Rassegna della stampa tedesca #132
Quello che segue è il Monitoraggio della stampa tedesca, curato dalla redazione di Stroncature, su commissione della Fondazione Hanns Seidel Italia/Vaticano. Il monitoraggio ha cadenza settimanale ed è incentrato sui principali temi del dibattito politico, economico e sociale in Germania. Gli articoli sono classificati per temi.
Stroncature produce diversi monitoraggi con taglio tematico o geografico personalizzabili sulla base delle esigenza del committente.
Analisi e commenti
L’inganno di Klingbeil con la legge di bilancio 2025
Klingbeils Etikettenschwindel mit dem Haushalt 2025
Il primo bilancio del ministro delle Finanze Lars Klingbeil viene presentato come una svolta all’insegna di investimenti, riforme e consolidamento, ma secondo il commento di Claus Hulverscheidt su Süddeutsche Zeitung si tratta di un’etichetta fuorviante. Gli investimenti aumentano, ma provengono interamente da un fondo speciale finanziato a debito, mentre il bilancio ordinario vede una riduzione della quota di investimenti per coprire buchi pregressi. Le riforme strutturali annunciate non si vedono, né Klingbeil ha chiarito eventuali misure su pensioni o spesa sociale. La strategia di crescita si affida interamente all’aumento del PIL, trascurando le perdite strutturali nei conti pubblici previste per il 2028 e il 2029. Il consolidamento fiscale è parziale: solo pochi ministeri subiscono tagli, mentre le uscite per pensioni e assistenza aumentano. Il commentatore osserva che Klingbeil ambisce a diventare “ministro degli investimenti”, ma dovrebbe prima occuparsi del suo ruolo effettivo, evitando strategie comunicative ambigue e affrontando le debolezze strutturali dei conti federali.
Libero scambio: aspettare che l’America rinsavisca
Freier Welthandel: Warten, bis Amerika zur Besinnung kommt
L’articolo di Patrick Welter sul Frankfurter Allgemeine Zeitung critica la proposta dell’Unione Europea di avviare una cooperazione formale con il CPTPP, il partenariato transpacifico per il libero scambio che riunisce dodici paesi tra cui Giappone, Canada, Australia, Vietnam e Regno Unito. L’iniziativa, sostenuta da Ursula von der Leyen e dal Cancelliere tedesco Friedrich Merz, viene descritta come un’operazione simbolica priva di reale efficacia geopolitica e, in alcuni aspetti, dannosa. Welter osserva che il CPTPP, inizialmente concepito dagli Stati Uniti per contenere l’influenza commerciale della Cina in Asia, è stato abbandonato da Trump nel 2017. La UE vorrebbe ora riempire il vuoto lasciato dagli USA, ma questa mossa non può salvare l’ordine multilaterale del commercio mondiale incarnato dalla WTO, se le tre grandi economie escluse dal patto (USA, Cina, India) non si impegnano. Inoltre, molti degli accordi con i paesi del CPTPP sono già stati firmati dalla UE, e dal 2020 esiste un meccanismo europeo alternativo di risoluzione delle controversie (MIAP), cui hanno aderito dieci dei dodici paesi del CPTPP. Creare un nuovo quadro istituzionale appare quindi ridondante. Welter critica anche l’idea che questa alleanza possa diventare una sorta di “WTO 2.0” fondata su standard normativi europei, troppo rigidi e penalizzanti per il Sud globale e per i consumatori europei, come dimostrano misure come la tassa di frontiera sul carbonio. Il commento si conclude sostenendo che, piuttosto che costruire nuove istituzioni, la UE dovrebbe concentrarsi sulla difesa della WTO esistente, aspettando un cambiamento di rotta da parte americana.
La riforma dello Stato in Germania e i suoi limiti strutturali
Kommission zu Staatsreform: Wunder sind nicht zu erwarten
Il rapporto della commissione “Per uno Stato capace d’azione” è stato integrato nel contratto di coalizione, ma senza affrontare i veri nodi strutturali. L’istituzione di un nuovo ministero per la digitalizzazione, pur simbolicamente rilevante, non basta a garantire efficienza amministrativa. L’assenza della voce dei comuni nella progettazione delle riforme mina la reale praticabilità delle misure. In ambito di sicurezza, non si affronta con decisione il tema della leva obbligatoria. Nella legislazione sociale si ricorre a formule generiche senza proporre modifiche strutturali. Il nodo centrale rimane la distribuzione delle risorse tra Stato, Länder e comuni, questione completamente elusa. Senza una riforma fiscale federale e senza reale semplificazione amministrativa, le aspettative restano irrealistiche.
Come ripensare il modello tedesco
Kritik an Schwarz-Rot: Schwarz-Rot muss dem deutschen Exportmodell endlich Alternativen entgegensetzen
Il Tagesspiegel del 8 luglio 2025 pubblica un’analisi sul futuro modello di crescita tedesco. Annegret Kramp-Karrenbauer (articolo: “Muss die Koalition…”) spiega la necessità di passare da un’economia basata esclusivamente sulle esportazioni a una orientata anche sui consumi interni. Riprendendo idee dal contratto di coalizione, si argomenta che il modello “Made in Germany” ha limiti di sostenibilità a lungo termine. Il pezzo sottolinea che il governo ambisce a stimolare investimenti pubblici (infrastrutture, scuola, digitale) e a favorire l’assorbimento interno della produzione, specialmente attraverso più reddito disponibile per i lavoratori e un miglior welfare. In sostanza, nel commento si promuove un riequilibrio: meno dipendenza dai mercati esteri, più supporto della domanda interna per tutelare aziende e occupazione. Il tono è di moderata speranza: dati gli strumenti attuali (inclusi i 500 mld di piano Infrastrutture), la transizione è possibile ma richiede coesione politica. Fa da sfondo la discussione sul prezzo del “Wachstumsbooster” promessa dal governo, dato che il debito pubblico aumenta, ma si ritiene che questo debito possa ripagarsi in crescita più stabile nel medio periodo.
