Rassegna della stampa tedesca #127
Quello che segue è il Monitoraggio della stampa tedesca, curato dalla redazione di Stroncature, su commissione della Fondazione Hanns Seidel Italia/Vaticano. Il monitoraggio ha cadenza settimanale ed è incentrato sui principali temi del dibattito politico, economico e sociale in Germania. Gli articoli sono classificati per temi.
Stroncature produce diversi monitoraggi con taglio tematico o geografico personalizzabili sulla base delle esigenza del committente.
Analisi e commenti
Non siamo più in pace: Nicole Deitelhoff sulla nuova normalità del conflitto
„Wir leben nicht mehr im Frieden“
Nicole Deitelhoff, direttrice dell’Istituto Leibniz per la ricerca sulla pace e i conflitti, ritiene che l’Europa viva oggi in una condizione di minaccia reale, non più in uno stato di pace, ma nemmeno in guerra aperta. La crescente instabilità geopolitica richiede una maggiore resilienza individuale e collettiva, e persino l’ipotesi di un ritorno al servizio militare obbligatorio potrebbe rendersi necessaria se il reclutamento volontario non risultasse sufficiente. Secondo Deitelhoff, il rischio non deriva tanto da un attacco nucleare, quanto da conflitti ibridi e operazioni sotto la soglia della guerra, come sabotaggi, disinformazione e destabilizzazione interna. La percezione pubblica del pericolo resta però polarizzata: alcuni minimizzano, altri fuggono psicologicamente o fisicamente. L’Europa, afferma, ha bisogno di pensiero strategico, capacità di deterrenza, riforma delle sue istituzioni e chiarezza sui propri interessi. Solo così potrà affrontare una fase storica dominata da potenze autocratiche e logiche di forza, tornando a essere soggetto attivo nella costruzione di un nuovo ordine di sicurezza.
Prima Merz, poi Musk: Donald Trump, un presidente indebolito
Erst Merz, dann Musk: Donald Trump, der schwache Präsident
Donald Trump appare politicamente indmebolito, stretto tra lo scontro con Elon Musk, le tensioni nel Congresso e i timori legati all’inflazione e ai mercati. L’incontro con il Cancelliere Merz si è svolto in un tono insolitamente conciliante, segno delle crescenti difficoltà presidenziali. Trump ha evitato attacchi diretti, ha moderato la retorica sui dazi e ha mostrato apertura verso l’Unione Europea. Tuttavia, il conflitto con Musk, che critica apertamente le sue politiche fiscali e commerciali, è diventato pubblico e acceso. Anche sul fronte russo cresce il dissenso: alcuni senatori propongono dazi punitivi verso Paesi che mantengono relazioni con Mosca. Sul piano geopolitico, Trump sembra costretto a riconoscere l’importanza della NATO e della stabilità europea. Intanto, in politica commerciale, si registrano colloqui più costruttivi con Bruxelles. Ma la pressione su Trump resta alta, in un contesto di scarsa coesione interna e sfide esterne crescenti.
Politica sociale in sofferenza, politiche assistenziali sul debito
Arbeitsagentur in Finanznot: Sozialpolitik auf Pump
Il commento di Dietrich Creutzburg evidenzia come l’aumento della disoccupazione in Germania stia mettendo in crisi i conti dell’Agenzia federale per il lavoro. Il deficit nelle casse sociali cresce, e secondo Creutzburg il governo risponde non con riforme strutturali ma con ulteriore spesa in deficit. Viene sottolineato il paradosso: se la spesa pubblica viene sostenuta con nuovi debiti, i problemi di fondo – diminuzione della popolazione attiva, disallineamenti del sistema – non vengono risolti. Creutzburg avverte che senza interventi efficaci la Germania rischia di compromettere la sostenibilità del welfare e suggerisce un ripensamento delle politiche occupazionali.
Riforma dello Stato tedesco: le promesse non bastano, servono scelte strutturali
Kommentar zur Staatsreform: Das Übel an der Wurzel packen
Il governo Merz ha rilanciato, nel contratto di coalizione con la SPD, l’obiettivo di una grande riforma dello Stato, promettendo un “Patto per il Futuro” tra federazione, Länder e comuni. Tuttavia, come accaduto in passato, alle intenzioni non seguono ancora misure operative. Le difficoltà economiche dei comuni tedeschi – con un disavanzo superiore a 25 miliardi di euro – sono diventate una delle cause percepite della stagnazione del Paese. La coalizione riconosce l’importanza del livello municipale, ma le proposte restano generiche: riduzione della spesa, alleggerimento burocratico e standard più realistici. I principali ostacoli strutturali – dall’aumento incontrollato dei costi sociali alla fragilità del sistema fiscale locale – non vengono affrontati con la necessaria chiarezza. Il principio “chi ordina paga” continua a essere invocato, ma raramente applicato: molti oneri ricadono sui comuni senza copertura stabile. Inoltre, la promessa di trasferire parte della fiscalità nazionale ai comuni resta poco credibile. La riforma amministrativa e costituzionale è ancora priva di una discussione pubblica ampia. Se la riforma dello Stato deve incidere davvero, dovrà partire dal basso: dai comuni. Ma oggi il treno, ancora una volta, corre nella direzione sbagliata.
