riporta carenza di ordini, a dimostrazione di una domanda interna ancora stagnante.
OpenAI: ci dicono di voler salvare il mondo.
OpenAI: Sie sagen, hier retten sie die Welt
Un reportage di Die Zeit porta in primo piano la visione ideale dei fondatori di OpenAI: secondo l’azienda di San Francisco la sua intelligenza artificiale generale potrà “risolvere malattie, fermare il cambiamento climatico e creare prosperità per l’umanità”. Mentre i dirigenti dell’azienda (come Sam Altman e i ricercatori fondatori) sembrano sinceramente impegnati in questa missione umanitaria, il pezzo ricorda però che OpenAI è ormai anche un’azienda commerciale con un enorme valore di mercato. Offre da poco funzioni di shopping con ChatGPT e punta ad arrivare a 125 miliardi di dollari di fatturato entro il 2029. In breve, l’articolo pone l’accento sul doppio fronte di OpenAI: da un lato l’impegno scientifico-filantropico verso una “superintelligenza benefica”, dall’altro la spinta degli investimenti (40 miliardi già incassati da parte di fondi globali) per valorizzare finanziariamente le tecnologie sviluppate.
Come la Germania vuole rafforzare la ricerca d’eccellenza
Wie deutsche Spitzenforschung gestärkt werden soll
La seconda fase della strategia di eccellenza, promossa da governo federale e Länder per sostenere la ricerca scientifica avanzata in Germania, ha portato all’approvazione di 70 cluster, di cui 25 nuovi e 45 già precedentemente finanziati. I progetti selezionati, valutati da un comitato internazionale, saranno sostenuti per sette anni con un totale di 539 milioni di euro annui, finanziati per il 75% dal governo centrale e per il restante 25% dai rispettivi Länder. La concessione del titolo di “università d’eccellenza” richiede almeno due cluster per ateneo singolo o tre per consorzi universitari. Poiché la richiesta complessiva ha superato le risorse disponibili, tutte le somme assegnate saranno ridotte del 24%.
L’Università di Bonn ha mantenuto il primato, con otto cluster, seguita da Tübingen, Monaco e Amburgo. In evidenza anche le università di Jena, Oldenburg e le Rhein-Main-Universitäten. La TU Dresden ha ampliato da tre a cinque i propri cluster. La candidatura congiunta delle università Ruhr è compromessa dall’esclusione della Duisburg-Essen, mentre le università di Kiel, Freiburg, Würzburg e Gießen rientrano tra quelle che possono ora candidarsi per il titolo d’eccellenza. Alcuni Länder, come Saarland, Brandenburg e Meclemburgo-Pomerania, non hanno ottenuto alcun finanziamento. La prossima selezione delle università d’eccellenza avverrà nell’ottobre 2026.