Pistorius nomina Nicole Schilling ai vertici della Bundeswehr ed esautora due generali
Pistorius befördert diese Frau auf Topjob der Bundeswehr – und entlässt zwei Generäle
Il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius ha annunciato una serie di importanti nomine che segnano un cambio di direzione nella gestione delle forze armate. Nicole Schilling, generale medico con lunga esperienza nel personale e nella prontezza operativa, sarà nominata vice ispettore generale della Bundeswehr, subentrando ad Andreas Hoppe, dimessosi dopo rivelazioni su relazioni private. In ottobre andrà in pensione anche il generale Alfons Mais, capo dell’Esercito, noto per aver criticato pubblicamente la carenza di equipaggiamenti dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Il suo successore sarà Christian Freuding, attuale capo della pianificazione strategica al ministero e volto noto per le sue analisi del conflitto in Ucraina sui canali ufficiali. Oltre alle nomine, Pistorius ha avviato una riforma della struttura del ministero della Difesa: le dieci attuali direzioni generali saranno riorganizzate su base funzionale sotto tre segretari di Stato. Verranno create nuove unità dedicate all’espansione delle forze armate, alla strategia operativa e al coordinamento della politica militare. La ristrutturazione punta a rafforzare l'efficienza interna e a supportare l'aumento di organico previsto entro il 2035.
Pistorius definisce i criteri per il nuovo servizio militare con possibilità di obbligo
Pistorius definiert Kriterien für Wehrpflicht
Il ministro della Difesa Boris Pistorius ha presentato un disegno di legge che introduce un nuovo modello di servizio militare in Germania, fondato sulla volontarietà ma con elementi obbligatori attivabili in caso di necessità. Secondo la bozza, la leva potrà essere reintrodotta se il rafforzamento delle forze armate non sarà raggiungibile con il solo volontariato. Per preparare questa eventualità, tutti i giovani a partire dal 2008 riceveranno un questionario: per gli uomini è obbligatorio rispondere, per le donne facoltativo. In base alle risposte, i candidati idonei saranno convocati per la visita di leva. Il servizio base durerà almeno sei mesi e sarà retribuito con oltre 2000 euro mensili come soldato a tempo determinato. Pistorius mira ad aumentare i volontari da 15.000 a 30.000 entro il 2029 e raggiungere, dal 2030, una Bundeswehr con 260.000 effettivi attivi e 200.000 riservisti. Il disegno di legge verrà sottoposto al governo entro la fine di agosto per una possibile entrata in vigore nel 2026. La componente obbligatoria resta politicamente controversa, soprattutto all’interno della SPD, che punta a evitare un ritorno generalizzato alla coscrizione.
Politica estera e sicurezza
L’Europa deve smettere di farsi intimidire da Trump
Europa muss aufhören, sich von Donald Trump mobben zu lassen
In un editoriale della Süddeutsche Zeitung, Alexander Hagelüken critica l’atteggiamento passivo dell’Unione Europea nei confronti della minaccia di nuovi dazi del 30% da parte di Donald Trump. L’autore sostiene che l’UE, pur essendo il più grande mercato unico al mondo, si limita a promesse vaghe e rinvia l’introduzione di contromisure efficaci. Trump, accusato di voler smantellare il sistema commerciale multilaterale fondato sulla WTO, viene descritto come un leader che usa i dazi per fini interni: proteggere l’industria americana, finanziare tagli fiscali e interferire nella politica estera. L’editorialista propone di reagire immediatamente con dazi speculari, fino al 40%, come deterrente credibile, sul modello della risposta cinese. Inoltre, suggerisce di colpire le grandi aziende digitali statunitensi, il vero punto vulnerabile dell’economia americana. Hagelüken conclude che soltanto una posizione ferma e coesa potrà convincere Trump a negoziare seriamente, evitando che l’Europa accetti un accordo svantaggioso che comporterebbe una significativa perdita di ricchezza e influenza.
La NATO si riarma, ma l’Europa resta dipendente dagli Stati Uniti
Aufrüstung in der NATO: Europa bleibt von Amerika abhängig
Nel suo commento sulla FAZ, Thomas Gutschker sottolinea che, nonostante l’aumento delle spese militari europee e l’ambizione di una maggiore autonomia strategica, l’Europa rimarrà dipendente dagli Stati Uniti ancora per molto. Gli alleati europei della NATO puntano a raddoppiare le spese di difesa entro il 2035, ma questo non basterà a colmare il divario con Washington, che continuerà a fornire il 30% delle capacità dell’Alleanza. I piani di difesa prevedono un aumento massiccio del numero di brigate, sistemi di difesa aerea e munizioni, ma si basano su una presenza americana consistente in Europa, oggi a rischio per il possibile ridispiegamento di truppe verso l’Indo-Pacifico. Inoltre, nel breve periodo l’Europa non ha alternative concrete ai sistemi d’arma statunitensi: solo gli USA forniscono aerei da combattimento avanzati, missili a lungo raggio e capacità nucleari. L’autonomia tecnologica è lontana, e anche nel nucleare resta insostituibile la deterrenza americana. Gutschker conclude che l’Europa potrà, al massimo, sviluppare una prima capacità autonoma di resistenza a un attacco convenzionale russo, ma senza disaccoppiarsi realmente dagli Stati Uniti.
Una nuova entente amicale tra Regno Unito e Francia rilancia la cooperazione strategica
Macron in London: Eine neue Entente amicale
Il viaggio di Emmanuel Macron a Londra ha segnato una svolta nelle relazioni franco-britanniche post-Brexit, culminando in un’intesa strategica con il primo ministro Keir Starmer. I due leader hanno annunciato l’intenzione di coordinare le rispettive forze nucleari in caso di minaccia estrema all’Europa, avviando una nuova “supervisione” congiunta che potenzialmente potrebbe estendersi anche alla Germania. Tra i risultati concreti figura la pianificazione di una forza europea di pace per l’Ucraina, con quartier generale a Parigi e fino a 50.000 soldati, pronta ad agire in caso di cessate il fuoco. I due governi intendono inoltre rilanciare l’accordo di Lancaster House, con programmi comuni per missili di nuova generazione e sistemi antiaerei. Macron e Starmer hanno infine discusso una possibile cooperazione migratoria, inclusa la creazione di un meccanismo di ricollocamento e la possibilità di bloccare le imbarcazioni già in mare, generando critiche da parte dei paesi dell’Europa meridionale. L’intesa bilaterale rafforza la posizione delle due potenze nucleari europee, ma solleva interrogativi sul coordinamento con il resto dell’UE.