Quel tedesco che Trump apprezza: Merz accolto con favore alla Casa Bianca
Diesen Deutschen mag Trump
Il primo incontro tra Friedrich Merz e Donald Trump ha mostrato un tono insolitamente cordiale. Trump, spesso caustico con i leader stranieri, ha accolto il Cancelliere tedesco con lodi, riconoscendogli di non essere responsabile delle politiche migratorie e del progetto Nord Stream 2, attribuendone implicitamente la colpa ad Angela Merkel. Merz ha saputo dosare cautela e deferenza, costruendo un rapporto personale con il presidente americano, che ha persino elogiato il suo inglese. L’obiettivo di instaurare una relazione diretta con un interlocutore imprevedibile sembra quindi raggiunto. Tuttavia, dietro la facciata amichevole, Trump ha ribadito la propria visione equidistante nel conflitto ucraino, mettendo sullo stesso piano Zelenskyj e Putin e ignorando l’appello di Merz a rafforzare la pressione su Mosca. Se per Merz l’incontro ha rappresentato un successo diplomatico sul piano personale, per Kiev l’esito appare deludente: Trump ha dimostrato ancora una volta di non voler assumere un impegno chiaro a fianco dell’Ucraina.
Applauso per Merz: quello che balla con Trump
Beifall für Merz: Der mit dem Trump tanzt
La prima visita del Cancelliere Merz alla Casa Bianca è avvenuta in modo sorprendentemente armonioso. Trump, noto per la sua imprevedibilità, ha accolto Merz con toni distesi, evitando critiche pubbliche e riconoscendolo persino come "amico", in netto contrasto con l’ostilità mostrata in passato verso Angela Merkel. Il Cancelliere ha sfruttato l’occasione per costruire un rapporto personale con un leader che valuta le relazioni internazionali in termini di simpatie personali più che di dinamiche istituzionali. Trump ha apprezzato l’impegno tedesco ad aumentare le spese per la difesa e la posizione critica di Merz sulle politiche migratorie del passato. Tuttavia, restano molte incognite: Trump potrebbe rapidamente cambiare atteggiamento, e la sua ambiguità verso Putin rimane un fattore di instabilità. Merz ha fatto una scelta pragmatica: accettare la logica del “tango” con Trump, nella consapevolezza che in quel ballo è l’altro a guidare.
Minaccia nazionalista: quando tutti vogliono tornare a essere "grandi"
Gefahr für die Demokratie: Wenn immer mehr Nationen wieder „groß“ werden wollen
Il nazionalismo sta conoscendo una nuova ondata globale. Leader come Putin, Trump, Xi, Modi, Meloni e Orbán promettono il ritorno a un passato glorioso, riscrivendo la storia nazionale a fini identitari e politici. In Russia, la Costituzione protegge la “verità storica” e criminalizza la critica; negli Stati Uniti, Trump vuole imporre un’interpretazione patriottica e acritica della storia nazionale. Il nazionalismo, potente ma ambiguo, enfatizza identità, unità e orgoglio, ma porta con sé rischi profondi per la democrazia. Pur affondando le sue radici nell’emancipazione e nella legittimazione popolare, ha generato esclusione, violenza e conflitti. Dalla sua origine nel XVIII secolo, la nazione è una costruzione storica e culturale, non una realtà data. Le moderne ideologie politiche hanno tutte fatto ricorso al nazionalismo, che continua a fungere da catalizzatore emotivo in tempi di crisi globale. L’illusione del ritorno alla grandezza si ripropone con nuovi simboli, ma conserva l’impronta tragica del secolo scorso.
AfD in Baden-Württemberg, una svolta radicale
AfD in Baden-Württemberg: Die Partei zeigt ihr Gesicht
Il commento di Reinhard Veser analizza le implicazioni della nomina di Markus Frohnmaier come candidato Afd per la presidenza del Baden-Württemberg. Veser interpreta questa scelta come una dichiarazione di intenti: l’AfD abbandona ogni pretesa di moderazione, mostrandosi orgogliosamente fuori dal quadro democratico convenzionale. L’analisi fa notare come Frohnmaier rappresenti l’ala più radicale del partito, implicando un’ulteriore polarizzazione del dibattito politico tedesco. Veser collega questo episodio alla crescente strategia del partito di estrema destra di rivendicare visibilità pubblica e di sfidare le altre forze politiche su temi chiave come immigrazione e identità. Il commentatore conclude avvertendo che tali sviluppi evidenziano tensioni profonde nella società tedesca e nella tenuta del sistema politico.
