Rassegna della stampa tedesca #143
Quello che segue è il Monitoraggio della stampa tedesca, curato dalla redazione di Stroncature, su commissione della Fondazione Hanns Seidel Italia/Vaticano. Il monitoraggio ha cadenza settimanale ed è incentrato sui principali temi del dibattito politico, economico e sociale in Germania. Gli articoli sono classificati per temi.
Stroncature produce diversi monitoraggi con taglio tematico o geografico personalizzabili sulla base delle esigenza del committente.
1. Analisi e commenti
Uniti nell’insoddisfazione: la colpa non è solo della politica
Einig in Unzufriedenheit: Daran ist nicht nur die Politik schuld
Tagesspiegel – 3 ottobre 2025
Sintesi: A 35 anni dalla Riunificazione, cresce in Germania un sentimento trasversale di insoddisfazione che paradossalmente accomuna cittadini dell’Est e dell’Ovest. Un autorevole commento evidenzia come, nonostante il paese sia fisicamente unificato da decenni, molti tedeschi orientali si sentano ancora “non visti” e messi da parte nelle proprie esperienze e opportunità di vita. Questo malessere – condiviso ormai anche da fasce della popolazione occidentale e perfino in regioni meridionali benestanti – si riflette nei risultati elettorali: i partiti tradizionali del centro perdono terreno ovunque mentre crescono i consensi per le forze di protesta, specialmente l’AfD. L’editorialista paragona la situazione a un incendio sociale da arginare: urge una risposta di governo decisa e rapida per migliorare le condizioni nel Paese e “difendere la democrazia”, altrimenti indebolita dal diffuso sentimento di sfiducia. Si richiama anche il ruolo cruciale della società civile: tanta “grande politica” oggi avviene nel “pre-politico”, cioè nell’associazionismo, nel volontariato, nelle fondazioni – ambiti dove cittadini di buona volontà lavorano insieme per il bene comune. Solo con decisioni di governo coraggiose per migliorare in fretta la vita dei cittadini e con un rinnovato impegno dal basso si potrà contenere l’ondata di scontento che attraversa un paese formalmente unito ma, di fatto, ancora diviso nel sentimento collettivo.
Tra guerra e pace: Merz tocca un nervo scoperto
Zwischen Krieg und Frieden: Merz trifft einen wunden Punkt
Tagesspiegel – 30 settembre 2025
Sintesi: In un suo intervento al Bundestag, il Cancelliere Friedrich Merz ha pronunciato parole insolite per un leader politico, affermando che “non siamo in guerra, ma non siamo neanche più in pace”. Questa frase – volutamente semplice e chiara – è stata accolta come il riconoscimento esplicito di una verità scomoda: la Germania, pur non essendo parte belligerante, è profondamente coinvolta nel confronto con la Russia a fianco dell’Ucraina, vivendo una situazione intermedia di “quasi-guerra”. Un editoriale osserva che Merz, con quel linguaggio diretto privo di tecnicismi, “mette il dito nella piaga” del dibattito pubblico. La sua posizione si allinea a quella del ministro della Difesa Boris Pistorius (SPD): entrambi sostengono che la Germania debba raggiungere rapidamente la “Kriegstüchtigkeit”, cioè la piena capacità bellica di difendersi ed eventualmente combattere un conflitto, se in futuro si rendesse necessario. Questa visione realista contrasta con l’approccio di esponenti SPD come Rolf Mützenich e Ralf Stegner, i quali – pur non opponendosi al riarmo – invocano la tradizione di Willy Brandt e la sua Ostpolitik, ossia “osare più pace” costruendo sicurezza attraverso la distensione e il dialogo. Il commento sottolinea la coesistenza di due mentalità: da un lato la preparazione concreta al peggio (guerra) per deterrenza, dall’altro la consapevolezza che la pace duratura va cercata anche durante il riarmo. Si ricorda che l’Europa dovrà convivere con la Russia come vicino in ogni caso – “anche dopo una guerra, a meno che qualcuno non voglia un Armageddon” – e dunque occorre già pensare al dopo. Merz evita comprensibilmente toni apocalittici; ma il suo appello implicito è di impegnarsi ancor più per la pace, proprio mentre ci si arma, per non rinunciare alla speranza di evitare un’escalation catastrofica.
Vertice di coalizione: il governo affronta questioni importanti, ma evita quelle più difficili
Koalitionsausschuss: Die Koalition bohrt dicke, aber nicht die harten Bretter
Frankfurter Allgemeine Zeitung – 9 ottobre 2025
Sintesi: Un commento della FAZ analizza criticamente l’esito dell’ultimo vertice di coalizione tra CDU/CSU e SPD. Secondo l’editorialista, il governo “è riuscito a ottenere un po’ di unità”, ma evita di affrontare i nodi strutturali più difficili su cui si gioca il futuro industriale del Paese. La metafora usata – “trapana tavole spesse ma non quelle dure” – indica che la Große Koalition preferisce concentrarsi su misure relativamente facili (le “tavole spesse” ma forabili) come piccoli aggiustamenti al bilancio, bonus alle famiglie o compromessi minori, mentre non tocca le “tavole durissime”, cioè le riforme profonde necessarie, ad esempio, per riconvertire l’industria automobilistica tedesca nell’era dell’elettrico. Proprio il settore auto viene citato come esempio emblematico: è un pilastro dell’economia nazionale e sta affrontando trasformazioni epocali, ma il governo si limita a discussioni di facciata senza prendere decisioni coraggiose su come garantirne competitività e posti di lavoro in futuro. Allo stesso modo, su questioni come la transizione energetica o la digitalizzazione, l’esecutivo trova soluzioni di compromesso a breve termine e rinvia gli interventi strutturali più incisivi. Il commento suggerisce che questo atteggiamento prudentemente attendista – dettato forse dal timore di frizioni interne alla coalizione – rischia di far perdere tempo prezioso al Paese. Per assicurare il futuro economico della Germania, infatti, servirebbero scelte più audaci sulle “fondamenta” (dalle politiche industriali alla formazione, dalla ricerca alle infrastrutture), ambiti rispetto ai quali finora il governo Merz-Bas ha mostrato scarsa incisività.
Ritiro governativo: 80 misure e nessun messaggio
Klausur der schwarz-roten Regierung: 80 Maßnahmen und keine Botschaft
taz – 1 ottobre 2025
Sintesi: Nel corso della prima riunione programmatica (“Klausur”) del nuovo governo di grande coalizione CDU-SPD, tenuta per due giorni a Villa Borsig, l’esecutivo ha concordato una corposa agenda di modernizzazione con circa 80 provvedimenti specifici. Tra le misure approvate figurano la digitalizzazione di molte pratiche burocratiche (come la patente di guida, che diventerà un documento elettronico), l’automazione con l’AI dei procedimenti di visto e la riforma dello status dei dipendenti pubblici per renderlo più flessibile. L’obiettivo dichiarato dal Cancelliere Merz e dal vicecancelliere Klingbeil era di ridurre la burocrazia – con risparmi stimati in 16 miliardi di euro – e dare slancio alla competitività economica del Paese attraverso investimenti nell’efficienza amministrativa. Tuttavia, osserva la taz, questo importante sforzo tecnico è stato oscurato da fattori esterni e di comunicazione. Innanzitutto Merz ha dovuto congedarsi in anticipo (salutando frettolosamente con un “ciao, ciao”) per volare a un vertice europeo a Copenaghen su difesa e Ucraina, segnale di come i problemi di politica estera abbiano sovrastato quelli interni durante il ritiro. Inoltre, due incidenti hanno distolto l’attenzione mediatica: il malore improvviso del ministro dei Trasporti Schnieder durante i lavori (portato in ospedale) e la partenza anticipata per lutto del sottosegretario alla Cultura Weimer. Nella conferenza stampa finale – insolitamente breve – Merz ha elencato in tono burocratico i risultati raggiunti, senza però fornire una “grande narrazione” unificante. Questo gap comunicativo è rimasto evidente: “le tante decisioni puntuali potranno forse semplificare enormemente la vita dei cittadini in futuro, ma per ora non offrono uno spunto per un racconto più ampio”, nota il pezzo. Perfino Merz, solitamente incisivo negli annunci, è parso quasi tecnocratico, ricordando l’approccio del suo predecessore Scholz che lui stesso aveva deriso come “l’idraulico” della politica. Klingbeil ha provato a metterci emozione dicendo “lo status quo è il nostro avversario” e che servono grandi cambiamenti, ma in definitiva il ritiro si è concluso con molti output operativi e poco slancio emotivo. La conclusione generale è che, per quanto utile e concreto, questo pacchetto di 80 misure manca di un’anima visibile al pubblico: la visione di insieme e il messaggio politico di fondo non sono stati trasmessi, lasciando l’opinione pubblica senza una chiave narrativa con cui interpretare la mole di provvedimenti tecnici.
Riforma della cittadinanza: completata la chiusura
Änderung der Staatsbürgerschaft: Abschottung vervollständigt
taz – 8 ottobre 2025
Sintesi: Il Bundestag ha approvato a maggioranza (CDU/CSU-SPD) alcune modifiche restrittive alla legge sulla cittadinanza, di fatto invertendo in parte la riforma liberalizzatrice varata appena l’anno scorso dall’ex governo “semaforo”. In base al nuovo provvedimento, non sarà più possibile ottenere la cittadinanza tedesca dopo soli 3 anni in casi di integrazione eccezionalmente riuscita: il termine minimo torna ad essere di 5 anni per tutti. Questa era stata una delle innovazioni più simboliche della precedente riforma, pensata per premiare gli stranieri con meriti particolari; la sua eliminazione segnala un irrigidimento. La Grande Coalizione ha inoltre ribadito il mantenimento della regola generale degli 8 anni di residenza per l’eleggibilità alla naturalizzazione e – su pressione della CDU/CSU – ha ventilato la possibilità di emanare per via amministrativa una lista ampliata di “paesi d’origine sicuri”, così da ridurre drasticamente le chance di asilo per chi proviene da determinate nazioni. Nel commentare la riforma, la stampa critica evidenzia la valenza politica di chiusura: il messaggio che ne traspare è che “il governo non si fida davvero di chi non è nato tedesco”, reintroducendo paletti e tempi d’attesa più lunghi per la piena integrazione civica. La SPD, che nella scorsa legislatura aveva promosso l’apertura, ha accettato questo compromesso per salvare altri aspetti della riforma (come il doppio passaporto, che la CDU voleva abolire del tutto). Esponenti socialdemocratici hanno minimizzato l’impatto pratico del giro di vite, sostenendo che la naturalizzazione lampo in 3 anni era quasi mai utilizzata; ma molti osservatori sottolineano il segnale simbolico negativo: in un clima già reso teso dal dibattito sui richiedenti asilo, la Germania lancia l’idea di voler “alzare i ponti” non solo verso i nuovi arrivi ma anche verso immigrati ben integrati. Parallelamente, infatti, il governo Merz sta attuando una politica migratoria più dura su tutti i fronti, coordinata a livello UE (riforma di Dublino, centri ai confini esterni, ecc.). In sintesi, la taz commenta amaramente che con questa legge si “completa l’opera di chiusura”: i pochi passi avanti fatti nel 2024 sull’inclusione vengono in parte cancellati, riflettendo e accentuando una Stimmung (atmosfera) pubblica più diffidente verso gli stranieri.