Investire nel futuro dell’Ucraina nonostante i bombardamenti
Trotz Bombenhagels in der Ukraine investieren
La quarta Conferenza per la Ricostruzione dell’Ucraina, tenutasi a Roma, ha visto la partecipazione di capi di governo e imprenditori europei e ucraini per definire progetti concreti di investimento. Pur in un contesto segnato da intensi bombardamenti russi, l’iniziativa mira a sostenere l’Ucraina nel lungo termine, anche come segnale politico di impegno occidentale. Secondo Tymofiy Mylovanov (KSE), il conflitto va affrontato con la logica di una maratona, non di uno sprint. Le imprese già presenti nel paese stanno reinvestendo gli utili, mentre nuove iniziative, soprattutto nei settori energia e difesa, stanno emergendo. L’interesse cresce anche nel comparto tecnologico e manifatturiero, grazie alla resilienza ucraina e alla collaborazione con gruppi come Rheinmetall e Knauf. Tuttavia, persistono problemi di sicurezza, corruzione e insufficienza del sistema giudiziario, che frenano i flussi di capitale. Le autorità ucraine auspicano una partecipazione straniera congiunta a partner locali affidabili, mentre i volumi di investimenti, pur in ripresa, restano inferiori ai livelli prebellici. La sfida centrale resta tradurre gli impegni politici e industriali in risultati misurabili sul campo.
Merz condanna come inaccettabile l’uso del laser da parte della Cina contro un aereo tedesco
Merz: Chinas Lasereinsatz gegen Flugzeug inakzeptabel
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha definito “totalmente inaccettabile” l’impiego di un laser da parte di una nave militare cinese contro un aereo di ricognizione tedesco impegnato nella missione europea “Aspides” nel Mar Rosso. Il fatto, avvenuto il 2 luglio, avrebbe visto un’azione unilaterale del cacciatorpediniere cinese, che ha puntato un laser contro l’aereo senza preavviso né contatto radio. L’operazione “Aspides” ha l’obiettivo di proteggere il traffico commerciale dai missili della milizia yemenita Houthi. La Cina ha respinto la versione tedesca, sostenendo che non corrisponde ai dati in suo possesso. Anche l’Unione Europea ha convocato l’ambasciatore cinese a Bruxelles, dopo che Berlino aveva fatto lo stesso. Merz, incontrando il segretario generale della NATO Mark Rutte, ha dichiarato che il governo intende chiarire l’episodio con la massima trasparenza e determinazione. Ha aggiunto che incidenti simili dimostrano la necessità di essere pronti ad affrontare nuovi tipi di minacce. Il ministro degli Esteri Wadephul non ha ancora fornito una relazione definitiva sull’incontro con l’ambasciatore cinese.
Merz e Pistorius sostengono il ruolo guida della Germania nella NATO
Merz und Pistorius für deutsche Führungsrolle in der Nato
Nel corso della cerimonia per il 70º anniversario dell’adesione tedesca alla NATO, il cancelliere Friedrich Merz ha riaffermato l’intenzione del governo di assumere una leadership europea nel patto atlantico. Merz ha annunciato che la Bundeswehr sarà trasformata nella forza convenzionale più potente dell’Unione Europea, sostenuta da nuovi investimenti e da una strategia di rafforzamento industriale e tecnologico. Anche il ministro della Difesa Boris Pistorius ha sottolineato che l’Europa deve assumersi maggiori responsabilità e che la Germania farà da apripista. Il segretario generale della NATO Mark Rutte ha definito la Germania “forza trainante” dell’alleanza e ha accolto con favore il suo impegno. Merz ha inoltre criticato duramente i bombardamenti russi su obiettivi civili in Ucraina, qualificandoli come atti di terrorismo. Ha promesso ulteriori forniture per la difesa aerea ucraina, in coordinamento con gli Stati Uniti. La nuova strategia prevede l’ampliamento della Bundeswehr a 460.000 soldati entro il 2030, con l’obiettivo di rafforzare la deterrenza e soddisfare i nuovi obiettivi NATO, incluso l’impegno a destinare il 5% del PIL alla difesa.
Pistorius tratta a Washington l’acquisto di sistemi Patriot da destinare all’Ucraina
Pistorius verhandelt in Washington über Patriot-Deal
Durante la sua prima visita ufficiale a Washington sotto la nuova amministrazione Trump, il ministro tedesco della Difesa Boris Pistorius ha avviato trattative con l’omologo statunitense Pete Hegseth per l’acquisto di due sistemi di difesa aerea Patriot. Tali sistemi, pagati dalla Germania, verrebbero poi trasferiti all’Ucraina per rafforzarne la protezione antiaerea. L’iniziativa segnerebbe una nuova modalità di sostegno: finora Berlino aveva donato tre sistemi Patriot propri, oltre a Gepard e IRIS-T. La trattativa si inserisce in un quadro più ampio, che include anche il possibile dispiegamento in Germania di missili americani a medio raggio, come i Tomahawk, promessi da Biden ma non ancora confermati da Trump. Pistorius ha riaffermato il ruolo della Germania nella NATO e il sostegno a una difesa europea più robusta. Il viaggio ha riguardato anche la questione della presenza delle truppe USA in Germania, circa 38.000 soldati: sebbene Trump avesse previsto un taglio nella sua prima presidenza, ora sembra disposto a mantenerli su richiesta tedesca. Infine, è stato discusso l’acquisto da parte della Bundeswehr di 35 F-35 per la capacità di deterrenza nucleare, con consegna a partire dal 2026.
Pistorius in visita a Washington: la Germania vuole acquistare razzi americani a lungo raggio
Pistorius-Besuch in Washington: Deutschland will Raketenwerfer kaufen
Durante la sua visita ufficiale a Washington, il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius ha manifestato l’intenzione di avviare l’acquisto del sistema missilistico americano Typhon, capace di colpire obiettivi fino a 2000 km di distanza, compresi quelli in territorio russo. Questo rafforzamento delle capacità tedesche e europee di deterrenza colma un vuoto operativo, poiché sistemi equivalenti europei sono ancora in fase di sviluppo e non saranno disponibili prima di 7–10 anni. Pistorius ha inoltre ribadito la speranza che gli Stati Uniti, come promesso da Biden nel 2023, inizino a schierare armi a medio raggio in Germania a partire dal 2026, anche se l’attuale amministrazione Trump non ha ancora confermato tale impegno. I colloqui con il nuovo segretario alla Difesa Pete Hegseth hanno riguardato anche una possibile ulteriore fornitura di batterie Patriot per l’Ucraina, finanziate dalla Germania, ma restano da definire alcuni aspetti tecnici e finanziari. Infine, Pistorius si prepara all’eventualità di un ridimensionamento delle truppe americane stanziate in Germania, attualmente circa 38.000 unità, come parte di un più ampio riposizionamento strategico statunitense verso l’Indo-Pacifico.
