Risparmio, cripto-attività e nuove sfide regolative
Il presente articolo è tratto dal saggio scientifico Il risparmio a fondamento del sistema economico e sociale: la tutela della Costituzione e gli scenari di evoluzione della professoressa Camilla Buzzacchi, direttrice del Dipartimento di Scienze Economico-Aziendali e Diritto per l’Economia (Di.SEA.DE) e dell’Osservatorio DI.PAB dell’Università di Milano-Bicocca, pubblicato nel 2025 sulla rivista Dialoghi di Diritto dell’Economia (fascicolo 1/2025, pp. 285–302). La rielaborazione, curata da Stroncature nell’ambito della partnership per la Terza Missione con il Di.SEA.DE, ha lo scopo di rendere accessibile a un pubblico più ampio un tema di grande rilievo costituzionale ed economico: il ruolo del risparmio nella Costituzione italiana e nella tenuta del sistema economico e sociale del Paese. L’iniziativa si inserisce nel programma di Stroncature dedicato alla valorizzazione della ricerca universitaria attraverso attività di divulgazione culturale, che comprendono la pubblicazione di articoli, la produzione di contenuti multimediali e l’organizzazione di momenti di confronto aperti alla cittadinanza.
Le cripto-attività rappresentano una delle sfide più complesse e attuali per la tutela costituzionale del risparmio. Nate come strumenti digitali basati su tecnologie decentralizzate, esse si presentano ai risparmiatori come alternative ai canali finanziari tradizionali, promettendo autonomia, velocità e potenzialmente alti rendimenti. Tuttavia, la loro diffusione ha posto interrogativi rilevanti sulla possibilità di applicare le garanzie sancite dall’articolo 47 della Costituzione, che riconosce e tutela il risparmio in tutte le sue forme. L’assenza di regolazione compiuta, la volatilità estrema e i rischi legati a frodi e manipolazioni creano un terreno in cui la protezione dei cittadini appare fragile e incerta. Ciò non significa che le cripto-attività siano destinate a restare marginali: al contrario, la loro popolarità crescente mostra come esse rispondano a una domanda reale di innovazione finanziaria. Ma proprio per questo la sfida per le istituzioni è ancora più impegnativa, poiché la tutela del risparmio deve estendersi a un contesto radicalmente nuovo.
Le caratteristiche principali delle cripto-attività spiegano perché attraggano un numero sempre maggiore di risparmiatori. Si tratta di strumenti che promettono rendimenti elevati in tempi rapidi, spesso presentati come indipendenti dalle logiche della finanza tradizionale. La possibilità di operare al di fuori di intermediari istituzionali, la facilità di accesso tramite piattaforme digitali e l’immagine di modernità associata alla tecnologia blockchain hanno contribuito a consolidarne l’appeal. Per molti risparmiatori, le cripto-attività sono percepite come un’occasione di partecipazione a un’innovazione destinata a cambiare il volto della finanza. Tuttavia, questa attrattiva si accompagna a una forte componente di rischio, che deriva proprio dalla mancanza di quegli elementi di garanzia che la Costituzione considera imprescindibili quando parla di incoraggiamento e protezione del risparmio. È in questa tensione tra fascino e pericolo che si colloca la sfida odierna.
I rischi connessi alle cripto-attività sono molteplici e difficilmente trascurabili. La volatilità estrema dei loro valori le rende strumenti speculativi più che veicoli di investimento stabile. In assenza di regolazione compiuta, i risparmiatori si trovano esposti a frodi, manipolazioni di mercato e fallimenti improvvisi di piattaforme che gestiscono le transazioni. Le cronache degli ultimi anni hanno mostrato come intere comunità di investitori possano perdere i propri risparmi a causa di crolli repentini o di pratiche fraudolente. L’articolo 47, che impone la protezione del risparmio, si scontra quindi con un contesto che ne mette a dura prova l’attuazione concreta. Non si tratta di negare la legittimità delle innovazioni, ma di riconoscere che senza presidi adeguati la promessa di emancipazione finanziaria si trasforma in vulnerabilità collettiva, riducendo la fiducia non solo verso le cripto-attività, ma verso il sistema economico nel suo complesso.
