Rassegna della stampa tedesca #138
Quello che segue è il Monitoraggio della stampa tedesca, curato dalla redazione di Stroncature, su commissione della Fondazione Hanns Seidel Italia/Vaticano. Il monitoraggio ha cadenza settimanale ed è incentrato sui principali temi del dibattito politico, economico e sociale in Germania. Gli articoli sono classificati per temi.
Stroncature produce diversi monitoraggi con taglio tematico o geografico personalizzabili sulla base delle esigenza del committente.
Analisi e commenti
Energie senza fine: benvenuti nell’era solare!
Energie ohne Ende – Willkommen im Solarzeitalter! – Der Spiegel, 16 agosto 2025
Il settimanale Spiegel celebra l’avvento di una nuova epoca energetica dominata dal fotovoltaico, definendola con entusiasmo come “era solare”. L’autore Ullrich Fichtner, in una sua colonna, osserva che la rivoluzione fotovoltaica sta trasformando il concetto stesso di “fare il pieno di sole” in qualcosa di concreto e rivoluzionario. Questa nuova epoca dell’energia solare, sostiene Fichtner, è destinata a portare sorprese positive per l’umanità, grazie all’abbondanza di energia pulita e rinnovabile che il progresso tecnologico nel fotovoltaico rende disponibile. L’analisi sottolinea come il crescente impiego di pannelli solari – dai tetti urbani fino ai balkonkraftwerke (mini-impianti da balcone) – stia inaugurando un cambiamento epocale nel sistema energetico globale, riducendo la dipendenza dai combustibili fossili e aprendo prospettive ottimistiche di sviluppo sostenibile. Pur riconoscendo le sfide infrastrutturali e industriali di questa transizione, l’articolo adotta un tono fiducioso: l’umanità dispone ora degli strumenti per abbandonare le lamentele sull’energia e cogliere le opportunità di un futuro solare, in cui l’energia pulita e inesauribile contribuirà a crescita economica e benessere diffuso. Questa visione ottimistica – lontana dal fatalismo climatico – invita la Germania e il mondo intero a investire con convinzione nel fotovoltaico, per inaugurare un’era di prosperità sostenibile segnata dall’energia del sole.
“Trump e Putin in Alaska: almeno il mondo non è peggiorato”
Trump und Putin in Alaska: Immerhin, die Welt ist nicht schlimmer als vorher – Der Spiegel, 16 agosto 2025
In questo commento incisivo, il corrispondente Bernhard Zand analizza con sollievo l’esito del controverso vertice di Anchorage (Alaska) tra Donald Trump e Vladimir Putin. La tesi di Zand è che, “per fortuna il mondo non è diventato un posto peggiore” in seguito all’incontro. Secondo il commentatore, molti in Europa temevano concessioni pericolose da parte di Trump – tornato alla Casa Bianca – al presidente russo riguardo alla guerra in Ucraina. Nel vertice, Trump ha effettivamente accolto Putin con tutti gli onori, applaudendolo e persino condividendo con lui la limousine blindata presidenziale, un’immagine teatrale che in altri tempi avrebbe destato scandalo. Eppure, osserva Zand, il peggio è stato evitato: “non ci sono state concessioni sul territorio ucraino”, come ha sottolineato anche il cancelliere Merz al rientro. Trump non ha riconosciuto annessioni né imposto alla controparte ucraina sacrifici immediati – un risultato che in Europa viene valutato come il minore dei mali. Il commento rileva anzi alcuni aspetti positivi: la minaccia di un cessate-il-fuoco svantaggioso è scongiurata, e Trump ha accennato per la prima volta a garanzie di sicurezza per Kyiv da parte degli USA. Zand interpreta questo sviluppo come un segnale che perfino l’imprevedibile Trump ha dovuto prendere atto della necessità di rassicurare gli alleati e non lasciare mano libera a Putin. In sintesi, il pezzo adotta un tono ironicamente sollevato: il summit di Alaska “non ha reso il mondo peggiore di prima”, anzi – per quanto concesso a Putin passerella e applausi – ha almeno evitato di minare ulteriormente la già precaria sicurezza europea. Resta l’amarezza per l’esclusione degli europei dal tavolo (costretti a fare da “spettatori lontani”, come nota Merz), ma si tira un sospiro di sollievo perché il tanto temuto “grande tradimento” di Kyiv non si è materializzato.
«Bisogna osare polarizzare. Altrimenti lo faranno gli altri» – la cultura del dibattito secondo il sociologo Kumkar
„Wir sollten uns trauen zu polarisieren. Sonst tun es die anderen“ – Der Spiegel, 16 agosto 2025
In un’intervista di grande attualità, il sociologo Klaus Kumkar analizza la “cultura del dibattito” in Germania, sostenendo provocatoriamente che occorre avere il coraggio di polarizzare per evitare di lasciare campo libero agli estremisti. Kumkar parte dall’osservazione che nel discorso pubblico tedesco – complice la crescente presenza dell’AfD e di movimenti radicali – si tende troppo spesso a evitare i conflitti aperti in nome di un consenso superficiale. Secondo il sociologo, questo approccio moderato e conciliatorio rischia di essere controproducente: se i democratici non prendono posizioni nette su temi divisivi, saranno gli estremisti a dettare l’agenda. Nell’intervista Kumkar cita esempi concreti di dibattiti polarizzanti – dall’immigrazione alla transizione ecologica – in cui le forze di centro hanno preferito smussare i toni, lasciando però spazio a narrative semplificate e radicali. Al contrario, egli suggerisce che una dose di polarizzazione “sana” possa rafforzare la democrazia: significa esporre chiaramente i conflitti di valori, delineare alternative e coinvolgere i cittadini in scelte consapevoli, invece di ricercare ad ogni costo una mezza misura che scontenta tutti. Kumkar sottolinea che il disaccordo e il confronto acceso, se condotti con rispetto delle regole, non sono un male da evitare, bensì il sale di una società pluralista. “Dovremmo avere il coraggio di polarizzare” – afferma – perché “altrimenti saranno altri a farlo al posto nostro”, alludendo chiaramente ai populisti. In conclusione, l’intervista lancia un monito: meglio affrontare apertamente le divergenze e canalizzarle in un dibattito democratico, piuttosto che illudersi di neutralizzarle – un vuoto che verrebbe colmato dalle forze antisistema con conseguenze ben peggiori.
Sigmar Gabriel: «L’Ucraina non deve finire sul menu delle Grandi Potenze»
„Ukraine darf nicht auf Speisekarte der Großmächte stehen“ – Der Tagesspiegel, 16 agosto 2025
In un’intervista approfondita rilasciata al Tagesspiegel, l’ex ministro degli Esteri Sigmar Gabriel offre una lucida analisi del delicato equilibrio internazionale emerso dal summit di Anchorage tra Trump e Putin e delle implicazioni per la Germania. Gabriel esordisce constatando che l’incontro in Alaska ha “ridato prestigio a Putin” sulla scena mondiale – un esito che molti in Europa giudicano con preoccupazione. Tuttavia, afferma Gabriel, indignarsi a posteriori è ipocrita e sterile: è facile criticare Trump per aver trattato Putin da pari a pari, “ma l’indignazione è un lusso a buon mercato”. Secondo Gabriel, la realtà geopolitica imponeva questo vertice e “l’incontro con Trump era necessario” per esplorare spiragli di pace. L’ex capo della SPD – oggi osservatore esterno – esorta dunque la Germania a mantenere pragmatismo: “non possiamo permettere che l’Ucraina diventi la portata principale sul tavolo delle Grandi Potenze”, cioè oggetto passivo di spartizioni tra USA e Russia. Per evitarlo, Gabriel suggerisce che Berlino e l’Europa debbano giocare d’anticipo e definire linee rosse chiare: ad esempio, nessuna concessione territoriale forzata all’Ucraina e partecipazione europea a eventuali missioni di sicurezza. Egli plaude inoltre alla svolta di Trump nel menzionare possibili garanzie di sicurezza USA per Kyiv, interpretandola come un segnale che “Washington ha compreso la necessità di rassicurare l’Ucraina”. Gabriel, con la sua esperienza diplomatica, invita infine a non demonizzare l’approccio negoziale: se condotto con fermezza e unità transatlantica, “trattare non significa tradire”. L’importante – conclude – è che l’Europa faccia valere la propria voce e non resti spettatrice: solo così l’Ucraina non sarà sul “menu” di un grande gioco deciso da altri.