Industria della Difesa e questioni militari
Helsing, Stark Defence e la nuova era delle guerre con i droni europei
Kampf der Drohnen
L’articolo della Süddeutsche Zeitung offre una panoramica sulle nuove imprese europee, come Helsing e Stark Defence, protagoniste del rapido sviluppo delle tecnologie di guerra basate su droni e intelligenza artificiale. I modelli presentati, come Virtus e HX-2, sono droni d’attacco leggeri, a basso costo e impiegabili in massa, spesso con capacità kamikaze e precisione algoritmica. Il loro uso nella guerra in Ucraina, con il sostegno di finanziamenti statali e capitali privati, ha accelerato la crescita del settore. Helsing, oggi valutata oltre 12 miliardi di euro, produce anche sistemi subacquei autonomi e IA per combattimento aereo. L’articolo mostra come questi nuovi attori stiano ridefinendo la filiera della difesa, minando il monopolio tradizionale di gruppi come Rheinmetall. Il business è segnato da riservatezza, velocità produttiva e forti investimenti, ma anche da tensioni etiche, come dimostra la protesta di alcuni artisti contro gli investimenti del fondatore di Spotify. Le aziende puntano ora a forniture alla Bundeswehr, mentre il fabbisogno ucraino guida la domanda. Il settore si muove verso la produzione su larga scala, con un modello industriale più agile e decentralizzato rispetto al passato.
Cosa insegna l’industria ucraina dei droni all’Europa
Was sich von ukrainischen Drohnenherstellern lernen lässt
L’Ucraina ha trasformato in due anni il proprio settore manifatturiero militare in un ecosistema tecnologico agile e produttivo, con una produzione di droni cresciuta di 35 volte rispetto al 2022. Almeno 400 aziende partecipano oggi alla produzione, favorite da incentivi fiscali, deregolamentazione e accesso a capitali internazionali. A Roma, Bruxelles e Kyiv hanno lanciato l’iniziativa BraveTech EU per integrare le industrie di difesa, stanziando 100 milioni di euro. I dirigenti ucraini sottolineano che il campo di battaglia ha accelerato l’innovazione come in nessun altro luogo al mondo. La produzione è ancora manuale, ma flessibile e motivata dal patriottismo. Il 2024 prevede la realizzazione di mezzo milione di droni. Tuttavia, il settore resta dipendente da forniture cinesi per sensori e componenti. La sfida per l’Europa è ora investire in filiere alternative e rendere la cooperazione più simmetrica, anche in vista di un futuro export tecnologico ucraino dopo la guerra.
Civili armati per la patria
Die Ungedienten
Il programma della Bundeswehr per formare civili senza esperienza militare come riservisti ha attirato, dal 2018, oltre 1200 partecipanti. In circa 20 giorni, i candidati apprendono nozioni fondamentali di addestramento al combattimento, tattiche di sorveglianza, uso delle armi e gestione delle crisi, in vista di un loro impiego nelle unità di Heimatschutz in caso di emergenza nazionale. Si tratta di volontari, spesso trentenni o quarantenni, provenienti dai più diversi ambiti, inclusi manager, medici, autisti e coach. La loro motivazione è generalmente legata a un sentimento di responsabilità civile, rafforzato dall’aggressione russa all’Ucraina. Personalità come Marie Winter, paramedico e persona non binaria, sottolineano anche l’urgenza di difendere i diritti civili e la democrazia in caso di crisi. Gli istruttori lodano la maturità e l’equilibrio dei partecipanti, sottolineando che spesso dimostrano maggiore determinazione dei giovani reclutati tradizionali. Tuttavia, non mancano le resistenze: alti ufficiali mettono in dubbio la validità dell’addestramento ridotto e auspicano il ritorno alla leva obbligatoria. Il Ministero della Difesa non ha ancora confermato la prosecuzione del programma oltre il 2025, ma l’interesse è crescente, nonostante l’assenza di una piattaforma ufficiale. La sopravvivenza del progetto dipenderà dalla capacità politica di riconoscerne il valore strategico.
Dibattito sulla leva obbligatoria: due generazioni a confronto sulla difesa della democrazia
Streitgespräch: „Wir müssen über die Wehrpflicht reden – jetzt!“
Il confronto tra Johannes Zerger e Arthur Kießling evidenzia una frattura generazionale e ideologica nel dibattito tedesco sulla reintroduzione della leva obbligatoria. Zerger, sessantaquattrenne ed ex obiettore di coscienza, difende il principio dell’autodeterminazione individuale, sostiene che un servizio imposto non generi autentico spirito civico e giudica inefficace l’obbligo in un contesto militare altamente specializzato. Kießling, ventiduenne, ritiene invece la leva uno strumento necessario per colmare il divario tra le esigenze di difesa e l’insufficienza di volontari, e propone un modello selettivo ispirato a quello svedese. Entrambi condividono la preoccupazione per l’aggressività russa e riconoscono l’urgenza di rafforzare la capacità di deterrenza europea, ma divergono profondamente sulle modalità: l’uno teme un ritorno a logiche autoritarie e costi sociali eccessivi, l’altro auspica un coinvolgimento ampio e intergenerazionale, anche estendendo il dovere civile oltre l’età della leva.
La nuova strategia tedesca verso l’Ucraina: leadership nominale e limiti strutturali
Neue Strategie: Ist Deutschland der größte Ukraine-Unterstützer?
Friedrich Merz ha rivendicato alla conferenza di Roma il primato tedesco nel sostegno all’Ucraina, con 72 miliardi di euro tra aiuti civili e militari. Tuttavia, questo primato è dovuto più al ritiro americano che a un reale cambio di passo. Rapportando gli aiuti al PIL, Berlino resta dietro a molti Paesi dell’UE, inclusi i Baltici e i Nordici. La novità è piuttosto nel tono: il governo Merz ha assunto un ruolo di guida in Europa, sia verso gli Stati Uniti, trattando direttamente con Trump la fornitura dei Patriot, sia in ambito europeo, criticando apertamente Slovacchia e altri partner reticenti. Tuttavia, persistono le cautele strutturali: nessuna consegna dei missili Taurus, esitazioni sulla confisca dei beni russi congelati, e reticenze strategiche dettate dalla dipendenza dalla deterrenza nucleare americana. La Germania ambisce a essere un attore centrale, ma rimane vincolata da vincoli politici, economici e militari che ne limitano l’effettiva proiezione autonoma.
