Rassegna della stampa tedesca #148
Quello che segue è il Monitoraggio della stampa tedesca, curato dalla redazione di Stroncature, su commissione della Fondazione Hanns Seidel Italia/Vaticano. Il monitoraggio ha cadenza settimanale ed è incentrato sui principali temi del dibattito politico, economico e sociale in Germania. Gli articoli sono classificati per temi.
Stroncature produce diversi monitoraggi con taglio tematico o geografico personalizzabili sulla base delle esigenza del committente.
Analisi e commenti
1) Misure climatiche senza ambizione
Senkung der Flugverkehrsabgabe: Für die Lobby, gegen die Menschheit
taz – 15 novembre 2025
La coalizione nero-rossa (CDU/CSU-SPD) ha approvato nel suo vertice di governo una serie di provvedimenti che includono la riduzione delle tasse sui biglietti aerei e nuovi sussidi energetici per l’industria pesante. La misura, presentata dal vicecancelliere Lars Klingbeil come “i compiti a casa fatti” dal governo, è duramente criticata dalla taz: secondo il quotidiano, queste decisioni rispondono agli interessi delle lobby più che al bene comune. In particolare, abbassare la tassa sul trasporto aereo a ridosso della conferenza mondiale sul clima di Belém appare un controsenso: “Chi ha assegnato questi compiti?” ironizza il commento, notando che certo non è stata la COP in Brasile a chiedere incentivi ai voli aerei. La taz sottolinea infatti l’ipocrisia di questa linea politica: da un lato il cancelliere Merz e i suoi ministri si dicono favorevoli a meccanismi di mercato per combattere il cambiamento climatico; dall’altro, vanificano gli impegni climatici riducendo le tariffe sui voli e aumentando le detrazioni per i pendolari in auto. Si tratta di soluzioni miopi e contraddittorie, che smantellano quanto fatto negli anni precedenti in tema ambientale. Di fronte a una crisi economica che sta paralizzando il Paese, la coalizione offre soltanto piccoli correttivi – definiti “patetici” e privi di visione strategica – invece di affrontare con coraggio le vere sfide climatiche ed economiche di lungo periodo.
2) La leva andava ripristinata immediatamente
Die Glücksgöttin soll wieder ins Spiel kommen können…
Frankfurter Allgemeine Zeitung – 15 novembre 2025
In un editoriale severo, la FAZ commenta la riforma del servizio di leva introdotta dal governo Merz, giudicandola un compromesso eccessivamente timido. La grande coalizione ha stabilito che, almeno inizialmente, il reclutamento nell’esercito rimarrà volontario, con una semplice musterung obbligatoria (visita di leva) per tutti i diciottenni maschi, e che solo in caso di carenza di volontari si potrà valutare il ripristino della coscrizione obbligatoria mediante sorteggio. La FAZ critica apertamente questa soluzione: di fronte alle crescenti minacce alla sicurezza dell’Europa – prima fra tutte l’aggressività della Russia di Putin – la difesa tedesca non può essere lasciata nelle mani della “dea bendata” (alludendo al sorteggio, la Glücksgöttin nella citazione ironica del giornale). Secondo il commento, la leva obbligatoria andrebbe riattivata fin da subito, senza aspettare un futuro deterioramento ulteriore dello scenario internazionale. Il pezzo rimprovera in particolare ai socialdemocratici (SPD) di opporsi per ragioni ideologiche a una misura che la situazione renderebbe già necessaria. La FAZ evidenzia come la reticenza della SPD – ancora legata alla propria immagine di “partito della pace” – sia fuori luogo dato il contesto attuale: Putin continua a rifiutare ogni pacificazione, la guerra alle porte dell’Europa prosegue, e la Bundeswehr non raggiungerà mai l’organico promesso alla NATO senza imporre dei doveri ai cittadini. In conclusione, il quotidiano di Francoforte sostiene che il ritorno alla leva (con strumenti di selezione anche casuali) “sarebbe già dovuto avvenire” di fronte alle odierne minacce, anziché essere ostacolato dai residuali pacifismi interni alla maggioranza.
3) La SPD frena sul servizio militare e mette a rischio la sicurezza
Das Ausmaß der Bedrohung… – SPD blockiert Pflichtelemente beim Wehrdienst
Süddeutsche Zeitung – 15 novembre 2025
Un commento sulla Süddeutsche Zeitung esprime preoccupazione per la mancata introduzione di una piena leva obbligatoria da parte del governo. Secondo il giornale di Monaco molti parlamentari tedeschi “non hanno ancora compreso la gravità delle minacce alla sicurezza” del Paese. In particolare, diversi deputati della SPD vengono accusati di voler mantenere un’immagine pacifista a ogni costo, opponendosi all’inserimento di automatismi che renderebbero effettivo l’obbligo di servizio qualora i volontari nelle forze armate risultassero insufficienti. Questa ostinazione, nota il commento, rischia di far fallire l’obiettivo di potenziamento della Bundeswehr fissato dalla stessa coalizione. La SZ ricorda come la nuova legge preveda sì la musterung per tutti i giovani e incentivi economici per il volontariato, ma non un vero obbligo di ferma: se non si raggiungeranno le 260.000 unità di truppa attive promesse alla NATO, sarà necessario un ulteriore voto parlamentare per introdurre una coscrizione selettiva. Ciò – avverte il quotidiano – rende il percorso “farraginoso e lento” e espone la riforma al rischio di naufragare. Il pezzo ne ha anche per l’Unione (CDU/CSU): i democristiani amano ora presentarsi come i paladini della leva, “dimenticando” di essere stati loro stessi a sospenderla nel 2011. Anzi – aggiunge la SZ – figure di spicco della CDU come Norbert Röttgen hanno persino indebolito la posizione del ministro Pistorius (SPD) durante il negoziato, appoggiando di fatto l’idea di un servizio su base volontaria sostenuta dai socialdemocratici. In definitiva, secondo il commento, entrambe le grandi forze di coalizione hanno mostrato miopia politica: così com’è, la riforma del servizio militare appare frutto di calcoli elettorali e timori ideologici, più che di una chiara assunzione di responsabilità verso la difesa nazionale.
4) Il ritorno del “culto di Merkel”
Merkel-Kult: Die neue Sehnsucht nach der Altkanzlerin
Der Spiegel – 16 novembre 2025
Un approfondimento pubblicato sul settimanale Der Spiegel analizza la rinascente nostalgia di una parte dell’opinione pubblica tedesca per l’ex cancelliera Angela Merkel. A due anni dalla fine del suo lungo mandato, segnati da eventi traumatici – la guerra in Ucraina, le tensioni in Medio Oriente e una crescente instabilità politica interna – molti cittadini guardano al passato con rimpianto, alimentando una sorta di “culto della personalità” in onore di Merkel. Il reportage evidenzia come la figura di Merkel sia stata oggetto di una recente rivalutazione: da leader criticata negli ultimi anni di governo a simbolo di stabilità e competenza di cui oggi si avverte la mancanza. Sondaggi informali e testimonianze raccolte tra la popolazione mostrano un “nuovo desiderio di Merkel”, percepita come garante di equilibrio nei momenti difficili. Vengono citati fenomeni emblematici di questo trend, come il successo editoriale delle sue memorie e la popolarità di eventi pubblici in cui Merkel è intervenuta, spesso accolti da ovazioni. Secondo Der Spiegel, alla base di questa nostalgia vi è soprattutto il confronto con l’attuale leadership: il governo Merz, finora, è apparso a molti poco coeso e incline alle gaffe internazionali, mentre l’ex cancelliera – pur con tutti i suoi errori – viene ricordata per la sua calma pragmatica e l’abilità nel guidare la Germania attraverso crisi globali (dalla recessione 2008 alla pandemia). Il servizio tuttavia rileva anche i limiti di questo Merkel revival. Esperti e commentatori avvertono che idealizzare il passato può essere una reazione consolatoria in tempi incerti, ma rischia di offuscare una valutazione obiettiva: il “metodo Merkel” – basato su compromessi e attese pazienti – ha infatti contribuito in parte agli attuali problemi irrisolti (dalla dipendenza energetica dalla Russia alle carenze nell’esercito). In conclusione, il Spiegel dipinge un Paese diviso tra una “malinconia politica” per la stabilità perduta e la consapevolezza che il futuro non può essere costruito guardando indietro, ma richiede nuove risposte e leadership all’altezza delle sfide odierne.