Bürgergeld verso l’addio: più rigore e ritorno al passato
Verschärfungen beim Bürgergeld: Irgendwie mehr Härte
taz – 9 ottobre 2025
Sintesi: Dopo un lungo negoziato notturno, la coalizione di governo ha raggiunto un’intesa su una decisa stretta al “Bürgergeld”, il sussidio di disoccupazione introdotto dal precedente esecutivo Scholz per rimpiazzare Hartz IV. Il Cancelliere Merz (CDU) e la vice-cancelliere Bas (SPD) hanno annunciato che il Bürgergeld tornerà ad essere una “Grundsicherung” (indennità di base) con sanzioni molto più rapide e severe per chi non collabora con i centri per l’impiego. In concreto, i disoccupati che rifiuteranno offerte di lavoro o non rispetteranno le regole perderanno d’ora in poi subito il 30% del sussidio al primo richiamo, senza più il meccanismo graduale 10%-20%-30% introdotto dalla riforma precedente. Merz ha rivendicato la misura come un ritorno alla normalità: “non parleremo più di Bürgergeld, quel capitolo è chiuso”, soddisfacendo di fatto una promessa elettorale centrale dell’Unione (che in campagna aveva promesso di abolire il Bürgergeld come concetto). La ministra SPD del Lavoro Bas, nel giustificare l’accordo, ha dichiarato che “ora promuoviamo il lavoro invece che la disoccupazione”, riecheggiando volutamente lo slogan di Gerhard Schröder ai tempi dell’Agenda 2010. Questo parallelo non è passato inosservato: è paradossale – nota il commento – che proprio l’SPD, che aveva voluto il Bürgergeld per lasciarsi alle spalle l’era Hartz IV, si trovi ora a fare una marcia indietro spinta dalla narrativa conservatrice che dipingeva il sussidio come troppo indulgente. Molti elettori socialdemocratici avevano creduto nella riforma come strumento di giustizia sociale, ma la martellante critica della CDU/CSU al “reddito di cittadinanza senza condizioni” ha trovato eco anche presso parte dell’opinione pubblica (soprattutto in chi ha attribuito al Bürgergeld la colpa per la sconfitta SPD alle elezioni). L’accordo di coalizione dunque “riporta indietro le lancette”. Restano dettagli da definire per legge, e alcuni punti sono stati lasciati volutamente vaghi (anche perché troppo rigore potrebbe urtare i limiti posti anni fa dalla Corte Costituzionale sulle sanzioni e rendere le norme impugnabili). Ciò che è certo è il segnale politico: più durezza verso i disoccupati di lungo corso. L’ala sinistra dell’SPD e i Verdi criticano il compromesso come un cedimento all’impostazione punitiva, ma essendo all’opposizione possono solo protestare a parole. La Grande Coalizione, dal canto suo, spera che l’opinione pubblica gradisca la linea della “maggiore severità” e che ciò eroda consenso all’AfD, che di recente attaccava molto il Bürgergeld come simbolo di lassismo verso i “Nullafacenti”.
Autunno di riforme: addio Bürgergeld, benvenuta “pensione attiva”
(Commento sulle decisioni del Koalitionsausschuss – fonti: Süddeutsche Zeitung, Euronews)
Vari – 9 ottobre 2025
Sintesi: Il vertice di Koalitionsausschuss tra i leader di CDU/CSU e SPD ha prodotto accordi su più fronti oltre al Bürgergeld. Oltre alla stretta sui sussidi, è stata annunciata l’introduzione dell’“Aktivrente” (“pensione attiva”), una misura volta ad alleviare la pressione sul sistema previdenziale incentivando i pensionati a restare nel mondo del lavoro. In pratica, chi ha raggiunto l’età pensionabile ma sceglie di continuare a lavorare potrà cumulare in parte pensione e stipendio con minori penalizzazioni fiscali, beneficiando di sgravi e di una maggiore quota esentasse sui redditi da lavoro. L’idea, sostenuta dalla CDU e accolta dall’SPD come compromesso, è di valorizzare l’esperienza degli anziani e mitigare la carenza di manodopera qualificata, soprattutto in settori tecnici e sanitari, sfruttando la disponibilità di molti over-65 ancora in buona salute e attivi. Contestualmente, la coalizione ha trovato un accordo anche sui finanziamenti infrastrutturali: dopo tensioni fra CSU e SPD sulla ripartizione delle risorse, sono stati stanziati miliardi aggiuntivi per strade e ferrovie. In particolare, il governo destinerà fondi extra per la manutenzione straordinaria di ponti e autostrade nel sud (una richiesta chiave della CSU) e per il potenziamento delle linee ferroviarie regionali e dell’alta velocità (priorità per la SPD). Per finanziare questi impegni senza sforare il bilancio 2025, il ministro delle Finanze Lars Klingbeil avrebbe utilizzato un “escamotage contabile” che libera circa 800 milioni di euro attraverso il ricalcolo di alcune voci di entrata. Questi compromessi – definiti da Merz come parte del “Herbst der Reformen” (autunno delle riforme) – mostrano la volontà della Große Koalition di presentarsi come efficiente e unita nel risolvere problemi concreti (pensioni, lavoro, infrastrutture), dopo le difficoltà iniziali. Restano da osservare gli sviluppi: l’Aktivrente dovrà passare in Parlamento e potrebbe incontrare resistenze (critiche vengono dai sindacati, preoccupati che spinga gli anziani a lavorare per necessità economica più che per scelta), mentre sul fronte infrastrutture bisognerà verificare se i fondi saranno realmente stanziati e spesi nei tempi previsti. In ogni caso, il segnale politico è quello di una Grande Coalizione attiva, che cerca di bilanciare rigore e investimenti e di occupare lo spazio riformatore al centro, tentando così di togliere argomenti sia all’AfD sia ai partiti minori di opposizione.
2. Politica estera e sicurezza
Guerra ibrida contro la Germania: droni e propaganda russa nel mirino
(Sintesi da dichiarazioni di Merz e von der Leyen)
Tagesspiegel/Süddeutsche Zeitung – 7/8 ottobre 2025
Sintesi: La Germania si considera sotto attacco di “guerra ibrida” da parte russa. Il Cancelliere Friedrich Merz ha dichiarato esplicitamente che “Putin conduce una guerra ibrida contro la Germania”, riferendosi a una serie di incursioni e interferenze non militari convenzionali attribuite a Mosca. Negli ultimi giorni si sono moltiplicati gli avvistamenti di droni sconosciuti su aeroporti e porti tedeschi, costringendo perfino alla temporanea chiusura lo scalo di Monaco. Episodi analoghi sono avvenuti in Polonia, Danimarca e altri Paesi NATO. La Presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen, in un discorso all’Europarlamento, ha definito questi eventi “una campagna coordinata e crescente con l’obiettivo di intimidire i cittadini, mettere alla prova la nostra determinazione e dividerci”, chiamandoli per nome: “guerra ibrida”. Tali azioni – spiega von der Leyen – mirano a seminare paura e incertezza, sperando di indebolire il sostegno europeo all’Ucraina. La risposta tedesca non si è fatta attendere: il governo ha deciso di attivare in via anticipata il nuovo Consiglio Nazionale di Sicurezza (previsto dall’accordo di coalizione) per coordinare tutti i servizi di intelligence, forze armate e di polizia di fronte a queste minacce composite. Inoltre, come misura pratica, è stata conferita alla Bundeswehr l’autorità di intervenire in assistenza alle forze di polizia interne per neutralizzare droni ostili sul territorio nazionale (finora l’impiego dell’esercito in patria era tabù). Merz ha sottolineato che la Germania “deve diventare adulta in materia di sicurezza” e superare la rigida separazione tra difesa interna ed esterna, dato che gli attacchi odierni non rispettano quei confini. La NATO, da parte sua, sta rafforzando le capacità di sorveglianza aerea sul fianco orientale e ha invitato gli alleati a condividere dati di intelligence in tempo reale. L’assunto di fondo è che la Russia sta deliberatamente “escalando sotto la soglia di guerra”, come affermano gli esperti, e che solo restando uniti, lucidi e risoluti l’Europa potrà contrastare queste provocazioni senza cadere nelle trappole del Cremlino. In Germania il dibattito politico vede un insolito consenso: opposizioni e maggioranza concordano nel riconoscere la natura ostile degli incidenti e nel sostenere un approccio fermo (persino l’AfD, tradizionalmente filorussa, mantiene cautela per non alienarsi l’elettorato moderato). Si tratta di una prova importante per il governo Merz, chiamato a difendere la sicurezza nazionale in un confronto di nuova generazione, fatto non di carri armati ma di droni, hackeraggi e propaganda.
BND e rapporti sull’Ucraina: il tribunale tutela il segreto di Stato
Beeinflusst der BND Berichte über die militärische Lage? Was zur Ukraine erzählt wird, bleibt geheim
Tagesspiegel – 30 settembre 2025
Sintesi: Si è conclusa in tribunale una vicenda che vedeva protagonista il servizio segreto tedesco BND e la sua presunta influenza sulle informazioni sulla guerra in Ucraina fornite al pubblico. Tutto nasce dalle accuse di Roderich Kiesewetter, deputato dell’opposizione (CDU), secondo cui il BND avrebbe diffuso valutazioni eccessivamente pessimistiche sulle possibilità di successo dell’Ucraina contro la Russia, forse per orientare l’opinione pubblica verso il realismo. Il quotidiano Tagesspiegel aveva fatto ricorso alla giustizia per ottenere chiarimenti ufficiali, ma il Bundesverwaltungsgericht (Alta Corte Amministrativa federale di Lipsia) ha respinto la richiesta, adducendo motivi di diplomazia e sicurezza nazionale: non ci sarà alcuna “operazione trasparenza” e anzi “non deve nemmeno essere comunicato se il BND abbia fornito valutazioni sulle chance di vittoria dell’Ucraina”. Già in un’ordinanza d’urgenza, i giudici avevano negato l’accesso agli atti, affermando che chiarire la questione avrebbe potuto “creare problemi per la diplomazia” tedesca. Nel giudizio di merito, la Corte ha confermato questa linea: ha riconosciuto al governo ampio margine di manovra nel gestire informazioni di politica estera, stabilendo che il BND può legittimamente tenere segrete le proprie analisi se una loro divulgazione potrebbe compromettere le relazioni internazionali della Germania. In concreto, dunque, resta top secret sia se il BND avesse davvero elaborato scenari sul conflitto ucraino, sia – in caso affermativo – che tipo di indicazioni avesse dato (ad esempio, se avesse ritenuto altamente improbabile una vittoria militare di Kiev nel breve termine). I rappresentanti del BND, ascoltati durante il procedimento a porte chiuse, hanno negato di aver manipolato le informazioni pubbliche sulla guerra, ma queste affermazioni non sono verificabili indipendentemente. Il verdetto ha suscitato dibattito: da una parte si comprende l’esigenza di proteggere segreti di Stato in tempo di guerra (soprattutto riguardo a intelligence condivisa con alleati), dall’altra i media denunciano un deficit di trasparenza, temendo che così il governo possa filtrare le notizie di guerra a suo piacimento. Per ora, la conclusione è che “ciò che viene raccontato sull’Ucraina resta segreto”: i sospetti iniziali non trovano conferma né smentita ufficiale, lasciando uno strascico di sfiducia tra stampa e apparato di sicurezza.
