Come Trump tradisce l'America
Durante la Seconda guerra mondiale, il timore di attacchi diretti spinse Washington a rafforzare la propria difesa ben oltre i confini nazionali, riconoscendo che la protezione del suolo americano dipendeva dalla stabilità di territori chiave come la Groenlandia, il Canada e l’Oceano Pacifico. Nel dopoguerra, questa consapevolezza portò alla creazione di un sistema di alleanze duraturo, dalla NATO ai patti di sicurezza con il Giappone e la Corea del Sud, volto a mantenere il controllo sui due rimland euroasiatici. Oggi, questa visione è messa in discussione dall’approccio transattivo di Donald Trump, che riduce la difesa alle logiche economiche di breve respiro e propone una politica in cui la protezione americana diventa una merce di scambio, come dimostrato dallo scontro con Zelensky sulla guerra in Ucraina e sulla fornitura di terre rare. Se in passato gli Stati Uniti hanno compreso che la loro sicurezza era indissolubilmente legata a quella degli alleati, l’orientamento attuale sembra riproporre un’illusione isolazionista, con il rischio di minare la loro posizione di potenza globale. Andiamo nel dettaglio.
Lo scontro tra due visioni dell'ordine internazionale: Zelensky vs Trump (Casa Bianca, 28 febbraio 2025)
The Atlantic (non a torto) ha definito quello di Trump e di Vance alla Casa Bianca un agguato nei confronti di Zelensky. Che la cosa sia riuscita, vista anche la reazione di sdegno globale, è tutto da vedere. C’è un punto però che emerge in modo abbastanza chiaro e cioè che a scontrarsi sono state (anche) due visioni ben distinte dell’ordine internazionale e delle relazioni internazionali. Proviamo a fare qualcosa considerazione.
Punti cardinali
Si tratta di schede fedeli ed accurate, redatte da Stroncature, di testi recenti di saggistica pubblicati all’estero, di solito non ancora tradotti in italiano. La sezione comprende anche schede dettagliate di grandi classici di diverse discipline. Il fine è quello di dare al lettore un quadro completo dei libri selezionati. Tutti i testi sono in italiano.
"Notre homme à Washington: Trump dans la main des Russes" di Régis Genté
Nel suo saggio Notre homme à Washington: Trump dans la main des Russes, Régis Gente analizza le molteplici connessioni tra Donald Trump e la Russia, esaminando indizi di collusione che suggeriscono un'influenza significativa di Mosca sull'ex presidente degli Stati Uniti. Il libro esplora come Trump, fin dagli anni '80, sia apparso sul radar dei servizi russi, diventando un obiettivo potenziale per il reclutamento e l'utilizzo come "agente d'influenza". L'autore esamina le relazioni di Trump con figure chiave della mafia rossa e oligarchi russi, nonché il ruolo della Deutsche Bank nel riciclaggio di denaro di origine sconosciuta, potenzialmente legato a interessi politici russi. L'opera si propone di decifrare i legami tra Trump e la Russia per comprendere le implicazioni sulla politica americana ed europea.
"Attack from Within: How Disinformation Is Sabotaging America" di Barbara McQuadec
Attack from Within: How Disinformation Is Sabotaging America di Barbara McQuade è una analisi dei molteplici aspetti della disinformazione e il suo impatto sulla società americana. Il libro analizza come la disinformazione viene utilizzata come strumento per erodere la democrazia, mettendo in luce le tattiche degli autoritari, le vulnerabilità degli Stati Uniti e le possibili soluzioni per contrastare questo fenomeno.
"The Tragedy of Great Power Politics" di John J. Mearsheimer
In The Tragedy of Great Power Politics, John J. Mearsheimer presenta una teoria di realismo offensivo, sostenendo che le grandi potenze sono intrinsecamente aggressive e cercano di massimizzare la loro quota di potere nel sistema internazionale. Mearsheimer analizza le relazioni tra le grandi potenze dal 1792, esaminando le cause della guerra e le strategie di sopravvivenza in un mondo anarchico. Il libro offre una prospettiva pessimistica sulle dinamiche internazionali, sfidando le teorie liberali e proponendo una visione strutturale del comportamento degli stati. L'autore combina logica teorica e analisi storica per sostenere che la ricerca del potere è una costante nella politica delle grandi potenze.