5) Gaffe di Merz in Brasile: imbarazzo diplomatico
Merz in Belém: Irgendwo steht immer ein Fettnapf für den Kanzler
taz – 21 novembre 2025
Il quotidiano taz commenta con tono ironico l’incidente diplomatico provocato dal cancelliere Friedrich Merz durante la sua partecipazione (via video) alla conferenza sul clima di Belém, in Brasile. In un’intervista, Merz ha messo in dubbio l’idoneità di Belém come sede del vertice – città da lui definita in termini poco lusinghieri – suscitando l’indignazione del governo brasiliano e di larga parte dell’opinione pubblica locale. Il titolo caustico del pezzo (“Da qualche parte c’è sempre una buccia di banana per il cancelliere”, letteralmente un “fettnapf”, cioè un passo falso in agguato) allude alla tendenza di Merz a incappare in dichiarazioni infelici sulla scena internazionale. La taz ricorda infatti come il cancelliere non sia nuovo a polemiche di questo tipo: appena pochi mesi fa, a giugno, aveva definito “parzialmente fallito” il quartiere multietnico di Kreuzberg a Berlino, scatenando accese reazioni mediatiche. Ora, con “l’affaire Belém”, Merz è riuscito a irritare un importante partner dell’America Latina. Il commento sottolinea come persino l’ambasciata tedesca a Brasília abbia dovuto attivarsi per contenere le conseguenze, spiegando che le parole del cancelliere erano “state fraintese”. Merz, dal canto suo, ha evitato di porgere scuse ufficiali, sostenendo di non aver inteso offendere nessuno. Ciò non ha impedito ai media brasiliani di cogliere l’occasione per criticarlo duramente, dipingendolo come arrogante e poco informato sulle realtà dei Paesi emergenti. In un passaggio di sottile sarcasmo, la taz invita quasi a “perdonare” Merz per la sua goffaggine, suggerendo che si tratta più di un errore dettato da ignoranza che di malizia. Allo stesso tempo il giornale evidenzia il danno reputazionale: in un momento in cui la Germania cerca di rilanciare il proprio ruolo globale, scivoloni del genere ne minano la credibilità e rischiano di isolare Berlino. In conclusione, il pezzo della taz dipinge Merz come un leader “col piede perennemente in fallo”, auspicando implicitamente che il cancelliere e il suo staff curino meglio la sensibilità diplomatica, per non compromettere ulteriormente i rapporti internazionali tedeschi.
6) Governo nero-rosso: colpi a salve invece di riforme incisive
Schwarz-rote Koalition: Platz-Patronen
Die Zeit – 20 novembre 2025
Il direttore della Zeit, Giovanni di Lorenzo, dedica un editoriale pungente alla grande coalizione CDU-SPD, accusandola di governare con provvedimenti di corto respiro e di “sparare a salve” di fronte ai problemi strutturali del Paese. Nel commento – intitolato non a caso “Cartucce a salve” – si passa in rassegna l’esito dell’ultimo vertice di coalizione, mettendo in luce la scarsa ambizione delle misure adottate. Invece di affrontare con decisione la grave stagnazione economica che frena la Germania, il governo si è limitato a concessioni spot: un piccolo sconto fiscale sui voli aerei, un modesto alleggerimento per le bollette industriali, qualche sussidio qua e là. Questi interventi vengono descritti come miopi e scollegati dalla realtà: ad esempio, tagliare la tassa sul traffico aereo mentre al vertice COP di Belém si chiede ai governi di ridurre le emissioni è definita una scelta “meschina e contraddittoria”. Di Lorenzo critica inoltre l’approccio emergenziale con cui la coalizione cerca di tamponare le falle – un “autunno delle riparazioni” invece che delle riforme, per citare le sue parole – senza però una visione di lungo periodo. Si rileva come CDU e SPD stiano sostanzialmente cercando di correggere errori passati (ad esempio aumentando ora i sussidi energetici dopo aver promosso a parole il libero mercato), ma senza imparare davvero la lezione. L’editoriale accusa i partiti di governo di agire con l’occhio puntato sui sondaggi e sulle elezioni regionali, evitando qualunque decisione coraggiosa che potrebbe scontentare qualcuno: un atteggiamento “da ragionieri della politica” che rischia di aggravare i problemi. In conclusione, la Zeit dipinge la grande coalizione come priva di slancio riformatore e impantanata in piccole misure simboliche: nel frattempo “il Paese affonda in una crisi economica” e di fiducia, mentre il governo – sparando solo a salve – consuma il proprio tempo e la pazienza dei cittadini senza centrare i veri bersagli delle riforme.
7) “Questo governo ha perso il senno” – Finanze pubbliche allo sbando
Friedrich Merz: Diese Regierung hat eine Schraube locker
Die Zeit – 22 novembre 2025
In un commento affilato, il giornalista economico Roman Pletter (Die Zeit) argomenta che la politica finanziaria del governo Merz è “una totale follia” e sta compromettendo sia l’equità intergenerazionale sia la stabilità di bilancio futura. L’articolo prende spunto dall’acceso scontro sulle pensioni tra il cancelliere e la sua stessa ala giovanile (Junge Union): la riforma previdenziale concordata dalla coalizione – che aumenta la spesa pensionistica gravando sulle nuove generazioni – ha scatenato una “ribellione” tra i giovani deputati CDU/CSU, allarmati dall’onere sproporzionato sui contribuenti di domani. Pletter sottolinea come Merz, che in passato aveva accusato Olaf Scholz di essere un “idraulico del potere” privo di visione, stia ora guidando un esecutivo che naviga a vista e adotta soluzioni finanziarie altamente discutibili. In particolare, l’editorialista denuncia l’uso improprio di fondi pubblici destinati ad altri scopi e i “giochetti contabili” messi in atto per aggirare i vincoli di bilancio: ad esempio, il governo attinge al cosiddetto Fondo per il clima e la trasformazione per finanziare spese ordinarie e pensionistiche, snaturandone la finalità originaria. Questo approccio, definito “politica del compromesso al ribasso”, porta a sprechi di risorse e riduce drasticamente i margini di manovra delle future generazioni. Il commento punta il dito sia contro la SPD, colpevole di inseguire idee irrealistiche e costose (come il pensionamento anticipato senza adeguata copertura finanziaria), sia contro la CDU di Merz, che per amor di coalizione accetta massicce sovvenzioni e incentivi a pioggia invece di spingere per riforme strutturali. Pletter evidenzia inoltre come il governo stia cercando di mantenere una facciata di unità – Merz e il capogruppo Spahn hanno ribadito che il pacchetto pensioni verrà portato in Parlamento invariato – ma avverte che così facendo la coalizione rischia di andare a sbattere contro una crisi politica di vasta portata. “Il pacchetto pensioni potrebbe diventare una questione di sopravvivenza politica per il cancelliere”, scrive l’analista, se la fronda interna decidesse di votare contro. In definitiva, l’articolo dipinge un quadro allarmante: finanze pubbliche fuori controllo, giovani generazioni caricate di debiti e una leadership governativa testarda nel perseguire scelte finanziarie dissennate. Il titolo provocatorio – “questo governo ha una rotella fuori posto” – riflette l’idea che l’esecutivo stia agendo in modo irrazionale, trascurando la sostenibilità a lungo termine per guadagni politici immediati. L’auspicio implicito è che la maggioranza fermi questa deriva e ritrovi il senno, prima che i danni diventino irreparabili.
