Che Unione Europea abbia bisogno di una serie di riforme per aumentare la competitività, ridurre la burocrazia, favorire la nascita di campioni europei e creare un vasto mercato interno (soprattutto dei capitali), è fuor di dubbio. Tuttavia, ciò non significa smantellare il modello europeo, che si fonda sulla convivenza e il rafforzamento reciproco tra libertà liberali e diritti sociali, ed è il prodotto di una serie drammatica di traumi economici e tragedie politiche (tra cui due guerre).
Senza libertà liberali, una società aperta non può esistere, ma senza diritti sociali le libertà non durano, diventano privilegio di pochi. In tal caso, le società tendono a schlerotizzarsi in classi sociali chiuse oppure a produrre movimenti di massa che invocano un leader autoritario per demolire il sistema di privilegi che si è creato. Il mercato, pur essendo lo strumento più efficace per generare sviluppo economico, non è in grado di garantire automaticamente il progresso sociale. È necessario l’intervento di una mano visibile per creare istituzioni che tutelino i diritti sociali, consentendo a tutti di acquisire gli strumenti necessari per contribuire allo sviluppo e condurre un’esistenza libera e dignitosa. In assenza di queste tutele, il mercato genera disuguaglianze, trasformando le promesse di benessere condiviso in illusioni e alimentando un senso di tradimento e frustrazione tra le masse.
Oggi ci troviamo in una fase di transizione dal modello fordista a quello digitale, e ampie fasce della popolazione rischiano di restare intrappolate in un’economia ormai superata, senza i mezzi per adattarsi alle sfide del futuro. La paura del cambiamento si mescola così alla sensazione di essere stati ingannati da istituzioni percepite come parte di un sistema che favorisce sempre gli stessi gruppi. In questo contesto, il popolo può trasformarsi nel peggior nemico della democrazia, sostenendo leader autoritari che promettono di porre fine alle disuguaglianze e offrire certezze per il futuro. Il risultato è lo smantellamento delle istituzioni liberali, indispensabili per lo sviluppo economico.
L’Europa ha già vissuto questo processo con l’ascesa dei totalitarismi, e per evitarne la ripetizione ha costruito un doppio sistema di difesa basato sulla separazione dei poteri e sulla tutela dei diritti sociali, le costituzioni nate dopo la seconda guerra mondiale sono infatti delle macchine che servono ad impedire l’avvento nottetempo del tiranno, ma anche ad impedire la formazione di quella questione sociale che è la malattia mortale delle democrazie liberali.
Il questo senso il modello europeo è più avanzato rispetto a quello americano, per due ordini di motivi. Il primo, perchè nasce dalla consapevolezza storica del fallimento dello Stato liberale e dalla necessità di prevenire e curare quelle questioni sociali che se non risolte portano al collasso del sistema. Il secondo, perchè guarda alla stabilità complessiva delle società, conciliando crescita economica e progresso sociale perchè il numero più ampio possibile di cittadini, possano goderne sapendo che una vita migliore e più felice è alla portato di tutti coloro che usando il proprio ingegno e la propria volontà e non sono riservate solo a pochi per diritto di nascita. Per questo, l’Europa deve riformare il proprio modello, ma senza rinnegarlo. Proviamo ad andare più a fondo.