Merz da Trump: il Cancelliere si fa vedere
Merz bei Trump: Der Kanzler ist sichtbar
Il primo incontro ufficiale tra il Cancelliere tedesco Friedrich Merz e il Presidente statunitense Donald Trump si è svolto in un clima insolitamente disteso. Trump ha evitato critiche pubbliche, non ha contestato le accuse di Merz contro la Russia per la guerra in Ucraina e non si è registrata alcuna tensione sul tema delle sanzioni. Merz ha così costruito un primo canale di comunicazione con l’amministrazione americana, risultato non scontato vista l’imprevedibilità di Trump. Il confronto ha avuto anche un valore simbolico interno: a differenza del suo predecessore Scholz, assente nella fase iniziale del mandato, Merz ha scelto la visibilità immediata, affermandosi come attore centrale tanto in politica estera quanto interna. La sua agenda combina il sostegno all’Ucraina con l’irrigidimento della politica migratoria. I risultati restano incerti, ma l’attivismo del nuovo Cancelliere è evidente. Nessuno si chiede più dove sia Merz: è presente, deciso a esercitare la leadership in un contesto geopolitico e sociale instabile.
Politica estera e sicurezza
Merz sorpassa le attese in politica estera
In der Außenpolitik übertrumpft Merz eher noch das, was er angekündigt hat
L’editoriale di Die Welt osserva che il neocancelliere Friedrich Merz sta agendo con decisione in politica estera, andando persino oltre le promesse elettorali. In particolare, Merz sta tenendo un tono più aggressivo verso l’Ucraina e i partner europei, esortandoli ad aumentare la spesa militare. Sorprende il commentatore come Merz, pur applicando politiche opposte a quelle promesse in campagna (ad es. sul bilancio), ora si distingua per una linea dura verso la Russia e per uno zelo inedito nel voler rafforzare la NATO. Viene sottolineato che è un’innovazione per un leader tedesco esortare altri Paesi a spendere di più per la difesa. L’articolo rileva anche come questa svolta rafforzi l’immagine di Merz come figura più aggressiva sul piano internazionale rispetto a quanto aveva annunciato, segnando una decisa svolta rispetto all’inerzia percepita in Germania negli ultimi anni.
Merz da Trump: le cinque lezioni del vertice alla Casa Bianca
Merz bei Trump: Die fünf wichtigsten Erkenntnisse des Besuchs
Il primo incontro tra il cancelliere tedesco Friedrich Merz e il presidente statunitense Donald Trump ha mostrato una sorprendente sintonia formale, ma ha lasciato aperti i nodi strategici. Sul piano simbolico, l’accoglienza a Washington è stata calorosa: il soggiorno al Blair House, il ricevimento solenne e l’atteggiamento disteso di Trump segnalano un cambio di tono nei rapporti bilaterali. Merz ha adottato una strategia prudente, evitando contrasti, offrendo omaggi identitari e lasciando spazio alla narrazione dell’interlocutore. Tuttavia, sul punto centrale – il sostegno USA a una linea più dura verso Mosca – non sono emerse aperture. Trump ha equiparato Ucraina e Russia a “bambini litigiosi”, evitando qualsiasi condanna esplicita di Putin. Più favorevole è il clima sulla questione della spesa militare tedesca, oggi accettata senza riserve. Nulla di concreto invece sul fronte commerciale: Trump ha rilanciato vaghe promesse e accennato a future pressioni sul gas. La sorpresa è stata la completa assenza di ostilità verso la Germania, in netto contrasto con il passato. Merz ha evitato ogni riferimento a temi divisivi, come l’AfD o Nord Stream, preferendo una linea diplomatica tesa a garantire un canale aperto con un alleato tanto cruciale quanto imprevedibile.
Merz e le espulsioni alle frontiere: la promessa che non può mantenere
Merz hat ein Versprechen gegeben, das er jetzt nicht halten kann
Durante la campagna elettorale, Friedrich Merz aveva promesso un cambiamento radicale nella politica migratoria, proponendo respingimenti immediati dei richiedenti asilo ai confini. Ma appena un mese dopo l’insediamento, il Tribunale amministrativo di Berlino ha dichiarato illegittime queste misure: secondo il diritto europeo, la Germania non può rimandare arbitrariamente i richiedenti asilo in Paesi terzi, come la Polonia, senza il loro consenso. Ignorare la sentenza, come annunciato dal ministro dell’Interno Dobrindt, costituirebbe un atto di disobbedienza esecutiva e minerebbe lo stato di diritto. In realtà, la Germania non è mai stata il “buon samaritano” della politica d’asilo europea: con il sistema di Dublino, ha spesso scaricato l’onere sui Paesi di frontiera. La retorica del “basta con la gentilezza” rischia dunque di essere un autoinganno. Ora il governo si trova davanti a un bivio: mantenere promesse politicamente efficaci ma giuridicamente infondate, oppure rispettare i vincoli europei e affrontare il malcontento interno.