Politica estera e di sicurezza
1) Berlino frena sul “piano di pace” USA per l’Ucraina
Deutschland und Verbündete lehnen US-Friedensplan für die Ukraine ab
Süddeutsche Zeitung – 21 novembre 2025
La Germania e diversi altri Paesi alleati dell’Ucraina hanno espresso forti riserve sul presunto piano di pace elaborato dagli Stati Uniti per porre fine alla guerra russo-ucraina. Il piano – un documento in 28 punti trapelato a Washington – prevederebbe concessioni territoriali significative a favore di Mosca (in particolare la rinuncia ucraina alla regione del Donbass) in cambio di un cessate-il-fuoco. Secondo la Süddeutsche Zeitung, tale schema appare “sbilanciato” e non concordato con gli alleati europei, generando sconcerto a Berlino, Parigi e Bruxelles. In un intervento pubblico, il nuovo ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul (CDU) ha definito la proposta statunitense “una semplice lista di problemi che restano da risolvere, non un vero piano di pace”, sottolineando che manca il coinvolgimento dell’Ucraina e dell’Europa nel definire i termini dell’accordo. Wadephul ha ribadito che qualsiasi soluzione negoziata dovrà rispettare il diritto dell’Ucraina alla sovranità e all’integrità territoriale, aggiungendo che “senza Kiev e senza gli europei a bordo, qualunque intesa è destinata a fallire”. Anche altri governi del continente condividono la posizione tedesca: la SZ riferisce che in un incontro a Ginevra i consiglieri per la sicurezza di vari Paesi UE, insieme a rappresentanti ucraini, hanno convenuto sulla necessità di richiedere modifiche sostanziali al piano USA-Russia. In particolare, Berlino e Parigi chiedono garanzie che non venga legittimata l’occupazione russa, e insistono per il coinvolgimento diretto dell’Unione Europea nei negoziati di pace. L’articolo evidenzia infine la preoccupazione diffusa per l’atteggiamento dell’ex presidente Donald Trump, probabile candidato alla Casa Bianca: Trump ha definito quel documento “un punto di partenza” e si è detto pronto a “aggiustarlo”, alimentando timori che Washington, con un futuro governo isolazionista, possa cercare un accordo rapido a discapito degli interessi ucraini. La vicenda, commenta la SZ, conferma l’importanza per gli europei di mantenere un fronte unito, facendo valere la propria voce affinché ogni iniziativa di pace sia equilibrata e duratura – e non una resa unilaterale alle condizioni del Cremlino.
2) Berlino toglie i vincoli alle forniture militari verso Israele
Ende der Beschränkungen für Rüstungsexporte nach Israel
Tagesspiegel – 19 novembre 2025
Il governo tedesco ha deciso di revocare le limitazioni che finora regolavano con cautela le esportazioni di armi verso Israele. La misura – approvata in una riunione del Consiglio di sicurezza federale – è direttamente legata al conflitto esploso in Medio Oriente dopo l’attacco di Hamas e alla conseguente guerra in corso tra Israele e gruppi armati palestinesi. In base alle precedenti linee guida riservate, la Germania valutava con estrema prudenza la vendita di armamenti avanzati a Israele, evitando di fornire sistemi d’arma che potessero essere impiegati nei territori palestinesi occupati. Tali restrizioni informali, in vigore da decenni per ragioni storico-politiche, sono state ora cancellate. Come riporta il Tagesspiegel, d’ora in avanti Israele verrà trattato come un partner privilegiato, al pari degli altri Paesi NATO, per quanto riguarda richieste di equipaggiamenti militari. In concreto, ciò significa che Berlino darà luce verde a forniture prima impensabili: munizioni e componenti per sistemi d’arma ad alta tecnologia (come missili di precisione, droni armati e difese antiaeree) potranno essere venduti o ceduti direttamente alle Forze di Difesa israeliane, previa approvazione parlamentare quando richiesta. La decisione riflette la volontà del cancelliere Merz e della sua coalizione di mostrare solidarietà strategica verso Israele, considerato “parte del fronte occidentale contro il terrorismo”. Fonti governative citate dal Tagesspiegel sottolineano che Israele si trova attualmente in una situazione di legittima difesa dopo l’attacco terroristico di Hamas, e che la Germania “non porrà ostacoli” al rafforzamento delle capacità difensive israeliane. La revoca dei vincoli è stata salutata con favore dall’ambasciatore israeliano a Berlino, che ha parlato di “una svolta nelle relazioni bilaterali”. Tuttavia, la notizia ha suscitato anche dibattito pubblico: organizzazioni pacifiste e alcuni esponenti dell’opposizione (Verdi e Sinistra) hanno espresso preoccupazione per un potenziale coinvolgimento indiretto tedesco nel conflitto in Medio Oriente. Esponenti governativi replicano che la Germania continuerà a promuovere una soluzione politica nella regione, ma che “non può negare a Israele gli strumenti per proteggere i propri cittadini”. Secondo l’analisi del Tagesspiegel, questa mossa segna un cambiamento storico nella postura di politica estera tedesca: da un approccio fortemente vincolato dal passato verso un sostegno militare più deciso agli alleati democratici, anche al di fuori dell’Europa.
3) La Cina diventa il primo partner commerciale della Germania
China überholt die USA als Deutschlands wichtigster Handelspartner
Handelsblatt – 18 novembre 2025
I nuovi dati sul commercio estero tedesco certificano un sorpasso storico: la Cina ha superato gli Stati Uniti diventando il maggior partner commerciale della Germania per volume di interscambio. Nei primi nove mesi del 2025 – riferisce il Handelsblatt, citando i dati dell’Ufficio Federale di Statistica – l’interscambio di beni tra Germania e Cina ha raggiunto circa 200 miliardi di euro, mentre quello con gli USA si è fermato poco sotto tale soglia. Si consolida così una tendenza iniziata da diversi anni: Pechino era già il principale fornitore di beni per l’economia tedesca e ora, grazie anche a un aumento delle esportazioni tedesche verso la Cina, conquista il primato assoluto nei rapporti commerciali di Berlino. Gli esperti citati nell’articolo spiegano che l’indebolimento della domanda statunitense (complice una crescita rallentata negli USA nel 2025) e il contestuale recupero del mercato cinese post-pandemia hanno contribuito a questo risultato. I settori trainanti nei flussi bilaterali sono l’automotive e i macchinari industriali: la Cina rimane una destinazione chiave per auto tedesche di alta gamma e linee di produzione, mentre la Germania importa in gran quantità componenti elettronici e materie prime lavorate cinesi. Il governo tedesco accoglie i dati con un misto di soddisfazione e cautela: da un lato, il mantenimento di forti legami commerciali con la Cina sostiene la ripresa di importanti comparti industriali tedeschi; dall’altro lato, cresce la consapevolezza dei rischi strategici di una dipendenza economica eccessiva da Pechino. Il Handelsblatt ricorda infatti che l’UE e Berlino stanno spingendo per una “diversificazione” delle catene di approvvigionamento – il cosiddetto “De-Risking” – soprattutto in settori critici come le terre rare, i semiconduttori e le batterie, per ridurre la vulnerabilità rispetto a possibili tensioni geopolitiche con la Cina. La notizia del sorpasso comunque riaccende il dibattito interno: ambienti politici conservatori e liberali invitano a non demonizzare i rapporti con Pechino, sottolineando che molte imprese tedesche dipendono dalle vendite in Cina per mantenere l’occupazione. Voci ecologiste e atlantiste ribattono invece che la Germania deve riequilibrare il proprio export puntando su altri mercati emergenti e che la sicurezza nazionale impone di limitare tecnologie sensibili condivise con la Cina. In sintesi, la Cina oggi appare un partner commerciale imprescindibile per la Germania, ma questa centralità economica pone sfide politiche di primo piano che Berlino dovrà gestire con attenzione nei prossimi anni.