Vertice di Washington: un successo per Merz e per l’Europa
Ein Erfolg für Merz und die Europäer – Der Spiegel, 21 agosto 2025
L’editoriale di Spiegel firmato da Paul-Anton Krüger interpreta in chiave sorprendentemente positiva gli esiti del successivo mini-vertice di Washington sul conflitto ucraino. Dopo l’incontro bilaterale Alaska Trump-Putin, il presidente USA ha infatti convocato alla Casa Bianca il presidente ucraino Zelenskyj insieme a un gruppo di leader europei chiave (tra cui il cancelliere Merz). Secondo Krüger, questa seconda fase negoziale – sebbene figlia dell’iniziativa di Trump – ha rappresentato una vittoria politica per gli europei. Il cancelliere Merz è riuscito a ottenere un ruolo attivo sul dossier Ucraina: non più semplice spettatore, ma protagonista di un fronte occidentale compatto che ha presentato condizioni unanimi a Washington. Il commento evidenzia tre risultati principali. Primo, Trump ha dovuto coinvolgere gli alleati europei prima di qualsiasi accordo con Putin, riconoscendo di fatto che senza l’Europa non c’è pace possibile – un punto segnato da Merz, Macron, Starmer e altri leader UE che si sono mostrati uniti (la cosiddetta “coalizione dei volenterosi” europea). Secondo, durante il summit di Washington “si è parlato del futuro dell’Europa”: in particolare, Trump ha esplicitamente escluso la concessione della Crimea e l’ingresso immediato dell’Ucraina nella NATO come condizioni di un possibile accordo. Questo realismo negoziale – per quanto duro per Kyiv – era condiviso dalle cancellerie europee e ha evitato fratture transatlantiche. Terzo, e più importante, si delinea l’ipotesi di un vero impegno militare occidentale a garanzia della pace futura in Ucraina: il commento sottolinea come Merz abbia spinto con successo affinché dagli Stati Uniti arrivasse la disponibilità a garanzie di sicurezza concrete per Kyiv. In sostanza, l’editoriale conclude che il “giro di Washington” è stato “un successo per Merz e per l’Europa”, poiché ha dimostrato che gli europei – se uniti – possono condizionare positivamente anche l’imprevedibile Trump e “riguadagnare un posto al tavolo” delle trattative, anziché subirle passivamente.
«Non tassate i ricchi!» – Dibattito sulle imposte e rischio di fuga dei talenti
Don’t tax the Spitzenverdiener! – Der Spiegel, 20 agosto 2025
Sintesi: Nel pieno del dibattito politico innescato dalla proposta socialdemocratica di aumentare le tasse per i super-ricchi, Der Spiegel pubblica un commento provocatorio – intitolato in inglese “Don’t tax the Spitzenverdiener!” – che mette in guardia dalle possibili conseguenze negative di un incremento fiscale sui redditi più elevati. L’articolo, con tono ironico ma argomentato, sostiene che colpire ulteriormente imprenditori e professionisti di successo potrebbe rivelarsi un boomerang per l’economia tedesca. “Non tassate i ricchi!” – esclama il commentatore, evidenziando come i cosiddetti Spitzenverdiener (top earners) siano spesso coloro che creano innovazione, investono e trainano la crescita economica. Una tassazione aggiuntiva significativa rischierebbe di frenare gli investimenti e incentivare la fuga di capitale umano e finanziario all’estero. Nel commento si citano esempi di paesi europei dove l’introduzione di imposte patrimoniali o super-aliquote sui redditi ha portato grandi patrimoni a trasferirsi altrove, con benefici fiscali nulli o addirittura perdite per l’erario. Invece di inseguire facili consensi con misure ridistributive drastiche, l’editoriale suggerisce di puntare su riforme che allarghino la base imponibile senza deprimere la competitività. Viene riconosciuto che esiste un problema di equità e di buchi di bilancio – “mancano all’appello 30 miliardi nel bilancio 2027”, come ricorda il vicecancelliere Klingbeil – ma la soluzione non può limitarsi allo slogan “tassiamo i ricchi”. In conclusione, il pezzo invita a evitare scorciatoie demagogiche: “non tassate i ricchi” indiscriminatamente, bensì create condizioni in cui paghi chi deve, ma senza uccidere l’innovazione – altrimenti il risultato sarà solo quello di “non avere più ricchi da tassare”, con danno per l’intera economia.
Politica estera e sicurezza
Merz al tavolo con Trump e Putin: l’Europa relegata a spettatrice
Wie Merz auf den Trump-Putin-Gipfel reagiert: Im Kanzleramt gilt jetzt das Prinzip Hoffnung – Der Tagesspiegel, 16 agosto 2025
Sintesi: Questo approfondito articolo del Tagesspiegel esamina la reazione tedesca – in particolare del cancelliere Friedrich Merz – al vertice di Anchorage tra Donald Trump e Vladimir Putin, da cui gli europei sono stati esclusi. Il corrispondente Felix Hackenbruch descrive la frustrazione e al contempo la cauta “speranza” che animano il governo tedesco (“nel Kanzleramt vige ora il principio speranza”, recita emblematicamente il sottotitolo) dopo aver dovuto assistere a distanza agli accordi tra Washington e Mosca. Merz – racconta l’articolo – si è mobilitato freneticamente nei giorni precedenti: ha organizzato una videoconferenza d’urgenza con i principali leader occidentali e con lo stesso presidente ucraino Zelenskyj, volato apposta a Berlino, per presentare a Trump una posizione unitaria del fronte alleato. Nonostante ciò, le immagini provenienti dall’Alaska hanno un forte impatto simbolico: Hackenbruch le descrive vividamente – “Trump stende il tappeto rosso per Putin, lo applaude e sale con lui sulla limousine blindata”. Questa scenografia, con Putin accolto come un capo di stato legittimo malgrado su di lui penda un mandato di cattura internazionale, irrita profondamente Kyiv, Parigi, Berlino e Londra. Merz stesso – riferisce l’articolo – commenta amaramente in TV: “un po’ meno di cerimoniale sarebbe bastato”. Eppure, nota il Tagesspiegel, a Berlino prevale la volontà di vedere il bicchiere mezzo pieno: “poteva andare peggio”, confida una fonte della Cancelleria, poiché Trump almeno non ha fatto concessioni territoriali a Putin. L’attenzione di Merz si concentra ora su un possibile accordo di pace per l’Ucraina con garanzie di sicurezza occidentali. Hackenbruch rivela che proprio su questo punto il cancelliere tedesco intravede uno spiraglio: “il lato positivo è che Trump sembra disposto a offrire garanzie di sicurezza stile NATO” agli ucraini – una sorta di protezione militare senza adesione formale all’Alleanza. Per Merz, reduce dall’esser stato “ospite lontano dietro le quinte”, sarebbe un risultato cruciale e un riscatto politico. Il pezzo si chiude sottolineando la determinazione con cui in Europa – e specialmente in Germania – si tenta di tornare in partita: dopo la bruciante esclusione dall’Alaska, “ci si aggrappa al principio della speranza” che le promesse di garanzie USA si concretizzino e che l’Europa possa avere un ruolo da coprotagonista nel futuro processo di pace, invece di restare spettatrice impotente di fronte agli show diplomatici di Trump e Putin.
Sigmar Gabriel avverte: “Nessuna pace sull’Ucraina senza l’Europa”
Interview: „Ukraine darf nicht auf Speisekarte der Großmächte stehen“ – Der Tagesspiegel, 16 agosto 2025
In questa intervista esclusiva al Tagesspiegel, l’ex ministro degli Esteri Sigmar Gabriel analizza le prospettive della diplomazia sulla guerra in Ucraina all’indomani del vertice di Anchorage e lancia un forte monito: “l’Ucraina non può finire sul menu delle Grandi Potenze”, ovvero essere sacrificata in un accordo bilaterale USA-Russia. Gabriel, con toni schietti, giudica “ipocrita” l’indignazione di parte dell’establishment europeo per la passerella concessa da Trump a Putin in Alaska: “le proteste moralistiche sono a buon mercato” – afferma – “mentre la realtà è che quell’incontro andava fatto”. A suo avviso, Trump ha fatto ciò che molti leader occidentali avrebbero preferito evitare ma non hanno potuto impedire, e ora occorre guardare avanti con pragmatismo. L’ex ministro sottolinea anzi un aspetto positivo: grazie alle pressioni europee (Merz in primis), Trump ha dovuto coinvolgere gli alleati in un secondo vertice a Washington, segno che l’Europa può e deve farsi valere. La preoccupazione maggiore di Gabriel è che Kyiv venga tagliata fuori dalle trattative sul suo destino: per questo insiste sul fatto che la Germania e l’UE non debbano restare passive. “L’Ucraina non dev’essere servita in pasto” – ripete – perché un compromesso deciso sopra la sua testa non reggerebbe. Gabriel auspica invece garanzie di sicurezza solide per Kyiv: reputa incoraggiante l’apertura di Trump su possibili garanzie statunitensi, ma ribadisce che anche l’Europa deve contribuire – anche militarmente, se necessario – a proteggere l’Ucraina. Solo così Mosca capirà che “non potrà piegare Kyiv dividendo l’Occidente”. L’intervista tocca anche i contraccolpi interni in Germania: Gabriel invita a non strumentalizzare politicamente la vicenda (ricordando che le critiche a Merz per l’eccesso di prudenza o temerarietà sono fuori luogo) e a mantenere un fronte interno unito sulla linea di sostegno all’Ucraina. In definitiva, l’ex ministro – esponente SPD di lungo corso – fornisce un implicito sostegno bipartisan al cancelliere Merz: la posta in gioco trascende i colori politici, “si tratta di difendere l’ordine internazionale e la dignità di un popolo aggredito”. E su questo, conclude Gabriel, “l’Europa non può tirarsi indietro né farsi da parte”, pena un accordo di pace illusorio e insostenibile.