Dibattito su armi e Gaza: critica a Israele e linea tedesca
Krieg in Nahost: Israels Lage bleibt prekär
Il commento di Nikolas Busse per la FAZ riflette sul deteriorarsi della situazione umanitaria a Gaza e sulla reazione del governo tedesco. Busse concorda con la linea più critica recentemente adottata da Berlino verso le operazioni israeliane, affermando che è giusto che la Germania si discosti da eventuali posizioni incondizionate di Israele. Tuttavia, mette in guardia contro il rischio di una nuova polemica interna sulle esportazioni di armi tedesche in questo momento, sostenendo che una discussione affrettata sulle forniture di difesa sarebbe prematura. In sostanza l’articolo riconosce la gravità della crisi umanitaria – definendo precaria la situazione israeliana sotto attacco – ma invita la Germania a procedere con realismo. Busse suggerisce che, pur mantenendo aperto il dialogo critico con Tel Aviv, il focus debba rimanere sulla mediazione diplomatica e sul rispetto del diritto internazionale, senza alterare drasticamente le attuali decisioni di politica estera tedesca.
Segnali positivi tra Sudetendeutsche e Repubblica Ceca
Positive Signale zwischen Tschechen und Sudetendeutschen
Alla vigilia del 75° Sudetendeutscher Tag a Ratisbona, Bernd Posselt ha parlato di una nuova fase di riconciliazione tra la Germania e la Repubblica Ceca. Il governo ceco ha deciso di trattare i cimiteri sudetotedeschi come patrimonio culturale comune, stanziando fondi per la loro tutela. È inoltre cresciuto il sostegno al “marcia della riconciliazione”, che rievoca il “massacro di Brno” del 1945. Due organizzatori cechi hanno proposto di ospitare per la prima volta l’evento annuale del Sudetendeutscher Tag proprio a Brno nel 2026. Posselt ha definito l’invito un onore, sottolineando però che l’iniziativa deve essere condivisa da entrambe le parti, data la sensibilità del tema in Repubblica Ceca. Ha affermato che la vera avversità è il nazionalismo, responsabile storico delle divisioni. Il ministro federale Alexander Dobrindt parteciperà alla manifestazione, lodando il ruolo dei Sudetendeutschen come promotori dell’integrazione europea. La riconciliazione tra le due comunità è ormai considerata un tassello della costruzione di un’Europa comune e consapevole del proprio passato.
Questioni militari e industria della difesa
Ritorno al riarmo in Gran Bretagna
FAZ+: Aufrüstung in Großbritannien: Die britische Armee soll ihre Kampfkraft verzehnfachen
La FAZ segnala il nuovo piano del governo britannico guidato da Starmer per aumentare di dieci volte la capacità militare. Nonostante l’ampio programma di investimenti, l’articolo osserva che il livello di spesa prefissato non soddisfa comunque le esigenze emergenti della NATO, soprattutto in termini di difesa aerea e proiezione di potenza. Viene sottolineato l’obiettivo politico di Londra di colmare il gap con gli investimenti statunitensi, ma anche il contesto economico difficile che frena il budget militare. L’analisi conclude che, pur in ritardo rispetto a Germania e Francia, il Regno Unito sta tentando di riguadagnare peso strategico, anche se rimane il rischio di tensioni tra aspettative e risorse effettive per la riqualificazione delle proprie forze armate.
Pistorius: rafforzare la difesa dell’Ucraina è una priorità multilaterale
Pistorius: Partner werden Ukraine militärisch weiter stärken
Alla vigilia del vertice dei ministri della Difesa della NATO, Boris Pistorius ha confermato l’impegno dell’Alleanza nel rafforzare le capacità militari dell’Ucraina. Tra le priorità strategiche, figurano la difesa aerea, i sistemi d’arma a lungo raggio, la logistica e la costituzione di grandi unità terrestri. Secondo la nuova pianificazione, le capacità richieste agli Stati membri aumenteranno del 30%, con la Germania e gli altri partner chiamati a presentare piani nazionali aggiornati. Pistorius ha annunciato la riproposizione di una coalizione internazionale per la difesa aerea (“Immediate Action on Air Defense”) e un ampliamento del gruppo di supporto alla guerra elettronica: Belgio, Estonia, Italia, Svezia e Turchia si uniranno all’iniziativa. Gli obiettivi includono la protezione delle comunicazioni ucraine, l’intercettazione delle trasmissioni russe e lo sviluppo di contromisure contro i droni. I dettagli dei nuovi piani rimangono riservati, ma è attesa una progressiva divulgazione dopo l’approvazione formale da parte dei ministri a Bruxelles.
