L'espressione "What's past is prologue" compare per la prima volta nell'opera teatrale "La tempesta" di William Shakespeare, composta tra il 1610 e il 1611. Nell'Atto II, Scena I, il personaggio di Antonio pronuncia questa frase durante un dialogo con Sebastian, fratello del Re di Napoli. Nel contesto originale, l'affermazione assume una connotazione cinica e manipolatoria: Antonio sta insinuando che gli eventi passati hanno gettato le basi per future azioni malvagie, in particolare per l'usurpazione del trono. Shakespeare si avvale di questa metafora teatrale per evidenziare come il passato funga da introduzione o antefatto per le azioni future, paragonando la storia a un prologo che precede l'atto principale di un'opera teatrale.
Nel corso dei secoli, l'interpretazione di questa frase ha subito una notevole evoluzione, acquisendo spesso una valenza più positiva. Dall'originale contesto fatto di complotti e tradimenti, è giunta a simboleggiare l'idea che la storia sia fondamentale per comprendere e affrontare il presente e il futuro. Questa nuova lettura sottolinea l'importanza di trarre insegnamento dal passato e di considerarlo come una preparazione per ciò che verrà. La frase ha assunto una tale rilevanza culturale da essere incisa sull'edificio degli Archivi Nazionali a Washington D.C., ribadendo il valore della conservazione dei documenti storici. Oggigiorno, "What's past is prologue" viene frequentemente citata in ambito accademico, politico e filosofico per rimarcare il ruolo cruciale della conoscenza storica nella comprensione del presente e nella pianificazione del futuro.
La frase "What's past is prologue" tuttavia può essere ulteriormente approfondita per abbracciare il ruolo dell'individuo nel panorama storico. Se la storia funge da prologo, allora il presente si trasforma nel palcoscenico su cui ogni persona è chiamate a interpretare il proprio ruolo: la storia ha allestito la scena perchè ogni individuo possa compere la propria parte. Ogni individuo si ritrova quindi a dover incarnare una parte unica, tessendo la propria trama all'interno di un contesto prestabilito ma non immutabile. La consapevolezza storica si rivela così uno strumento fondamentale per decifrare le dinamiche del "palcoscenico" su cui ci si muove. In quest'ottica, la storia non si limita a essere un prologo passivo, bensì un elemento vivo che influenza e modella le opportunità del presente, esortando ognuno a diventare non solo interprete, ma anche co-autore del dramma in perenne divenire della vita umana. L’espressione "What's past is prologue" diventa quindi un potente simbolo della relazione dialettica tra passato e presente, tra determinismo e libero arbitrio, sul ruolo dell'individuo come agente attivo nel flusso della storia.