4) Difesa spaziale: la Germania prepara strategie contro le minacce orbitali
Bundesregierung will Schutz und Abschreckung im Weltraum
Tagesspiegel – 18 novembre 2025
Il governo tedesco ha approvato un nuovo indirizzo strategico volto a potenziare le capacità di sicurezza spaziale del Paese. In un documento programmatico discusso nel Consiglio dei ministri, Berlino riconosce lo spazio extra-atmosferico come “dominio operativo a tutti gli effetti” e stabilisce che la Germania debba dotarsi di strumenti sia di protezione dei propri asset spaziali sia di deterrenza attiva contro possibili attacchi orbitali. Il Tagesspiegel spiega che la crescente dipendenza civile e militare da satelliti – per telecomunicazioni, navigazione GPS, osservazione terrestre e comunicazioni delle forze armate – espone la Germania a vulnerabilità critiche. Negli ultimi anni si sono moltiplicati a livello globale episodi di test antisatellite (ASAT) e manovre ostili in orbita bassa: anche la NATO ha riconosciuto lo spazio come quinto teatro di confronto strategico. Alla luce di ciò, la Germania intende sviluppare capacità sia passive che attive nel settore. In primo luogo, verrà creato presso la Luftwaffe un Comando Spaziale unificato, incaricato della sorveglianza continua dello spazio orbitale intorno alla Terra (Space Situational Awareness). Questo comando analizzerà i movimenti dei satelliti di altri Paesi e dei detriti spaziali, in coordinamento con partner come Francia e Stati Uniti, per prevenire collisioni o interferenze con i satelliti tedeschi. In secondo luogo – riferisce il quotidiano – il governo valuterà l’acquisizione di sistemi in grado di neutralizzare satelliti ostili in caso di conflitto: si parla di tecnologie di disturbo elettronico (jamming) e laser di accecamento anti-satellite. Tali strumenti, ufficialmente destinati alla “deterrenza”, aumenterebbero la capacità di risposta a eventuali atti ostili contro infrastrutture spaziali tedesche o alleate. La strategia tedesca punta inoltre a rafforzare la cooperazione europea nel settore: la Germania sostiene la nascita di un sistema comune UE/NATO di sorveglianza spaziale e vuole contribuire a progetti di difesa anti-missile balistico che integrino il segmento spaziale (come reti di satelliti-sentinella). Il Tagesspiegel evidenzia infine il risvolto diplomatico: Berlino ribadisce di essere favorevole a iniziative internazionali per impedire la corsa agli armamenti nello spazio (tra cui un codice di condotta per gli operatori spaziali), ma al tempo stesso non intende farsi trovare impreparata di fronte a Paesi che già sviluppano armi orbitali. In sintesi, la Germania mira a tutelare i propri satelliti e quelli alleati – divenuti linfa vitale di società ed eserciti moderni – e a dissuadere qualsiasi aggressione nello spazio, confermando la volontà di assumere un ruolo di primo piano anche in questa nuova frontiera della sicurezza.
5) Deputati dell’AfD in missione a Mosca: scoppia la polemica
AfD-Politiker reisen nach Russland – Empörung über Moskau-Visite
Der Spiegel – 20 novembre 2025
Una delegazione di parlamentari tedeschi appartenenti all’Alternativa per la Germania (AfD) si è recata a Mosca per una visita non ufficiale, suscitando indignazione e accese critiche nel panorama politico di Berlino. Il Spiegel riferisce che almeno tre deputati federali dell’AfD – noti per le loro posizioni filorusse – hanno partecipato a incontri a Mosca con funzionari della Duma e rappresentanti del governo russo. La visita, avvenuta in forma privata ma ampiamente pubblicizzata dai media russi, è stata vista come un gesto di sfida alla linea ufficiale tedesca: Berlino infatti, insieme all’UE, mantiene sanzioni contro Mosca e sostiene l’Ucraina nella guerra in corso. Esponenti di governo e opposizione (ad esclusione dell’AfD stessa) hanno espresso sdegno bipartisan: un portavoce del Ministero degli Esteri ha definito l’iniziativa “oltremodo inopportuna”, ricordando che la Russia continua la sua aggressione in Ucraina e che “nessun parlamentare tedesco dovrebbe prestarsi a diventare strumento di propaganda del Cremlino”. Rappresentanti di CDU/CSU, Verdi e FDP hanno accusato l’AfD di “far diplomazia parallela” filo-Putin, minando l’unità del fronte occidentale. Dal canto loro, i deputati dell’AfD coinvolti hanno respinto le critiche, sostenendo di voler “mantenere aperti i canali di dialogo” con la Russia e di agire nell’interesse della pace e dell’economia tedesca (richiamando la necessità di future relazioni commerciali). Il Spiegel nota come questa vicenda metta in luce le ambiguità filorusse dell’AfD: il partito di estrema destra – oggi accreditato sopra il 20% nei sondaggi – ha più volte contestato le sanzioni e l’invio di armi all’Ucraina, invocando una posizione neutrale della Germania. La trasferta moscovita conferma il tentativo dell’AfD di accreditarsi come “ponte” verso Mosca, coerentemente con la sua retorica che attribuisce all’Occidente la responsabilità dell’escalation bellica. Tuttavia, conclude l’analisi, la mossa potrebbe rivelarsi controproducente a livello interno: l’ostentata vicinanza al regime di Putin – inviso alla maggioranza dei tedeschi – potrebbe alimentare timori sull’inaffidabilità dell’AfD in politica estera e rafforzare l’isolamento politico del partito a Berlino. Nel frattempo, l’ambasciata ucraina in Germania ha condannato duramente la visita definendola “un tradimento morale” nei confronti delle vittime dell’aggressione russa.
6) Clima: Berlino ripara allo scivolone di Merz al summit in Amazzonia
Diplomatische Schadensbegrenzung in Belém nach Merz’ Äußerungen
Süddeutsche Zeitung – 20 novembre 2025
La Germania è impegnata in un’operazione di diplomazia riparatrice al vertice ONU sul clima (COP30) in corso a Belém, in Brasile, dopo che alcune controverse dichiarazioni del cancelliere Merz hanno offuscato l’immagine del Paese. Nei giorni precedenti l’apertura del summit, Merz aveva commentato in modo sprezzante la scelta di Belém come sede della conferenza – parole che hanno provocato risentimento in Brasile e nei negoziati internazionali sul clima. Di conseguenza, il ministro tedesco dell’Ambiente, Steffi Schneider (SPD), è giunta a Belém con un duplice compito: spegnere l’incendio diplomatico e ribadire concretamente l’impegno climatico di Berlino. La Süddeutsche Zeitung descrive Schneider come “in missione pompieristica”: nel suo intervento al plenum, la ministra ha elogiato il Brasile per il ruolo centrale nella protezione dell’Amazzonia e – pur senza menzionare direttamente l’incidente – ha assicurato che la Germania “rispetta profondamente” la città di Belém e le comunità locali. A margine, Schneider ha incontrato il suo omologo brasiliano e i governatori amazzonici, rinnovando le offerte di cooperazione tedesca: ha confermato lo stanziamento di 1 miliardo di euro per il Fondo Amazzonia (concordato proprio quest’anno) e ulteriori contributi ai programmi di sviluppo sostenibile nella regione. Ciò è servito a stemperare il malumore brasiliano: fonti diplomatiche citate dal giornale parlano di “rapporto rimesso sui giusti binari” fra Berlino e Brasília, grazie alle scuse informali trasmesse e al sostegno finanziario concreto. Allo stesso tempo, la SZ nota come la gaffe di Merz abbia indebolito la posizione negoziale tedesca al summit: la Germania, che pure si è presentata con obiettivi ambiziosi (tra cui più fondi per il clima e l’adesione all’alleanza per l’uscita dai combustibili fossili), ha visto ridursi la propria autorevolezza morale agli occhi di alcuni Paesi del Sud del mondo. I delegati tedeschi lavorano ora per riconquistare fiducia, enfatizzando i passi avanti interni: Schneider ha illustrato le nuove misure adottate da Berlino per tagliare le emissioni (piano rinnovabili, accordo sull’idrogeno verde) e ha sottolineato la volontà tedesca di guidare gli sforzi climatici globali insieme all’UE. Il reportage evidenzia infine che l’episodio di Belém offre una lezione chiara: in ambito climatico – dove la credibilità è tutto – parole avventate possono vanificare investimenti miliardari, e la leadership tedesca dovrà agire con maggiore sensibilità culturale e rispetto se vuole mantenere il ruolo di motore nella lotta al cambiamento climatico.