Bundeswehr: Henne mette in dubbio l’efficacia del servizio militare solo volontario
Generalmajor zweifelt an Wehrdienst ohne Pflichtelemente
Il generale Andreas Henne, comandante della Heimatschutzdivision, ha espresso dubbi sulla sostenibilità a lungo termine del modello di servizio militare basato esclusivamente sulla volontarietà. In un’intervista ha affermato che per la protezione delle infrastrutture critiche servono più soldati di quanti attualmente disponibili, e che si sta già raggiungendo il limite della disponibilità volontaria. Sebbene il modello introdotto dalla coalizione CDU-SPD preveda inizialmente un reclutamento su base volontaria, Henne ritiene probabile che in futuro si debbano introdurre elementi obbligatori. La prima ondata di volontari è attesa entro la fine dell’anno. L’attuale compromesso tra le forze di governo riflette la posizione della SPD, contraria a un ritorno della leva obbligatoria sospesa dal 2011, ma le carenze di personale rendono sempre più urgente una revisione del modello.
Zona di rischio: il primo colpo del prossimo conflitto potrebbe partire dal mare
Der erste Schuss des nächsten Krieges könnte auf See fallen
La crescente vulnerabilità delle infrastrutture marittime europee rende plausibile che un futuro conflitto inizi in mare. Oleodotti, parchi eolici offshore e cavi sottomarini sono esposti a sabotaggi, anche in acque internazionali. Secondo Moritz Brake, è necessario integrare tali asset in una strategia di sicurezza tedesca, europea e NATO. L’operazione “Baltic Sentry” avviata nel gennaio 2025 rappresenta un primo passo, ma resta urgente rafforzare le capacità di sorveglianza e risposta. I privati devono assumere un ruolo attivo nel proteggere le proprie infrastrutture. La Marina tedesca, con competenze chiave come la caccia ai sottomarini, deve essere al centro di un sistema integrato con autorità civili. Germania ed Europa devono agire come potenze marittime responsabili, non con spirito imperialista, ma per garantire continuità economica e deterrenza strategica. Gli avversari – in primis Cina e Russia – usano sistematicamente il mare come strumento di influenza. Gli Stati Uniti non offrono più garanzie assolute: l’Europa deve emanciparsi sul piano navale per proteggere commercio, risorse e sovranità.
Dubbi in Finlandia: davvero la NATO ci proteggerà?
Finnland: Wachsende Zweifel am Schutz der NATO unter Trump
A due anni dall’adesione alla NATO, in Finlandia cresce lo scetticismo sull’effettiva protezione dell’Alleanza, soprattutto in vista di un possibile disimpegno americano sotto Trump. Sebbene l’ingresso nel blocco sia stato largamente sostenuto, recenti sondaggi rivelano un netto calo della fiducia nella deterrenza collettiva. Le tensioni nel Golfo di Finlandia si sono intensificate: navi russe, manovre ostili, interferenze GPS e sabotaggi della rete sottomarina sono diventati episodi frequenti. Il paese, altamente dipendente dal mare per i suoi traffici commerciali, osserva con preoccupazione anche il traffico dei tankers della “flotta ombra” russa. La ministra degli Esteri Valtonen e il responsabile della politica di difesa Kuusela ribadiscono la preparazione autonoma del Paese e il rafforzamento degli investimenti militari, ma riconoscono che il vero banco di prova sarà la credibilità della clausola di difesa collettiva. Intanto, la Finlandia si prepara a difendersi da sola, come ha sempre fatto.
La NATO vara il più grande programma di riarmo dalla Guerra Fredda
NATO beschließt größtes Aufrüstungsprogramm
I ministri della Difesa dell’Alleanza Atlantica hanno approvato nuovi obiettivi di capacità che impongono ai Paesi membri un incremento sostanziale delle spese militari: il 3,5% del PIL in investimenti diretti e un ulteriore 1,5% in spese correlate. È la prima volta che questi obiettivi derivano da piani operativi per la difesa collettiva. La Germania dovrà aumentare significativamente il personale della Bundeswehr: il ministro Pistorius stima fino a 60.000 nuovi soldati per raggiungere una forza operativa di 460.000 unità. Berlino sarà tenuta a formare cinque-sei nuove brigate da combattimento e a dotarle di equipaggiamenti completi, oltre a fornire comandi, fregate, aerei e sistemi di difesa. L’obiettivo di spesa dovrà essere raggiunto entro il 2032, ma alcuni Stati, come Svezia ed Estonia, premono per anticiparlo al 2030. Le divergenze con Washington complicano il linguaggio politico comune, ma la pressione dell’evoluzione russa richiede decisioni rapide e concrete. La portata del piano segna un punto di svolta nella postura strategica della NATO.