Reintrodurre subito la leva obbligatoria per inviare un segnale chiaro a Mosca
Die Wehrpflicht so schnell wie möglich reaktivieren
Nel suo editoriale sulla FAZ, Berthold Kohler sostiene che la Germania dovrebbe reintrodurre immediatamente la leva obbligatoria, senza attendere ulteriori peggioramenti della situazione strategica. Il piano del ministro della Difesa Boris Pistorius per un nuovo servizio militare volontario, sebbene supportato da incentivi economici, rischia di non bastare per raggiungere l’obiettivo di 260.000 soldati attivi e 200.000 riservisti entro il 2035, come promesso alla NATO. Pistorius ha quindi inserito nel disegno di legge una clausola per riattivare la coscrizione in caso di necessità. Kohler ritiene che i vertici della SPD dovrebbero superare le loro resistenze ideologiche e smettere di illudersi su una coesistenza con la Russia. In caso contrario, la Germania rischia di arrivare impreparata a uno scenario di crisi. La proposta è quella di fissare obiettivi chiari di rafforzamento delle forze armate e di attivare da subito le infrastrutture necessarie, come il reclutamento e la costruzione di nuove caserme. Secondo Kohler, la misura più efficace per la deterrenza consisterebbe nel rendere la leva obbligatoria operativa già ora.
Quale ruolo per Berlino nella svolta della politica americana verso l’Ucraina
Welche Rolle spielt Berlin bei Trumps Neuausrichtung der Ukraine-Politik?
L’articolo della Süddeutsche Zeitung analizza le implicazioni della nuova linea di Donald Trump sulla guerra in Ucraina e il ruolo centrale che la Germania potrebbe assumere. Durante la visita del ministro della Difesa Boris Pistorius a Washington, si è discusso della possibilità che Berlino acquisti sistemi Patriot dagli Stati Uniti per trasferirli all’Ucraina tramite la NATO. La novità sta nel fatto che Trump, aggirando il Congresso, intende vendere armamenti tramite paesi alleati, limitando formalmente l’impegno diretto americano. Pistorius ha proposto due opzioni: invio immediato di sistemi USA oppure cessione di Patriot tedeschi con successiva compensazione americana. Resta in sospeso da quale arsenale proverranno i due sistemi promessi, ma Berlino è pronta a finalizzare l’accordo in tempi rapidi. Intanto, Trump ha lanciato un ultimatum a Mosca: se non ci sarà una tregua entro 50 giorni, scatteranno dazi contro Russia e suoi partner. Tuttavia, gli osservatori statunitensi vedono la mossa più come tattica elettorale che svolta strategica. L’articolo rileva infine che Trump rischia tensioni nella sua stessa base elettorale, che mal digerisce un ritorno al coinvolgimento militare esterno.
Politica interna e questioni sociali
La nuova resistenza alla leva obbligatoria in Germania
„Kommt die Wehrpflicht, kommt der Aufstand“
In questo reportage pubblicato sulla Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung, Leonie Feuerbach documenta la riemersione del movimento per l’obiezione di coscienza in Germania. L’attenzione è centrata su un congresso organizzato dalla DFG-VK, storica associazione pacifista, tornata attiva di fronte alla possibilità concreta che la leva militare – sospesa dal 2011 – venga reintrodotta. L’aumento delle richieste formali di obiezione (3.000 nel 2024) segnala un rinnovato interesse, soprattutto tra riservisti e giovani incerti sul futuro. Tuttavia, il movimento appare oggi diviso, frammentato e in parte anacronistico: dominato da figure storiche ormai anziane, fatica a coinvolgere le nuove generazioni, nonostante alcune presenze attive legate a organizzazioni giovanili marxiste o antimilitariste.
L’articolo illustra anche le divergenze strategiche interne al movimento: alcuni consigliano di attendere prima di presentare obiezione formale, altri invece raccomandano una presa di posizione preventiva. Emergono inoltre contrasti generazionali sull’uso dei social media come strumento di mobilitazione. Nonostante il linguaggio e i simboli datati, gli attivisti sono convinti che un’eventuale reintroduzione del servizio militare obbligatorio innescherebbe un’ampia opposizione sociale. Il testo segnala infine una crescente frattura all’interno della sinistra, con molti ex simpatizzanti che si dicono delusi dall’attuale appoggio dei Verdi e della SPD al rafforzamento militare. La mobilitazione contro la leva potrebbe così ridefinire l’identità e la presenza pubblica del pacifismo tedesco nel nuovo contesto geopolitico.
Come si governa un Parlamento polarizzato
Wie bändigt man den Bundestag?
Il Bundestag della nuova legislatura è segnato da un inasprimento della polarizzazione politica e da un numero crescente di incidenti procedurali e disciplinari. La presidente Julia Klöckner (CDU) e i suoi quattro vice, tutti alla prima esperienza, devono affrontare una situazione senza precedenti: opposizione forte, clima acceso, linguaggio provocatorio e costante uso politico delle regole parlamentari. Dall'inizio della legislatura, i richiami formali, le rimozioni di parola e persino le espulsioni sono in crescita, superando i numeri delle legislature precedenti. Il caso della vicepresidente Ortleb (SPD) durante il “Hammelsprung” richiesto dall’AfD dimostra come anche i passaggi tecnici si trasformino in momenti ad alta tensione. Klöckner ha stabilito una linea ferma, come evidenziato nella gestione dei toni usati da Alice Weidel o dei comportamenti provocatori dei deputati di estrema destra. Il principio guida resta quello di garantire libertà di parola nei limiti della Costituzione, mantenendo però ordine e rispetto reciproco. Il rischio, avvertono Klöckner e Nouripour, è che l'aula diventi teatro per social media, più che luogo di deliberazione pubblica. Per questo, il collegio di presidenza lavora a una linea coerente e condivisa, nella consapevolezza che ogni cedimento aprirebbe la porta a una progressiva delegittimazione dell’istituzione.
L’attuale peggior nemico del governo Merz è il governo stesso
Union und SPD: Der derzeit härteste Gegner der Bundesregierung ist sie selbst
In un commento pubblicato su Süddeutsche Zeitung, Nicolas Richter analizza le tensioni interne alla coalizione tra CDU e SPD guidata da Friedrich Merz, evidenziando come gli errori di comunicazione e i conflitti interni stiano danneggiando la percezione pubblica del governo, nonostante i risultati ottenuti. L’occasione è il fallimento dell’elezione di un giudice costituzionale da parte del Bundestag, che ha esposto divisioni e disorganizzazione nella maggioranza. Richter nota come la coalizione abbia in realtà già raggiunto vari obiettivi, come l’approvazione di leggi e la definizione di investimenti importanti, ma soffra di un clima interno instabile che offusca ogni risultato. Episodi come la polemica di Spahn sull’AfD, la mancata elezione di Merz al primo turno e il recente scontro sulla candidatura SPD alla Corte Costituzionale segnalano una fragilità strutturale. La mancanza di coesione impedisce al governo di imporsi come alternativa credibile alle precedenti coalizioni. Richter conclude che la principale minaccia per la tenuta politica del governo non proviene dall’opposizione, bensì dalla sua incapacità di mantenere compattezza e disciplina interna.