Fondi russi congelati per l’Ucraina: Berlino sostiene il piano UE, ma servono intese
EU-Finanzminister: Noch muss die EU auf den Einsatz russischer Guthaben warten
Frankfurter Allgemeine Zeitung – 9 ottobre 2025
Sintesi: In sede europea è in discussione un piano innovativo – fortemente sostenuto dalla Germania – per utilizzare i beni russi congelati a beneficio dell’Ucraina. L’idea, promossa dalla Commissione UE con l’appoggio del ministro delle Finanze Lars Klingbeil, è di investire temporaneamente gli oltre 200 miliardi di euro di riserve della Banca Centrale russa bloccati nelle banche occidentali e di usare i rendimenti generati per finanziare un massiccio programma di aiuti a Kiev. In concreto, la Commissione vorrebbe raccogliere circa 50 miliardi di euro fino al 2027, da erogare come crediti agevolati e sovvenzioni al governo ucraino, garantiti dai profitti maturati su quei capitali russi congelati. La Germania appoggia questa proposta considerandola “giusta e pragmatica”: è un modo per far “pagare” indirettamente a Mosca parte della ricostruzione ucraina, senza però appropriarsi formalmente delle sue riserve (cosa che porrebbe grossi problemi legali). Ostacoli giuridici e politici tuttavia permangono: servirebbe probabilmente l’unanimità dei 27 e alcuni Paesi – più cauti – temono il precedente di toccare beni statali altrui, che potrebbe essere contestato sul piano del diritto internazionale. Anche la Banca Centrale Europea avrebbe espresso riserve sulla fattibilità tecnica dell’operazione. Per ora, come scrive la FAZ, l’UE “deve ancora aspettare” prima di poter impiegare quei fondi: sono necessarie ulteriori verifiche giuridiche e accordi politici. Klingbeil ha riconosciuto che “non si possono semplicemente spazzare via con un colpo di penna” le obiezioni in campo, ma ha insistito che “dobbiamo esplorare tutte le strade per sostenere l’Ucraina in modo affidabile”. Parallelamente, il G7 sta lavorando a meccanismi per dirottare verso Kiev gli introiti da asset russi privati sequestrati (ad esempio yacht e ville di oligarchi venduti all’asta). In sintesi, Berlino spinge con forza: la scelta politica è di trasformare in risorsa ciò che finora è un capitale immobilizzato. Ma il dossier è sensibile: a Bruxelles proseguiranno le negoziazioni e “non bisogna sopravvalutare le chances di successo del piano”, avverte la FAZ, visti i molteplici veti possibili. Se però l’iniziativa andasse in porto, sarebbe un segnale forte: l’Europa farebbe pagare al Cremlino parte dei costi della sua aggressione, invertendo almeno in parte l’onere finanziario del conflitto.
La Bundeswehr resta nel Mediterraneo: prorogate le missioni Sea Guardian e Irini
Einsatz der Bundeswehr im Mittelmeer soll fortgeführt werden / Bundeswehr weiterhin an Operation Irini beteiligt
Bundeswehr/BMVg – comunicati – 8 ottobre 2025
Sintesi: Il governo tedesco ha approvato la prosecuzione di due importanti missioni navali internazionali nel Mediterraneo con partecipazione della Bundeswehr. In particolare, è stato rinnovato fino a fine 2026 il mandato per l’operazione NATO “Sea Guardian”, che vede fino a 550 militari tedeschi impiegati in compiti di sicurezza marittima nel Mediterraneo centrale. Contestualmente, Berlino ha deciso di confermare la presenza della Marina tedesca nella missione europea “Irini”, volta a far rispettare l’embargo ONU sulle armi alla Libia e a contrastare i traffici illeciti nel Mediterraneo orientale. Il via libera governativo prevede che la Bundeswehr mantenga navi e aerei di sorveglianza in ambedue le operazioni per i prossimi due anni, contribuendo con gli alleati al monitoraggio e alla stabilizzazione della regione. Queste proroghe riflettono la linea di continuità della politica estera tedesca: nonostante il cambio di governo a febbraio, la Germania conferma i suoi impegni militari multilaterali. Le missioni in questione, avviate rispettivamente nel 2016 (Sea Guardian) e 2020 (Irini), sono ritenute efficaci: Sea Guardian funge da deterrente contro terrorismo e traffici nel Mediterraneo centrale, mentre Irini ha finora sequestrato diverse spedizioni di armi illegali verso la Libia. Il rinnovo dei mandati dovrà passare al vaglio del Bundestag, dove però si registra un ampio consenso su questo tipo di operazioni all’estero. Solo l’AfD ha espresso scetticismo sull’utilità di Irini, ma i suoi voti non sono sufficienti a bloccare la decisione. Entro il 30 novembre 2025 il Parlamento voterà dunque il prolungamento ufficiale – che in pratica è già concordato. La Germania ribadisce così il suo ruolo di attore affidabile nella sicurezza internazionale, impegnato non solo sul fianco est (NATO) ma anche sul fianco sud dell’Europa attraverso missioni di stabilizzazione marittima.
Visti ai russi, linea dura di Berlino: “Stop facilitazioni Schengen”
(Notizia estratta da Tagesspiegel)
Tagesspiegel – 5 ottobre 2025
Sintesi: La Germania adotta una postura sempre più rigida verso la Russia anche sul piano dei contatti tra persone. Il governo Merz sta infatti promuovendo in sede UE un ulteriore inasprimento della politica dei visti per i cittadini russi. In particolare, Berlino ha proposto di sospendere il vigente accordo di facilitazione dei visti con Mosca, tornando a procedure più restrittive e lente per il rilascio di visti turistici ai russi. Inoltre, spinge perché a livello europeo si limiti drasticamente il numero di visti Schengen concessi ai cittadini della Federazione Russa, privilegiando eventualmente solo casi umanitari o familiari stretti. Questa linea, sostenuta con forza anche dai Paesi baltici e dalla Polonia, mira a inviare un chiaro segnale politico: finché la Russia continuerà la guerra contro l’Ucraina, i suoi cittadini non potranno godere liberamente di viaggi e shopping nell’UE come se nulla fosse. La questione è divisiva nell’UE: alcuni membri (come Francia e Sud Europa) sono più titubanti, ritenendo che isolare la popolazione russa possa essere controproducente e alimentare la propaganda del Cremlino. Ma la “linea dura” di Berlino ha già portato risultati simbolici: ad esempio, l’ambasciata tedesca a Mosca ha ridotto quasi a zero l’emissione di nuovi visti turistici, concentrandosi solo su ricongiungimenti e urgenze. Secondo indiscrezioni, il prossimo pacchetto di sanzioni UE potrebbe includere ulteriori restrizioni di viaggio per determinate categorie di russi (come funzionari, membri del partito di governo e loro familiari). Da notare che già da fine 2022 i visti per turismo ai russi sono drasticamente calati: molte rappresentanze UE li rilasciano col contagocce e alcuni Stati confinanti (le repubbliche baltiche e la Finlandia) vietano l’ingresso ai turisti russi anche con visto valido. La Germania finora aveva mantenuto aperta una minima porta, ma ora si allinea alla posizione più rigida. “Il tempo delle mezze misure è finito”, avrebbe detto un funzionario tedesco a Bruxelles, “non possiamo accogliere i cittadini di un paese aggressore in vacanza mentre i suoi soldati commettono atrocità in Ucraina”. La decisione finale su questo tema sarà discussa ai prossimi Consigli UE Affari Interni, dove Berlino farà pressing affinché l’Europa parli con una voce sola anche su questo fronte.
Armi all’Ucraina: Berlino pronta a fornire sistemi a più lunga gittata
(Dichiarazioni di Boris Pistorius)
Deutschlandfunk / Handelsblatt – 4 ottobre 2025
Sintesi: La Germania sta per potenziare il suo sostegno militare all’Ucraina con forniture più avanzate. In un’intervista, il ministro della Difesa Boris Pistorius ha affermato che “l’Ucraina riceverà ulteriori armi a lungo raggio” e che Berlino intende aumentare sia quantitativamente sia qualitativamente l’aiuto militare. Questa dichiarazione, letta dagli osservatori come un riferimento implicito ai missili da crociera Taurus, segna un cambio di passo rispetto alle esitazioni del precedente governo. I Taurus sono missili aria-superficie con portata di ~500 km che Kiev chiede da tempo; finora la Germania aveva rinviato la decisione temendo un’escalation con Mosca, ma con il nuovo esecutivo la pressione a inviarli è salita. Pistorius non ha confermato esplicitamente l’invio dei Taurus, ma fonti ministeriali citate dalla stampa indicano che la coalizione ha raggiunto in linea di principio un accordo politico per fornire almeno una decina di questi ordigni, previo adeguamento dei software per impedire colpi oltre il territorio ucraino. Contestualmente, la Germania sta continuando le consegne già programmate: nel 2025 mette a disposizione dell’Ucraina ben 7,3 miliardi di euro di aiuti militari, tra cui munizioni aggiuntive per varie armi, carri armati e sistemi antiaerei. L’annuncio di Pistorius sulle armi a lunga gittata ha anche lo scopo di incoraggiare gli altri alleati: più paesi NATO stanno contemplando invii simili (la Francia con i suoi SCALP, il Regno Unito con gli Storm Shadow, già consegnati) e unendo gli sforzi si può dotare Kiev di una capacità di strike in profondità sufficiente a colpire depositi e basi russe oltre le linee del fronte. Il ministro tedesco, recatosi di persona a Kiev all’inizio di ottobre, ha rassicurato gli ucraini sulla “solidità, affidabilità e durata” del sostegno di Berlino, evidenziando che la Germania sta mantenendo le promesse e anzi intensificando l’aiuto militare man mano che la guerra continua. Questa evoluzione – che include anche droni da ricognizione con maggiore autonomia e forse nuove unità di artiglieria a lungo raggio – dimostra come la politica tedesca di sicurezza sia diventata più assertiva: dall’iniziale prudenza a fornire solo equipaggiamenti “difensivi”, ora Berlino fornisce quasi tutto il necessario (anche armi offensive di alta tecnologia) affinché Kiev possa difendersi efficacemente e riconquistare territorio.
