Regimi di titolarità della proprietà intellettuale nelle università estere
La gestione della proprietà intellettuale (PI) generata dalla ricerca pubblica è un elemento cruciale della Terza Missione accademica, in quanto influenza direttamente il trasferimento di conoscenza e tecnologia verso l’industria e la società. Nelle università, le invenzioni e i risultati scientifici possono essere valorizzati tramite brevetti, licenze e spin-off, creando innovazione e benefici economico-sociali. Tuttavia, a livello internazionale esistono diversi modelli giuridici di titolarità delle invenzioni accademiche. Alcuni ordinamenti attribuiscono per legge la titolarità dei brevetti all’istituzione (università o ente pubblico di ricerca), altri riconoscono un privilegio accademico per cui è l’inventore-professore a essere titolare, mentre altri ancora adottano soluzioni ibride condizionate da accordi contrattuali o da enti consortili. Queste differenze riflettono tradizioni legali e scelte di policy, ma hanno anche conseguenze pratiche sul comportamento di ricercatori e atenei e sulle strategie di trasferimento tecnologico[1][2]. Obiettivo di questo report è confrontare in modo analitico tali modelli – istituzionale, privilegio accademico e ibrido – evidenziandone le basi normative e gli effetti operativi su disclosure delle invenzioni, brevettazione, licensing, creazione di imprese spin-off e altre dimensioni del knowledge transfer.