L’Università Tecnica di Berlino taglia cattedre e posti di studio per mancanza di fondi
Technische Universität Berlin streicht Professuren: Wegen Haushaltskürzung fallen etliche Stellen weg
A causa di un’improvvisa riduzione del finanziamento pubblico da parte del Senato di Berlino, la Technische Universität Berlin dovrà tagliare nel 2025 circa 40 milioni di euro, con conseguenze drastiche per l’organizzazione accademica. Saranno soppressi 18 settori disciplinari, con una perdita stimata fino a 100 cattedre e un’ulteriore riduzione di personale nelle strutture centrali come uffici amministrativi, tecnici e informatici. L’offerta formativa subirà un forte ridimensionamento: si prevede la cancellazione di circa 5000 posti di studio. Le facoltà dovranno decidere autonomamente quali professori eliminare, sulla base delle indicazioni del senato accademico. Saranno inoltre disdette tutte le sedi in affitto, compatibilmente con i vincoli contrattuali. Verranno tagliate anche le spese per materiali, trasferte, servizi esterni e strumenti digitali. La TU Berlino prevede per il 22 luglio una protesta simbolica con 250 sedie vuote davanti al municipio, per denunciare l’impatto della politica di austerità sull’istruzione superiore. Il contratto con il Land prevedeva fino al 2028 un aumento annuo del 5% del budget, ma senza clausole di uscita: le università potrebbero ora ricorrere legalmente per ottenere il rispetto degli accordi.
Questioni economiche e finanziarie
Perché l’economia tedesca non cresce più: il peso delle esportazioni in calo
Warum die deutsche Wirtschaft so schlecht läuft
Secondo un’analisi della Bundesbank ripresa dalla Süddeutsche Zeitung, il rallentamento economico della Germania negli anni 2020 è dovuto in gran parte alla perdita di competitività delle sue esportazioni. Dopo due decenni di successi, dal 2017 anche la Germania ha iniziato a perdere quote nei mercati globali. La flessione ha colpito tutti i settori chiave: automotive, meccanica, chimica ed elettronica. Le cause principali sono il calo della domanda mondiale, gli effetti persistenti della pandemia e soprattutto l’aumento dei costi energetici, che ha colpito in modo particolare l’industria tedesca, storicamente dipendente dal gas russo. La Bundesbank stima che, senza la perdita di competitività, il PIL sarebbe cresciuto tra il 2021 e il 2024 del 2,4% in più. Per rafforzare l’export, le soluzioni suggerite includono nuovi accordi di libero scambio, una gestione più efficiente della transizione energetica e l’alleggerimento della burocrazia. Tuttavia, il problema più critico resta la carenza di manodopera qualificata, che spinge in alto i costi del lavoro. Anche il rischio di nuovi dazi USA rappresenta un ulteriore shock imminente per il modello export-led tedesco.
Nonostante dazi e tensioni, la Cina resiste alla guerra commerciale
China trotzt dem Handelskrieg
Pechino ha annunciato per il secondo trimestre 2025 una crescita economica del 5,2%, nonostante i dazi statunitensi fino al 145% su molte esportazioni cinesi. Il governo ha riorientato le esportazioni verso mercati alternativi come Europa, Sud America e Africa, limitando l’impatto immediato delle misure statunitensi. Tuttavia, il quadro interno rimane fragile: il mercato immobiliare è in difficoltà, il tasso di disoccupazione giovanile è elevato e i consumi stagnano. Parte del rimbalzo economico si spiega con misure straordinarie come anticipi sugli ordini, sovvenzioni statali e confronti statistici favorevoli. L’accordo temporaneo con gli Stati Uniti, raggiunto a Londra a giugno, ha ridotto i dazi per 90 giorni ma scadrà a metà settembre. La leadership cinese continua a evitare un’espansione del welfare, temendo che un rafforzamento del sistema di protezione sociale possa generare aspettative politicamente difficili da gestire. Le imprese tedesche in Cina segnalano che l’incertezza della domanda interna resta il problema principale. L’apparente solidità dei dati macroeconomici potrebbe paradossalmente rafforzare la reticenza politica a introdurre le riforme strutturali necessarie per sostenere la crescita sul lungo periodo.
Categoria consigliata: Questioni economiche e finanziarie.
Trump vuole dividere l’Europa: l’UE deve reagire con fermezza
Trump will Europa spalten. Die EU muss zurückschlagen
In un commento pubblicato dalla Süddeutsche Zeitung, Alexander Mühlauer denuncia l’atteggiamento attendista dell’Unione Europea di fronte all’annunciata imposizione di dazi del 30% da parte degli Stati Uniti su tutte le importazioni dall’UE. La critica centrale è rivolta alla debolezza e disunione della risposta europea, con la Germania che, per proteggere i propri interessi industriali, avrebbe perfino indebolito la posizione negoziale di Bruxelles. L’autore sostiene che l’unico modo per ottenere un accordo equo con Donald Trump è mostrare unità e determinazione. La UE dovrebbe reagire con contromisure tariffarie proporzionate, autorizzate dalla WTO, e preparare sanzioni fiscali contro le grandi aziende digitali statunitensi. Mühlauer avverte che l’obiettivo politico di Trump non è solo commerciale ma strategico: indebolire l’unità europea. Richiama inoltre i precedenti in cui Trump ha dovuto fare marcia indietro solo davanti alla reazione cinese e alle pressioni dei mercati finanziari. La conclusione è chiara: Bruxelles deve abbandonare ogni tentazione accomodante e agire con risolutezza per difendere il mercato interno europeo e la propria credibilità internazionale.
Commerzbank a Unicredit? Opportunità europea o rischio sistemico?
Soll die Commerzbank an Unicredit verkauft werden?