3. Industria della difesa e questioni militari
Droni ostili nei cieli tedeschi: la Bundeswehr potrà abbatterli in patria
(Misure annunciate dal ministro dell’Interno Alexander Dobrindt)
Tagesspiegel / taz – 1 ottobre 2025
Sintesi: Il governo tedesco ha deciso di aggiornare il quadro giuridico per far fronte alle nuove minacce ibride come i droni-spia russi: in futuro, la Bundeswehr sarà autorizzata ad abbattere droni ostili anche nello spazio aereo nazionale in operazioni di assistenza alle autorità civili. Lo ha annunciato il ministro dell’Interno Alexander Dobrindt (CSU) al termine di una riunione di gabinetto, evidenziando che casi recenti – come gli sciami di droni comparsi sopra l’area di Kiel e sugli aeroporti di Monaco e Amburgo – rientrano in “azioni di spionaggio e sabotaggio, minacce crescenti” che richiedono nuove contromisure. Nello specifico, verrà modificata la legge sulla polizia federale e creato un centro di difesa anti-drone congiunto tra governo federale e Länder per coordinare il rilevamento, la tracciatura e, se necessario, la neutralizzazione dei droni non identificati. “Ciò include anche l’abbattimento”, ha sottolineato Dobrindt, chiarendo che l’obiettivo è tutelare infrastrutture civili e militari sensibili (centrali elettriche, basi, aeroporti) da eventuali attacchi o sorvoli non autorizzati. Finora l’impiego della Bundeswehr all’interno era rigidamente limitato, ma di fronte a queste minacce sfumano i confini: “dobbiamo trovare nuove risposte” ha detto Dobrindt, aggiungendo che non ogni drone è una minaccia concreta – molti servono a provocare e sondare le difese – ma bisogna essere pronti anche allo scenario peggiore. Un alto deputato della CDU, Thomas Röwekamp, ha esortato a chiarire per legge che “la Bundeswehr, in via di assistenza, possa difendere contro attacchi di droni sia infrastrutture militari sia civili”, criticando il ginepraio di competenze attuale e invocando una Germania “più matura sul piano della sicurezza”, meno ingessata dal federalismo. In parallelo, la Difesa tedesca sta investendo in tecnologie antidroni avanzate: sistemi di jamming (disturbo elettronico) e persino laser a energia diretta per abbattere piccoli UAV. L’insieme di queste misure segna un cambiamento storico: per la prima volta la Bundeswehr potrà operare attivamente sul territorio nazionale in funzione di sicurezza, un tabù del dopoguerra che cade sotto la pressione di nuove forme di conflitto.
Pistorius vuole lo Stato nell’industria bellica, i produttori frenano
BDSV zu Staatsbeteiligungen in Rüstungsindustrie: „Bislang gut gefahren“
ESuT / Handelsblatt – 6 ottobre 2025
Sintesi: Un acceso dibattito è in corso sul futuro dell’industria della difesa tedesca. Il ministro della Difesa Boris Pistorius (SPD) ha proposto di aumentare il coinvolgimento diretto dello Stato in aziende chiave del settore, arrivando anche a partecipazioni azionarie pubbliche. “Abbiamo bisogno delle partecipazioni statali, ne sono fermamente convinto – anche per assicurare che know-how e posti di lavoro restino in Germania”, ha dichiarato Pistorius in un’intervista, rivelando che il governo sta valutando ingressi del capitale pubblico in colossi come Krauss-Maffei/KNDS (carri armati) e Thyssenkrupp Marine Systems (cantieristica navale). In pratica, Berlino non esclude di acquistare quote di controllo o minoranze di blocco in queste aziende strategiche. La reazione dell’industria, però, è stata tiepida quando non apertamente critica. La federazione BDSV (che rappresenta le imprese della sicurezza e difesa) ha accolto la proposta con scetticismo: “il nostro settore finora ha funzionato bene con la propria organizzazione privatistica”, ha affermato il direttore Hans Christoph Atzpodien, sottolineando che un intervento statale potrebbe intaccare la fiducia degli investitori privati e la capitalizzazione delle aziende in Borsa. Le società della difesa tedesche, molte delle quali quotate, hanno visto i propri titoli crescere di valore negli ultimi anni anche grazie alla struttura di mercato attuale – ricorda Atzpodien – e sono riuscite ad aumentare la capacità produttiva “senza o con pochi ordini” statali negli anni magri, cosa che ora permette loro di rispondere rapidamente alla domanda. Pistorius dal canto suo avverte di una sorta di “febbre dell’oro” nel settore: complice la guerra in Ucraina e il fondo speciale da 100 miliardi, le aziende stanno realizzando profitti elevati, e il governo ritiene di dover vigilare affinché questi extra-profitti non si traducano in prezzi gonfiati per le forniture militari – “una inflazione dei prezzi degli armamenti non gioverebbe a nessuno, nemmeno all’industria” ha detto il ministro. I produttori replicano che i margini sugli ordini pubblici sono comunque limitati dal rigido Preziosenrecht tedesco (la “formula di Bonn” che impone trasparenza e tetti ai guadagni), e rivendicano “un alto senso di responsabilità” nel non abusare delle risorse stanziate. Il confronto è aperto: Stato e mercato in Germania cercano un nuovo equilibrio in un settore delicato. C’è chi ricorda il precedente degli anni ’90, quando lo Stato intervenne per salvare aziende difesa in crisi (come MTU), ma oggi il contesto è diverso: c’è forte domanda e utili in crescita. Pistorius pare determinato a garantire sovranità tecnologica e posti di lavoro nazionali – specie in comparti come i sottomarini e i carri che hanno implicazioni di sicurezza – mentre l’industria teme un eccesso di interventismo pubblico. Si profila dunque un compromesso: possibili partecipazioni statali mirate (magari temporanee) solo in progetti europei cruciali o dove c’è rischio di acquisizioni estere, a fronte però di rassicurazioni per gli investitori privati e di un dialogo stretto con le aziende per evitare fuga di capitali all’estero.
Offensiva edilizia “verde oliva”: nuove caserme modulari per la Bundeswehr
Bauoffensive in Olivgrün – Bundeswehr schafft Platz für neue Rekruten
Handelsblatt / Braunschweiger Zeitung – 8 ottobre 2025
Sintesi: La Bundeswehr si prepara ad ampliarsi numericamente e per farlo ha bisogno di più spazi. Il ministro Pistorius ha lanciato una “Bauoffensive in Olivgrün” (letteralmente: offensiva edilizia in verde oliva) per costruire rapidamente nuove caserme e strutture modulari destinate ad accogliere le nuove reclute. A partire dal 2027, su diverse basi militari esistenti in Germania verranno installati 270 edifici prefabbricati modulari (ciascuno atto ad ospitare una compagnia) in modo da creare alloggi, uffici e servizi aggiuntivi in tempi molto brevi. Questi nuovi moduli, realizzati da aziende specializzate come la tedesca Adapteo, potranno essere assemblati e resi operativi nel giro di pochi mesi. Un primo esempio è già in funzione all’estero: a Vilnius (Lituania) è stata costruita in soli tre mesi una scuola modulare per i figli dei militari tedeschi lì schierati, inaugurata ufficialmente il 30 settembre 2025. Il progetto ha riscosso successo, tanto che si prevede di raddoppiare i posti per l’anno prossimo e di realizzare un altro plesso scolastico a Kaunas per quella che diventerà la più grande scuola tedesca all’estero al servizio della Bundeswehr. La scelta dei moduli prefabbricati è dettata dalla loro rapidità e flessibilità: come spiegato dall’azienda fornitrice, queste strutture permettono di avere edifici moderni (coibentati, sicuri e anche ecologici) in tempi record, adattandosi alle esigenze che possono evolvere col tempo. Con l’espansione degli organici delle forze armate prevista (incremento di alcune migliaia di unità nei prossimi anni), è fondamentale disporre presto di spazi abitativi e addestrativi adeguati. La “Bauoffensive” di Pistorius mira proprio a evitare colli di bottiglia infrastrutturali che frenino la crescita della Bundeswehr: investire nelle caserme e nei servizi per il personale – sottolineano dal ministero – serve anche a rendere più attraente la carriera militare, migliorando la qualità della vita di soldati e famiglie. In parallelo, la Germania continua a investire nelle basi NATO avanzate: in Lituania, dove guida un battlegroup, oltre alla scuola si stanno ampliando alloggi e strutture logistiche per accogliere un dispiegamento più ampio già entro fine 2025. L’attenzione alla dimensione logistica e umana del riarmo tedesco mostra una visione integrata: non solo acquistare armi, ma anche creare le condizioni perché le forze armate possano crescere e operare al meglio sul territorio.
Luftwaffe più forte: ordinati 20 Eurofighter aggiuntivi per colmare il gap
Bundeswehr soll offenbar 20 weitere Eurofighter bekommen
Tagesspiegel – 5 ottobre 2025
Sintesi: La Germania investe nel potenziamento della propria Aeronautica: è stata decisa l’acquisizione di 20 caccia multiruolo Eurofighter Typhoon di nuova generazione, che si aggiungeranno alla flotta esistente entro il 2034. La notizia è emersa da una documentazione preparatoria per il comitato bilancio del Bundestag, poi ripresa dai media: il valore della commessa è di circa 3,75 miliardi di euro e comprende, oltre ai velivoli, anche 52 motori (inclusi i pezzi di ricambio) e un pacchetto di parti di rispetto e supporto tecnico. Il piano prevede la consegna del primo nuovo Eurofighter nel 2031 e degli ultimi cinque entro il 2034. Il precedente cancelliere Scholz aveva annunciato nel 2024 l’intenzione di ordinare ulteriori caccia per compensare il progressivo ritiro dei vecchi Tornado; ora il governo Merz conferma e concretizza quell’intento. Questi 20 aerei addizionali colmeranno il divario temporale fino all’entrata in servizio dell’aereo da combattimento europeo di nuova generazione (il FCAS sviluppato con Francia e Spagna), prevista attorno al 2040 ma soggetta a possibili ritardi. Attualmente la Luftwaffe dispone di 138 Eurofighter operativi in varie versioni, impiegati anche per missioni di sorveglianza dello spazio aereo NATO sul fianco orientale. Con questo incremento la Germania garantirà di poter mantenere gli impegni di difesa aerea e superiorità nei cieli anche negli anni 2030, senza buchi capacitivI. L’ordine porterà lavoro alle aziende coinvolte nel consorzio Eurofighter (Airbus, BAE Systems e Leonardo) e rafforzerà il ruolo della Germania quale maggiore utilizzatore del Typhoon in Europa. L’ultimo passaggio formale sarà l’approvazione parlamentare del finanziamento, attesa a breve: nonostante qualche critica dai Verdi sul costo elevato, la maggioranza di governo e l’opposizione CDU (che domina la coalizione) sostengono compatte l’investimento, considerato strategico per la difesa nazionale e per l’industria aerospaziale del continente.
Difesa nello spazio: 35 miliardi da Berlino per satelliti sicuri entro il 2030
Verteidigung im All: Warum Pistorius 35 Milliarden Euro für den Weltraum ausgibt
Frankfurter Allgemeine Zeitung – 8 ottobre 2025
Sintesi: La Germania compie un passo deciso nel riconoscere lo spazio extra-atmosferico come nuovo dominio di difesa. Il ministro Boris Pistorius ha annunciato al congresso spaziale del BDI (Confindustria tedesca) che Berlino investirà 35 miliardi di euro entro il 2030 per sviluppare capacità di sicurezza nello spazio. Pistorius ha motivato questo impegno storico spiegando che Russia e Cina occupano già “quote strategiche di altitudine” nello spazio – dai satelliti spia alle piattaforme antisatellite – e che l’Europa deve rispondere riducendo la propria dipendenza dagli USA in questo campo. In concreto, i fondi tedeschi andranno a potenziare il programma europeo di sorveglianza spaziale (SSA), a costruire infrastrutture di lancio e satelliti di nuova generazione e a dotare la Bundeswehr di strumenti per proteggere i satelliti amici e, se necessario, neutralizzare quelli ostili. “Dobbiamo poter deterrere anche nello spazio” ha dichiarato il ministro al congresso di Berlino, sottolineando che oggigiorno la vita civile e militare dipende dai satelliti (comunicazioni, GPS, osservazione) e che lasciarli indifesi sarebbe ingenuo. Tra i progetti in cantiere c’è la creazione di un centro di comando spaziale presso l’Aeronautica tedesca e la partecipazione allo sviluppo di armi orbitali non cinetiche (laser o jammer per accecare satelliti aggressori). Un aspetto critico sarà reperire le risorse umane per attuare questi programmi: l’industria spaziale lamenta una carenza di ingegneri specializzati, e il governo dovrà formare nuovo personale militare con competenze astronautiche. Pistorius ha parlato di alleanze internazionali: Germania e Francia collaboreranno strettamente, e si cercherà un dialogo con gli USA per evitare fraintendimenti sul controllo dello spazio. Il piano tedesco, comunque, indica che la sicurezza nel XXI secolo si gioca anche sopra l’atmosfera: Berlino investe in autonomia spaziale, lanciando un segnale ai partner europei di voler guidare l’iniziativa. L’FAZ evidenzia che attualmente l’UE deve ancora appoggiarsi a SpaceX per mandare in orbita i satelliti Galileo, ma con i nuovi investimenti potrebbe nascere un “SpaceX europeo”. Resta implicito un messaggio deterrente a Mosca e Pechino: lo spazio non sarà terra di nessuno, la Germania è decisa a difendere i propri asset orbitali e quelli degli alleati, anche costasse miliardi – 35 solo fino a fine decennio, appunto.