7) Mosca accusa Berlino: “Reprime il dissenso politico”
Moskau wirft Berlin die Unterdrückung der Opposition vor
Frankfurter Allgemeine Zeitung – 22 novembre 2025
Un nuovo fronte polemico si è aperto tra Russia e Germania sul tema dei diritti politici e civili. Il Ministero degli Esteri russo ha rilasciato una dura dichiarazione accusando il governo tedesco di “sopprimere l’opposizione interna” e di violare la libertà di espressione. In particolare, Mosca sostiene che Berlino starebbe conducendo persecuzioni politiche contro esponenti filorussi in Germania, citando come esempio il caso di alcuni attivisti e giornalisti tedeschi sotto inchiesta per presunta propaganda a favore del Cremlino. La FAZ spiega che queste accuse giungono pochi giorni dopo l’adozione in Germania di misure volte a contrastare l’influenza russa sul dibattito pubblico: il riferimento è soprattutto al recente bando governativo di un gruppo estremista filorusso e all’oscuramento di alcuni canali online legati ai media statali russi (come RT DE). In risposta, il Cremlino ribalta la narrativa, dipingendo la Germania come un Paese che “predica bene sui diritti umani ma razzola male”. La portavoce del ministero russo, Maria Zakharova, ha dichiarato che “Berlino, nel tentativo di compiacere l’agenda occidentale, calpesta i diritti dei propri cittadini dissenzienti”, paragonando le azioni tedesche a quelle di “uno Stato autoritario”. Il governo tedesco ha risposto con fermezza: un portavoce del Ministero degli Esteri ha definito “assurde” le affermazioni russe, sottolineando che in Germania “vige lo Stato di diritto” e che semmai è la Russia di Putin a reprimere brutalmente qualsiasi opposizione. Secondo la FAZ, questo botta-e-risposta rientra nella più ampia guerra delle narrative tra Occidente e Russia dall’inizio della guerra in Ucraina: Mosca tenta di delegittimare i governi europei, accusandoli degli stessi metodi autoritari di cui essa è imputata, per creare confusione nell’opinione pubblica. Gli osservatori notano che le parole di Zakharova mirano anche a distrarre l’attenzione dalle proprie politiche interne repressive – basti pensare alle migliaia di arresti di manifestanti pacifisti in Russia – lanciando specularmente l’accusa agli avversari. La FAZ ricorda inoltre che il governo Merz, in carica da un anno, ha adottato una linea insolitamente dura verso le attività di influenza russa in Germania, con espulsioni di diplomatici e stretto giro di vite sulla disinformazione online. Mosca sta dunque reagendo nel consueto stile, alzando i toni propagandistici. In definitiva, l’episodio segnala l’ulteriore deterioramento dei rapporti diplomatici tra Germania e Russia: da partner quasi strategici fino al 2021, i due Paesi sono ora al minimo storico della fiducia reciproca, scambiandosi accuse sui valori democratici mentre la guerra in Ucraina prosegue senza tregua.
Industria della difesa e questioni militari
1) Nuovi carri armati Leopard 2 per l’esercito tedesco
Ausrüstung der Streitkräfte: Knapp 200 neue Leopard-Panzer für die Bundeswehr
Tagesspiegel – 19 novembre 2025
Il ministero della Difesa tedesco ha annunciato un piano pluriennale per dotare la Bundeswehr di quasi 200 carri armati Leopard 2 di ultima generazione. In un evento a Monaco di Baviera, il ministro Boris Pistorius (SPD) ha presenziato alla presentazione ufficiale del nuovo modello Leopard 2A8, prodotto dal consorzio KNDS, delineandone l’importanza per il futuro delle forze corazzate tedesche. I primi 18 esemplari saranno consegnati “in tempi brevissimi”, ha assicurato Pistorius, mentre altri 105 carri sono già stati ordinati l’anno scorso e in via di produzione. Inoltre, il governo federale prevede di sottoporre al Parlamento nel 2026 una richiesta di bilancio per l’acquisto di ulteriori 75 unità negli anni successivi. Complessivamente, entro il 2030 la Bundeswehr dovrebbe ricevere 123 Leopard 2A8 (quelli finora finanziati) e l’obiettivo a medio termine è avvicinarsi a circa 200 mezzi operativi. “Stiamo aprendo un nuovo capitolo per le nostre forze terrestri”, ha dichiarato il ministro, definendo il Leopard 2A8 e il semovente d’artiglieria Panzerhaubitze 2000A4 “sistemi indispensabili per la capacità operativa futura dell’esercito”. Pistorius ha sottolineato che, nonostante l’era dei droni e della guerra cibernetica, i mezzi corazzati tradizionali restano fondamentali sul campo di battaglia: “Anche le guerre moderne non si combatteranno solo con i droni. Il territorio dovrà essere difeso con carri, navi, aerei e – non da ultimo – con i soldati”, ha affermato, aggiungendo che il carro armato resta la spina dorsale della capacità di manovra terrestre. Sul Leopard 2A8 in particolare, sono state illustrate le migliorie: dispone di una corazza rinforzata sul cielo della torretta e di un sistema di protezione attiva di fabbricazione israeliana (Rafael) in grado di neutralizzare missili in arrivo prima dell’impatto. “Il Leopard è da sempre il carro da combattimento più moderno e capace al mondo”, ha rimarcato Pistorius, evidenziando come la versione A8 rappresenti un ulteriore salto generazionale. Sul fronte industriale, l’investimento complessivo previsto supera i 3,4 miliardi di euro, coperto in parte dal fondo speciale per la difesa varato dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Pistorius ha colto l’occasione per lanciare un messaggio anche all’industria bellica: ha chiesto tempi di consegna più rapidi e prezzi stabili, assicurando in cambio la volontà del governo di snellire le procedure burocratiche negli appalti militari. L’articolo del Tagesspiegel sottolinea infine come l’introduzione dei Leopard 2A8 – insieme ad altri sistemi chiave come i nuovi obici e gli F-35 – segni uno dei primi risultati tangibili del programma di riarmo tedesco post-2022, nell’ambito della Zeitenwende: l’obiettivo è colmare le lacune emerse nella difesa convenzionale, garantendo alla Bundeswehr equipaggiamenti all’avanguardia entro questo decennio.