Sicurezza marittima: il futuro dell’Europa si gioca in mare
„Europas Zukunft wird auf dem Meer geschützt“
Durante l’esercitazione NATO Baltops nel Mar Baltico, a cui partecipano 50 navi di 17 paesi, è emersa con forza la centralità strategica del dominio marittimo. Secondo Moritz Brake (CASSIS, Bonn), oltre il 90% del commercio globale passa via mare, così come l’approvvigionamento energetico, alimentare e digitale. Claudia Schmucker (DGAP) ha sottolineato che le attuali catene globali di fornitura creano dipendenze che possono essere strumentalizzate in chiave geopolitica. La deterrenza non richiede necessariamente l’uso della forza: bastano presenze come droni o sottomarini per scoraggiare il traffico navale. La resilienza europea richiede quindi nuove politiche: ridurre la dipendenza da aree critiche, rafforzare le capacità di difesa e siglare accordi commerciali bilanciati. Infine, la cooperazione tra marine NATO è più avanzata rispetto a quella tra eserciti terrestri. Per l’Europa, rafforzare la sicurezza marittima non è solo difesa: è la condizione per mantenere influenza economica e stabilità strategica.
Guerra in Ucraina: i droni contro i bombardieri nucleari russi
Krieg in der Ukraine: Drohnen gegen Atombomber
Con l’operazione “Spinnennetz”, la resistenza ucraina ha colpito in profondità le forze strategiche russe, distruggendo circa dodici bombardieri nucleari grazie a 117 droni leggeri e a basso costo. L’attacco ha segnato un punto di svolta nel conflitto, evidenziando la capacità dell’Ucraina di combinare innovazione tecnologica e mobilitazione civile. Il sistema ucraino si fonda su una rete diffusa di attivisti e tecnici senza formazione militare, organizzati orizzontalmente come un “ecosistema” o “formicaio” che sperimenta, adatta e applica soluzioni in tempo reale. L’apparato statale coordina ma non controlla, lasciando spazio all’agilità e alla velocità operative. Queste strutture hanno permesso alla produzione nazionale di droni di passare da 5.000 a un milione in due anni. Anche la Russia impiega droni, ma l’Ucraina ha recentemente riguadagnato vantaggio, grazie a operazioni fino a migliaia di chilometri dalla linea del fronte. La risposta russa è stata reticente, e Putin ha evitato dichiarazioni pubbliche dirette, segno della fragilità della sua deterrenza nucleare.
Pistorius nomina un nuovo segretario di Stato per accelerare gli acquisti di armi
Pistorius holt neuen Staatssekretär für schnellere Waffenkäufe
Il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius ha nominato Jens Plötner nuovo segretario di Stato responsabile per gli armamenti, sostituendo Benedikt Zimmer. Plötner, già consigliere di Olaf Scholz, è considerato controverso per il suo ruolo nella passata politica di apertura verso la Russia e per la mancanza di esperienza diretta nel settore della difesa. La nomina ha suscitato forti critiche all’interno della Bundeswehr e tra i partiti di opposizione, che temono ritardi e inefficienze negli approvvigionamenti. Tuttavia, il governo intende rafforzare la struttura del ministero per far fronte all’aumento delle esigenze militari e accelerare le forniture. Contestualmente, è stato creato un terzo incarico di segretario di Stato, affidato a Jan Stöß, per gestire il carico crescente di lavoro. Il tutto avviene in vista del vertice NATO di fine giugno, che prevede un rafforzamento della capacità dell’Alleanza, con impatti significativi sull’organico e sulla logistica della Bundeswehr.
Contro Israele a Gaza, proteste internazionali
Rüstungsexporte: Deutschland genehmigte Waffenexporte an Israel für 485 Millionen Euro
ZEIT riferisce che dalla metà del 2023 a maggio 2025 la Germania ha autorizzato forniture di armi a Israele per quasi mezzo miliardo di euro. L’articolo riprende la risposta parlamentare che illustra l’entità delle consegne e segnala come il nuovo governo tedesco stia esaminando ulteriori autorizzazioni alla luce della crisi in Medio Oriente. Viene sottolineato che la critica politica si concentra sul mancato stop immediato agli invii nonostante le denunce di crimini di guerra a Gaza. Si riporta inoltre che l’ONG tedesca Linke ha presentato un esposto all’Aja accusando Berlino di complicità. Nonostante qualche rallentamento registrato negli ultimi mesi, la questione alimenta tensioni nel dibattito interno: da un lato esponenti della coalizione invocano prudenza e rispetto delle leggi internazionali, dall’altro la CDU ribadisce di sostenere Israele come alleato sotto attacco. L’articolo conclude evidenziando che la Germania rimane uno dei principali fornitori di armi di Tel Aviv, alimentando controversie sulla politica di esportazione.
