Sulle due sponde dell’Atlantico si è da anni consolidata l’idea che le difficoltà del ceto medio siano dovute essenzialmente alla globalizzazione. Sono le delocalizzazioni verso i paesi a basso costo della manodopera che hanno rovinato l’esistenza placida e tranquilla di quel ceto medio che è stato la spina dorsale dei Trenta gloriosi, gli anni della grande affluenza. E sono le vittime della globalizzazione quelle che votano i populisti. Di qui la domanda politica bipartisan di chiusura, di punizione nei confronti delle imprese che delocalizzano, di pressione perché le aziende ritornino in patria. Eppure, le cose potrebbero non stare in questi termini.
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