L’ordine internazionale costruito intorno alla supremazia statunitense, consolidatosi nel secondo dopoguerra, appare oggi indebolito in modo strutturale, principalmente per colpi che la potenza cardine del sistema si è auto inflitto. Le basi su cui si fondava – primato economico, potere militare, influenza diplomatica e capacità di leadership multilaterale – sono messe in discussione sia dall’interno che dall’esterno. La politica estera americana degli ultimi anni, segnata da oscillazioni e isolazionismi, ha danneggiato in modo duraturo l’asset più prezioso e difficile da costruire: la fiducia degli alleati; mentre la crescita economica e militare di nuove potenze ha reso più difficile la gestione cooperativa delle crisi globali. L’epoca in cui Washington era in grado di costruire consenso intorno a norme valide erga omens sembra conclusa, senza che vi sia una nuova architettura pronta a sostituirla. L’instabilità che ne deriva non è una parentesi, ma un nuovo quadro operativo con cui tutti gli attori internazionali devono misurarsi e che ha nella frammentazione politica la sua chiave di lettura.
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