Robot sminatori e nuove alleanze: Rheinmetall si espande nei sistemi anti-mina
(Bericht: Spezialist für Minenräumroboter will mit Rheinmetall wachsen)
Handelsblatt – 6 ottobre 2025
Sintesi: Il boom della domanda di sistemi militari produce nuove partnership industriali in Germania. Un articolo riferisce dell’accordo tra la grande azienda Rheinmetall e la società croata DOK-ING, specializzata in robot per lo sminamento. DOK-ING è nota per aver sviluppato veicoli senza pilota capaci di bonificare campi minati (nati dall’esperienza delle guerre balcaniche); ora, grazie all’intesa, Rheinmetall ne supporterà la crescita e l’ingresso su larga scala nel mercato della difesa occidentale. “Uno specialista nei robot sminatori vuole crescere insieme a Rheinmetall”, titola la notizia: l’azienda tedesca fornirà capitali, know-how produttivo e canali commerciali globali, mentre la start-up croata apporterà la sua tecnologia innovativa. Questo è un esempio emblematico di come settori prima separati confluiscono nella difesa: fornitori civili di macchinari, o attivi in contesti locali, ora diventano partner di colossi armieri per soddisfare esigenze belliche urgenti (in Ucraina, la necessità di sminare vasti territori è drammatica). L’accordo riflette anche la strategia Rheinmetall di diversificare nel campo dei sistemi unmanned (droni di terra, veicoli robotici) per ampliare la propria offerta ben oltre carri armati e cannoni tradizionali. Dal punto di vista di DOK-ING, legarsi a Rheinmetall significa accedere a contratti con eserciti NATO e ottenere fondi per sviluppare ulteriormente i propri robot – ad esempio modelli più grandi in grado di aprire corridoi sicuri per i carri Leopard nei campi minati ucraini. In generale, l’industria tedesca della difesa sta vivendo un fermento: Handelsblatt nota come molte aziende di settori affini stiano cercando di entrare nel comparto bellico e come manager provenienti dall’auto o dalla meccanica stiano effettuando “salti di carriera” verso le imprese armiero per cogliere le opportunità di un settore in forte crescita. Questa contaminazione porta dinamismo e nuove competenze: l’obiettivo del governo è favorire tali sinergie, perché ampliano la base industriale e innovativa di cui la Bundeswehr può disporre – e in ultima analisi rafforzano l’autonomia europea negli approvvigionamenti strategici.
Nuovi veicoli blindati: 3,4 miliardi per i Boxer, via al piano da 80 miliardi
(Quotidiano Welt / fonti di bilancio federale)
Die Welt / Handelsblatt – ottobre 2025
Sintesi: Nel quadro del massiccio programma di riarmo terrestre tedesco, il Bundestag si appresta ad approvare un primo ordine da 3,4 miliardi di euro per l’acquisto di nuovi veicoli corazzati Boxer 8x8 destinati all’esercito. La notizia, riportata da Die Welt, anticipa che nel mese di ottobre il comitato bilancio esaminerà questo pacchetto: dovrebbe trattarsi di circa 100-150 veicoli multiruolo Boxer in varie configurazioni (trasporto truppe, posto comando, ambulanza, ecc.) per equipaggiare le brigate di fanteria meccanizzata. Il Boxer – sviluppato da un consorzio europeo a guida tedesca – è già in dotazione alla Bundeswehr, ma con questo investimento si punta a rimpiazzare completamente i vecchi cingolati M113 rimasti e aumentare la mobilità delle unità. Questo acquisto fa parte del cosiddetto “80-Milliarden-Plan” delineato dal governo: oltre 80 miliardi di euro per armamenti e munizioni entro pochi anni, destinati in gran parte al potenziamento delle capacità di difesa contro la Russia. Il piano da 80 miliardi comprende sistemi d’arma di ogni tipo: dai nuovi blindati come i Boxer, ai veicoli antiaerei, all’artiglieria a lungo raggio, fino ai missili e droni ad alta tecnologia. Il Ministro Pistorius ha spiegato che questa cifra senza precedenti è necessaria per colmare i vuoti accumulati in decenni di sottofinanziamento e portare la Bundeswehr all’obiettivo NATO del 2% del PIL di spesa annua in difesa in modo stabile. Nel concreto, i primi Boxer del nuovo lotto potrebbero essere consegnati a partire dal 2027, una volta completate le linee produttive necessarie. Artec (la joint-venture Rheinmetall-Krauss Maffei che li costruisce) aumenterà turni e forza lavoro per soddisfare l’ordine. L’investimento ha anche un risvolto economico interno: garantirà lavoro a centinaia di addetti altamente specializzati e rafforzerà l’indotto della difesa tedesca. Con i Boxer aggiuntivi, l’esercito tedesco disporrà di una flotta moderna e unificata di veicoli ruotati – una risorsa importante sia per la difesa nazionale sia per i compiti di rinforzo NATO sul fianco est, dove proprio i Boxer vengono già schierati in Lituania. L’ordine funge quindi anche da messaggio politico di deterrenza: la Germania sta “riempiendo i suoi magazzini” e aggiornando i suoi mezzi per essere pronta a qualsiasi scenario, in sintonia con gli alleati.
Munizioni e produzione bellica: la Germania riaccende le fabbriche
(Dati da Ministero della Difesa e analisi di settore)
Handelsblatt / BMVg – ottobre 2025
Sintesi: Dopo anni in cui la produzione di munizioni era stata ridotta al minimo (causando gravi carenze nella Bundeswehr all’inizio della guerra in Ucraina), la Germania sta rapidamente ricostituendo le sue capacità industriali in questo ambito. Nel 2025 Berlino ha stanziato 7,3 miliardi di euro per aiuti militari all’Ucraina, una gran parte dei quali in munizioni di vario tipo, e ha firmato contratti pluriennali per garantire forniture continue. Questo include proiettili per carri armati e artiglieria, missili antiaerei IRIS-T e altri equipaggiamenti “consumabili” che dovranno essere prodotti su vasta scala nei prossimi anni. Per farlo, aziende come Rheinmetall hanno riaperto linee produttive prima dismesse: ad esempio sta entrando in funzione un nuovo impianto di polveri da sparo a Wimmis (in cooperazione con la Svizzera) e sono state ampliate fabbriche di caricamento munizioni in Baviera e Bassa Sassonia. L’obiettivo dichiarato dal Ministero della Difesa è di triplicare la produzione nazionale di munizioni rispetto al 2021, così da colmare sia le esigenze ucraine sia quelle delle scorte proprie, attualmente insufficienti (alcuni reparti avrebbero munizioni solo per pochi giorni di combattimento intenso). Un esempio concreto: per i Gepard antiaerei forniti a Kiev, la Rheinmetall ha dovuto riattivare la produzione di proiettili da 35 mm a Unterlüß; entro fine 2025 ne avrà consegnati decine di migliaia di colpi. Analogamente, un consorzio europeo fornirà milioni di munizioni calibro 155 mm per obici, con una quota rilevante prodotta in Germania. Questo sforzo sta creando anche nuovi posti di lavoro: il settore armiero tedesco, grazie al fondo speciale e agli ordini NATO, sta assumendo ingegneri e tecnici, spesso provenienti dall’automotive in crisi, riconvertendo impianti e competenze. Il Ministro Pistorius ha giustificato davanti al Bundestag l’aumento della spesa militare col “perdurante pericolo russo”, affermando che “Putin vuole provocare gli Stati della NATO” e che la Germania deve essere preparata. Il parlamento ha sostanzialmente sostenuto questa linea, mostrando un raro consenso trasversale sulla necessità di riarmare la Bundeswehr e renderla logísticamente autonoma. Naturalmente, questo riarmo industriale solleva interrogativi a lungo termine: alcuni economisti avvertono di non sovracapacizzare la produzione oltre il necessario, per evitare una dipendenza dell’economia dal settore bellico. Ma per ora l’urgenza strategica prevale: poligoni e impianti tornano a pieno regime, indicando che la Germania ha imparato la lezione dei primi mesi di guerra in Ucraina e non vuole più trovarsi con i magazzini vuoti in caso di crisi.
4. Politica interna e questioni sociali
35 anni di Unità: Merz invoca “una nuova unità” per superare le divergenze
„Für eine neue Einheit“: Merz beschwört in Saarbrücken gemeinsame Kraftanstrengung aller Deutschen
Tagesspiegel – 3 ottobre 2025
Sintesi: Alla cerimonia nazionale per il 35º anniversario della Riunificazione (Tag der Deutschen Einheit) tenutasi a Saarbrücken, il Cancelliere Friedrich Merz ha pronunciato un discorso di forte impatto in cui ha riconosciuto che, a decenni dalla caduta del Muro, persistono differenze e squilibri tra Germania Est e Ovest. Merz ha citato ad esempio il sentimento diffuso tra gli abitanti dell’ex DDR di essere “retrocessi” o poco rappresentati nei posti di comando, e il fatto che i tedeschi orientali restino una rarità ai vertici di economia e istituzioni. “Eppure – ha affermato – per quanto i tempi siano difficili, possiamo dire che l’unità tedesca è riuscita. Ma ora dobbiamo impegnarci tutti insieme per una nuova unità nel nostro Paese”. Il Cancelliere ha esortato a ritrovare lo spirito di fiducia e coraggio che animò gli ex cittadini della DDR nel 1990, questa volta per affrontare le sfide odierne: un mondo più instabile in cui “autocrazie formano nuove alleanze contro di noi”, la transizione economica (ha ammesso che “forse anche per questo siamo diventati più deboli economicamente” in riferimento a guerre commerciali globali e protezionismi) e i cambiamenti tecnologici che mettono sotto pressione il modello sociale. Merz ha sottolineato che la difesa del modello di vita democratico tedesco va condotta tutti insieme come tedeschi, senza più distinguere tra “Wessis” e “Ossis”: “non difendiamo il nostro stile di vita in questo mondo più duro come occidentali o orientali – lo difendiamo come tedeschi”, ha dichiarato tra gli applausi. Ha quindi invitato a “cambiare molte cose se vogliamo conservare il buono e migliorarlo” – un appello a riforme coraggiose in diversi ambiti. Un passaggio che ha fatto discutere è quello sull’immigrazione: Merz ha riconosciuto che “anni di migrazione irregolare e incontrollata hanno polarizzato il Paese e aperto nuovi solchi nella società”, frase interpretata come un segnale verso destra di voler prendere sul serio il tema. Allo stesso tempo, però, ha difeso con forza i valori democratici, affermando che la dialettica anche aspra fa parte della democrazia – “se sentiamo discutere e litigare, sentiamo la democrazia” ha detto – ma ha aggiunto che lo Stato userà “tutti i mezzi che la Costituzione offre” per difendere l’ordine democratico se minacciato. Presenti sul palco c’erano anche il Presidente federale Steinmeier e il Presidente francese Macron (ospite d’onore, che con la sua presenza ha simboleggiato l’amicizia franco-tedesca nel cuore d’Europa). In conclusione, Merz ha chiuso il suo discorso con un appello fiducioso: “Osiamo un nuovo inizio… questo comune slancio creerà una nuova unità e potremo superare le divisioni”. Parole che riassumono il messaggio di speranza e insieme di sprone all’azione del Cancelliere in questa fase cruciale per la coesione interna.
