Terza Missione e comunicazione non sono la stessa cosa
Molte università, ancora oggi, tendono a considerare la Terza Missione come un’estensione o una articolazione della comunicazione istituzionale, ritenendo che sia sufficiente integrare le attività di TM all’interno delle funzioni degli uffici comunicazione per adempiere ai requisiti normativi. Questa impostazione è fuorviante. La Terza Missione, così come definita dall’ANVUR e recepita nei modelli AVA e VQR, è una missione istituzionale autonoma, fondata su processi di valorizzazione della ricerca, produzione di beni pubblici e misurazione dell’impatto, con criteri di valutazione, indicatori e responsabilità organizzative distinti rispetto alla semplice gestione dell’immagine e della reputazione dell’Ateneo. Ridurla a comunicazione significa ignorare la sua natura di funzione di accountability, strettamente connessa alla qualità della ricerca, alla programmazione strategica dipartimentale e alla destinazione delle risorse pubbliche. Vediamo nel dettaglio.
L’inquadramento normativo: missione istituzionale vs. funzione operativa
Iniziamo con l’analisi del quadro normativo, che chiarisce inequivocabilmente la natura distinta e gerarchica della Terza Missione (TM) rispetto alle attività di comunicazione dell’Ateneo. La TM, storicamente emersa come terzo pilastro dell’università, è oggi riconosciuta a tutti gli effetti come una missione istituzionale, affiancata alla didattica e alla ricerca. Il suo obiettivo è complesso e generale: ottenre ricadute positive dei saperi sul contesto economico, culturale e sociale di riferimento, favorendo dinamiche partecipative. Questa responsabilità, definita “apertura verso il contesto socio-economico mediante la valorizzazione e il trasferimento delle conoscenze”, impegna l’Ateneo a un livello strategico e strutturale. Le attività di comunicazione pur essendo essenziali per l’interazione con la società, rappresentano solo una delle molteplici manifestazioni attraverso cui tale missione si concretizza. Non sono, quindi, l’essenza della TM, ma una sua funzione operativa. La normativa ANVUR, pilastro del sistema di Accreditamento (AVA) e di Valutazione (VQR), integra la TM nei requisiti di qualità dell’Ateneo. Tale integrazione strutturale dimostra che la TM non è una semplice appendice comunicativa, bensì un processo continuo di creazione di valore e responsabilità sociale.
La tassonomia ANVUR: il Public Engagement è un campo d’azione specifico
La distinzione tra missione e strumento è formalizzata e rigorosamente classificata nei documenti di valutazione nazionali. L’ANVUR definisce la TM in un’accezione ampia, includendo due macro-aree: la Valorizzazione della Ricerca (con impatto economico) e la Produzione di Beni Pubblici (con impatto sociale e culturale). Le attività di Public Engagement (PE) sono esplicitamente inserite come un “campo d’azione” specifico all’interno della macro-area dei Beni Pubblici. Tale categorizzazione gerarchica evidenzia che la comunicazione è una sottoclasse della TM. Il Public Engagement è definito come “l’insieme di attività senza scopo di lucro con valore educativo, culturale e di sviluppo della società”, un concetto che include la divulgazione scientifica, gli eventi culturali aperti al pubblico e l’interazione con il mondo della scuola. L’obiettivo della comunicazione è primariamente la disseminazione e la sensibilizzazione, mentre la TM nel suo complesso si estende a responsabilità economiche e legali, come la gestione della Proprietà Intellettuale e la creazione di spin-off. La mera comunicazione istituzionale, che non produce impatto misurabile in questi termini, non è considerata TM.
Il vasto perimetro della Terza Missione al di là della divulgazione
La Terza Missione copre un ampio spettro di attività che trascendono la semplice comunicazione o divulgazione di risultati. Un ambito fondamentale è la valorizzazione economica della ricerca, che si attua attraverso processi complessi quali la gestione della proprietà intellettuale (brevetti, privative vegetali), l’imprenditorialità accademica (spin-off e start-up), e l’attività di ricerca e consulenza conto terzi. Nessuna di queste attività economiche centrali può essere ridotta alla sola comunicazione. Inoltre, la TM include la gestione del patrimonio culturale (es. musei, scavi archeologici, immobili storici), le attività per la salute pubblica (sperimentazione clinica, biobanche), e la formazione permanente (ECM, MOOC). Sebbene la comunicazione (PE) possa essere utilizzata come canale per promuovere queste iniziative, essa non ne costituisce l’obiettivo primario o l’attività core. Ad esempio, il caso studio di un brevetto di successo (valorizzazione) è un’attività di TM in sé, non un’attività di comunicazione.