2) Esercitazione della Bundeswehr nella metropolitana di Berlino
„Werden das hoffentlich nie einsetzen müssen“: Bundeswehr übt in der U-Bahn den Ernstfall
Tagesspiegel – 19 novembre 2025
Nella notte tra il 18 e il 19 novembre, la Bundeswehr ha condotto a Berlino un’inedita esercitazione militare di difesa territoriale, simulando uno scenario di guerriglia urbana all’interno di una stazione metropolitana. Il Tagesspiegel ha seguito da vicino le operazioni, svoltesi presso la fermata U-Bahn di Jungfernheide, descrivendo un’atmosfera quasi cinematografica: “un treno deragliato, spari, grida e fumo denso nel tunnel”. L’esercitazione, denominata “Bollwerk Bärlin”, ha visto impegnati circa 250 soldati – principalmente del Wachbataillon (il battaglione di guardia cerimoniale) – supportati da tiratori scelti posizionati in superficie. Il colonnello Maik Teichgräber, comandante del reparto, ha spiegato ai giornalisti presenti il senso dell’operazione: “Si tratta di essere pronti all’impiego. Ciò che accade a 900 km da qui (in Ucraina) non possiamo ignorarlo”. Lo scenario ipotizzato simulava un attacco nemico in ambito urbano: un convoglio militare (un treno della metro “requisito” per il trasporto truppe) veniva assaltato da forze ostili poco prima di entrare in stazione, provocando il ferimento di numerosi soldati e uno scontro a fuoco nel sottosuolo. Le unità della Bundeswehr, equipaggiate con visori notturni e fucili d’assalto, dovevano reagire neutralizzando i nemici nelle gallerie e evacuando i feriti in condizioni di spazio angusto. L’addestramento ha richiesto una preparazione logistica imponente: la BVG (azienda trasporti) ha concesso l’uso dei binari durante la finestra notturna di chiusura, e nei giorni precedenti i residenti della zona sono stati informati per evitare allarmi – dato che sarebbero stati uditi esplosioni controllate e colpi a salve in piena notte. Il Tagesspiegel sottolinea la portata storica dell’esercitazione: è la prima volta dal dopoguerra che la Bundeswehr svolge un’operazione del genere in un’infrastruttura civile a Berlino. Ciò riflette un cambiamento di dottrina dopo l’attacco russo all’Ucraina: le Forze Armate tedesche, tradizionalmente focalizzate su missioni estere e compiti cerimoniali in patria, stanno riscoprendo il loro ruolo nella difesa del territorio nazionale in caso di attacco convenzionale. Lo stesso Wachbataillon – noto al pubblico per le uniformi storiche e le parate di fronte alle autorità – si addestra ora anche al combattimento ravvicinato: “È la nostra responsabilità garantire che il governo tedesco sopravviva a un eventuale attacco nemico”, ha ricordato Teichgräber ai cronisti, spiegando che in caso di scenario bellico la sua unità sarebbe incaricata di proteggere i vertici istituzionali a Berlino. L’articolo riporta che l’esercitazione si è conclusa con successo alle prime luci dell’alba: “ci auguriamo di non dover mettere mai in pratica tutto ciò”, ha commentato un ufficiale a fine manovra, consapevole della gravità delle nuove minacce ma anche del compito di farsi trovare pronti.
3) Droni ostili: la Germania coinvolge la Bundeswehr nella difesa dello spazio aereo interno
Dobrindts Drohnenpläne: Die Bundeswehr könnte in unserem Alltag bald viel präsenter sein
Tagesspiegel – 20 novembre 2025
Il ministro dell’Interno Alexander Dobrindt (CSU) ha presentato un disegno di legge per contrastare la minaccia crescente dei droni non autorizzati sul territorio nazionale, prevedendo in particolare l’impiego della Bundeswehr per neutralizzare velivoli ostili nello spazio aereo tedesco. Come spiega un’approfondita analisi del Tagesspiegel, il progetto di riforma della Legge sulla sicurezza aerea (LuftSiG) – approvato dal governo Merz – rappresenta una svolta, in quanto “mette la Bundeswehr in condizione di combattere, intercettare e abbattere i droni” in ambito civile, cosa finora non permessa dalla legge. Il pezzo, organizzato in forma di domande e risposte, chiarisce i dettagli e le implicazioni della proposta. Anzitutto, perché serve una nuova legge? La Germania registra “quasi quotidianamente voli di droni sopra infrastrutture critiche” (centrali elettriche, aeroporti, depositi) e persino su caserme della Bundeswehr. Dobrindt ha rivelato che potenze straniere (come la Russia) potrebbero essere dietro parte di queste attività ostili di ricognizione. Il LuftSiG finora non contemplava affatto i droni – essendo stato concepito nel 2005 e aggiornato l’ultima volta nel 2020 – lasciando un vuoto normativo: le Forze Armate tedesche potevano intervenire in cielo solo in casi eccezionali contro aeromobili tradizionali (aerei dirottati ecc.), ma non vi era menzione degli UAV. Cosa cambierà quindi? Con la riforma, la Bundeswehr sarà autorizzata – su richiesta dei Länder – a utilizzare “mezzi di disturbo (jammer) o perfino la forza letale” contro droni in volo, “purché vi sia una minaccia acuta per la popolazione”. Resteranno condizioni stringenti, precisa il Tagesspiegel: l’intervento militare sarà consentito solo come Amtshilfe (ausilio straordinario alle autorità civili), in casi estremi di emergenza già previsti dalla Corte Costituzionale (ad es. un attacco terroristico su vasta scala). Tuttavia, la novità sostanziale è che i soldati potranno agire in ambito interno contro i droni, cosa finora vietata. Quali scenari di impiego sono previsti? L’articolo cita esempi concreti: grandi eventi come festival e partite di calcio potranno vedere la presenza di militari a supporto della polizia per la sorveglianza anti-drone. In generale, ci si aspetta che “i soldati diventino una presenza ordinaria nella vita quotidiana” in occasioni a rischio, per monitorare il cielo e intervenire se un drone minaccioso appare. Chi deciderà un intervento della Bundeswehr? Con la riforma, basterà la richiesta di un Land e l’approvazione del ministero della Difesa federale – viene eliminata la necessità di un via libera del ministero dell’Interno, snellendo la catena di comando. Come reagiscono i partiti? Il Tagesspiegel ricorda che un tentativo simile era stato fatto nel 2024 dall’allora ministra SPD Nancy Faeser, incontrando critiche dall’opposizione (CDU/CSU); ora, a parti invertite, il progetto di Dobrindt (CSU) è sostenuto dalla CDU/CSU ma guarda caso criticato da esponenti SPD e Verdi, preoccupati per un eccesso di militarizzazione della sicurezza interna. Cosa dicono i giuristi? La riforma tocca i delicati limiti costituzionali dell’impiego delle Forze Armate all’interno. Alcuni esperti, come la professoressa Josina Meyn citata nel testo, giudicano i cambiamenti “al limite della costituzionalità ma probabilmente ancora leciti”, dato che formalmente si incastonano nelle eccezioni già previste dal Tribunale Costituzionale. In conclusione, commenta l’analisi, la Germania sta adeguando i suoi strumenti legali alle “minacce ibride” moderne (droni-spia, possibili attacchi a infrastrutture via UAV), consapevole che finora polizia e Bundeswehr erano impotenti di fronte a tali rischi. La nuova legge colma il vuoto di competenze e promette maggiore sicurezza nei cieli domestici, ma dovrà essere attuata con equilibrio per non confliggere con il principio – radicato dal dopoguerra – di limitare al massimo l’uso dei militari sul suolo nazionale.