Asilo UE, Dobrindt: “Meno ingressi, più controllo” – critiche da sinistra e destra
Kontroverse um Umsetzung des Gemeinsamen Europäischen Asylsystems
Deutscher Bundestag (hib) / RND – 9 ottobre 2025
Sintesi: Il Parlamento tedesco ha avviato l’esame delle leggi di attuazione della nuova riforma europea dell’asilo (GEAS), dando luogo a un dibattito infuocato. Il ministro dell’Interno Alexander Dobrindt (CSU) ha difeso con vigore il progetto, affermando che esso è la base per “realizzare la svolta nella politica migratoria in Europa”, ovvero per ridurre drasticamente l’immigrazione irregolare sul continente. Dobrindt ha spiegato che il sistema d’asilo comune prevede “procedure uniformi alle frontiere esterne dell’UE” – quindi screening veloci nei paesi di primo ingresso con eventuali rimpatri immediati – e la fine della situazione attuale in cui molti migranti passano da uno Stato all’altro. “Bisogna creare un nuovo equilibrio di umanità, solidarietà e ordine”, ha dichiarato, sottolineando che i confini esterni verranno protetti e chi non ha prospettive di asilo verrà fermato e rimandato indietro direttamente da lì. Inoltre, ha annunciato che in Germania saranno istituiti centri speciali per la “secondaria migrazione”: si tratta di hub dove collocare quei richiedenti che, secondo le regole, dovrebbero essere trasferiti in un altro Paese UE competente – questi centri impediranno loro di muoversi liberamente in Germania nel frattempo. Dobrindt ha usato anche toni duri: “il nostro Paese non dev’essere più un magnete per l’immigrazione illegale”, ha detto, ricevendo l’approvazione dei banchi CDU/CSU. Le opposizioni, però, hanno reagito polarizzandosi: l’AfD ha definito la riforma UE un “popanz”, cioè un castello di carte inutile, sostenendo che le misure saranno “completamente inefficaci” e denunciando che la Germania è già “sommersa da un’immigrazione di massa illegale”, con cittadini che “si sentono stranieri in patria”. Sul fronte opposto, Verdi e La Sinistra hanno accusato la grande coalizione di orchestrare “un massiccio irrigidimento del diritto d’asilo a spese di chi cerca protezione”: la capogruppo verde ha parlato di “sistema di campi chiusi indegno” riferendosi ai centri di frontiera, mentre esponenti di Linke hanno definito “brutale” l’idea di respingere sommariamente i migranti ai confini esterni. Questi partiti, va detto, portano anche la responsabilità politica di aver negoziato la riforma in sede UE durante il governo precedente (con Faeser e Baerbock), il che li pone in difficoltà nel criticarla eccessivamente. In mezzo, i liberali dell’FDP (ora all’opposizione) hanno in gran parte sostenuto Dobrindt, evidenziando come persino la SPD – un tempo garantista – ora difenda il nuovo corso. La legge è stata inviata in Commissione Interni per i dettagli; intanto, Dobrindt ha sorpreso l’Aula rivelando che funzionari tedeschi hanno tenuto colloqui segreti con i Talebani a Kabul per preparare la ripresa delle espulsioni verso l’Afghanistan di certi gruppi (in primis criminali e soggetti pericolosi). Questa notizia ha provocato sgomento a sinistra e qualche riserva anche nella SPD, ma Dobrindt ha insistito che “i rimpatri inizieranno non appena i colloqui saranno conclusi con successo”. In sintesi, sulla politica d’asilo interna ed europea la Germania vira verso la massima severità, non senza lacerazioni politiche. Il commento di un quotidiano è che “la linea dura è l’unica su cui la Große Koalition e l’AfD quasi si sovrappongono – un segnale dei tempi”. Si attendono nelle prossime settimane tanto le leggi di attuazione quanto le reazioni sul territorio, dove diversi Länder (specie governati da Verdi e Linke) potrebbero ostacolare alcune implementazioni della stretta.
Große Koalition: compromessi su pensioni attive, welfare e cantieri
(Riassunto accordi Koalitionsausschuss – Bas, Merz)
Fonti varie (SZ, DLF) – 9 ottobre 2025
Sintesi: Il vertice di maggioranza del 8-9 ottobre ha prodotto un ventaglio di compromessi politici su temi economico-sociali di rilievo, segnalando un cambio di passo del governo dopo mesi di tensioni. È stata introdotta l’“Aktivrente” o pensione attiva: la CDU/CSU ottiene così uno strumento per incentivare gli anziani a lavorare più a lungo. In base all’accordo, chi andrà in pensione potrà cumulare senza penalizzazioni una parte sostanziale dell’assegno con redditi da lavoro, qualora decida di continuare a lavorare oltre l’età pensionabile minima. L’idea è di alleviare la carenza di personale qualificato (ad esempio in sanità, ingegneria, insegnamento) e di alleggerire il sistema pensionistico favorendo contributi aggiuntivi volontari dei senior. Sul fronte welfare, accantonata la denominazione “Bürgergeld”, il governo ha ridefinito la Grundsicherung (assistenza di base) con il pacchetto di misure sul lavoro e i sussidi già dettagliato. Inoltre, merito della SPD, la coalizione si impegna a non toccare le tutele sanitarie e per invalidità nel contesto di revisioni dei conti: “nessuna stretta per chi è malato o invalido”, ha assicurato la vice-cancelliera Bas, replicando alle paure che la “linea dura” sui sussidi potesse colpire indiscriminatamente anche i vulnerabili. In materia di infrastrutture, il Cancelliere Merz ha annunciato un piano straordinario per investimenti in strade e ferrovie: per calmare i malumori della CSU, verranno stanziati miliardi aggiuntivi per completare progetti autostradali in Baviera e Baden-Württemberg (ad esempio la terza corsia sulla A8) e per la manutenzione di ponti chiave sul Reno e altri fiumi. Contestualmente, per accontentare la SPD, un ingente fondo – si parla di oltre 2 miliardi – sarà destinato alla modernizzazione della rete ferroviaria regionale e urbana (S-Bahn nelle grandi città e collegamenti interregionali rapidi). Questo pacchetto infrastrutturale sarà finanziato in parte con un aggiustamento di bilancio: il ministro delle Finanze Klingbeil avrebbe “trovato” circa 800 milioni di euro tramite un diverso consolidamento del fondo trasporti, una mossa tecnica definita da alcuni un “trucchillo contabile” ma che ha permesso di presentare nuovi investimenti senza sforare i parametri di debito. Infine, sul fronte ecologico la coalizione ha concordato un bonus fiscale per le ristrutturazioni energetiche degli edifici fino al 2027 e un programma di incentivi per l’acquisto di caldaie a pompa di calore dedicate ai redditi medi (dopo le proteste per il precedente piano giudicato punitivo). Nel complesso, questi accordi disegnano un governo più coeso nel rispondere alle aspettative: “vogliamo dimostrare fattivamente che questa coalizione funziona per il Paese” ha detto Merz. Resta ora la sfida di implementare rapidamente queste misure e comunicarle efficacemente a un’opinione pubblica scettica.
Scandalo AWO a Wiesbaden: ex assessore SPD confessa e risarcisce
AWO-Skandal in Wiesbaden: Manjura gesteht vor Gericht und zahlt Geld zurück
Frankfurter Allgemeine Zeitung – 9 ottobre 2025
Sintesi: Cala il sipario giudiziario su un caso di corruzione che aveva scosso la politica locale di Wiesbaden (Assia) e il Partito Socialdemocratico. Christoph Manjura, ex assessore alle politiche sociali della città e dirigente dell’AWO locale (Arbeiterwohlfahrt, ente assistenziale tradizionalmente vicino alla SPD), ha ammesso le proprie colpe davanti al tribunale e accettato di risarcire una parte delle somme percepite indebitamente. Manjura era accusato di aver ricevuto per anni stipendi e bonus gonfiati dall’AWO – per un ruolo di consulente fittizio – mentre in cambio l’associazione otteneva trattamenti di favore e finanziamenti dal comune. Lo scandalo, emerso nel 2019, aveva portato alle dimissioni di Manjura e di altri responsabili AWO sia a Wiesbaden che in altre città (come Francoforte, dove casi analoghi coinvolsero persino la compagna di un ex sindaco). Dopo una lunga indagine, si è arrivati al processo: con la confessione formale di Manjura e l’accordo di restituire diverse decine di migliaia di euro all’AWO, il tribunale di Darmstadt gli ha evitato la detenzione, sospendendo la pena e probabilmente limitandosi a una condanna minore. Il giudice ha motivato la clemenza con il gesto riparatorio e con il fatto che l’imputato non ha precedenti, sottolineando però la gravità etica della vicenda: un amministratore pubblico che approfitta del proprio ruolo in un’associazione benefica per arricchirsi mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e nel terzo settore. Il caso ha avuto un impatto politico: la SPD di Wiesbaden ha chiesto scusa pubblicamente e ha commissariato la sezione, mentre a livello nazionale il partito ha istituito regole più rigide per evitare conflitti di interesse tra i propri eletti attivi in organizzazioni affiliate. L’AWO, dal canto suo, ha avviato una profonda riforma di governance: i dirigenti nazionali hanno introdotto tetti alle retribuzioni dei manager locali e procedure di controllo interno indipendenti. Questo per riconquistare credibilità dopo che lo Schwarzbuch dei contribuenti (il rapporto sui soldi pubblici sprecati) aveva inserito il caso AWO tra gli esempi di malcostume. Con la sentenza Manjura, si chiude quindi un capitolo oscuro: come chiosa un commentatore locale, “non sono solo i soldi restituiti che contano, ma il fatto che chi ha tradito la fiducia ne risponda in tribunale – un segnale che in Germania nessuno è al di sopra della legge”.