Obiettivi di impatto vs. obiettivi di visibilità
Gli obiettivi e i criteri di misurazione ribadiscono la disgiunzione. La TM è valutata, soprattutto nel ciclo VQR 2015-2019 e nel nuovo Bando VQR 2020-2024, sulla base della capacità di generare un “impatto” che si traduce in “trasformazione o miglioramento” verificabile per la società, l’economia, o la cultura. Tale impatto deve essere dimostrabile attraverso indicatori pertinenti, robusti e rigorosi. Il criterio cardine è il “contributo della struttura proponente”, che deve evidenziare il legame, anche indiretto o non lineare, con i risultati della ricerca scientifica. Le attività di comunicazione, invece, hanno come finalità primaria la diffusione e l’informazione al pubblico, con indicatori che spesso misurano la copertura mediatica, il numero di partecipanti o il gradimento (customer satisfaction). Sebbene il PE possa avere un impatto culturale, l’attività di TM valuta l’impatto su scala ben più ampia, come l’occupazione qualificata generata dagli spin-off o il valore economico dei contratti conto terzi. Il rischio insito nelle sole attività di comunicazione, infatti, è quello di rispondere primariamente a esigenze di visibilità e immagine (o outreach) piuttosto che a effettivi bisogni sociali misurabili in termini di trasformazione reale.
La formalizzazione nella struttura organizzativa e di monitoraggio
La separazione funzionale tra TM e comunicazione è riflessa anche nell’architettura organizzativa e nei documenti di programmazione. Sebbene gli atenei possano integrare le funzioni (come l’Ufficio Comunicazione che cura attività di PE), la Terza Missione è gestita come un dominio strategico autonomo. L’Assicurazione della Qualità (AQ) istituzionale, in particolare nel modello AVA 3, dedica un intero Ambito di Valutazione (Ambito E) alla “Qualità della ricerca e della terza missione/impatto sociale”, evidenziando la sua parità strutturale con la didattica e la ricerca. I Dipartimenti sono tenuti a dotarsi di linee strategiche e sistemi di monitoraggio specifici per la TM/IS, culminando in documenti come la Scheda Unica Annuale Terza Missione/Impatto Sociale (SUA-TM/IS). Queste schede contengono campi specifici per il Public Engagement (ad esempio, il campo g del VQR 2015-2019) e campi dedicati ad altre aree (Valorizzazione, Salute, Patrimonio), comprovando che le attività di comunicazione sono un sottoinsieme specifico monitorato all’interno di un mandato molto più vasto. Ridurre la TM alla sola comunicazione ignorerebbe l’esigenza istituzionale di misurare l’impatto socio-economico derivante dalla valorizzazione della ricerca.
L’approccio di Stroncature
In questo quadro, i servizi offerti da Stroncature per la Terza Missione rappresentano una traduzione operativa coerente delle norme e delle linee guida ANVUR e ministeriali: la mappatura scientifica preliminare, basata sull’analisi sistematica della produzione pluriennale del Dipartimento (pubblicazioni, progetti, brevetti), consente di far emergere l’identità scientifica reale e di documentare in modo tracciabile il nesso causale tra ricerca e Terza Missione richiesto nei casi studio VQR; la fase di strategia e stakeholder aggrega le linee di ricerca in Macro-Temi interdisciplinari e le incrocia con i bisogni di imprese e territorio, dimostrando analiticamente la rilevanza rispetto al contesto (Criterio B) e il valore aggiunto per i beneficiari (Criterio C), secondo gli indicatori ANVUR; la produzione e disseminazione traducono i risultati della ricerca in contenuti accessibili (podcast, video, dossier, schede tecniche) e li diffondono tramite i canali proprietari di Stroncature, che con oltre 11 milioni di visualizzazioni nel 2024 contribuiscono a qualificare la “dimensione dell’impatto” (Criterio A) anche in termini di portata e ampiezza della platea raggiunta; infine, il supporto alla rendicontazione, concepito come servizio chiavi in mano, fornisce dati di monitoraggio e testi strutturati pronti per la compilazione di SUA-RD, SUA-TM/IS e della documentazione per bandi competitivi, allineando la pratica dipartimentale ai requisiti formali di valutazione e finanziamento.