Politica interna e questioni sociali
Germania al lavoro: tra produttività, incentivi e realtà demografica
So arbeitet Deutschland – ein Überblick in Grafiken
Il cancelliere Friedrich Merz ha criticato pubblicamente la cultura della settimana corta e dell’equilibrio vita-lavoro, sostenendo che con tali approcci non si potrà preservare il benessere economico del Paese. Tuttavia, i dati indicano una realtà più articolata. L’occupazione è frenata da fattori strutturali come l’invecchiamento della popolazione e la carenza di manodopera. Molti cittadini lavorano meno non per scarso impegno, ma per la ridotta convenienza economica. In alcuni casi, aumentare le ore lavorate comporta guadagni netti minimi a causa del taglio contestuale dei sussidi, come evidenziato da esempi concreti legati al Bürgergeld. Anche la pressione fiscale gioca un ruolo: per un lavoratore medio single, il prelievo totale supera il 47%, mentre per una famiglia monoreddito con due figli è del 33%. La discussione sulla produttività si incrocia con disparità di genere, politiche familiari, eccessiva burocrazia e mancanza di incentivi efficaci. La questione del lavoro in Germania è quindi meno ideologica e più legata a problemi concreti di sistema.
Fenomeno dell’estremismo on line
Jugendgefährdende Netzinhalte: Der kunterbunte Dschihad
L’inchiesta della FAZ esplora come giovani tedeschi vengano sempre più preso di mira dalla propaganda estremista sul web. Si documenta come estremisti, sia di matrice jihadista sia di estrema destra, utilizzino piattaforme digitali e persino strumenti di intelligenza artificiale per affinare i loro messaggi e attrarre minorenni. Il report cita dati di recente pubblicazione: bambini di appena sei anni consultano contenuti online con frequenza crescente. Soprattutto però viene descritto come i metodi comunicativi degli estremisti si siano evoluti: usando video, meme e riferimenti alla cultura pop, riescono a “campare” narrazioni ideologiche in forme seduttive. L’articolo delinea un quadro inquietante, dove l’abbondanza di materiale jihadista multicolore e l’ascesa dell’AI favoriscono una propaganda subdola, difficile da contrastare. Nella conclusione si segnala l’allarme degli esperti: senza adeguati controlli o educazione digitale, i giovani potrebbero restare inconsapevoli vittime di radicalizzazione on-line.
L’illusione di un’economia “woke”
Trump gegen DEI: Das Trugbild einer woken Wirtschaft
Le imprese si proclamano impegnate in valori inclusivi, ma la realtà mostra l’opposto. Con la minaccia di Trump di escludere dai contratti pubblici le aziende che promuovono programmi DEI (diversità, equità, inclusione), molte multinazionali hanno rapidamente rinunciato ai propri impegni. Google ha riscritto mappe, SAP ha giustificato l’abolizione delle quote rosa con nuovi indici di benessere, mentre altri, come VW, hanno rivisto in silenzio le proprie politiche. Le missioni aziendali risultano spesso esagerate o ipocrite: non vendere prodotti, ma “ispirare l’umanità” o “rendere il mondo migliore”. L’espansione dei social media facilita una comunicazione d’immagine senza verifica, con dirigenti che si ritraggono tra dipendenti felici e obiettivi elevati. Nei report sulla remunerazione, i bonus sono legati a traguardi “etici”, spesso vaghi e autoriferiti. Il caso Biontech è emblematico. Ma la realtà è che i valori DEI non sono universali e creano conflitti culturali e commerciali. In questo contesto, la funzione delle imprese dovrebbe restare il profitto nel rispetto delle regole: già questo sarebbe un contributo non trascurabile.
Antisemitismo sotto la pelle
Antisemitismus: Blinder Hass
Theresa Weiß affronta il tema dell’aumento degli attacchi antisemiti in Germania legati al conflitto israelo-palestinese. Il commento chiarisce come dietro le manifestazioni di rabbia verso Israele si nasconda spesso un odio antisemita che prende la forma della “critica” politica. Weiß mostra come i cittadini di origine ebraica vengano sempre più considerati “responsabili” delle azioni del governo israeliano, un’ingiusta generalizzazione che costituisce un nuovo volto del pregiudizio. Pur condannando fermamente le violenze dei militanti anti-israeliani, l’articolo esorta a riconoscere che questi aggressori non discutono realmente la politica israeliana, ma odiano gli ebrei tout court. In conclusione, il pezzo ammonisce che l’antisionismo radicale viene strumentalizzato per coprire una forma di antisemitismo, e che occorre vigilanza civile e istituzionale per proteggere gli ebrei tedeschi dalla crescente paura quotidiana.