La Germania nega risarcimenti alle ex colonie – polemica con la Namibia
Namibia: Bundesregierung lehnt Reparationszahlungen für ehemalige Kolonien ab – Der Spiegel, 16 agosto 2025
Sintesi: Un articolo pubblicato su Der Spiegel rivela che il governo tedesco ha ufficialmente ribadito il no a risarcimenti finanziari diretti verso le sue ex colonie, suscitando critiche sia in patria che in Namibia. Berlino – si legge – intende “portare avanti l’elaborazione del passato coloniale” a livello storiografico e con progetti di sviluppo, ma esclude compensazioni monetarie ai discendenti delle vittime dei crimini coloniali. La notizia emerge da una risposta scritta del governo (una coalizione CDU-SPD definita “nero-rossa”) a un’interrogazione dei Grünen. Nella sua risposta, l’esecutivo Merz si appella a un argomento giuridico: all’epoca delle atrocità coloniali (come il massacro degli Herero e dei Nama in Namibia, 1904-08) “non esisteva il diritto penale internazionale”, dunque – secondo Berlino – “il concetto di riparazione non è applicabile retroattivamente” per fatti avvenuti prima dell’avvento di norme internazionali. Questa linea è stata duramente contestata: l’articolo riporta le dichiarazioni sdegnate della deputata Verde Awet Tesfaiesus, che accusa il governo di “nascondersi dietro formalismi legali che riproducono gerarchie coloniali”. Anche lo storico tedesco Jürgen Zimmerer – figura di spicco negli studi sul colonialismo – afferma al Tagesspiegel che “questo governo non mostra alcun interesse per l’eredità coloniale”, criticando la mancanza di empatia verso le richieste namibiane. Il pezzo ricorda che già nel 2021 la Germania, sotto il governo Merkel, aveva negoziato con la Namibia un accordo di riconciliazione: Berlino ha riconosciuto come genocidio il massacro di Herero e Nama e ha offerto 1,1 miliardi di euro in progetti di sviluppo come “gesto di riconoscimento, non come riparazione legale”, proprio per evitare futuri rivali legali. Tuttavia, tale somma non è ancora stata erogata e, di fatto, le comunità Herero e Nama l’hanno rifiutata giudicandola inadeguata e lamentando di essere state escluse dal negoziato. L’articolo sottolinea come in Namibia molti discendenti delle vittime considerino imprescindibile un risarcimento diretto e l’inclusione nei colloqui, e vedono nel rifiuto tedesco l’ennesimo atto di arroganza post-coloniale. La vicenda, conclude Spiegel, rappresenta un nodo morale e politico tuttora irrisolto: la Germania odierna – pur dichiarando di voler fare i conti col proprio passato coloniale – traccia linee rosse invalicabili quando si tratta di risarcimenti materiali, alimentando l’amarezza e le tensioni con i paesi un tempo soggetti al suo dominio.
Disaccordo UE-USA sul digitale frena l’accordo commerciale transatlantico
Uneinigkeiten über europäische Digitalgesetze verzögern Handelsabkommen zwischen der EU und den USA – Süddeutsche Zeitung, 18 agosto 2025
Sintesi: La Süddeutsche Zeitung riporta che le trattative in corso per un nuovo accordo commerciale tra Unione Europea e Stati Uniti stanno subendo ritardi a causa di divergenze sulle normative digitali europee. In particolare, fonti diplomatiche rivelano che Washington critica alcune proposte di regolamentazione UE sul digitale – ad esempio riguardo alla protezione dei dati, alla concorrenza nei servizi online e alle responsabilità delle piattaforme – ritenendole barriere occulte al commercio. D’altro canto, Bruxelles difende queste norme come fondamentali per tutelare i diritti digitali dei cittadini europei e garantire un “campo di gioco equo” alle aziende locali rispetto ai colossi tech statunitensi. Questa divergenza di vedute ha portato a uno stallo negoziale: Washington chiede concessioni (vorrebbe l’UE più allineata agli standard USA più permissivi in materia di data sharing e di moderazione dei contenuti), mentre Bruxelles rifiuta di annacquare le sue leggi di recente approvazione come il Digital Services Act e il Digital Markets Act. Secondo l’articolo, il disaccordo è tale che “le divergenze sui Digital Acts europei stanno ritardando l’intero negoziato commerciale”. La posta in gioco è alta: l’accordo – concepito per rimuovere nuovi dazi e armonizzare standard in risposta alle tensioni protezionistiche (tra cui i dazi auto minacciati da Trump) – sarebbe il più significativo patto UE-USA dai tempi del TTIP. La SZ spiega che entrambi i lati avrebbero interesse a una rapida intesa: gli USA mirano a ridurre il rischio di guerre commerciali con l’Europa e ad ottenere un fronte comune contro la Cina, mentre l’UE vuole scongiurare l’imposizione di nuovi dazi americani (ad esempio sui prodotti dell’auto e dell’agroalimentare). Non a caso, nella stessa giornata, a Berlino la Bundesbank ha avvertito che l’incertezza commerciale legata ai dazi USA resta elevata nonostante una tregua di principio. I negoziatori stanno dunque cercando un compromesso: fonti vicine ai colloqui parlano di possibili “appendici tecniche” che riconoscano le peculiarità normative europee nel settore digitale, senza però vincolare gli USA ad adottarle. L’articolo conclude sottolineando che il tempo stringe: “L’amministrazione Trump vorrebbe un accordo entro fine anno”, ma senza soluzione sul nodo digitale difficilmente ciò avverrà. La questione evidenzia ancora una volta il delicato equilibrio tra protezione normativa europea e interessi commerciali transatlantici.
“Meglio non parlare di soldati tedeschi in Ucraina” – Berlino frena sulle missioni di pace
Ukraine-Krieg: Bitte nicht über Soldaten aus Deutschland sprechen – Frankfurter Allgemeine Zeitung, 20 agosto 2025
Sintesi: La Frankfurter Allgemeine Zeitung riferisce che nel dibattito tedesco relativo a possibili missioni di peacekeeping in Ucraina, il governo adotta una linea di estrema cautela: “Molti politici e diplomatici mettono in guardia dal continuare una discussione sull’invio di soldati tedeschi in Ucraina”, scrive il quotidiano. L’articolo – firmato da Peter Carstens e Mona Jaeger – evidenzia come questo tema sia emerso dopo il summit di Washington, durante il quale il cancelliere Merz non ha escluso esplicitamente un contributo militare tedesco a future garanzie di sicurezza per un accordo di pace. Ciò ha innescato reazioni contrastanti: da un lato, figure di rilievo della CDU come Thomas Röwekamp, presidente della Commissione Difesa del Bundestag, ritengono “probabile” la partecipazione di truppe tedesche a una missione internazionale di stabilizzazione se si raggiungerà un cessate-il-fuoco duraturo. Röwekamp, citato nella FAZ, afferma che “per dissuadere la Russia da nuove aggressioni sarà necessaria una credibile presenza militare occidentale in Ucraina, inclusi soldati tedeschi”, ipotizzando impieghi nel supporto logistico, addestramento e difesa aerea. Di parere opposto – prosegue l’articolo – è un fronte trasversale preoccupato delle implicazioni: in primis il ministro della Difesa Boris Pistorius (SPD), che ha ribadito come “nulla è deciso e bisogna valutare attentamente qualsiasi impegno”. Anche all’interno della CDU ci sono voci critiche: viene citato il presidente della Sassonia Michael Kretschmer, secondo cui “che soldati tedeschi combattano in Ucraina non deve proprio essere argomento di discussione”. Kretschmer aggiunge che “alla Bundeswehr mancano le capacità per garantire la sicurezza dell’Ucraina”, invitando a non promettere più di quanto si possa mantenere. La FAZ rileva inoltre che l’opinione pubblica è scettica: sondaggi riservati indicano timori diffusi tra i cittadini rispetto a un coinvolgimento diretto. Per questo il cancelliere Merz, pur non volendo escludere a priori alcuna opzione di sicurezza, ha adottato toni molto prudenziali al rientro dagli USA, parlando di “questioni da discutere in coalizione, fino alla possibilità di dover prendere decisioni parlamentari di mandato” – un riferimento implicito all’articolo 87a della Legge fondamentale che regola gli impieghi armati all’estero. In conclusione, l’articolo FAZ evidenzia come a Berlino prevalga per ora la consegna del silenzio sul tema (“bitte nicht darüber sprechen” – per favore non parliamone – è l’espressione emblematica) e la linea di guadagnare tempo, in attesa di capire l’evoluzione del negoziato di pace. L’obiettivo condiviso è evitare divisioni interne e allarmismi prematuri, mantenendo al contempo aperta la porta – qualora serva – a un contributo tedesco solo in quadro NATO/UE e con solido mandato internazionale.
