Nel sistema internazionale attuale alcune potenze cosiddette “revisioniste” sfidano l’ordine costituito, perseguendo strategie geopolitiche volte a ridefinire equilibri regionali e globali a loro vantaggio. Per poteri revisionisti s’intendono quegli stati – tipicamente autoritari – che contestano lo status quo e cercano di modificarlo, in contrapposizione alle potenze che condividono i valori di fondo dell’ordine esistente. Oggi i casi emblematici sono la Cina e la Russia, affiancate in misura minore da paesi come Iran e Corea del Nord. Queste nazioni, pur eterogenee per interessi e contesti, condividono il malcontento verso l’egemonia occidentale – in primis statunitense – e cooperano tatticamente per erodere le basi del sistema internazionale liberale emerso dopo la Guerra Fredda. Già nel 1997 lo stratega Zbigniew Brzezinski avvertiva che lo scenario più pericoloso sarebbe stata un’alleanza “anti-egemonica” tra Cina, Russia e Iran, uniti non da ideologia comune ma da rimostranze complementari. Tale previsione sembra oggi materializzarsi: secondo un rapporto del Council on Foreign Relations (CFR), la quasi-alleanza sino-russa rappresenta la minaccia più grave agli interessi statunitensi degli ultimi sessant’anni. I loro sforzi congiunti per minare le politiche USA e l’ordine internazionale hanno compiuto progressi notevoli nell’ultimo decennio e proseguiranno nel futuro prevedibile. Le strategie delle potenze revisioniste mirano dunque a costruire un sistema internazionale alternativo, pluripolare e diviso per aree di influenza.
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