Migrazioni: contributo all’economia tedesca
Migration: Zuwanderer bringen ein Plus von 100 Milliarden Euro im Jahr
L’articolo della Süddeutsche Zeitung illustra i risultati di uno studio condotto da Martin Werding sulle dinamiche economiche legate all’immigrazione in Germania. Secondo questa analisi, un aumento netto annuo di 200.000 migranti porta a un beneficio di circa 100 miliardi di euro per l’economia tedesca. Si sottolinea che, nonostante i costi iniziali per asilo e integrazione, i migranti contribuiscono a colmare carenze di manodopera in sanità, logistica e IT, generando un surplus netto sul lungo periodo. Il pezzo confronta questi dati con uno studio contrario pubblicato l’anno precedente, criticandone i risultati e mostrando come il nuovo rapporto tenga conto di effetti di crescita e occupazione prima trascurati. Viene spiegato che gli immigrati sono mediamente più giovani, dunque pagano contributi pensionistici e tasse per anni. L’articolo ammette la complessità del tema, ma conclude che l’analisi pro-migrazione offre nuova linfa al dibattito, mettendo in discussione visioni catastrofiste.
Questioni economiche e finanziarie
Tecnologia, impresa e innovazione
Domanda di esperti di IA ancora bassa
Nachfrage nach KI-Experten in Deutschland ist gering
ZEIT riprende i dati di una ricerca secondo la quale, malgrado un raddoppio dei posti di lavoro legati all’intelligenza artificiale dal 2019 al 2022, la richiesta di professionisti AI in Germania è rimasta bassa e stagnante negli ultimi anni. L’articolo sottolinea che le offerte di lavoro nel settore rappresentano soltanto circa il 3,8% del totale, cifre ben più basse rispetto ad altri paesi tecnologicamente avanzati. Se da un lato si rileva che molte aziende stanno adottando soluzioni AI, dall’altro è preoccupante la scarsa risposta del mercato del lavoro: gli autori suggeriscono che una domanda più debole di quanto si creda potrebbe mettere la Germania in svantaggio competitivo. Vengono citati esperti che avvertono come la produttività potenziale (sino al +16%) non sia sfruttata appieno. Il quadro tratteggiato è di una economia che procede a rilento nell’assorbire l’innovazione digitale, specie fuori dai grandi centri urbani dove mancano infrastrutture tecnologiche adeguate.
L’era del fax sta finendo
Bitkom-Studie: Vier von fünf Unternehmen haben das Fax abgeschafft
ZEIT riporta i risultati di un’indagine del settore IT secondo cui solo il 18% delle imprese tedesche usa ancora il fax. L’articolo, con dati DPA, spiega che il fax è ormai percepito come simbolo di “arretratezza” (e il suo utilizzo è in forte calo). Tutte le aziende ora comunicano via e-mail (100%) e quasi tutte con smartphone (94%). I servizi di videoconferenza e messaggistica istantanea sono anch’essi ampiamente diffusi (67% e 66%). Il pezzo evidenzia che, di contro, la fiducia nell’introduzione dell’IA rimane tiepida: metà delle imprese è scettica sul suo impiego pratico, e il 75% preferisce attendere le esperienze di altri prima di investire. Nel complesso questa notizia sottolinea come la digitalizzazione proceda rapidamente nelle infrastrutture quotidiane (addio al fax), ma incontri ancora resistenze culturali quando si tratta di avanzamenti più radicali come l’intelligenza artificiale.
Kerosene sintetico e piani di crescita aerea
Klimaneutrales Fliegen: Europas größte Anlage für E-Kerosin eingeweiht
La FAZ segnala che a Francoforte è entrata in funzione la più grande fabbrica europea di e-kerosene, un combustibile ricavato da CO₂ e idrogeno. Secondo l’articolo, questo impianto rappresenta un passo verso il volo a emissioni zero: il gestore lo definisce un “miglio- ne”, sebbene alcuni osservatori restino scettici sulla scalabilità economica. Il servizio sottolinea che l’innovazione risponde alla spinta politica per la sostenibilità, ma ad oggi i costi di produzione rendono ancora limitati gli impieghi pratici. Contemporaneamente, FAZ riporta che il CEO di Ryanair, Eddie Wilson, prevede di raddoppiare le rotte in Germania: denuncia i costi elevati nel Paese e ipotizza incentivi governativi per compensarli. Queste due notizie insieme delineano un settore dei trasporti in fermento: da un lato si investe in tecnologie “verdi” per l’aviazione; dall’altro le compagnie low cost cercano di espandersi, invitando il governo ad adottare politiche fiscali favorevoli. Nel complesso, emergono sia l’urgenza di trasformazioni tecnologiche nel trasporto aereo sia le tensioni con gli operatori sui costi di esercizio nazionali.