Questioni economiche e finanziarie
Il governo tedesco dimezza le stime di crescita: solo +0,3% nel 2025
Bundesregierung senkt Wachstumsprognose 2025 auf 0,3 Prozent – Handelsblatt, 23 agosto 2025
Sintesi: Secondo quanto riportato dall’Handelsblatt, il governo federale tedesco ha drasticamente rivisto al ribasso le previsioni di crescita economica per il 2025, dal +1,1% stimato in precedenza a un modesto +0,3%. La notizia, trapelata da ambienti del Ministero dell’Economia e citata dal quotidiano economico, riflette il persistere di una congiuntura debole e di molteplici fattori di freno. In un contesto internazionale segnato da tensioni commerciali e incertezze (come i dazi USA minacciati da Trump, menzionati nel Monatsbericht della Bundesbank), la domanda estera per i prodotti tedeschi resta stagnante. Sul fronte interno, l’Handelsblatt elenca vari elementi critici: investimenti industriali al palo, consumi delle famiglie fiacchi per via dell’inflazione ancora relativamente elevata e una crisi edilizia che pesa sul settore costruzioni. La revisione della stima di crescita allo 0,3% – praticamente una stagnazione – indica che Berlino teme di mancare l’obiettivo di evitare una terza recessione annuale consecutiva. La Germania, infatti, ha già visto il PIL calare nel 2023 e ristagnare nel 2024; uno “zero virgola” nel 2025 vorrebbe dire tre anni senza crescita sostanziale, una condizione inedita dagli anni Novanta. L’Handelsblatt sottolinea che la correzione al ribasso è accompagnata da un messaggio del ministro dell’Economia, che parla di “segni di resilienza” e di possibili miglioramenti nel finale d’anno – grazie a indicatori di fiducia in lieve ripresa e a un “effetto trascinamento” positivo dal rimbalzo di fine 2024. Il governo confida dunque di “sfiorare un tenue segno più” per l’intero 2025, evitando tecnicamente la stagnazione su base annua. Tuttavia, le incognite restano elevate: il citato rapporto Bundesbank avverte che i rischi collegati alla politica economica americana rimangono alti e che senza lo stimolo delle esportazioni la crescita dipenderà dalla dinamica dei consumi interni – a sua volta legata all’evoluzione dell’inflazione e dei salari. In definitiva, la drastica revisione della previsione mette pressione al governo Merz-Scholz: per rilanciare l’economia tedesca saranno necessarie misure aggiuntive in autunno – investimenti pubblici, incentivi all’industria e un allentamento dei vincoli della Schuldenbremse – se si vorrà evitare che la Germania continui a trovarsi “intrappolata tra recessione e rassegnazione”, come titolava un’analisi dello stesso Handelsblatt.
L’industria regge: “Segnali di resilienza” nell’economia tedesca
Deutsche Wirtschaft gewinnt an Schwung – „Zeichen von Resilienz“ – Handelsblatt, 21 agosto 2025
Sintesi: Nonostante il contesto difficile, un’inchiesta pubblicata dall’Handelsblatt rivela che l’economia tedesca mostra sorprendenti segnali di tenuta e vitalità, indicando una resilienza superiore alle attese. Basandosi su un sondaggio congiunturale tra oltre 1000 imprese e istituti finanziari, il quotidiano economico riferisce che “malgrado le tensioni commerciali con gli USA, ad agosto l’economia ha ripreso slancio”. In particolare, il settore manifatturiero – cuore dell’industria tedesca – segnala un incremento degli ordini, soprattutto nei comparti automobilistico e macchinari, dopo mesi di contrazione. Questo risultato è notevole se si considera che continua il braccio di ferro tariffario con Washington: Trump, in aprile, ha imposto dazi generalizzati del 10% su tutte le importazioni USA e minaccia ulteriori aggravi sulle auto europee. Ciò nonostante, le imprese tedesche sembrano aver assorbito il colpo meglio del previsto: l’export verso gli USA tiene, mentre emergono mercati alternativi (in Asia e Medio Oriente) per i prodotti colpiti dai dazi. Inoltre, l’indagine cita “un inatteso boom di investimenti interni” in settori innovativi come la transizione energetica e la digitalizzazione: molte aziende, temendo barriere all’export, stanno puntando sul mercato domestico e su una maggiore efficienza produttiva. L’Handelsblatt parla dunque di “segni di resilienza”: la fiducia degli imprenditori, misurata dall’indice Ifo, è risalita per il secondo mese consecutivo ai massimi da un anno. Anche il mercato del lavoro mostra robustezza, con tasso di disoccupazione stabile al 5,5% e crescente domanda di manodopera qualificata in alcuni settori (costruzioni sostenibili, impiantistica elettrica, sanità digitale). Gli analisti citati avvertono che la situazione resta fragile – il rischio di recessione non è del tutto scongiurato – ma riconoscono nella risposta del Mittelstand tedesco una capacità di adattamento notevole. “Gli imprenditori non si sono lasciati scoraggiare”, afferma un economista di Forsa, “anzi stanno investendo per uscire più forti da questa fase”. In conclusione, l’articolo dipinge un quadro più ottimista: l’economia tedesca, pur alle prese con venti contrari senza precedenti (guerre commerciali, crisi energetica, stagnazione UE), sta mostrando una resilienza strutturale che potrebbe permetterle di superare la tempesta e tornare a crescere moderatamente nel 2026.
Inflazione in calo? Ecco 66 prodotti che costano meno di un anno fa
Inflation: 66 Dinge, die billiger werden – Frankfurter Allgemeine Zeitung, 24 agosto 2025
Sintesi: In mezzo al dibattito sull’inflazione che preoccupa famiglie e imprese tedesche dal 2021, la FAZ propone un’analisi originale: una lista di 66 prodotti e servizi di uso comune i cui prezzi sono attualmente inferiori rispetto all’anno precedente. Gli autori Dyrk Scherff e Stefan Walter, attingendo ai dati dell’Ufficio Statistico Federale e di alcuni portali di confronto prezzi, evidenziano che non tutto è aumentato – anzi, in vari settori si registrano ribassi notevoli, segno che la pressione inflazionistica generale (+2% a luglio su base annua) convive con dinamiche deflative in specifici comparti. Ad esempio, nell’elenco FAZ figurano: elettronica di consumo (televisori e smartphone costano dal 5% al 10% in meno grazie a nuove tecnologie più economiche e offerte promozionali aggressive), abbigliamento e calzature (i prezzi di alcuni capi base sono scesi rispetto all’estate 2024, complice la concorrenza dell’e-commerce e il minor costo delle materie prime tessili), elettrodomestici (frigoriferi e lavatrici: -3% medio, grazie alla stabilizzazione dei costi energetici di produzione). Perfino in categoria alimentare emergono esempi virtuosi: la FAZ segnala che “taluni beni alimentari ora costano meno che nel 2022” – soprattutto generi importati dall’esterno dell’Eurozona, come caffè e zucchero, il cui prezzo internazionale è calato notevolmente. Questo trend, sottolinea l’articolo, deriva in parte dall’apprezzamento dell’euro su dollaro e real brasiliano nell’ultimo anno, che ha reso più conveniente importare materie prime (si pensi al caffè: un recente studio stima che i dazi minacciati da Trump sul caffè brasiliano – poi scongiurati – avrebbero fatto “esplodere” il prezzo, ma ciò non è avvenuto). La FAZ cita anche i prezzi dell’energia: dopo i picchi record del 2022-23, oggi benzina e gas naturale costano meno su base annua – un fattore che a cascata ha ridotto i costi di trasporto per vari beni. In sintesi, l’articolo – pur riconoscendo che il livello generale dei prezzi rimane circa il 20% più alto rispetto al pre-pandemia – invita a guardare il quadro completo: l’inflazione tedesca si sta riequilibrando, con alcuni prezzi che scendono grazie a dinamiche di mercato o all’allentamento di shock esterni. Per i consumatori alle prese con il carovita, queste buone notizie parziali offrono un po’ di respiro: oggi riempire il carrello al supermercato può costare un po’ meno (ad esempio prodotti come pasta e riso sono rientrati dai rincari), e rinnovare elettrodomestici o dispositivi elettronici è più conveniente che un anno fa, segnali che lasciano sperare in una progressiva normalizzazione del tasso d’inflazione nei prossimi mesi.
USA vs. Brasile: i dazi di Trump minacciano di far salire il prezzo del caffè
US-Handelskrieg mit Brasilien: „Trumps Zölle würden die Kaffeepreise explodieren lassen“ – Der Spiegel, 16 agosto 2025
Sintesi: La rivista Der Spiegel dedica un reportage alle conseguenze del “guerra commerciale” ingaggiata da Donald Trump – tornato alla Casa Bianca – contro il Brasile, in particolare sul mercato del caffè, bevanda amatissima in Germania. In un’intervista, il presidente dell’Associazione Brasiliana Esportatori di Caffè dichiara che i dazi punitivi minacciati da Trump sul caffè brasiliano “farebbero esplodere i prezzi” per i consumatori. La vicenda nasce dalla decisione unilaterale degli Stati Uniti, lo scorso aprile, di imporre un dazio generale del 10% su tutte le importazioni – misura che colpisce duramente il Brasile, principale fornitore mondiale di caffè. Inoltre, a luglio, Trump ha minacciato ulteriori tariffe specifiche del 30% sul caffè verde brasiliano, accusando Brasilia di pratiche commerciali sleali nel settore agricolo. Spiegel spiega che il Brasile è il primo fornitore di caffè della Germania e dell’UE: circa un terzo dei chicchi tostati consumati proveniva da lì nel 2024. Se entrassero in vigore le tariffe ipotizzate, il costo della materia prima salirebbe notevolmente. L’articolo cita stime secondo cui una tariffa del 30% potrebbe tradursi in aumenti di prezzo al dettaglio del 15-20% per una confezione di caffè in Germania. L’intervistato brasiliano sottolinea come “questi dazi porterebbero solo danni: i consumatori americani ed europei pagherebbero di più, e i coltivatori brasiliani verrebbero messi in ginocchio”. Egli accusa la Casa Bianca di strumentalizzare questioni politiche (come la recente collaborazione del Brasile con la Cina) a scapito di un settore – quello del caffè – che nulla ha a che vedere con le dispute geopolitiche. Il reportage rileva che il governo tedesco sta seguendo la vicenda con preoccupazione: il caffè è un bene quasi “strategico” per il consumo nazionale (i tedeschi sono tra i maggiori bevitori al mondo) e Berlino teme gli effetti inflazionistici di questa disputa. Negli ultimi giorni – riporta Spiegel – emissari UE hanno intensificato i contatti con Washington per esentare prodotti come il caffè dai dazi generalizzati o per negoziare quote preferenziali dal Brasile. Si vocifera che a fare pressing su Trump sia stata anche la lobby dei colossi alimentari americani, timorosi di perdere quote di mercato nel caffè a favore di fornitori vietnamiti o africani non colpiti da tariffe. Al momento però l’incertezza regna: “l’agosto 2025 è stato bollente non solo per il clima, ma anche per il mercato del caffè” – chiosa l’articolo. In conclusione, il messaggio è chiaro: se la guerra commerciale di Trump con il Brasile continuerà, la tazzina di caffè quotidiana potrebbe diventare molto più cara nei bar e nelle case tedesche, aggiungendo un ulteriore elemento di tensione nei rapporti transatlantici e preoccupando i consumatori.
