"The universe is made of stories, not of atoms." di Muriel Rukeyser
La frase compare per la prima volta nella raccolta di poesie "The Speed of Darkness" pubblicata da Muriel Rukeyser nel 1968. In particolare, è il verso conclusivo della nona sezione dell'omonima poesia in 13 parti che dà il titolo al volume.
Il contesto immediato del verso è un'esortazione a riconoscere il potere delle storie: "Time comes into it. / Say it. Say it. / The universe is made of stories, / not of atoms." (Il tempo entra in gioco. / Dillo. Dillo. / L'universo è fatto di storie, / non di atomi.)
La frase diventerà una delle più citate di Rukeyser, spesso estrapolata dal contesto originario. Comparirà in numerose antologie, saggi e articoli, a volte con lievi varianti come "The world is made of stories, not atoms". Sarà spesso interpretata come un motto che riassume la visione poetica di Rukeyser, in cui la narrazione ha un primato ontologico sulla materia.
Rukeyser stessa tornerà sul concetto in altre occasioni, come nell'intervista del 1974 in cui afferma: "The universe is made up of stories, not atoms. Poetry leads us into the world, as well as ourselves." (L'universo è fatto di storie, non di atomi. La poesia ci conduce nel mondo, così come in noi stessi).
Ovviamente, non si tratta di negare l'esistenza degli atomi o delle leggi fisiche, ma di riconoscere che il nostro accesso al mondo è sempre mediato da strutture di senso narrative. Sono le storie che tessono la trama dell'universo, che danno forma al caos degli eventi, che ci permettono di situarci in un orizzonte di significato. In questo senso, la frase di Rukeyser si colloca nel solco di una lunga tradizione che da Aristotele al pensiero ermeneutico contemporaneo ha posto il racconto come forma privilegiata di comprensione e costruzione della realtà.
D'altra parte, l'aforisma di Rukeyser sfida anche una certa concezione riduttiva della letteratura come mero intrattenimento o finzione. Affermando che l'universo stesso è "fatto di storie", Rukeyser rivendica la portata conoscitiva e la presa sul reale della narrazione, in particolare della poesia. Le storie non sono un ornamento o una fuga dalla realtà, ma lo strumento con cui diamo senso al mondo e a noi stessi, con cui esploriamo possibilità di esistenza e di trasformazione.