Il dibattito sull’eventuale acquisizione della Commerzbank da parte dell’italiana Unicredit si articola tra due visioni contrapposte. Harald Freiberger sostiene che la debolezza strutturale della Commerzbank, incapace di costruire un modello redditizio in oltre 15 anni, giustifichi l’intervento di Unicredit come un passo logico verso la creazione di un grande gruppo bancario europeo. L’acquisizione, secondo lui, rappresenterebbe una risposta geopolitica alla frammentazione finanziaria europea e un rafforzamento necessario di fronte a blocchi rivali come USA e Cina. D’altra parte, Caspar Busse mette in guardia contro i rischi sistemici: un’unione tra Unicredit, già proprietaria di HypoVereinsbank, e Commerzbank creerebbe un istituto difficilmente controllabile in caso di crisi. Preoccupano anche l’elevata esposizione dell’Italia e il possibile impatto negativo sul credito al Mittelstand tedesco. Inoltre, la resistenza delle autorità politiche e della dirigenza Commerzbank a un’acquisizione ostile rischia di compromettere il funzionamento del nuovo gruppo, alimentando sfiducia interna. Il commento conclude che l’Europa ha bisogno di banche forti e integrate, ma non a scapito della stabilità, della trasparenza e della fiducia nel sistema.
Trump e i dazi: l’incertezza paralizza l’industria tedesca
In der deutschen Industrie herrscht große Verunsicherung
Il reportage della Süddeutsche Zeitung mostra come le minacce di Donald Trump di imporre dazi del 30% sulle importazioni europee stiano creando una profonda incertezza nell’industria tedesca, più ancora degli effetti diretti delle tariffe. Dirigenti di grandi aziende come Wacker Chemie, BASF e BMW segnalano che l’instabilità delle regole compromette la pianificazione, riduce gli ordini e congela gli investimenti. A risentirne è l’intero sistema produttivo, dalla chimica al settore automobilistico, fino ai fornitori di cavi e componentistica. Le aziende cercano di adattarsi, ma temono che i nuovi ostacoli commerciali rafforzino la concorrenza cinese, già in forte espansione in Europa. L’impatto non è solo economico: la volatilità geopolitica impedisce strategie industriali di lungo periodo. Anche i tentativi di localizzazione produttiva non sono sufficienti a neutralizzare l’effetto delle incertezze. Il settore manifatturiero tedesco appare esposto a uno shock strutturale di fiducia e organizzazione. Il commento finale è chiaro: l’elemento più corrosivo non sono i dazi in sé, ma la totale imprevedibilità dell’ambiente economico transatlantico.
Quanto costerà alla Germania la nuova guerra commerciale di Trump
Wie hart Trumps Zoll-Hammer die deutsche Wirtschaft trifft
Secondo un’analisi della Süddeutsche Zeitung, l’annunciato aumento dei dazi del 30% da parte del presidente statunitense Donald Trump sui prodotti dell’Unione Europea avrebbe effetti molto gravi sull’economia tedesca. Economisti dell’Istituto per l’economia mondiale (IfW) e dell’Istituto dell’economia tedesca (IW) stimano una contrazione del PIL tedesco dello 0,6% solo nel primo anno, pari a centinaia di miliardi di euro di perdite. La Germania, già ferma da due anni, subirebbe danni strutturali prolungati. Gli effetti sarebbero aggravati dal fatto che circa un quarto dell’occupazione dipende dall’export. I settori più colpiti sarebbero l’automotive, la meccanica, la chimica e l’elettrotecnica. Alcuni paesi UE spingono per una reazione immediata, ma la Commissione europea per ora mantiene una linea cauta, rinviando l’introduzione di contromisure da 21 miliardi. Gli esperti suggeriscono di alzare la pressione su Washington con una credibile minaccia di ritorsioni. In parallelo, si sottolinea che anche gli Stati Uniti subirebbero contraccolpi pesanti, specie nei settori industriali che dipendono da forniture europee. La conclusione dell’articolo è che la UE dovrebbe difendere il multilateralismo commerciale e non cedere a una logica bilaterale punitiva.
Secondo la Bundesbank gli esportatori tedeschi perdono competitività sui mercati mondiali
Deutsche Exporteure fallen laut Bundesbank am Weltmarkt zurück
La Bundesbank avverte che le imprese tedesche stanno perdendo sistematicamente competitività sui mercati internazionali. Dal 2017 le quote di mercato all’export sono in calo e, a partire dal 2021, la dinamica è peggiorata in confronto a paesi come Stati Uniti, Cina e membri dell’Eurozona. Senza questa perdita, l’economia tedesca avrebbe registrato tra il 2021 e il 2024 una crescita del PIL superiore di 2,4 punti percentuali. Le cause principali sono la scarsa domanda globale di beni tradizionali tedeschi – in primis automobili – e i problemi interni: costi energetici elevati, eccesso di burocrazia e ritardi nelle riforme. I settori più colpiti sono quelli di punta dell’export tedesco: meccanica, elettrotecnica, chimica e metallurgia. La dipendenza strutturale della Germania dalle esportazioni – che sostengono circa un quarto dei posti di lavoro – aggrava l’effetto negativo sul sistema economico. Inoltre, la guerra commerciale con gli Stati Uniti e l’indebolimento della domanda esterna alimentano un circolo vizioso che frena ogni prospettiva di ripresa nel 2025, il terzo anno consecutivo senza crescita.
Ripresa dell’economia tedesca?
„Zeichen für die Konjunktur stehen auf Wachstum“
Il Handelsblatt (5 luglio) riporta le opinioni del DIW (German Institute for Economic Research), citando la responsabile Geraldine Dany-Knedlik. Nonostante la stagnazione, i segnali preliminari suggeriscono un’imminente ripresa: l’aumento dell’export statunitense e dei prezzi delle materie prime sta tirando su gli ordini. Il capo ricerca prevede una crescita modesta nei prossimi trimestri, a condizione di stabile commercio con USA e Cina. Viene indicato che l’industria manifatturiera ha smesso di contrarsi mentre il mercato interno dà flebili segnali positivi. L’analisi offre un moderato ottimismo e avverte che serve confermare con riforme (digitalizzazione, infrastrutture). Si conclude che l’economia tedesca, pur fragile, non è in recessione tecnica irreversibile, ma la svolta dipende da condizioni esterne favorevoli.
Tecnologia, impresa e innovazione
Perché la controllata siderurgica di Thyssenkrupp taglia migliaia di posti di lavoro
Warum Thyssenkrupps Stahltochter Tausende Jobs streicht
Thyssenkrupp Steel Europe (TKSE), principale produttore siderurgico tedesco, ha raggiunto un accordo con IG Metall per un piano di ristrutturazione che prevede la soppressione di 5300 posti di lavoro, pari a un quinto della forza lavoro. La decisione arriva dopo anni di perdite operative, impianti sottoutilizzati e difficoltà strutturali legate ai costi energetici elevati e alla concorrenza internazionale, soprattutto dalla Cina. L’accordo include l’interruzione graduale di due altoforni a Duisburg, sostituiti da un nuovo impianto a riduzione diretta con idrogeno, finanziato in parte da fondi pubblici. A Bochum, verranno chiusi due stabilimenti entro il 2028. La riduzione dell’organico avverrà con prepensionamenti e senza licenziamenti forzati. A ciò si aggiungeranno ulteriori 4000 posti in uscita tramite esternalizzazioni. Parallelamente, Thyssenkrupp sta valutando di cedere o chiudere la sua partecipazione nella Hüttenwerke Krupp Mannesmann (HKM). La ristrutturazione è condizione necessaria per il futuro distacco di TKSE dalla casa madre e la sua trasformazione in joint venture con il gruppo del miliardario ceco Křetínský. La sostenibilità del piano sarà valutata da uno studio indipendente ancora in fase di definizione.