Industria della Difesa e questioni militari
Bundeswehr in Ucraina? Meglio consegnare i missili Taurus che discutere di missioni impossibili
Bundeswehr in die Ukraine?: Keine Geisterdebatte führen, sondern den Taurus liefern
Frankfurter Allgemeine Zeitung – 20 agosto 2025
Nel suo commento, Berthold Kohler critica l’infuocata discussione esplosa in Germania sulla possibilità di inviare truppe della Bundeswehr in Ucraina come parte di una futura missione di pace. L’autore sostiene che un tale scenario è al momento del tutto irrealistico, poiché un dispiegamento di forze tedesche sarebbe possibile soltanto se anche gli Stati Uniti facessero lo stesso, opzione che Donald Trump ha già escluso in maniera netta. Kohler ricorda che, se mai si arrivasse a un accordo di pace che richieda una presenza internazionale, Berlino non potrebbe sottrarsi alle proprie responsabilità verso i partner europei, ma ciò resta ipotetico. Putin, inoltre, non accetterebbe mai truppe NATO ai suoi confini, rendendo lo scenario ancor più remoto. Secondo l’editorialista, è inutile sprecare tempo ed energie in queste “geisterdebatten” – dibattiti fantasma – che allontanano dall’urgenza reale: sostenere militarmente Kyiv ora. Il commento afferma che l’aiuto decisivo non può venire da promesse di interventi improbabili, bensì dalla fornitura immediata di armamenti efficaci. Kohler individua in particolare nel missile da crociera Taurus il contributo più importante che la Germania dovrebbe dare, quale segnale di determinazione nei confronti di Mosca. Egli accusa la coalizione nero-rossa al governo di preferire esercizi retorici sulle missioni di pace, anziché assumersi la responsabilità politica di autorizzare l’invio dei Taurus. In sintesi, l’articolo invita Berlino a smettere di discutere scenari irrealistici e a fornire ciò che può davvero rafforzare l’Ucraina sul campo di battaglia.
“Queste cose mi fanno impazzire”: il generale Bodemann denuncia ostacoli burocratici e infrastrutturali nei trasferimenti della Bundeswehr
„Dinge, die treiben mich in den Wahnsinn“: Bundeswehrgeneral warnt vor Problemen bei Truppenverlegungen
Der Tagesspiegel – 18 agosto 2025
Il generale André Bodemann, responsabile per i trasferimenti di truppe della Bundeswehr verso il fianco orientale della NATO, ha lanciato un duro monito sui gravi problemi burocratici e logistici che ostacolano la rapidità di spostamento in caso di crisi. In un’intervista riportata dal Tagesspiegel, Bodemann sottolinea come procedure differenziate tra paesi alleati complichino enormemente le operazioni. Perfino i convogli devono rispettare regole divergenti: in Germania, nei Paesi Bassi e in Polonia cambia il modo in cui le bandiere vanno esposte sui veicoli militari, generando confusione che rallenta i movimenti. A ciò si aggiungono normative doganali non uniformi tra NATO ed Unione Europea, con la conseguenza che un semplice modulo mancante può bloccare intere colonne di mezzi. Il generale denuncia questa “Zettelwirtschaft” cartacea e invoca urgentemente digitalizzazione e standardizzazione delle procedure. Non meno critico è il nodo infrastrutturale: molte infrastrutture tedesche non sono adatte a sostenere il peso dei mezzi militari moderni. Se in epoca di Guerra fredda i carri armati pesavano 40-50 tonnellate, oggi superano spesso le 80-100 tonnellate, ma gran parte delle ponti non è stata adeguata. Bodemann chiede perciò maggiori investimenti in trasporti, logistica e infrastrutture, inclusa la rete ferroviaria e la disponibilità di autisti di mezzi pesanti. L’allarme non è un dettaglio tecnico, ma un problema strategico: senza la capacità di muovere rapidamente truppe e materiali, la NATO rischia di non poter reagire con prontezza a eventuali aggressioni. La denuncia del generale, in sintesi, riflette un grave deficit di prontezza logistica in Germania e invita a superare burocrazia e carenze strutturali se si vuole garantire la credibilità della difesa collettiva.
Truppe tedesche in Ucraina? L’analista Gady: “Serve la volontà di combattere anche corpo a corpo”
Deutsche Truppen in der Ukraine: „Wir müssen gewillt sein, im Ernstfall den Nahkampf zu führen“
Die Zeit – 22 agosto 2025
In una lunga intervista a Die Zeit, il politologo e analista militare Franz-Stefan Gady, consulente presso l’International Institute for Strategic Studies di Londra e il Center for New American Security di Washington, delinea con chiarezza le condizioni e i rischi di un eventuale invio di soldati tedeschi in Ucraina. Secondo Gady, la questione non è solo militare ma tocca il cuore dell’architettura di sicurezza europea: se l’Europa vuole davvero garantire la sicurezza dell’Ucraina e scoraggiare nuove aggressioni russe, deve essere disposta a impegnarsi con forze di terra e non limitarsi a sostegno finanziario o addestrativo. La deterrenza, afferma, si costruisce nella percezione dell’avversario: senza credibilità, ogni minaccia appare come un bluff. Per questo Gady sostiene che i paesi europei dovrebbero considerare l’invio di truppe meccanizzate e l’impiego di una forte componente aerea e navale, fino ad accettare la possibilità di combattimenti ravvicinati se necessario. Egli stima che servirebbero più di 50.000 soldati europei in rotazione, di cui circa 18.000 stazionati stabilmente in Ucraina. Quanto alla Bundeswehr, Gady ritiene che la Germania potrebbe contribuire con una brigata meccanizzata, pur riconoscendo i limiti logistici e di prontezza dell’esercito tedesco. L’esperto respinge l’obiezione secondo cui la Russia non accetterebbe mai truppe europee in Ucraina, sostenendo che l’Occidente non può subordinare la propria sicurezza al veto di Mosca. Piuttosto, insiste sulla necessità di creare “fatti compiuti” che mostrino la determinazione europea. Gady conclude che solo un impegno concreto, con forze terrestri e non con promesse vaghe, potrà convincere il Cremlino a rinunciare a una strategia di dominio dell’ordine di sicurezza europeo.
Difesa: politici ed esperti mettono in guardia contro i piani della Bundeswehr con Google Cloud
Verteidigung: Sicherheitspolitiker warnen vor Google-Plänen der Bundeswehr
Handelsblatt – 19 agosto 2025
La decisione della Bundeswehr di integrare la Google Cloud nel proprio programma di digitalizzazione suscita forti critiche da parte di parlamentari e analisti di sicurezza. Secondo Roderich Kiesewetter (CDU) e Konstantin von Notz (Verdi), affidare una parte cruciale delle infrastrutture digitali a un colosso statunitense comporterebbe rischi di dipendenza geopolitica che potrebbero tradursi in vulnerabilità strategiche per la Germania. I critici ricordano che le leggi statunitensi, come il Cloud Act o il Patriot Act, consentono alle autorità americane di accedere a dati memorizzati anche fuori dagli USA, sollevando dubbi sull’effettiva sovranità dei sistemi. L’ex presidente del BSI, Arne Schönbohm, avverte inoltre che un eventuale blocco degli aggiornamenti da parte di Google costituirebbe un rischio “notevole” per la capacità operativa della Bundeswehr. A suo avviso, l’esercito dovrebbe puntare su fornitori nazionali come SAP o la Schwarz-Gruppe. Dal canto loro, i responsabili del progetto presso il sistema IT della Bundeswehr (BWI) assicurano che i dati saranno protetti in una cloud privata nazionale e che nessun collegamento diretto con i server di Google esisterà, riducendo i rischi di accesso esterno. Anche Google insiste sulla natura “air-gapped” della soluzione, presentata come un “Fort Knox digitale” installato nei data center della BWI. Alcuni esperti di cybersecurity, come Sven Herpig, invitano a un approccio pragmatico: Google ha un buon record in materia di sicurezza e soluzioni complementari europee potrebbero rafforzare la protezione complessiva. Tuttavia, le tensioni politiche transatlantiche e l’imprevedibilità della presidenza Trump alimentano i timori che strumenti digitali critici possano diventare strumenti di pressione geopolitica. La vicenda evidenzia lo scontro tra la necessità di modernizzazione rapida delle forze armate tedesche e la priorità di garantire autonomia tecnologica e resilienza strategica.