Faida nell’AfD dell’Assia: destituito il direttivo di Offenbach
Kreisvorstand abgesetzt: Machtkampf in der AfD eskaliert
Frankfurter Allgemeine Zeitung – 9 ottobre 2025
Sintesi: Nell’AfD, il partito populista di destra, continuano le tensioni interne e i conflitti di potere. In Assia è esploso uno scontro tra la direzione regionale e una sezione locale (Kreisverband Offenbach) degenerato al punto da richiedere l’intervento dei vertici federali. Il consiglio direttivo del circondario di Offenbach è stato rimosso d’ufficio dalla leadership nazionale dell’AfD, dopo che il rapporto con la dirigenza statale (land) era divenuto ingestibile. Il Machtkampf (lotta di potere) era iniziato su questioni amministrative e finanziarie: la sezione di Offenbach, guidata da esponenti ultraconservatori vicini all’ala più radicale, aveva accusato i vertici regionali (più pragmatici) di scarsa trasparenza e favoritismi. Di contro, il leader afdé dell’Assia li aveva sospettati di attività “anti-partito”. La disputa si è aggravata con minacce di espulsione reciproche e cause legali interne. Alla fine, per evitare una scissione locale, il Bundesvorstand AfD è intervenuto commissariando il circolo: in pratica ha sciolto il direttivo eletto e ne ha nominato uno provvisorio fino a nuovo congresso. Questo evento mette in luce come, al di là dei successi elettorali, l’AfD sia lacerata da lotte intestine tra fazioni: in Assia (dove l’AfD ha sfiorato il 20% alle regionali 2024) coesistono un gruppo più “moderato” orientato a presentarsi come forza borghese di protesta e un gruppo più estremista vicino al “Flügel” (la corrente nazionalista-identitaria). Nella sezione di Offenbach, quest’ultima avrebbe manovrato per prendere il controllo, spaventando la leadership regionale che teme derive troppo estremiste possano alienare elettori borghesi. Il commissariamento è anche un segnale della direzione federale (Tino Chrupalla e Alice Weidel) di voler prevenire frammentazioni: l’AfD punta ad essere un partito coeso per presentarsi come alternativa di governo, e fa quindi “pulizia interna” dove esplodono conflitti che potrebbero danneggiare l’immagine. Resta il fatto che episodi simili sono avvenuti in altri Länder (recentemente in Turingia e Brandeburgo) e testimoniano la fragilità organizzativa del partito. Le altre forze politiche osservano con attenzione: alcuni analisti sostengono che queste guerre interne eroderanno la capacità dell’AfD di andare oltre il ruolo di partito di protesta, altri invece temono che una volta epurate le discordie interne, l’AfD risulterà ancora più efficace. Intanto ad Offenbach gli ex leader destituiti annunciano battaglia legale, e la saga continua.
5. Questioni economiche e finanziarie
Inflazione al 2,4%: massimo dell’anno, prezzi alimentari ancora in salita
Verbraucherpreise: Inflation steigt auf Höchststand in diesem Jahr: 2,4 Prozent
Tagesspiegel – 30 settembre 2025
Sintesi: L’inflazione in Germania registra un nuovo piccolo aumento: a settembre il tasso annuo dei prezzi al consumo ha toccato il 2,4%, il valore più alto finora nel 2025. La dinamica è trainata in particolare dai generi alimentari, molti dei quali costano sensibilmente di più rispetto a un anno fa, e da vari servizi (assicurazioni, ristorazione, tempo libero) che hanno adeguato le tariffe. La Tagesspiegel nota che i beni alimentari e di consumo quotidiano risultano in alcuni casi dal 5 al 10% più costosi dell’anno precedente, comprimendo il potere d’acquisto delle famiglie meno abbienti. Questo balzo inflazionistico di fine anno – dopo mesi di relativa calma – era inatteso: gli economisti avevano stimato un 2,1-2,2%. Gli esperti attribuiscono la causa a fattori stagionali (es. frutta e verdura rincarate da un’estate siccitosa) e all’aumento dei salari in alcuni settori di servizi, i cui costi vengono ora trasferiti sui prezzi. Alcuni “prezzi appiccicosi” non sono scesi nonostante il calo dei costi energetici rispetto al 2022. Le autorità monetarie monitorano: la BCE aveva segnalato possibili ulteriori rialzi dei tassi se l’inflazione non fosse scesa sotto il 2%, e se trend come questo dovessero consolidarsi potrebbe mantenere una linea restrittiva. Per ora, comunque, i mercati non prevedono fiammate: anzi, con il ridursi dell’impatto dei prezzi energia e materie prime, a fine 2025 l’inflazione media tedesca dovrebbe collocarsi attorno al 2% o leggermente sotto. Il governo tiene ferma la rotta: niente più misure generalizzate anti-carovita (come quelle del 2022), ma sostegni mirati: da ottobre scatta un aumento dell’assegno familiare e un tetto calmieratore per le bollette di gas ed elettricità prorogato fino a fine inverno. Nonostante ciò, i consumatori restano in difficoltà: le associazioni dei consumatori segnalano vendite al dettaglio in calo in volume a settembre, segno che molti hanno ridotto gli acquisti di fronte a prezzi più alti. Si evidenzia in particolare un calo dei consumi alimentari (le famiglie tagliano su certi prodotti, scelgono marchi discount), mentre tiene la spesa per servizi. Complessivamente, l’inflazione “bassa ma non abbastanza” del 2-2,5% appare la nuova normalità, e gli economisti avvertono che i prezzi elevati probabilmente non torneranno del tutto indietro: il livello generale, benché la fiammata sia passata, rimane ormai permanentemente più alto rispetto al periodo pre-pandemico.
Disoccupazione sotto quota 3 milioni: lieve ripresa autunnale del lavoro
Kleine Herbstbelebung: Arbeitslosenzahl unter drei Millionen
Tagesspiegel – 30 settembre 2025
Sintesi: Piccoli segnali positivi dal mercato del lavoro tedesco: a settembre il numero di disoccupati è sceso per la prima volta da mesi sotto la soglia psicologica dei 3 milioni, attestandosi a circa 2,98 milioni di persone. Si tratta di una “piccola ripresa autunnale” – come la definisce l’Agenzia Federale del Lavoro – dovuta alle tipiche assunzioni stagionali (settore agricolo, vendemmia, turismo di fine estate) e a iniziative di reinserimento post-estive. Il tasso di disoccupazione nazionale è così calato di un decimo di punto, intorno al 6,4%. Tuttavia, l’agenzia rileva che la situazione resta statica: la lieve diminuzione è quasi esclusivamente di natura stagionale, mentre l’occupazione non sta più crescendo come negli anni scorsi. Infatti, al netto degli effetti stagionali, il numero di occupati si è stabilizzato e le imprese segnalano meno offerte di lavoro. Molte aziende, di fronte all’incertezza economica globale e ai costi elevati, hanno congelato le assunzioni pur senza licenziare in massa. “Possiamo sperare in un miglioramento concreto solo l’anno prossimo”, ha dichiarato la direttrice dell’Agenzia di Norimberga, indicando che per ora “si naviga a vista”. Un dato positivo è che il ricorso alla cassa integrazione (Kurzarbeit) rimane basso e confinato ad alcuni settori (auto e chimica) colpiti da cali di export. A livello regionale persistono forti differenze: la Baviera registra disoccupazione intorno al 3,5%, mentre a Berlino e Brema supera il 9%. Anche nell’Est vi sono zone con oltre il 10% di senza lavoro, riflesso di un tessuto economico più debole. Il governo federale ha annunciato misure per il 2026: intensificazione di corsi di formazione per disoccupati di lungo periodo, incentivi alle aziende che assumono over-55 e programmi speciali per facilitare l’ingresso di manodopera qualificata dall’estero, allo scopo di compensare la carenza di lavoratori in alcuni settori (IT, sanità, artigianato) che convive paradossalmente con sacche di disoccupazione in altre fasce. Gli analisti definiscono il mercato tedesco “in bilico”: la temuta ondata di licenziamenti della scorsa recessione non c’è stata, ma la creazione di nuovi posti è ferma. Molto dipenderà dall’andamento economico dei prossimi trimestri e dagli investimenti. Intanto questo timido segnale autunnale è benvenuto, ma non dà ancora motivo di rilassarsi, come nota Tagesspiegel: solo quando la crescita tornerà robusta si vedrà un calo significativo dei senza lavoro.
Rapporto sul sovraindebitamento: malattia e disoccupazione restano le cause principali
Überschuldungsreport 2025: Krankheit bleibt wichtigster Überschuldungsgrund
Tagesspiegel – 30 settembre 2025
Sintesi: Il nuovo Rapporto sul Sovraindebitamento delle famiglie tedesche (Schuldenreport 2025) conferma un quadro noto ma preoccupante: la prima causa di insolvenza e sovraindebitamento per le persone è un evento di carattere sanitario, cioè malattia grave o incidente invalidante, seguito dalla perdita del lavoro e dalle crisi familiari. In circa il 20% dei casi di indebitamento eccessivo analizzati, è stata la malattia a scatenare la spirale (spese mediche, riduzione del reddito, ecc.), percentuale che sale al 42% se si sommano i casi in cui la disoccupazione è la concausa immediata. Il rapporto – curato dall’ente di ricerca sulla protezione dei debitori – sottolinea come raramente il sovraindebitamento dipenda da “colpa” del debitore (ad es. consumi irresponsabili): più spesso deriva da fattori esterni e sfortune, e poi la persona non riesce a far fronte alle rate. Un dato interessante è che l’inflazione elevata dell’ultimo biennio ha portato un leggero aumento dei casi: molte famiglie a basso reddito hanno fatto ricorso a crediti al consumo per pagare bollette e generi alimentari e ora faticano a rientrare. Inoltre, il venir meno di alcune misure di sostegno pandemico ha esposto certi nuclei fragili. Il rapporto raccomanda diverse azioni: in primis di migliorare l’educazione finanziaria dei cittadini (molti indebitati ignoravano strumenti come la consulenza gratuita debitori o le procedure di insolvenza personali) e poi di rafforzare le reti di sicurezza sociale, soprattutto nella transizione malattia-disoccupazione. Ad esempio, chiede di innalzare la soglia del reddito protetto pignorabile per chi è sotto procedura, in modo che il rientro dal debito non avvenga a scapito della dignità di vita. Il governo sta valutando qualche correttivo normativo: la ministra della Famiglia vuole stanziare fondi per ampliare i servizi di Schuldnerberatung (consulenza debitori) nei comuni, visto che attualmente molti richiedenti devono attendere mesi per un appuntamento. Le associazioni di categoria poi puntano il dito sulle banche: chiedono che gli istituti valutino con più rigore l’affidabilità creditizia e non concedano prestiti facili a chi è chiaramente in difficoltà economica, evitando di alimentare bolle di debito privato. Un elemento positivo c’è: la riforma del fallimento personale varata due anni fa – che consente la cancellazione dei debiti residui dopo 3 anni di sforzi di rimborso – sta dando possibilità di nuovo inizio a molti indebitati onesti. Ma prevenire è meglio che curare: finché eventi come la malattia continueranno a poter rovinare finanziariamente intere famiglie, dicono gli esperti, il sistema tedesco di welfare avrà ancora un tallone d’Achille.