Per una riforma strutturale del lavoro scientifico in Germania
Wissenschaftsrat fordert attraktive Stellenprofile
Il Wissenschaftsrat propone una revisione profonda dell’organizzazione del lavoro scientifico in Germania, sottolineando l’urgenza di creare percorsi professionali chiari, stabili e attrattivi. Alla base della proposta c’è un nuovo modello di classificazione dei profili, suddivisi tra compiti di qualifica e funzioni permanenti, da adottare in modo coerente su scala nazionale e compatibile con gli standard internazionali. L’obiettivo è offrire ai giovani ricercatori maggiori certezze già entro due-tre anni dal dottorato e superare il sistema attuale, segnato da contratti precari e carriere opache. I contratti a tempo determinato dovrebbero essere limitati ai ruoli di formazione o a progetti specifici, mentre settori strategici come IT, infrastrutture e gestione scientifica necessitano di occupazione stabile. Il presidente Wolfgang Wick ha parlato di una “Blackbox” per le carriere scientifiche, in cui mancano trasparenza, prevedibilità e sviluppo delle competenze. Il Consiglio chiede anche selezioni più qualificate, riduzione della gerarchia interna, maggiore mobilità tra ambiti scientifici, industriali e pubblici. La ministra del Brandeburgo Manja Schüle ha denunciato i ritardi del governo federale nel riformare il Wissenschaftszeitvertragsgesetz. La Conferenza dei ministri dell’istruzione discuterà la proposta del Wissenschaftsrat, che ha ricevuto il consenso unanime delle sue due commissioni. Anche il presidente del DHV, Lambert T. Koch, ha approvato le proposte, sottolineando che i modelli alternativi alla cattedra sono validi solo se garantiscono autonomia, sviluppo professionale e adeguata remunerazione.
Azioni resilienti: Rheinmetall, KSB e altri titoli tedeschi che sfidano i dazi di Trump
KSB oder Rheinmetall: Diese Aktien trotzen Trumps Zolldrohungen
Nonostante la minaccia di nuovi dazi del 30% da parte degli Stati Uniti, i mercati azionari tedeschi reagiscono con calma e alcuni titoli si distinguono per solidità. In prima linea c’è Rheinmetall, la cui quotazione è triplicata in meno di due anni grazie alla domanda crescente di sistemi d’arma e munizioni. Il gruppo, favorito da ordini miliardari e prospettive di lungo termine, continua a beneficiare della crescente instabilità geopolitica. Anche KSB, specializzato in pompe e valvole industriali, mostra una performance positiva con un aumento del 50% da inizio anno, spinto dagli investimenti nei settori energia e infrastrutture. Tra i titoli tecnologici, Aixtron registra una ripresa più lenta, ma resta ben posizionata nel comparto dei semiconduttori. Infine, l’assicuratore Allianz offre una solida remunerazione agli investitori, grazie a un incremento del dividendo e a un massiccio programma di riacquisto azionario. Gli analisti raccomandano prudenza, ma ritengono che alcune “blue chip” tedesche offrano margini di crescita anche in un contesto internazionale incerto e protezionista.
Perché lo Stato tedesco non vende la Commerzbank a Unicredit?
Warum verkauft der Bund die Commerzbank nicht?
Nel suo commento sulla FAZ, Hanno Mußler analizza il crescente pressing dell’amministratore delegato di Unicredit, Andrea Orcel, per acquisire la Commerzbank, di cui il governo tedesco possiede ancora una quota del 12%. Dopo mesi di scetticismo, Orcel ha raddoppiato la partecipazione diretta al 20%, rendendo Unicredit il principale azionista privato della banca tedesca. L’operazione, da 7 miliardi di euro, non è facilmente reversibile, poiché un’eventuale vendita sul mercato danneggerebbe lo stesso valore dell’investimento. Il governo Merz-Klingbeil finora ha mostrato freddezza, ma il rialzo del titolo Commerzbank spinge a interrogarsi sulla mancata monetizzazione dell’investimento statale, risalente al salvataggio del 2009. La resistenza politica si basa su timori occupazionali, vista la sovrapposizione con HypoVereinsbank (già controllata da Unicredit). Tuttavia, la posizione di Orcel si rafforza, e il governo tedesco sarà presto chiamato a giustificare il proprio immobilismo. L’articolo suggerisce che, a fronte di un guadagno netto per i contribuenti, un’uscita ordinata del governo dall’azionariato non sia più rinviabile.
Carri armati, munizioni e fucili: l’industria bellica tedesca cresce come mai prima
Panzer, Munition & Gewehre – Das tut sich in Deutschlands Waffenbranche
L’industria della difesa tedesca vive una fase di espansione senza precedenti, trainata dalla guerra in Ucraina e dall’aumento delle spese militari. Rheinmetall ha costruito una nuova fabbrica da 200 milioni a Weeze per produrre componenti del caccia F-35 e amplia l’impianto di Unterlüß per la produzione di munizioni. Il portafoglio ordini ha raggiunto i 62,6 miliardi di euro, contro i 24,5 del 2021. Hensoldt, produttore di radar e sensori, fornisce tecnologia critica all’Ucraina e prevede di raddoppiare il fatturato entro il 2030. TKMS, leader nei sottomarini convenzionali, ha commesse fino agli anni 2040, tra cui dieci sottomarini per Germania e Norvegia. DND, controllata dal gruppo israeliano Rafael, ha fornito oltre 16.000 lanciagranate all’Ucraina. Heckler & Koch, dopo anni di crisi, ha ripreso ad assumere e investire. MBDA produce missili per Patriot ed Eurofighter, mentre Airbus amplia le sue infrastrutture per elicotteri e trasporti militari. Anche le start-up Helsing e Quantum Systems attraggono forti investimenti per sviluppare droni e sistemi autonomi, con applicazioni già testate sul campo. L’intero comparto si consolida come pilastro strategico dell’economia tedesca.