di Fabio Bernardini
I principi di legittimità, a differenza di quanto affermato ieri, sono tre e non due. Esistono, infatti, nel mondo tre tipi di sistemi che legittimano il potere, due ampiamente noti: monarchia-ereditaria e democrazia-elettiva. Esiste poi un terzo tipo di sistema che legittima il potere: il sistema cooptativo.
Un esempio emblematico è quello della successione del Papa. Si tratta di un esempio che qui si usa per la sua chiarezza, e non per un sentimento anti-religioso.
Nel caso in questione il Papa non viene eletto a suffragio universale dei credenti (una cosa simile avveniva nelle origini quando il Papa veniva eletto per acclamazione dal popolo di Roma) ma da un collegio di cardinali nominati dai Papi stessi. Questo non facciamo difficoltà a considerarlo un sistema cooptativo.
In realtà, il sistema cooptativo è molto più diffuso di quello che si pensi. Questo sistema è usato da sistemi autoritari a partito unico dove i candidati alle elezioni vengono filtrati da una commissione (se ricordo bene cosi funziona in Iran) oppure debbono far parte del partito unico. Qui il sistema cooptativo non è necessariamente legato ad una monarchia ma può servire ad eleggere un capo di stato o un segretario di partito.
Però il sistema cooptativo non si ferma qui. Il sistema cooptativo è più diffuso e, a mio giudizio, non è necessariamente legato ad aspetti negativi. Penso alla magistratura o all’università. Per votare un Rettore bisogna essere docenti universitari (c’e anche una componente di elettori fra gli studenti per la precisione) e per entrare nell’elettorato bisogna superare un esame (concorso pubblico) dove appartenenti all’ordine ti abilitano alla professione. In questo caso non è direttamente il Rettore a nominare il suo elettorato ma è l’elettorato stesso che coopta membri al suo interno.
Nessuno ci vede uno scaldalo nel limite in cui i concorsi siano onesti e non truccati. Mi si potrebbe argomentare che questa cosa è banale ed è come eleggere l’amministratore di un condominio. Invece no perché l’amministratore ha potere solo sui suoi elettori ed è quindi democrazia. Il magistrato ed il Rettore esercitano un potere su persone che non li hanno eletti e quindi è qualcosa di diverso.
Ragionandoci, il sistema cooptativo, molto usato in alcune professioni, sembra rispondere alla necessità di preservare una sorta di “competenza dell’elettorato”.
I cardinali che eleggono il Papa sono sicuramente persone con una ampia esperienza in cose di Chiesa e usano il loro bagaglio (e l’ispirazione divina secondo i credenti) per una scelta prudente e competente del successore di Pietro. Anche il Rettore, non viene eletto direttamente dagli studenti o dalle loro famiglie, ma dal collegio dei docenti.
Ritornando ad un mio cavallo di battaglia relativo ad altri commenti da me fatti in passato, io ritengo che il sistema cooptativo nelle sue varie forme non sia destinato a morire.
Infatti, come dicevo qualche tempo fa, lo Stato e in generale la nostra società stanno diventando terribilmente complessi. C’è quindi la necessità che chi sta al timone abbia un bagaglio culturale elevato.
Anche il Consiglio superiore della magistratura (due terzi) è eletto da magistrati e per farne parte bisogna essere magistrati, avvocati o professori universitari.
Insomma, ho l’impressione che la complessità del mondo di oggi implichi in qualche modo la necessità di una competenza sull’argomento che il sistema cooptativo in qualche maniera garantisce.
Il sistema cooptativo risponde anche (in modo esplicito per la magistratura) alla necessità di autogoverno di una parte dello Stato che ne garantisce l’indipendenza dal resto delle istituzioni.
Il sistema ha anche dei limiti poiché tende a creare un effetto “casta” soprattutto dove il sistema di selezione non funziona correttamente.
Un altro aspetto dei sistemi cooptativi che a mio giudizio non va sottovalutato è quello di una forma di “blando conservatorismo”. In un sistema cooptativo come ad esempio il collegio cardinalizio non si rinnova il collegio ogni tot anni, come nel parlamento, ma è necessaria una generazione per un suo rinnovo completo. Le decisioni prese da questi consessi hanno una tendenza ad un certo conservatorismo (che può essere anche dannoso) ma al contempo evitano capovolgimenti traumatici degli indirizzi che sono tipici dei sistemi elettorali maggioritari o della elezione diretta del capo politico.
Insomma, concludendo il mio discorso, abbiamo ereditato dalla storia due sistemi politici principali. Uno vecchio come il mondo: le monarchie-ereditarie. L’altro che ha ripreso vigore dopo la Rivoluzione francese: la democrazia-elettorale. Esiste però un altro sistema che è rimasto negli interstizi fra questi due, il sistema cooptativo che a mio giudizio occuperà in futuro degli spazi nella gestione di “parti dello Stato”. I meccanismi di funzionamento di questi sistemi cooptativi dovrebbero essere maggiormente al centro dell’attenzione degli studiosi data la loro importanza per la nostra società al fine di calibrarne il funzionamento in modo ottimale.
Rassegna Stampa Internazionale
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