Chi si è occupato un po’ della logica che governa la transizione da un regime all’altro sa che c’è bisogno di un perno su cui tutto possa ruotare. Un perno che attui il regicidio e governi la transizione. Questo compito possono svolgerlo attori diversi, ma per riuscire è necessario che ci siano le forze armate e i servizi di sicurezza. Questo vuol dire che pensare che Putin possa cadere perché gli oligarchi gli si rivoltano contro non ha molto senso. È improbabile che qualcuno degli oligarchi possa avere una presa significativa sulle forze armate o sui servizi di sicurezza ed è improbabile che possano armare un loro esercito (alla Ottaviano per dire).
Ora, in questi giorni sono emersi due punti interessanti, che qui si è deciso di prendere in considerazione solo dopo che sono stati ripresi da due organi di stampa affidabili, come il Washington Post e il Financial Times.
Il primo, quello più impressionante, è comparso ieri sul Washington Post e riferisce di un attentato alla vita del presidente Zelensky da parte di russi che sarebbe stato sventato grazie a una soffiata da parte del servizio segreto russo, l’FSB, alle forze armate ucraine (Assassination plot against Zelensky foiled and unit sent to kill him ‘destroyed,’ Ukraine says). Che Zelensky sia un obiettivo strategico è indubbio, senza di lui è possibile che l’intera resistenza collassi o subisca un colpo durissimo.
La notizia è di fonte ucraina e viene da Oleksiy Danilov, segretario del Consiglio per la Sicurezza e Difesa Nazionale, organo presieduto da Zelensky, e a cui compete la supervisione di tutte le attività in materia di servizi di informazione e di difesa. Danilov nel corso di una diretta TV avrebbe detto quanto segue: “Eravamo al corrente dell'operazione speciale delle truppe di Kadyrov che avrebbero dovuto eliminare il nostro presidente. Posso dire che abbiamo ricevuto informazioni dall'FSB, che oggi non vuole prendere parte a questa sanguinosa guerra”.
L’altra cosa interessante è una analisi fatta dal Royal United Services Institute (RUSI) e ripresa dal Financial Times (Intelligence failures hamper Russia’s Ukraine mission). Prima di andare oltre conviene fare un passo indietro. Nei giorni scorsi si è sostenuta l’idea che Putin avesse creduto alle sue stesse fantasie sul fatto che Zelensky sarebbe scappato alla prima fucilata e che la popolazione avrebbe accolto i russi come liberatori. Ora, qui si è detto che Putin potrebbe essersi convinto delle sue percezioni perché, come accade in ogni sistema autocratico, si sarebbe circondato di persone inette o troppo spaventare per contraddirlo.
Ma ci potrebbe essere anche un’altra ipotesi (con tutti i condizionali possibili del caso). All’inizio di febbraio del 2022 i servizi russi avrebbero tastato il polso dell’Ucraina per capire come avrebbe reagito in caso di invasione. Stando a quanto riporta il RUSI chi avrebbe fornito alla leadership politica i dati sulla situazione in Ucraina (forza militare, forza del governo e morale dei cittadini) sarebbe stato ovviamente l’FSB, nello specifico si tratterebbe del 9° Direttorato del 5° Servizio del FSB. Il 5° Servizio ha il compito di raccogliere informazioni nei paesi dell’ex blocco sovietico, quello che è ora il “near abroad”; e il 9° Direttorato si occupa proprio di Ucraina.
E che avrebbero detto a Putin? Gli hanno detto che il morale degli ucraini era basso, che le aspettative negative per il futuro erano alte, così la loro sfiducia nei confronti di un presidente che prima dell’invasione aveva un tasso di gradimento bassissimo. Sulla base di questi dati, Putin, che non aspettava altro, avrebbe deciso di invadere. Senza però considerare quale sarebbe stata la reazione della popolazione, del governo e delle forze armate (su cui molto si era investito dopo il 2014) dopo che un’invasione si fosse verificata.