Il CEO di Hensoldt: “I dati sono importanti quanto le munizioni”
Hensoldt-Chef im Interview: „Daten sind genauso wichtig wie Munition“
Frankfurter Allgemeine Zeitung – 17 agosto 2025
In un’intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung, Oliver Dörre, amministratore delegato di Hensoldt, illustra la trasformazione in atto nel settore della difesa, dove la componente digitale diventa decisiva quanto l’armamento convenzionale. Dörre spiega che il riarmo della Bundeswehr non è più una questione di risorse, ma di capacità di scegliere investimenti mirati: occorre rafforzare tanto la quantità di equipaggiamenti quanto la loro qualità tecnologica. La software integration, a suo avviso, è il vero moltiplicatore di potenza militare, perché consente flessibilità e adattabilità a scenari in evoluzione. L’esperienza della guerra in Ucraina conferma che droni economici possono creare seri problemi, ma solo la superiorità tecnologica permette di identificarli, neutralizzarli e mantenere il vantaggio strategico. Hensoldt, produttore dei radar del sistema IRIS-T, trae preziosi insegnamenti dall’impiego reale in teatro, migliorando continuamente i propri sensori. Dörre lamenta però i ritardi della cooperazione europea: nelle iniziative comuni si perde tempo persino sulla tinta della vernice dei sistemi, un esempio di mancanza di standardizzazione. Per superare questi ostacoli, egli propone soluzioni software aperte che consentano di connettere piattaforme diverse, superando i limiti nazionali. Interpellato sulle difficoltà nei progetti congiunti franco-tedeschi come FCAS e MGCS, Dörre attribuisce le tensioni a differenze culturali e strategiche, ma ribadisce che solo un compromesso serio potrà garantire la sicurezza europea. Il CEO sottolinea che Hensoldt possiede un vantaggio competitivo nei dati raccolti dai sensori militari, che rappresentano l’equivalente moderno delle munizioni. Pur riconoscendo il dinamismo delle start-up come Helsing, rivendica la solidità e l’esperienza della sua azienda, che può fungere da ponte tra grandi gruppi e nuove realtà innovative. Conclude sottolineando che, nel contesto attuale, la resilienza passa dalla capacità di integrare hardware, software e dati, perché nel conflitto moderno “i dati valgono quanto i proiettili”.
Come la Bundeswehr ostacola la propria capacità di difesa
Unternehmen: Wie die Bundeswehr der Verteidigungsfähigkeit im Weg steht
Handelsblatt – 23 agosto 2025
Un’inchiesta dell’Handelsblatt analizza la contraddizione tra la volontà del governo tedesco di rafforzare la riserva militare e le difficoltà interne della Bundeswehr. Il cancelliere Friedrich Merz ha chiesto esplicitamente alle imprese di contribuire alla sicurezza nazionale, liberando dipendenti per il servizio nella riserva. L’obiettivo è ampliare annualmente di decine di migliaia di unità il bacino dei riservisti, anche in vista di possibili garanzie di sicurezza europee per l’Ucraina. La disponibilità delle aziende appare elevata: gruppi come Deutsche Bahn, Trumpf, Amazon e Covestro hanno annunciato la volontà di concedere fino a dieci giorni l’anno di congedo ai propri dipendenti impegnati nella riserva. Tuttavia, il quotidiano sottolinea come la macchina amministrativa della Bundeswehr sia il vero collo di bottiglia. Non esiste un sistema unificato per la registrazione, la gestione e il supporto dei riservisti provenienti dal settore privato, e le procedure esistenti risultano farraginose e scoraggianti. Un ufficiale citato afferma che l’esercito si sta “strangolando con le proprie regole”. La conseguenza è che, mentre l’industria mostra slancio, la Bundeswehr non è ancora pronta a canalizzare questa disponibilità in un meccanismo efficace di reclutamento e impiego. L’articolo propone esempi positivi, mostrando come singole aziende abbiano già sviluppato iniziative autonome di supporto, ma evidenzia la necessità urgente di riforme strutturali interne. Senza una modernizzazione delle procedure e una migliore integrazione con il tessuto produttivo, l’ambizione di ampliare la riserva resterà incompiuta, e la capacità difensiva della Germania continuerà a soffrire nonostante le risorse e la volontà disponibili.
Divisioni nella CDU sull’invio di truppe tedesche in Ucraina: Wadephul contrario, Kiesewetter lo critica
Streit in der CDU über möglichen Bundeswehreinsatz: Außenminister lehnt Truppen in der Ukraine ab – Parteifreund widerspricht
Der Tagesspiegel – 18 agosto 2025
Il Tagesspiegel riferisce delle tensioni interne alla CDU in merito a un eventuale impiego della Bundeswehr in Ucraina nell’ambito di una futura missione di pace. Il ministro degli Esteri Johann Wadephul ha dichiarato che la Germania dovrà certamente svolgere un ruolo importante nelle garanzie di sicurezza per Kyiv, ma ha escluso categoricamente l’invio di soldati. A suo avviso, la Bundeswehr è già fortemente impegnata con la brigata stazionata in Lituania e ulteriori missioni ne supererebbero le capacità operative. Wadephul sottolinea che l’accordo con gli alleati è concentrarsi sulla difesa del territorio NATO, evitando aperture che possano sovraccaricare le forze tedesche. Le sue parole hanno incontrato la critica del collega di partito Roderich Kiesewetter, esperto di politica estera e difesa, secondo cui non è credibile chiedere ad altri di assumersi rischi maggiori se la Germania si tira indietro. Egli ha affermato che la protezione di un eventuale cessate il fuoco richiede truppe di terra e che Berlino deve assumersi la propria parte di responsabilità, ripensando la propria cultura strategica. Anche nella SPD emergono divergenze: il deputato Adis Ahmetović si è detto aperto all’ipotesi di un impegno tedesco in una futura missione internazionale, purché preceduto da solide garanzie di sicurezza statunitensi, mentre Ralf Stegner ha avvertito che il coinvolgimento diretto della Bundeswehr sarebbe estremamente problematico, sia per motivi storici che per l’assenza di un chiaro mandato internazionale. L’articolo evidenzia così un quadro politico frammentato, in cui il governo tedesco deve conciliare prudenza, impegni alleati e richieste di maggiore assunzione di responsabilità da parte dell’opinione pubblica e dei partner internazionali.
Il capo pianificazione della Bundeswehr: “Non siamo in guerra, ma non siamo più in pace”
Bundeswehr-Chefplaner im Interview: „Wir befinden uns nicht im Krieg, aber auch nicht mehr im Frieden“
Süddeutsche Zeitung – 18 agosto 2025
In un’intervista alla Süddeutsche Zeitung, il generale André Bodemann, vicecomandante dell’Operatives Führungskommando e responsabile del progetto “Drehscheibe Deutschland”, descrive le sfide logistiche e strategiche legate a un eventuale trasferimento massiccio di truppe NATO attraverso il territorio tedesco in caso di escalation con la Russia. Bodemann sottolinea che la Germania, per posizione geografica, sarebbe inevitabilmente il corridoio principale per lo spostamento di decine di migliaia di soldati e mezzi pesanti verso l’Est Europa. Le difficoltà maggiori riguardano la fragilità delle infrastrutture: molti ponti e tunnel non sono adatti a sostenere carri armati moderni da 80-100 tonnellate, e diverse linee ferroviarie non permettono passaggi simultanei con treni civili. Per questo motivo si stanno pianificando alternative e investimenti, mentre vengono conclusi contratti di supporto con la Deutsche Bahn e aziende private per logistica, rifornimenti e servizi sanitari. Bodemann denuncia anche ostacoli burocratici: differenze formali tra regolamenti NATO e UE possono bloccare un convoglio per un modulo mancante. Il generale avverte che oltre ai rischi convenzionali, la Germania deve prepararsi a minacce ibride – sabotaggi, cyberattacchi, interruzioni energetiche – che possono colpire più duramente di un conflitto aperto. Per questo ritiene necessario superare l’eccesso di trasparenza che in passato ha reso pubblici dettagli sensibili delle infrastrutture critiche, e rafforzare la resilienza complessiva del Paese. Infine, segnala una vulnerabilità legata al personale: la carenza di riservisti e la dipendenza da autisti stranieri, che in caso di crisi verrebbero richiamati nei loro paesi. Secondo Bodemann, la Germania vive oggi in una condizione intermedia, “non più in pace ma non ancora in guerra”, e deve accelerare la preparazione materiale e organizzativa per garantire la credibilità della NATO e la sicurezza europea.
Il Sud-Ovest tedesco si riconverte: nuove opportunità per le imprese nella difesa
Rüstungsindustrie: Südwesten rüstet auf: Neue Chancen für Unternehmen
Die Zeit (dpa) – 22 agosto 2025
Un’analisi d’agenzia pubblicata da Die Zeit mostra come, a più di tre anni dall’inizio della guerra russa in Ucraina, il clima politico ed economico in Germania abbia favorito un riposizionamento industriale, soprattutto nel Baden-Württemberg. La Bundeswehr è in fase di rafforzamento e numerose aziende della regione cercano di entrare o espandersi nel settore della difesa, cogliendo nuove opportunità di mercato. La ministra regionale dell’Economia Nicole Hoffmeister-Kraut ha sottolineato che la diversificazione delle filiere è essenziale per garantire resilienza e capacità produttiva, aprendo così spazio a partnership e nuovi contratti. Il settore conta oggi circa 14.500 addetti nel Land, con previsioni di crescita occupazionale da parte del BDSV, pur restando molto più piccolo rispetto all’automotive. Alcuni esempi illustrano la tendenza: Heidelberger Druckmaschinen, storica azienda di macchine da stampa, ha avviato una collaborazione con Vincorion Advanced Systems per fornire tecnologie di regolazione ed energia, con attese di ricavi per 100 milioni di euro in tre anni. Ferreira Logistik, media impresa di trasporti, punta a diventare fornitore logistico per la difesa, cercando alternative al calo del comparto auto. Trumpf, noto produttore di laser, ha deciso di aprirsi allo sviluppo di sistemi d’arma laser a condizione che si tratti di impieghi difensivi. Porsche SE, holding della famiglia Porsche-Piëch, intende creare una piattaforma di investimento per start-up tecnologiche in ambito difesa e valutare partecipazioni in campi come sorveglianza satellitare, sensoristica e cybersecurity. Infine, Hodapp, azienda metalmeccanica di Achern, ha iniziato a fornire porte blindate per infrastrutture militari, puntando a far crescere questa attività fino al 20% del fatturato entro cinque anni. L’articolo sottolinea come la spinta al riarmo e la domanda militare stiano offrendo nuove prospettive anche a imprese non tradizionalmente legate al settore, trasformando gradualmente il panorama industriale del Sud-Ovest tedesco.
