Nel corso della storia economica, ci sono stati momenti in cui le tradizionali categorie interpretative si sono rivelate insufficienti per comprendere i cambiamenti in atto. Oggi, di fronte all'accelerazione dello sviluppo dell'intelligenza artificiale e al suo impatto sui mercati finanziari, gli analisti e gli investitori si trovano divisi tra due visioni contrapposte: da un lato, chi interpreta l'attuale situazione come l'ennesima bolla speculativa destinata a sgonfiarsi, anche a breve, vista l’altissima valutazione dei colossi del Nasdaq, seguendo così le leggi cicliche dei mercati; dall'altro, chi intravede i segnali di un cambiamento strutturale che potrebbe ridefinire le regole fondamentali dell'economia globale.
Questa seconda prospettiva e cioè l’idea che “questa volta è davvero diverso” e stiamo assistendo alla fine del ciclo economico è pericolosa: l’ultima volta che questa convinzione era diffusa c’è stato lo schianto della crisi dei muti subprime del 2008. Allora la convinzione di fondo era che i prezzi delle case sarebbero cresciti all’infinito. Quindi cautela. Eppure una seria di segnali, che non si tratta di una bolla, ci sono: la solidità dei risultati finanziari delle aziende tecnologiche, la natura pervasiva dell'intelligenza artificiale come tecnologia abilitante, e la possibilità che l’AI rappresenti non solo un'innovazione in sé, ma un acceleratore dell'innovazione stessa. Proviamo a fare qualche ragionamento