Ora i servizi non hanno considerato questa cosa per inettitudine o perché non volevano che Putin la considerasse? Per dirla diversamente, qua due sono le cose: o l’FSB non ha fatto bene il suo lavoro, facendo delle analisi corrette della situazione in Ucraina o hanno riferito male, volutamente, a Putin quale era la situazione nel Paese.
Il primo caso rientrerebbe nell’ipotesi di un Putin circondato da inetti e Yes Man che dicono al capo solo quello che vuole sentirsi dire. Il secondo caso direbbe di una diversa agenda politica perseguita dai servizi rispetto a quella putiniana. È chiaro che qui si cammina sulle uova e, conviene ripeterlo, è necessario usare tutti i condizionali del caso. Ma a puro titolo di esercizio speculativo, si può fare qualche ipotesi. Come quella che segue.
Che Putin volesse passare alla storia per essere stato quello che aveva riportato l’Ucraina all’interno della Russia era noto a tutti. Il che vuol dire che è possibile che fosse sufficiente solo una spinta gentile perché si lanciasse nella folle invasione dell’Ucraina. Continuando a ragionare (o sragionare) lungo questa linea allora, si potrebbe fare l’ipotesi che questa è l’occasione di cui i servizi si servirebbero per fiaccare la leadership militare fedele a Putin all’interno delle forze armate, indebolire lo stesso Putin, fomentare il malcontento della popolazione e provare un cambio di regime. Per dirla diversamente, l’FSB ha fatto Putin, l’FSB lo starebbe deponendo? E se si stesse anche scommettendo su Navalny, che dal carcere (e la cosa è singolare) lancia un appello alla ribellione?
Fantasie, si dirà. Ed è indubbio. Certamente la notizia del salvataggio di Zelensky da parte dei russi è difficile da confermare, perché viene da parte ucraina. Ma resta molto interessante lo stesso, perché è possibile che gli ucraini sentano che là c’è una faglia che potrebbe essere utile alla loro causa.
Fantasia dunque? Possibile. Ma una cosa è certa. Per fare un colpo di Stato serve la forza, per rovesciare quelli che ci sono e per poter controllare il paese. Senza le forze armate e senza i servizi di sicurezza non si va da nessuna parte.
Analisi interessante. Effettivamente sono due cose strane: gli ucraini dicono che debbono ai servizi russi la vita del loro presidente, e il più odiato oppositore di Putin trasmette dal carcere un videomessaggio che arriva in tutto il mondo.
Sul primo punto, è chiaro che la notizia è di parte e di attendibilità molto molto dubbia, però: se è vero, perché lo dicono? Chiaramente brucerebbero la loro fonte e sarebbe un'idiozia. Ma se non è vero, perché lo dicono? per seminare zizzania tra i russi? Sarebbe un po' ingenuo, quanto meno. E se volessero invece proprio proteggere la loro vera fonte chiamandone in causa un'altra falsa? Per esempio, una fonte interna alle forze armate russe, o ai servizi diplomatici. Probabilmente non si saprà mai.
Il caso di Navalny è ancora più strano, se possibile. Putin lo odia e teme tanto che ha cercato di farlo ammazzare. Ciò nonostante in prigione può vedere gente, registrare videomessaggi e farli arrivare all'esterno. Normale disorganizzazione e stupidità burocratica, per cui chi doveva controllare non ha controllato? Corruzione di qualche agente o funzionario? Oppure qualcuno voleva che il messaggio di Navalny venisse fuori. Non è un messaggio decisivo, non sarà Navalny a far fuori Putin. ma attraverso di lui qualcuno può aver voluto mandare un segnale. Non escluderei neppure una mossa subdola di Putin e dei suoi, per far venire gli oppositori allo scoperto. Non c'è dubbio che c'è una guerra segreta, come in tutte le guerre, e che anche i servizi occidentali staranno lavorando alla grande in questi giorni.
E senza i soldi (quelli degli oligarchi compresi) non si hanno le forze armate, come mirabilmente illustra Niall Ferguson nella sua storia economica della guerra.