Nei giorni scorsi hanno destato grande apprensione le parole del portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che nel corso di una intervista alla CNN alla domanda sulla possibilità che la Russia utilizzi armi nucleari risponde: “La Russia utilizzerà armi nucleari solo se la sua stessa esistenza fosse minacciata”. La frase, che a prima vista potrebbe sembrare minacciosa, in realtà, con tutte le accortezze del caso, potrebbe non esserlo. Ma per poter sostenere questa tesi bisogna fare una riflessione storica.
La bomba e la guerra fredda
Negli anni della guerra fredda si chiamava MAD, Mutual Assured Destraction e cioè il principio della distruzione reciproca o equilibrio del terrore. Era cioè l’idea che da uno scontro nucleare tra le due super potenze nessuna ne sarebbe uscita vincitrice. Il che di fatto impediva l’uso dell’arma atomica, calmierava le tensioni tra Mosca e Washington e rendeva troppo pericoloso uno scontro diretto tra le due grandi potenze, di qui il proliferare di una serie di guerre minori combattute per procura o in maniera indiretta.
L’equilibrio del terrore si basava su un assunto, e cioè che nessuna delle due super potenza sviluppasse dei sistemi anti-missile in grado di mettere Washington o Mosca al riparo da un attacco dell’altra superpotenza. L’idea è semplice: se io ho uno scudo che mi protegge, allora potrei tentare di attaccare per primo (first strike), sapendo che l’altro se risponde (second strike) non può farmi niente. Di qui la firma nel 1972 del trattato Anti-Ballistic Missile con il quale Mosca e Washington si impegnavano a non costruire sistemi in grado di bloccare i missili balistici dell’altro.
Può essere interessante notare che il trattato originariamente consentiva due eccezioni. Vale a dire i due paesi potevano schierare a terra sistemi di difesa antimissile con 100 intercettori ciascuno. Un sito a difesa della capitale, l’altro per proteggere una base militare dove erano installati i missili balistici intercontinentali (ICBM). In un protocollo firmato il 3 luglio 1974, le due parti dimezzarono il numero delle difese consentite. L'Unione Sovietica scelse di mantenere il suo sistema di difesa missilistica intorno a Mosca, mentre gli Stati Uniti scelsero di proteggere una base di ICBM nei pressi di Grand Forks, nel North Dakota.
Il MAD, garantito dal trattato ABM, si completa con un altro principio. Posto che le due super potenze hanno armi nucleari tali da potersi distruggere a vicenda e posto che nessuna delle due può costruirsi uno scudo tale che la metta al sicuro, che cosa succede nel caso comunque una delle due parti dovesse attaccare? E qui interviene il principio del second stike. La parte attaccata deve essere nelle condizioni di resistere a un primo colpo (first strike) ed essere in grado di contrattaccare (second strike per l’appunto).
Il 13 dicembre 2001, George W. Bush notifica alla Russia il ritiro degli Stati Uniti dal trattato, in conformità con la clausola che richiedeva un preavviso di sei mesi prima della risoluzione del patto. Il ritiro americano pone fine al divieto di creare sistemi anti-missile.
Veniamo ora alle dottrine di impiego. Negli anni, infatti, tutte le potenze nucleari hanno elaborato una serie di dottrine per chiarire (in nome della deterrenza) in quali occasioni si riservano di ricorrere all’uso dell’arma atomica.
La dottrina nucleare russa
Come si è visto in precedenza, superata la prima fase della guerra fredda, quella per semplificare della “Rappresaglia massiccia”, a partire dagli anni 60 sia Mosca che Washington si adeguano alla dottrina del No-First-Use e a quella che viene definita la “Risposta flessibile”. Nel primo caso (Massive Retaliation) ad attacco convenzionale si può rispondere con armi atomiche, nel secondo caso (Flexible Response) ad attacco convenzionale si risponde con armi convenzionali; ad attacco nucleare con armi nucleari. Con la firma dell’ABM tutti e due i paesi aderiscono alla dottrina del No-First-Use: nessuno dei due farà mai ricorso per primo all’arma atomica.
Le cose cambiano con la fine della guerra fredda. Nel 1993, la Russia, vista la situazione di grande debolezza delle proprie forze convenzionali, rigetta la dottrina del No-First-Use, e fa delle forze nucleare un punto cardinale del proprio sistema di sicurezza e difesa. Nel 1997 nel suo National Security Concept Mosca prevede l’uso di armi nucleari “in caso di minaccia all'esistenza della Federazione Russa come Stato sovrano indipendente.” Vale la pena far notare che siamo prima dell’arrivo di Putin e queste sono le parole di Peskov1.