Il problema centrale che le cripto-attività pongono è quello della fiducia. A differenza dei canali regolati, in cui la protezione del risparmio è garantita da istituzioni, vigilanza e regole condivise, le cripto-attività si fondano su meccanismi tecnologici e sulla credibilità delle piattaforme. L’assenza di garanzie istituzionali le rende radicalmente diverse rispetto a depositi bancari, titoli di Stato o strumenti regolati. Per il risparmiatore, ciò significa dover accettare un livello di rischio che non può essere pienamente valutato né prevenuto. Questo squilibrio contrasta con il principio costituzionale secondo cui la Repubblica deve incoraggiare e tutelare il risparmio. La fiducia, che rappresenta il fondamento della propensione a risparmiare, rischia di essere compromessa se i cittadini percepiscono che lo Stato non è in grado di offrire protezione di fronte a queste nuove forme di accumulo. È quindi indispensabile interrogarsi su come ricostruire un quadro di garanzie anche in questo ambito.
Le difficoltà di applicare l’articolo 47 a strumenti che sfuggono ai meccanismi tradizionali di vigilanza e protezione sono evidenti. Il risparmio in cripto-attività non è custodito da banche o intermediari soggetti a regolazione, ma circola in reti globali, spesso al di fuori di confini giuridici chiari. Questo rende difficile l’applicazione delle regole nazionali e solleva interrogativi sulla portata stessa della tutela costituzionale. Come può lo Stato proteggere un risparmio che si muove su piattaforme senza sede legale certa, prive di obblighi di trasparenza e di requisiti patrimoniali? È qui che emerge la necessità di un ripensamento degli strumenti di vigilanza, capace di conciliare l’obbligo costituzionale con le peculiarità di un contesto inedito. La protezione del risparmio, per essere effettiva, deve tradursi in regole che riducano il divario tra l’innovazione tecnologica e le garanzie giuridiche.
Il ruolo delle istituzioni pubbliche e sovranazionali diventa quindi decisivo. Nessuno Stato può affrontare da solo i rischi connessi alle cripto-attività, che per loro natura sono transnazionali. La cooperazione internazionale è indispensabile per costruire un quadro regolativo armonizzato, capace di ridurre i rischi senza soffocare l’innovazione. Le autorità di vigilanza devono predisporre regole che garantiscano trasparenza, requisiti minimi per le piattaforme e protezione per i risparmiatori. Allo stesso tempo, occorre evitare che l’eccesso di regolazione scoraggi le opportunità offerte dalle nuove tecnologie. L’articolo 47 fornisce in questo senso una bussola chiara: non impedire l’innovazione, ma garantire che essa non comprometta la tutela del risparmio. La difficoltà sta proprio nell’equilibrio, ma è su questo terreno che si gioca la credibilità delle istituzioni di fronte ai cittadini.
Infine, la prospettiva dinamica imposta dall’articolo 47 suggerisce che la tutela del risparmio non può fermarsi alle forme tradizionali, ma deve estendersi anche alle nuove modalità che emergono con la trasformazione tecnologica. Le cripto-attività, con tutti i loro rischi e potenzialità, rappresentano il banco di prova per verificare la capacità delle istituzioni di aggiornare i meccanismi di protezione. La sfida non è escludere i cittadini da queste opportunità, ma assicurare che possano parteciparvi con adeguate garanzie e consapevolezza. Se la Costituzione considera il risparmio un bene da incoraggiare e proteggere, questo principio deve valere anche quando il risparmio assume forme innovative. Solo così sarà possibile evitare che l’innovazione diventi sinonimo di vulnerabilità e garantire che il risparmio continui a essere un pilastro di fiducia, stabilità e responsabilità collettiva, anche nell’era digitale.