La difesa non è ancora un vero motore di crescita per l’economia tedesca
Verteidigungspolitik: Ein echter Wachstumstreiber ist die Rüstungsindustrie noch nicht
Handelsblatt – 2 agosto 2025
Un reportage dell’Handelsblatt analizza la posizione della difesa nell’economia tedesca, sottolineando come, nonostante l’aumento di attenzione politica e il boom di ordini legati al riarmo, il settore non rappresenti ancora un motore di crescita paragonabile ad altri comparti industriali. La scena emblematica descritta è la visita della ministra dell’Economia Katherina Reiche agli stabilimenti KNDS di Kassel, accanto al sistema di artiglieria RCH 155: un’immagine ormai comune, segno del nuovo status della difesa. Dopo anni in cui le aziende del comparto erano considerate marginali e poco frequentabili dalla politica, la svolta geopolitica ha imposto un cambio di percezione. La difesa è ora riconosciuta come elemento essenziale per la sicurezza nazionale, ma anche come raro settore in espansione in un contesto industriale segnato da stagnazione e crisi. La sospensione della Schuldenbremse per la spesa militare ha generato un flusso di commesse senza precedenti, con KNDS e Diehl tra i principali beneficiari. Tuttavia, l’articolo osserva che l’auspicata funzione di traino per l’intera economia resta lontana: la difesa ha dimensioni ridotte rispetto ad automotive o macchinari e non può ancora compensare la debolezza strutturale di questi settori. L’attenzione politica e i fondi pubblici, pur rilevanti, non bastano da soli a trasformare il comparto in un pilastro economico. Mancano ancora capacità produttive scalabili, catene di fornitura robuste e una domanda stabile di lungo periodo. In conclusione, il giornale riconosce che la difesa ha acquisito centralità e dinamismo, ma resta più un settore strategico che un vero Wachstumstreiber: la sua importanza è oggi soprattutto geopolitica e di sicurezza, non ancora macroeconomica.
Il governo sostiene le start-up della difesa con anticipi finanziari, ma i nodi restano
Rüstung: Bund stellt Start-ups künftig finanzielle Weichen
Handelsblatt – 4 agosto 2025
Secondo quanto riportato dall’Handelsblatt, la Germania intende introdurre nuove misure per sostenere le giovani imprese della difesa, spesso penalizzate dal cosiddetto “Valley of Death”: la fase critica in cui un’idea innovativa rischia di naufragare per mancanza di liquidità prima di raggiungere il mercato. Il governo ha approvato un disegno di legge congiunto dei ministri Boris Pistorius (SPD) e Katherina Reiche (CDU) che prevede la possibilità per le start-up di ricevere anticipi finanziari dal Bund anche senza una prestazione già fornita. L’obiettivo è colmare il divario tra sviluppo tecnologico e avvio della produzione, coprendo i costi iniziali di componenti, infrastrutture e personale. Fondatori come Leonard Wessendorff, del sensorspecialist Project Q, spiegano che i bandi pubblici impongono spesso mesi di spese anticipate insostenibili per piccole realtà. Con gli anticipi, invece, le imprese potrebbero partecipare più attivamente a gare e progetti di procurement, aumentando il contributo innovativo alla Bundeswehr. Tuttavia, imprenditori e investitori sottolineano che la misura è solo un primo passo. Rimangono irrisolti problemi strutturali più gravi, come la lentezza burocratica delle procedure di acquisto, la frammentazione delle richieste e l’assenza di percorsi di finanziamento stabili per progetti ad alto rischio tecnologico. Molti chiedono inoltre una maggiore apertura del mercato della difesa a capitali privati e a modelli di partenariato pubblico-privato più flessibili. In conclusione, sebbene il nuovo strumento prometta di alleviare le difficoltà di liquidità, senza riforme più ampie il settore delle start-up militari non potrà esprimere appieno il suo potenziale come motore di innovazione per la sicurezza nazionale.
Difesa navale: le start-up tedesche puntano sulle tecnologie subacquee
Rüstung: Warum nun auch das Meer für Start-ups zum Geschäft wird
Handelsblatt – 13 agosto 2025
Un articolo dell’Handelsblatt illustra come il settore della difesa marittima stia diventando un nuovo campo di espansione per le start-up tedesche. Helsing e Quantum Systems, le due giovani imprese più valutate del comparto, hanno deciso di investire nello sviluppo di veicoli subacquei senza equipaggio, i cosiddetti droni sottomarini, con l’obiettivo di inserirsi in un mercato finora dominato da lunghi cicli di innovazione e da pochi attori consolidati. La guerra in Ucraina ha accelerato l’interesse strategico per queste tecnologie, spingendo la Marina tedesca a pianificare nuovi ordini. Gundbert Scherf, CEO di Helsing, ha spiegato che “il futuro sotto la superficie sarà sempre più autonomo” e che le start-up vogliono ritagliarsi un ruolo di primo piano in questo processo. Helsing ha già prodotto in piccola serie il suo modello Glider SG-1 Fathom, mentre Quantum Systems, nota per i droni aerei, intende ampliare la propria offerta anche al dominio marittimo. L’ingresso di queste aziende introduce dinamismo e rapidità in un comparto tradizionalmente caratterizzato da programmi pluriennali e da un’elevata barriera d’ingresso. L’articolo sottolinea come l’attuale fase rappresenti un’opportunità unica: l’urgenza di rafforzare le capacità navali, la disponibilità di fondi pubblici e la spinta innovativa delle start-up potrebbero trasformare la difesa subacquea in un settore ad alta crescita. Tuttavia, rimangono sfide rilevanti, tra cui l’integrazione delle nuove soluzioni con i sistemi già in uso, i costi elevati di ricerca e sviluppo e la necessità di test operativi su larga scala. In questo contesto, Helsing e Quantum Systems puntano a posizionarsi come fornitori agili e tecnologicamente avanzati, capaci di offrire risposte rapide alle nuove esigenze della Bundeswehr e dei partner NATO.
La Bundeswehr commissiona a Rheinmetall oltre 1000 camion militari per 770 milioni di euro
Rüstung: Bundeswehr ordert Großauftrag für Militär-Lkw bei Rheinmetall
Handelsblatt – 4 agosto 2025
Secondo quanto riportato, Rheinmetall ha ricevuto un importante ordine dalla Bundeswehr per la fornitura di più di 1000 veicoli logistici, per un valore complessivo di circa 770 milioni di euro. L’azienda di Düsseldorf ha confermato che le consegne dovrebbero iniziare già entro il 2025 e che il contratto sarà registrato nei conti del terzo trimestre. L’accordo si inserisce in un quadro più ampio: nel 2024 era stato firmato un contratto quadro che prevede la possibilità di ordinare fino a 6500 autocarri per un valore massimo di 3,5 miliardi di euro, da richiamare progressivamente in base alle necessità delle forze armate. L’articolo segnala che Rheinmetall potrebbe ulteriormente ampliare la propria capacità produttiva di veicoli militari grazie alle trattative in corso con Leonardo per rilevare le attività Iveco Defence Vehicles, acquisite dal gruppo italiano. Tale business unit, specializzata in camion tattici e logistici, ha generato un fatturato di circa mezzo miliardo di euro nell’ultimo esercizio. L’integrazione consentirebbe a Rheinmetall di rafforzare la propria posizione nel segmento dei mezzi logistici e ampliare la gamma di offerta per la Bundeswehr e i clienti internazionali. L’ordine conferma la priorità strategica di modernizzare la logistica militare tedesca, componente fondamentale per la capacità di dispiegamento rapido delle forze, e testimonia il ruolo crescente di Rheinmetall come fornitore centrale del riarmo nazionale ed europeo.
