di Vito Varricchio1
«Eppure ero lo stesso uomo, a poche ore di distanza». È una delle frasi di Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust che ben si adatta a Bertrand Russell, quale emerge dall’ultimo lavoro di Gaetano Pecora (Bertrand Russell. Tra liberalismo e socialismo, Donzelli, Roma 2024, pp. 241). Pecora analizza il pensiero politico ed etico del logico inglese e, fin dalle prime pagine, avverte il lettore circa il «temperamento frastagliato e antinomico» (p.7) di Russell, il quale «pencola senza mai risolversi decisamente» (p. 13) tra il socialismo e il liberalismo.
Il volume, che lega una scrittura accattivante a quella metodologia bobbiana che deterge i concetti dalla confusione semantica, può essere diviso in due parti (più una). Proprio così: due parti più una. La prima parte affronta le implicazione del socialismo autogestionario di Russell che, però, non appare molto dissimile dal collettivismo tout court. «Le due realtà – scrive Pecora –, benché decorate di nomi differenti – qui autogestione, lì collettivismo – si compensano tra loro e quasi si scambiano le vesti». E infatti «quando sui bisogni dei lavoratori irrompono i gusti della Commissione, che è padrona dei mezzi di produzione» (p. 80) e detiene anche il monopolio del potere politico, allora il modello autogestionario spalanca le porte al collettivismo e a tutto ciò che ne consegue: la dittatura del Partito-Stato, l’annichilimento dell’individuo e il soffocamento di ogni anelito di libertà.
Dunque, anche Russell – sostiene Pecora – «che pure entrava sovente nel sacrario delle libertà, non volle mai iniziarsi al primo dei suoi segreti, quello in forza del quale la proprietà privata e il mercato di concorrenza sono il presupposto necessario (ancorché non sufficiente) dei diritti civili e politici» (p. 34).
Nella seconda parte del volume viene saggiata la consistenza dello scetticismo di Russell, «uno scetticismo – secondo Pecora – mai pago di se stesso, sempre un po’ impacciato e reticente» (p. 132). Di fatto, Russell percorre in maniera incostante il sentiero scettico e spesso svolta verso la strada opposta, specie quando crede di dover trovare un fondamento razionale all’opzione socialista. «Per Russell il socialismo – come argomenta Pecora – non è più (solo) il palpito della fraternità con gli umili; è la scienza esatta per redimere dal male; è il teorema del bene; non un sentimento ma una tesi scientifica, dunque, dimostrabile a tutti e che tutti comprendono solo che possano o vogliono ragionare» (p. 129). Da tener presente che il passaggio di Russell tra le file del laburismo inglese avviene intorno al 1916, cioè nel pieno della Grande guerra.
La Prima guerra mondiale mostrava la regressione umana verso la bestialità più feroce. Ma per Russell la malvagità poteva essere estirpata dall’animo degli uomini. «Sono convinto – diceva Russell – che una volta che il mondo fosse libero dal terrore della guerra, esso troverebbe col tempo il modo di imbrigliare la ferocia dei suoi governanti, indipendentemente dalla forma di governo e dal sistema economico».
Giungiamo così alla parte che abbiamo definito “più una”. Pecora dispone questa parte nelle note per conservare la coerenza interna del volume ma anche per attirare l’attenzione del lettore. In questo scrigno “semi-nascosto”, Pecora esamina il pacifismo russelliano, oscillante tra un oggettivismo conclamato e «un soggettivismo poco sorvegliato e anche poco consapevole di se stesso» (p. 234).
La pace, la libertà e la redenzione costituiscono il tripode su cui poggia il pensiero di Russell; ma si tratta di un tripode traballante, perché capita spesso che la libertà ceda di fronte alla pace, giudicata il sommo bene. Sopprimere la libertà a costo della pace? Oppure conservare la libertà dichiarando guerra ai liberticidi? Sono queste le domande che si dividono Russell. Domande che oggi attanagliano l’Occidente, perennemente in bilico tra il razionalismo e il messianismo, tra la sacralità dell’individuo e il comunitarismo antico.
Vito Varricchio è docente a contratto di Storia delle dottrine politiche all'Università degli Studi del Sannio e di Storia e istituzioni dell'Africa all'Università Niccolò Cusano. Inoltre, svolge compiti di didattica integrativa presso la LUISS Guido Carli.