“Libro Nero” dei conti pubblici: ponti nel nulla e sedie d’oro, 100 sprechi nel mirino
Öffentliche Gelder: Steuerzahler-Schwarzbuch – Brücke ins Nichts und teure Tiere
Tagesspiegel – 30 settembre 2025
Sintesi: È stato presentato dall’associazione dei contribuenti (BdSt) il tradizionale “Schwarzbuch” 2025/26, il rapporto annuale che elenca gli esempi di Sprecopoli nell’uso del denaro pubblico in Germania. Anche quest’anno sono 100 i casi citati, suddivisi per categoria e Land. Tra i più clamorosi segnalati dal Bund der Steuerzahler c’è la famigerata “Brücke ins Nichts” (ponte verso il nulla) in Sassonia: un ponte pedonale in cemento costato milioni che doveva collegare due sentieri turistici ma che, una volta costruito, termina letteralmente in un prato perché il progetto del sentiero è cambiato. Oppure l’acquisto di decine di sedie in plastica di design da parte di un ufficio del lavoro in NRW a 5000 euro ciascuna (totale oltre 200.000 euro) – sedie che non offrono alcun vantaggio specifico se non l’estetica e che hanno fatto infuriare i dipendenti e i cittadini locali. Un altro caso citato riguarda un’iniziativa “artistica” a spese federali: 3 milioni di euro spesi per allevare rari esemplari di suini della foresta come attrazione naturalistica, progetto poi abbandonato lasciando le strutture inutilizzate e gli animali trasferiti altrove. L’AWO Schwarzbuch dedica anche un capitolo alle spese del Bundestag: per l’anno scorso critica ad esempio il fatto che siano stati affittati costosi spazi esterni per uffici parlamentari nonostante alcuni edifici pubblici fossero vuoti per ristrutturazione. Il presidente del BdSt, Reiner Holznagel, ha commentato che in tempo di bilanci stretti simili sprechi “gridano vendetta” e che servirebbe in ogni amministrazione un “controllo di qualità dei costi” prima di approvare certi progetti. Molti comuni replicano che i casi citati sono estremizzati o estrapolati dal contesto: per esempio, la giunta di Lipsia ha difeso la spesa di 500.000 euro per un recinto di lupi in un parco cittadino affermando che rientra in un programma educativo. Tuttavia, il Schwarzbuch negli anni ha portato spessissimo a correzioni: anche quest’anno, pochi giorni dopo la pubblicazione, alcune amministrazioni hanno annunciato che rivedranno piani (la città di Treviri ha bloccato l’acquisto di luminarie natalizie da 100.000€ criticato nel rapporto). Insomma, il libro nero si conferma un importante strumento di vigilanza civica: ricorda a politici e burocrati che c’è un occhio attento ai conti, e che il denaro delle tasse va speso con giudizio.
Piloti Lufthansa verso lo sciopero: “pronti a fermarci per avere aumenti”
Piloten stimmen für Streik bei der Lufthansa
Tagesspiegel – 30 settembre 2025
Sintesi: Si profila un nuovo sciopero dei piloti in casa Lufthansa, il primo dal 2022. Il sindacato Vereinigung Cockpit ha annunciato che la stragrande maggioranza dei suoi iscritti in Lufthansa ha votato a favore dell’azione di sciopero: secondo i dati, oltre il 95% ha detto “sì” nella consultazione interna, superando abbondantemente il quorum richiesto del 70%. I piloti reclamano consistenti aumenti salariali – si parla di +10% su due anni – per recuperare il potere d’acquisto perso con l’inflazione e l’adeguamento ai livelli di mercato (i piloti Lufthansa hanno accettato tagli e congelamenti durante la pandemia). Inoltre, chiedono garanzie sulle pensioni aziendali e sulle giornate di riposo, denunciando un aumento dello stress lavorativo a causa di organici sottodimensionati. Dal canto suo, Lufthansa offre incrementi molto più modesti, sostenendo che deve mantenere i costi sotto controllo in un contesto di concorrenza agguerrita e costi del carburante alti. L’azienda sottolinea di aver appena restituito gli aiuti di Stato ricevuti e di dover investire miliardi in nuova flotta a basso consumo, e definisce le richieste dei piloti “esagerate”. Dopo il voto, Lufthansa ha invitato il sindacato al tavolo di conciliazione e ha prospettato di coinvolgere un mediatore neutrale. Vereinigung Cockpit però, forte del mandato dei membri, ha già preparato un calendario di scioperi a scacchiera: inizialmente stop di 24 ore su voli cargo e a medio raggio, poi fino a 48 ore su tutto il network passeggeri se non ci saranno segnali di apertura dalla compagnia. Decine di migliaia di passeggeri potrebbero subire disagi: Lufthansa sta predisponendo piani di emergenza, come l’utilizzo di piloti volontari di direzione e il wet lease di aerei con equipaggi in affitto, ma l’impatto di un grande sciopero sarebbe inevitabilmente pesante. Il governo ha fatto sapere di “monitorare con preoccupazione” la vicenda ma che non interverrà direttamente, trattandosi di una vertenza di contrattazione collettiva. Sullo sfondo, c’è il tema più ampio dei salari nel trasporto aereo: anche il personale di terra e gli assistenti di volo di Lufthansa hanno avanzato richieste di aumenti, e altre compagnie europee (come Air France) sono alle prese con analoghe rivendicazioni. In Germania, i sindacati guardano a possibili scioperi coordinati tra settori (trasporto aereo, ferroviario e logistica) per massimizzare la pressione, sull’onda dei maxi-scioperi unitari visti la scorsa primavera. Lufthansa spera di evitare questo scenario e trovare un compromesso in extremis, magari modulando gli aumenti in base all’inflazione futura. I prossimi giorni saranno decisivi: nel frattempo i passeggeri sono avvisati di possibili cancellazioni e l’azienda ha offerto loro la riprenotazione gratuita su altri voli prima o dopo i giorni di sciopero.
Salari Est-Ovest: il divario si riduce ma è ancora del 17% a sfavore dell’Est
Einkommen: Wie viel mehr verdienen Beschäftigte in Westdeutschland?
Tagesspiegel (Rubrica Wirtschaft) – 30 settembre 2025
Sintesi: Nonostante i progressi, continua a persistere una significativa differenza salariale tra Germania occidentale e orientale. Un’analisi dell’Ufficio di Statistica diffusa in occasione del Giorno dell’Unità rivela che il reddito medio annuo di un lavoratore a tempo pieno nell’Est è ancora inferiore di circa il 17,4% rispetto a quello di un pari livello nell’Ovest. Dieci anni fa il gap era del 24%, quindi c’è stato un recupero di 7 punti – segno di un convergenza lenta ma reale. Tuttavia, il rapporto nota come gran parte di questo recupero sia dovuto all’aumento del salario minimo e al travaso di posti a bassa qualifica dall’Ovest all’Est (dove il costo del lavoro è minore). Infatti, “nel caso dei redditi medio-alti le differenze restano marcate”, scrive Tagesspiegel: posizioni dirigenziali o altamente qualificate sono tuttora appannaggio soprattutto dell’Ovest, e questo mantiene alto il divario nelle retribuzioni superiori. In cifre assolute, un lavoratore full-time dell’Est guadagna mediamente ~42.000 € lordi annui, contro i ~50.000 € dell’Ovest. Va meglio in alcune città dell’ex DDR (ad esempio a Dresda e Lipsia, dove investimenti high-tech hanno alzato le buste paga) e peggio nelle zone rurali del Meclemburgo o della Sassonia-Anhalt, dove i redditi restano bassi e la disoccupazione alta. La questione salariale Est-Ovest è collegata anche all’emigrazione interna: i sindacati avvertono che se non si equiparano i salari, i giovani qualificati dell’Est continueranno a trasferirsi a ovest o al sud, aggravando il problema di spopolamento e carenza di manodopera nelle regioni orientali. Per accelerare la convergenza, il governo federale sta studiando incentivi per gli investimenti nell’Est (già annunciati 12 miliardi in un fondo speciale) e promuove la contrattazione collettiva: attualmente infatti nei Länder orientali meno aziende aderiscono ai contratti nazionali di settore, e ciò comporta salari inferiori in media del 7-8%. Alcuni economisti suggeriscono di portare istituzioni federali e centri di ricerca nell’Est per creare poli di alto reddito. Nonostante tutto, l’articolo conclude che “35 anni non sono bastati per annullare il divario” e che l’Unità economica resta incompiuta, elemento che alimenta anche risentimento politico: non a caso, nota, nei Laender con stipendi più bassi l’AfD ha raccolto consensi record.
Colossi uniti per investire in Germania: l’iniziativa “Made for Germany”
Made for Germany: Firmenbündnis will Hunderte Milliarden investieren
Tagesspiegel (Wirtschaft) – 29 settembre 2025
Sintesi: Mentre l’economia tedesca lotta per evitare la stagnazione, arriva un segnale di fiducia dal mondo imprenditoriale: un gruppo delle maggiori aziende del Paese ha lanciato l’alleanza “Made for Germany”, impegnandosi a investire collettivamente “diverse centinaia di miliardi” in progetti sul territorio nazionale. L’iniziativa, presentata alla vigilia del ritiro governativo di fine settembre, include giganti come Siemens, Bosch, BASF, Volkswagen, Deutsche Telekom, SAP e altri – una dozzina in tutto – i cui CEO hanno concordato una sorta di manifesto in cui promettono di mettere a disposizione risorse ingenti per modernizzare la Germania, a patto di trovare nel governo un partner affidabile. In cifre, già ora si parla di 120 miliardi di euro di investimenti concreti pianificati entro il 2030 tra tutte le aziende coinvolte. Gli ambiti prioritari sono quelli cruciali per la competitività futura: digitalizzazione (reti 5G/6G, cloud computing – con Deutsche Telekom e SAP in testa), transizione verde (Bosch, BASF e VW investiranno in tecnologie a idrogeno, batterie e auto elettriche) e infrastrutture (Siemens guiderà progetti su ferrovie smart e smart cities). Questo sforzo privato vuole integrarsi ai piani pubblici: il Cancelliere Merz ha salutato con entusiasmo “Made for Germany”, interpretandola come un segnale che “l’industria crede ancora nella Germania” nonostante le difficoltà recenti. Tuttavia, i capitani d’impresa hanno contestualmente richiesto riforme di contesto: meno burocrazia per le autorizzazioni, tempi certi per le infrastrutture (il CEO di Deutsche Bahn, pur non nel gruppo, ha appoggiato l’appello) e soprattutto costi energetici competitivi. Su quest’ultimo punto insistono in particolare i colossi chimici e metallurgici: BASF e Thyssenkrupp avvertono che senza un prezzo dell’energia abbordabile, progetti come le gigafactory di batterie o la produzione di acciaio “verde” rischiano di migrare altrove. Il governo ha risposto promettendo un “industrial package” con tagli degli oneri di sistema in bolletta e una semplificazione drastica delle norme per gli investimenti (nel pacchetto modernizzazione approvato ci sono già misure in tal senso). I commentatori definiscono Made for Germany un “patto non scritto” tra big business e Stato: le imprese fanno la loro parte investendo in casa, ma chiedono allo Stato di fare il suo creando condizioni migliori. Resta da vedere se questa intesa darà frutti: intanto, i primi cantieri annunciati – come la nuova fabbrica di semiconduttori Bosch a Dresda e l’espansione degli stabilimenti VW per l’auto elettrica a Wolfsburg – partiranno entro fine anno. Se mantenuta, l’iniziativa potrebbe contribuire a rivitalizzare la congiuntura e colmare il gap di investimenti accumulato (si stima che negli ultimi 10 anni la Germania abbia investito l’1,5% del PIL annuo in meno di quanto necessario in infrastrutture e innovazione). Gli economisti accolgono con favore, ma ammoniscono: servono azioni rapide e tangibili, perché la fiducia può svanire se il quadro non migliora entro uno-due anni. Si guarda quindi al 2026 come anno di verifica per questo “nuovo modello di collaborazione” tra pubblico e privato per rilanciare la locomotiva tedesca.