Le start-up Quantum Systems e Stark Defence testano in Ucraina un sistema integrato di droni da ricognizione e kamikaze
Rüstung: Drohnen von Quantum Systems und Stark Defence agieren gemeinsam
Handelsblatt – 24 agosto 2025
L’Handelsblatt riporta che le start-up tedesche Quantum Systems e Stark Defence hanno sviluppato e testato con successo in Ucraina un sistema integrato di droni che combina capacità di ricognizione e attacco, definito Recce-Strike. L’iniziativa unisce la drona da osservazione Vector di Quantum, già in uso presso la Bundeswehr, e la munizione circuitante Virtus di Stark, operanti su una piattaforma software comune. L’obiettivo è ridurre drasticamente il tempo tra individuazione e neutralizzazione di un bersaglio, migliorando la rapidità e l’efficacia delle operazioni tattiche. Grazie all’integrazione, le immagini raccolte dal Vector possono essere immediatamente utilizzate per guidare la Virtus, eliminando la necessità di trasmissioni a unità esterne o di interventi di artiglieria e aviazione con tempi più lunghi. Il sistema, azionabile da soli tre operatori, è concepito per essere rapidamente dispiegato e montato in teatro operativo, con procedure simili a quelle del modellismo aeronautico. Gli esperti citati spiegano che l’integrazione di ricognizione e capacità d’attacco in un’unica architettura consente non solo di accorciare la kill chain, ma anche di aumentare la sopravvivenza delle unità in campo, poiché le informazioni non devono transitare su reti vulnerabili. La notizia suscita interesse in Germania: la Bundeswehr, impegnata a rafforzare le proprie capacità di difesa e risposta rapida, potrebbe considerare l’acquisizione del sistema. L’articolo osserva che il conflitto ucraino si conferma banco di prova per nuove tecnologie militari e che le start-up tedesche stanno emergendo come attori cruciali nell’innovazione della difesa europea, capaci di introdurre soluzioni agili e complementari rispetto ai grandi gruppi industriali.
Trumpf apre al settore difesa: le tecnologie laser saranno fornite solo per sistemi difensivi
Rüstung: Trumpf stellt Technologie für Rüstungsindustrie bereit
dpa/Handelsblatt – 11 agosto 2025
Dopo mesi di discussioni interne, l’azienda tedesca Trumpf, specializzata in macchinari e tecnologie laser, ha annunciato che metterà le proprie soluzioni a disposizione dell’industria della difesa, ma esclusivamente per applicazioni di carattere difensivo. La decisione, maturata a seguito di un intenso confronto all’interno della famiglia proprietaria e della direzione aziendale, riflette il mutato quadro geopolitico e la crescente domanda di sistemi innovativi per la sicurezza. In particolare, Trumpf ha chiarito che potrà fornire componenti e tecnologie per lo sviluppo e la produzione di sistemi d’arma a base laser o di parti destinate a essi, purché impiegati in ambito difensivo. “Solo questo, e niente di diverso, sarà disponibile per i potenziali clienti”, ha specificato un portavoce. L’annuncio segna una svolta per un’impresa che fino ad oggi aveva evitato rapporti diretti con il comparto militare. La scelta si inserisce in un contesto di difficoltà economica: nel bilancio 2024/25 Trumpf ha registrato un calo di fatturato da 5,2 a 4,3 miliardi di euro e un ridimensionamento degli ordini, scesi da 4,6 a 4,2 miliardi. I dati definitivi, con i risultati di utile, saranno resi noti a ottobre. Secondo gli analisti, l’ingresso, seppur selettivo, nel mercato della difesa potrebbe rappresentare un’opportunità di diversificazione per Trumpf, consentendole di mitigare la contrazione nel core business civile e di rafforzare la propria posizione come fornitore tecnologico chiave in un settore strategico in espansione.
Politica interna e questioni sociali (7 articoli)
Merz: “Il sistema sociale non è più finanziabile così com’è” – si apre lo scontro nella coalizione nero-rossa
Merz will harte Debatte über Reform des Sozialstaats führen
Tagesschau – 23 agosto 2025
Il cancelliere Friedrich Merz ha annunciato l’avvio di una “dura discussione” sulla riforma del welfare tedesco, sostenendo che l’attuale sistema sociale non sia più sostenibile dal punto di vista economico. Intervenendo a un congresso della CDU in Bassa Sassonia, Merz ha escluso categoricamente qualsiasi aumento delle imposte sul reddito per le imprese medie, respingendo le aperture della SPD a una maggiore tassazione per ricchi e grandi patrimoni. Secondo il cancelliere, la sfida non è soltanto coprire i buchi di bilancio – stimati in 30 miliardi di euro nel 2027 – ma rivedere strutturalmente l’impianto del welfare, evitando che si trasformi in un onere insostenibile per la crescita economica. Ha inoltre criticato i risultati finora conseguiti dalla sua stessa coalizione, pur rivendicando progressi su immigrazione e rilancio industriale, e ha chiesto una comunicazione politica più coesa tra CDU e SPD. Il vicecancelliere Lars Klingbeil, leader socialdemocratico, ha ribadito la necessità di riforme ma ha messo in guardia contro misure ingiuste, affermando che la stabilità dei contributi non può tradursi solo in tagli ai lavoratori. All’interno della SPD emergono divisioni: il capo dei Giovani Socialisti, Philipp Türmer, ha definito “linea rossa” qualsiasi riduzione delle prestazioni sociali, mentre figure di spicco come Ralf Stegner invitano alla prudenza, evocando anche le difficoltà storiche legate al coinvolgimento tedesco in decisioni drastiche sul welfare. Dalla CDU, il segretario generale Carsten Linnemann chiede invece un “cambio di paradigma” sul Bürgergeld, sostenendo che il Paese sia “con le spalle al muro”. Le opposizioni criticano l’approccio della coalizione: la leader della Linke Heidi Reichinnek parla di un “autunno della crudeltà sociale”, denunciando una campagna coordinata di think tank e associazioni imprenditoriali per smantellare i diritti sociali. Dal fronte liberale, il capo della FDP Christian Dürr invita a introdurre maggiore previdenza privata, ad esempio tramite un sistema di pensioni azionarie. L’articolo segnala che le decisioni concrete saranno elaborate in commissioni tecniche nei prossimi mesi, con le prime misure attese in autunno.
Turingia di fronte alla crisi demografica: natalità ai minimi storici e popolazione in calo
Thüringen: Ein Land in der demographischen Krise
Frankfurter Allgemeine Zeitung – 23 agosto 2025
La Frankfurter Allgemeine Zeitung dedica un approfondimento alla grave crisi demografica che attraversa la Turingia, dove il tasso di natalità è sceso al livello più basso degli ultimi trent’anni. Holger Poppenhäger, presidente dell’Ufficio statistico regionale, denuncia una “Geburtenarmut” che richiederebbe risposte politiche urgenti. Nel 2024 sono nati circa 11.800 bambini, il dato più basso dal 1994 e inferiore alle 12.700 nascite di quell’anno considerato fino ad allora il minimo storico. Con una fecondità media di 1,24 figli per donna, la Turingia si colloca agli ultimi posti tra i Länder tedeschi, al pari della Sassonia. A Erfurt, Jena e Weimar il tasso è addirittura pari o inferiore a 1,1, segnalando una tendenza generalizzata, anche nelle aree rurali. Il saldo demografico resta fortemente negativo: nel 2024 il Land ha perso circa 18.600 abitanti, nonostante un lieve surplus migratorio. La popolazione complessiva, oggi intorno ai 2,1 milioni, continua a ridursi e ad invecchiare, con conseguenze pesanti su pensioni, sanità e sistema educativo. Le cause sono radicate nelle trasformazioni post-runificazione, con l’emigrazione di circa 66.000 donne in età fertile tra il 1991 e il 2023, e nel “buco demografico” degli anni Novanta. La speranza che l’immigrazione compensi il calo appare limitata: anche le donne straniere tendono a uniformarsi rapidamente ai bassi tassi di natalità tedeschi. Le politiche di sostegno alla conciliazione lavoro-famiglia, dai nidi al congedo parentale, hanno prodotto effetti temporanei, ma non hanno invertito la tendenza. Secondo Poppenhäger, servirebbe un ripensamento che includa incentivi mirati alle famiglie e un cambiamento culturale nel modo in cui la società percepisce la genitorialità. Il rischio, avverte, è che senza contromisure la Turingia diventi un “Land in der demographischen Krise” strutturale, con impatti sistemici sull’economia e sulla coesione sociale.
La bilancia commerciale tedesca si riduce: export stabile ma boom delle importazioni
Deutschlands Exportüberschuss schrumpft deutlich
Der Spiegel – 20 agosto 2025
Secondo i dati diffusi dal Statistisches Bundesamt, nei primi sei mesi del 2025 le esportazioni tedesche sono rimaste sostanzialmente stabili rispetto allo stesso periodo del 2024, con un valore complessivo di 786 miliardi di euro, in lieve calo dello 0,1%. Le importazioni, invece, sono cresciute in modo significativo, raggiungendo i 682 miliardi di euro con un aumento del 4,4%. Di conseguenza, l’avanzo commerciale si è ridotto sensibilmente, passando da 133,7 a 104 miliardi di euro. L’incremento maggiore delle importazioni riguarda la Cina, con un +10,7% su base annua, seguita da Paesi Bassi e Stati Uniti, che restano tra i principali fornitori. Sul fronte export, si registra un calo del 3,9% verso gli Stati Uniti, che tuttavia restano il primo mercato di destinazione con 77,6 miliardi di euro, nonostante la flessione soprattutto nell’automotive e nella meccanica. Più positiva invece la dinamica intraeuropea: le esportazioni verso gli altri paesi dell’UE sono salite dell’1,2%, raggiungendo 435,5 miliardi, con la Polonia in forte crescita come acquirente di beni tedeschi. Il quadro generale mostra quindi un indebolimento strutturale della bilancia commerciale, tradizionale punto di forza della Germania, dovuto in gran parte alla pressione delle importazioni e al rallentamento della domanda extraeuropea. L’articolo sottolinea come questi sviluppi pongano interrogativi sulla capacità dell’industria tedesca di mantenere il suo ruolo trainante in un contesto globale sempre più competitivo e segnato da tensioni commerciali.