Nel giugno 2020, Mosca pubblica un nuovo documento, intitolato On Basic Principles of State Policy of the Russian Federation on Nuclear Deterrence, che individua le circostanze e il tipo di minacce che potrebbero portare le autorità di Mosca a fare ricorso alla bomba. La nuova dottrina abbassa la soglia per l'uso di armi nucleari al di sotto di quanto affermato nel concetto di sicurezza nazionale emesso nel 19972. Mentre il National Security Concept del 1997, come si è detto, concepiva l’uso della bomba, come si è visto, solo "in caso di minaccia all'esistenza della Federazione Russa", la nuova dottrina consente l'uso di armi nucleari "in risposta all'aggressione su larga scala con armi convenzionali in situazioni critiche per la sicurezza nazionale della Federazione Russa". Afferma, inoltre, esplicitamente per la prima volta che la Russia "si riserva il diritto" di utilizzare armi nucleari per rispondere ad attacchi con "armi di distruzione di massa"3. Nello specifico nel testo, al punto 8, si legge:
La Federazione Russa si riserva il diritto di utilizzare armi nucleari in risposta all'uso di armi nucleari e altri tipi di armi di distruzione di massa contro di essa e (o) suoi alleati, nonché in risposta ad aggressioni su larga scala utilizzando armi convenzionali in situazioni critiche alla sicurezza nazionale della Federazione Russa.
La Federazione Russa non utilizzerà armi nucleari contro gli Stati parte del Trattato di non proliferazione che non possiedono armi nucleari, tranne in caso di attacco alla Federazione Russa, alle Forze armate della Federazione Russa o ad altre truppe, ai suoi alleati o a uno Stato in cui ha impegni in materia di sicurezza che vengono eseguiti o sostenuti da uno stato senza armi nucleari congiuntamente o nel contesto di impegni alleati con uno stato con armi nucleari4.
Nel documento si legge anche che Mosca "considera le armi nucleari esclusivamente come mezzo di deterrenza" e che la deterrenza serve a mantenere una forza nucleare in grado di garantire “la protezione della sovranità nazionale e integrità territoriale dello Stato e la capacità di scoraggiare un potenziale avversario dall'aggressione della Federazione Russa e/o dei suoi alleati”.
Se così stanno le cose, con tutti i condizionali e le accortezze del caso o Peskov era poco informato della evoluzione della dottrina strategica del proprio paese o stava lanciando un messaggio, e cioè che esiste una posizione dello Stato russo che è diversa da quella di Putin. Il capo del Cremlino, infatti, dando inizio alle operazioni militari aveva, in maniera del tutto eterodossa, minacciato l’utilizzo dell’atomica contro chi si fosse schierato contro Mosca ("conseguenze mai viste"). Un’uso offensivo dell’atomica che non ha precedenti.
Se così stanno le cose, forse, con tutti i condizionali possibili, si potrebbe ipotizzare che la precisazione di Paskov può dire di un primo scollamento tra la posizione di Putin e quella dello Stato russo. Il che vorrebbe dire che l'establishment russo non userebbe la bomba per salvare il regime di putiniano.
Si veda “Comparison of the Russian Military Doctrine 1993, 2000, 2010, and 2014,” Offiziere.ch, undated, https://www.offiziere.ch/wp-content/uploads-001/2015/08/Comparison-of-the-Russian-Military-Doctrine-1993-2000- 2010-and-2014.pdf.
Nikolai Sokov, “Russia’s 2000 Military Doctrine,” Nuclear Threat Initiative, undated, https://www.nti.org/analysis/ articles/russias-2000-military-doctrine/.
Nikolai Sokov, Russia Clarifies Its Nuclear Deterrence Policy, Vienna Center for Disarmament and NonProliferation, Vienna, Austria, June 3, 2020, https://vcdnp.org/russia-clarifies-its-nuclear-deterrence-policy/.
Ministry of Foreign Affairs of the Russian Federation, On Basic Principles of State Policy of the Russian Federation, Moscow, June 2, 2020, https://www.mid.ru/en/web/guest/foreign_policy/international_safety/disarmament/-/ asset_publisher/rp0fiUBmANaH/content/id/4152094.
Ricostruzione interessante. Queste osservazioni e precisazioni però "tengono" in un quadro di relazioni improntate al reciproco rispetto ed alla fiducia reciproca. Condizioni difficili da ritrovare nella situazione attuale di crisi, in cui anche le dichiarazioni dei massimi vertici dello Stato russo sono spesso orientate a disinformare e a prendere tempo.
Grazie. Mi avete spiegato cose di cui avevo solo una nozione vaga.
Certo restano sempre i dubbi legati alla interpretazione inevitabilmente unilaterale dei termini (cosa si intende per « attacco » per esempio), dato che alla fine non siamo in tribunale, e tutto dipende dal clima in cui le decisioni vengono prese e soprattutto da « chi ».