4) Verso una coscrizione “selettiva”: i dubbi dell’opinione pubblica tedesca
Bereitschaft zum Wehrdienst gering: Klare Mehrheit steht hinter verpflichtender Musterung
Tagesspiegel – 16 novembre 2025
Un sondaggio d’opinione ha fotografato le reazioni contrastanti dei tedeschi di fronte al nuovo modello di servizio militare proposto dalla Grosse Koalition CDU-SPD. La riforma – frutto di un accordo raggiunto dopo settimane di discussioni – evita il ritorno immediato della leva obbligatoria generalizzata, ma introduce la musterung obbligatoria per tutti gli uomini diciottenni (a partire dai nati dal 2008) e la compilazione di un questionario di disponibilità al servizio per tutti i ragazzi e le ragazze maggiorenni. Il Tagesspiegel riferisce che, secondo un sondaggio INSA commissionato dalla Bild am Sonntag, una “chiara maggioranza” del pubblico sostiene l’idea della musterung universale: il 58% degli intervistati si è detto favorevole a una visita di leva estesa all’intera coorte di giovani maschi (e accompagnata da un questionario volontario per le femmine), mentre il 29% è contrario. Allo stesso tempo, però, prevale lo scetticismo sull’efficacia del modello basato solo sui volontari: il 57% degli intervistati “non crede che si presenteranno abbastanza volontari” per coprire il fabbisogno di personale della Bundeswehr, contro appena il 25% di ottimisti. Ciò riflette un altro dato significativo emerso dall’indagine: la disponibilità personale al servizio rimane bassa, con solo il 31% dei tedeschi disposto a prendere in considerazione di arruolarsi (anche in forma breve) e ben il 55% deciso a non farlo in alcun caso. Il quotidiano commenta che questa diffidenza generale – specie tra i più giovani – era proprio ciò che ha reso politicamente sensibile il tema: SPD e CDU hanno a lungo litigato sui meccanismi da adottare in caso di carenza di volontari. Alla fine, la soluzione concordata prevede una cosiddetta “Wehrpflicht di necessità”: se non si raggiungeranno gli obiettivi di reclutamento tramite incentivi e appelli (20.000 volontari l’anno entro il 2026, 40.000 entro il 2030 secondo le stime), il Bundestag potrà attivare una leva obbligatoria selettiva (tramite sorteggio). In tal caso, però, occorrerebbe una nuova votazione parlamentare: “nessun automatismo, il Parlamento avrà comunque l’ultima parola”, hanno insistito i negoziatori per rassicurare l’ala pacifista della SPD. Il Tagesspiegel rileva che su quest’ultimo punto l’opinione pubblica è spaccata: da un lato, la maggioranza riconosce che senza obblighi sarà difficile coprire i vuoti nelle forze armate (vacanti da circa 20.000 posti oggi); dall’altro, è forte la consapevolezza che reintrodurre una leva forzata sarebbe estremamente divisivo. Non a caso, commenta il giornale, il governo ha alzato gli obiettivi di espansione dell’esercito (ora mira a 260.000 effettivi attivi entro metà anni ’30, rispetto ai 183.000 attuali), ma continua a definirla una “forza di volontari” e punta a evitare in tutti i modi la chiamata coatta. Nel frattempo si moltiplicano iniziative curiose: il nuovo leader della Linke, Jan van Aken, notoriamente contrario al servizio militare, ha persino suggerito trucchi ai giovani per farsi escludere – “una canna prima della visita di leva potrebbe aiutarvi a essere scartati”, ha detto scherzando (non troppo). Mentre il dibattito continua, la ricerca del consenso politico traspare in dettagli come il questionario inviato anche alle donne (che potranno compilare su base volontaria): un segnale di inclusività voluto dalla SPD per smorzare le critiche di discriminazione di genere in un sistema che – almeno per ora – impone l’obbligo soltanto agli uomini.
5) Boom dell’industria bellica tedesca: crescita occupazionale e reclutamento di personale da altri settori
Studie: Rüstungsboom sichert Hunderttausende Jobs
Süddeutsche Zeitung – 20 novembre 2025
Un nuovo studio economico indica che il forte aumento della spesa militare in Germania – innescato dalla Zeitenwende post-invasione russa – fungerà da volano per l’occupazione, con la creazione di centinaia di migliaia di posti di lavoro nei prossimi anni. La Süddeutsche Zeitung riporta i risultati di un rapporto condotto dalla società di consulenza EY-Pantheon insieme a Dekabank, secondo cui se i Paesi NATO aumenteranno davvero i loro bilanci della difesa al 3,5% del PIL (come auspicato dagli Stati Uniti), l’economia tedesca potrebbe vedere 144.000 nuovi posti di lavoro diretti nel comparto difesa e settori correlati entro il 2029. Considerando anche l’indotto e gli effetti a cascata, l’impatto occupazionale complessivo salirebbe a circa 360.000 posti aggiuntivi. Già ora l’industria degli armamenti nazionale vive un periodo di espansione: il boom di ordini per veicoli corazzati, artiglierie e munizioni – destinati sia all’esercito tedesco sia alle forniture per l’Ucraina e gli alleati NATO – sta portando molte aziende a cercare disperatamente manodopera qualificata. La SZ, in un altro pezzo dedicato, sottolinea come le imprese del settore stiano reclutando talenti anche da comparti in crisi, come l’automotive: ingegneri meccanici ed elettronici provenienti da aziende automobilistiche in difficoltà trovano facilmente impiego nella difesa, attirate da salari medi annui intorno ai 93.000 euro e prospettive di crescita. Il governo tedesco guarda con favore a questa transizione: la ministra della Difesa ha recentemente definito il settore bellico “un pilastro della sicurezza nazionale e anche della nostra economia”, sottolineando come gli investimenti pubblici in armamenti – oltre 2,2 trilioni di euro in Europa entro il 2035 secondo stime citate – possano compensare la perdita di posti in altri ambiti. Naturalmente non mancano le considerazioni etiche: alcuni lavoratori mostrano dubbi a passare da produzioni civili a quelle militari (“93 mila euro l’anno… e la coscienza?” titola emblematicamente Die Zeit in un commento). Intanto le associazioni di categoria, come la federazione tedesca dell’industria armiera, registrano iscrizioni record di aziende – soprattutto PMI a conduzione familiare – desiderose di entrare nella filiera della difesa. Il Tagesspiegel osserva che “la Generazione Z non ha problemi con l’industria bellica”: molti giovani imprenditori e lavoratori vedono nel riarmo un’opportunità di carriera e profitto, sancendo un cambiamento culturale rispetto al passato pacifista. In conclusione, gli studi citati dalla SZ prevedono che la “Wirtschaftswunder” (miracolo economico) dei prossimi anni potrebbe avere tinte mimetiche: la domanda pubblica di difesa sta diventando un motore occupazionale di primaria importanza in Germania, garantendo posti di lavoro (si stimano 20.000 nuovi volontari nelle forze armate entro il 2026 e un incremento parallelo nell’industria) e fungendo da paracadute per lavoratori provenienti da settori industriali maturi o in difficoltà.
6) Transizione di carriera: dall’auto ai droni – l’industria della difesa assume specialisti
Rüstungsbranche im Aufschwung: So gelingt der Quereinstieg
Handelsblatt – 20 novembre 2025
La rapida espansione dell’industria bellica tedesca sta generando ampie opportunità di lavoro non solo per giovani tecnici specializzati, ma anche per professionisti provenienti da altri settori industriali in crisi. Un articolo pubblicato dall’Handelsblatt illustra “come avere successo nel cambiare carriera” entrando nel comparto difesa, segno di quanto questo mercato del lavoro stia crescendo e cercando disperatamente forza lavoro qualificata. La prima considerazione dell’analisi è che chi ha competenze tecniche solide – ad esempio ingegneri meccanici, elettronici, esperti di software o di materiali – può riconvertire le proprie abilità dall’automotive o dall’aerospazio civile alla produzione di sistemi d’arma con relativa facilità. “Costruire droni militari invece di automobili elettriche? In linea di principio è possibile, ma non senza sforzo”, ammette l’autrice Sabine Meuter. Occorre infatti spesso un periodo di formazione aggiuntiva per familiarizzarsi con standard e normative specifiche della difesa (controlli di qualità militari, requisiti di sicurezza, segreti industriali). Tuttavia, molte aziende del settore offrono programmi di training e aggiornamento proprio per i “quereinsteiger” – letteralmente gli “ingressi laterali”, ovvero i neoassunti provenienti da altri campi. L’Handelsblatt evidenzia che i profili più richiesti spaziano dagli specialisti in meccatronica e robotica, agli esperti di intelligenza artificiale e software di guida autonoma (utili per i droni e i veicoli militari senza pilota), fino a professionisti in logistica e gestione della catena di fornitura, data la complessità dei programmi d’armamento moderni. Emblematico il caso di un ex-progettista della BMW intervistato: dopo un decennio nell’industria automobilistica, ha deciso di passare a un’azienda che produce sistemi radar per difesa aerea. “È stato stimolante rimettersi a studiare a 40 anni”, racconta, “ma ora lavoro su tecnologie all’avanguardia e sento di contribuire alla sicurezza del mio Paese”. Il settore offre inoltre stipendi competitivi e benefit: il salario medio annuo in posizioni ingegneristiche senior supera spesso i 90.000 euro, cui si aggiungono bonus e la solidità di contratti spesso legati a commesse pubbliche di lungo termine. Naturalmente, non tutti si sentono a proprio agio con il cambio: l’articolo riporta il dibattito etico tra chi vede nel lavoro per la difesa una missione patriottica e chi invece esita a legare la propria carriera alla produzione di armi. Alcune aziende stesse offrono supporto psicologico e corsi etici ai neoassunti, per discutere il significato del proprio operato in un contesto di sicurezza nazionale. Nel complesso, comunque, l’Handelsblatt evidenzia come la narrazione intorno all’industria degli armamenti in Germania stia cambiando: quello che un tempo poteva essere visto come un “settore moralmente grigio” è oggi percepito da molti lavoratori qualificati come un campo di alta tecnologia in pieno boom, con notevoli prospettive di crescita professionale. In conclusione, per chi volesse cogliere l’opportunità, il quotidiano economico consiglia di aggiornare le proprie competenze specifiche (magari con corsi sulle norme militari DIN e sulla sicurezza informatica) e di mostrare nelle candidature “flessibilità e motivazione ad apprendere”: doti che le imprese della difesa apprezzano tanto quanto le competenze tecniche di base.
7) Piccole imprese familiari alla conquista del settore bellico: “La Gen Z non ha problemi con le armi”
„Die Generation Z hat mit Rüstung kein Problem“: Wie Familienunternehmen den Einstieg in die Rüstungsindustrie diskutieren
Handelsblatt – 19 novembre 2025
Il Handelsblatt analizza un fenomeno emergente nell’economia tedesca: il forte incremento di iscrizioni di piccole e medie imprese (PMI) all’associazione di categoria dell’industria degli armamenti. La federazione BDSV ha registrato quest’anno “numeri record di nuovi membri”, con decine di aziende a conduzione familiare che tradizionalmente operavano in altri settori e che ora vogliono entrare nella filiera della difesa. Questo “cambio di rotta imprenditoriale” viene discusso attivamente in molti consigli di amministrazione familiari, dove la nuova generazione di titolari – spesso i figli millennial o Gen Z dei fondatori – appare più aperta ad abbracciare contratti militari rispetto ai propri genitori. “I giovani non hanno problemi con l’industria bellica”, afferma un consulente citato, evidenziando un mutato approccio valoriale: se in passato molte aziende tedesche si auto-escludevano dalla difesa per ragioni etiche o di immagine, oggi cresce l’idea che produrre per le Forze Armate nazionali sia non solo accettabile, ma persino patriottico e profittevole. Il giornale riporta casi concreti: ad esempio un’azienda meccanica bavarese, guidata dalla quarta generazione familiare, ha modificato lo statuto interno (eliminando un vecchio divieto di fornire componenti d’arma, retaggio pacifista post-bellico) per poter concorrere a ordini del programma F-35. Oppure una ditta elettronica della Renania, il cui giovane CEO – formatosi in Silicon Valley – sostiene che “l’innovazione nella difesa ora è più rapida che nel civile” e vuole che la sua impresa partecipi a progetti di droni e sensoristica militare. Il Handelsblatt sottolinea che la politica del governo Merz ha favorito questo trend: con la promessa di investire oltre 100 miliardi extra nella Bundeswehr e di semplificare le gare d’appalto, l’esecutivo ha inviato un segnale chiaro ai mercati. “Il cambio di paradigma è anche culturale”, spiega l’analisi: figure influenti come la commissaria parlamentare alle Forze Armate Eva Högl (SPD) e lo stesso ministro Pistorius incoraggiano apertamente la collaborazione con l’industria, definendola “sicurezza partecipata”. Non mancano tuttavia dubbi e dilemmi in queste transizioni: alcuni rami anziani delle famiglie proprietarie restano scettici nel legare il nome aziendale alla produzione bellica, temendo ricadute reputazionali o conflitti con clienti civili all’estero (specie in Paesi con restrizioni etiche). Inoltre c’è il nodo delle regole sull’export: sebbene il governo attuale sia più permissivo (come mostrato dal via libera all’export verso Israele), resta l’incognita di possibili stop politici in caso di cambi di maggioranza. Il Handelsblatt conclude che, pur con queste incognite, la “svolta” è ormai avviata: grazie anche a un ricambio generazionale ai vertici – in cui giovani imprenditori pragmatici e meno ideologici vedono nella difesa un settore industriale come gli altri – la storica ritrosia della Mittelstand tedesca verso “le armi” sta cedendo il passo a un approccio più business-oriented, che potrebbe rendere la base industriale della difesa molto più ampia e innovativa nei prossimi anni.
8) “Un bel tiro prima della visita di leva…”: consigli anti-coscrizione e polemiche politiche
„Ein ordentlicher Joint vor der Musterung“: Linken-Chef van Aken kündigt Ratgeber für Wehrdienstverweigerer an
Tagesspiegel – 20 novembre 2025
Mentre il governo pianifica il ripristino di una forma di servizio militare, l’opposizione di sinistra reagisce con iniziative provocatorie rivolte ai giovani potenziali coscritti. Jan van Aken, nuovo co-segretario del partito Die Linke, ha annunciato la preparazione di un “manuale per obiettori di coscienza”, volto ad aiutare i ragazzi a evitare l’arruolamento qualora la leva obbligatoria dovesse essere riattivata. In una conferenza stampa dal tono dissacrante, van Aken – lui stesso un noto attivista pacifista – ha suggerito qualche stratagemma concreto, diventato immediatamente virale: “farsi un bel joint prima della visita di leva potrebbe aiutare a essere scartati”, ha dichiarato con ironia, alludendo al fatto che risultare positivi ai cannabinoidi durante la musterung medica porterebbe quasi certamente all’esonero per inidoneità. La frase, ripresa sui social e dai media, ha suscitato un misto di indignazione e ilarità. Esponenti dei partiti di governo hanno accusato la Linke di “irresponsabilità”: “Invece di incoraggiare i giovani a drogarsi per sottrarsi ai doveri verso la comunità, la sinistra farebbe meglio a partecipare a un dibattito serio sulla sicurezza del Paese”, ha tuonato un deputato della CDU. Dal canto suo van Aken ha replicato di aver volutamente usato un paradosso per “smuovere le coscienze”, ribadendo la ferma contrarietà della Linke a qualsiasi forma anche surrettizia di coscrizione. Il Tagesspiegel osserva che questa trovata riflette la forte polarizzazione che il tema del servizio militare sta generando in Germania: da un lato il governo Merz e l’establishment della difesa spingono per preparare il Paese a possibili conflitti (chiamando ciò “die Wehrhaftigkeit”, cioè la capacità di difendersi); dall’altro, nicchie politiche pacifiste e libertarie – non solo la Linke, ma anche frange dei Verdi e organizzazioni come la DFG-VK – rispolverano forme creative di dissenso tipiche dell’era della leva obbligatoria durante la Guerra Fredda. L’articolo nota come Jan van Aken, con alle spalle una storia di attivismo anti-militarista (fu tra l’altro ispettore anti-armi chimiche ONU in Iraq), stia tentando di rilanciare la Linke su posizioni radicali per riconquistare giovani elettori delusi. Il manuale per obiettori annunciato includerà consigli legali su come ottenere l’esenzione per motivi di coscienza o salute, modelli di lettere e – perché no – qualche “dritta empirica” come quella del joint. Nel frattempo, rileva il quotidiano, rimane da vedere quale impatto pratico avranno queste iniziative: qualora davvero nei prossimi anni si arrivasse a “pescare” obbligatoriamente alcuni giovani per il servizio (ipotesi estrema ma non esclusa nella legge), è probabile che si assista a forme di disobbedienza civile e a escamotage di massa, in un braccio di ferro generazionale su cosa significhi oggi patriottismo e dovere civile. Per ora, conclude ironicamente il Tagesspiegel, il primo round mediatico lo vince van Aken: la sua battuta sullo spinello pre-musterung ha ottenuto l’attenzione voluta e ricordato al governo che non tutti sono pronti a marciare compatti verso la nuova leva.


