Il testo è tratto dall’articolo scientifico “Milano e il ‘caro pane’: cosa possiamo imparare da una crisi di fine Ottocento”, a firma dei professori Enrico Guarini, Francesca Magli e Mauro Rizieri Giuseppe Martinelli, docenti presso il Dipartimento di Scienze Economico-Aziendali e Diritto per l’Economia (Di.SEA.DE) dell’Università di Milano-Bicocca, rielaborato in forma divulgativa per favorirne la diffusione e la comprensione al di fuori dei contesti accademici.
Realizzato nell’ambito della partnership per la Terza Missione tra Stroncature e il Di.SEA.DE dell’Università di Milano-Bicocca, questo contributo si propone di rendere accessibile al pubblico non specialista un tema tanto storico quanto attuale: le reazioni delle amministrazioni locali alle crisi economiche e sociali, con particolare riferimento al caso milanese del caro pane tra il 1860 e il 1898.
La rielaborazione divulgativa dell’articolo si inserisce tra le attività promosse da Stroncature per la Terza Missione, che comprendono anche video, podcast, infografiche e altri contenuti ispirati alla ricerca accademica.
Riferimento originale:
Guarini, E., Magli, F., Martinelli, M. R. G. (2025). Milano e il “caro pane”: cosa possiamo imparare da una crisi di fine Ottocento. In corso di pubblicazione.
Nel corso dell’Ottocento, Milano fu teatro di numerose proteste legate all’aumento del prezzo del pane, culminate nei drammatici moti del 1898. In un momento di grande trasformazione sociale e urbana, il Comune si trovò a dover bilanciare due esigenze: da un lato il controllo del malcontento popolare, dall’altro la necessità di mantenere stabile il proprio bilancio.
Uno studio condotto dai professori Enrico Guarini, Francesca Magli e Mauro Rizieri Giuseppe Martinelli, dell’Università di Milano-Bicocca, ha analizzato in profondità questi eventi, esaminando documenti d’archivio del Comune di Milano dal 1860 al 1898. L’obiettivo? Capire come le amministrazioni locali reagiscono alle crisi e in che modo l’uso di informazioni contabili può aiutare a prendere decisioni più efficaci e tempestive.
Dall’analisi emerge come, nonostante la consapevolezza del problema, il Comune di Milano abbia spesso risposto alle crisi del prezzo del pane in modo tardivo e poco incisivo. Le misure più decisive, come l’abolizione dei dazi su pane e farine, arrivarono soltanto dopo che le tensioni sociali erano sfociate in violente proteste, culminate nei moti del 1898. Prima di allora, le risposte erano state frammentarie e in molti casi solo reattive.
Come sottolineano gli autori, già a partire dagli anni Sessanta dell’Ottocento, l’amministrazione comunale disponeva di strumenti contabili piuttosto avanzati, utilizzati per stimare l’impatto delle politiche fiscali sui prezzi dei beni di prima necessità. In particolare, lo studio condotto nel 1879 sull’industria della panificazione rappresenta un esempio pionieristico di utilizzo dei dati economici per regolare un mercato strategico come quello del pane. I panificatori furono coinvolti in una rilevazione sistematica dei costi, dei processi produttivi e dei margini di vendita, con l’obiettivo di capire se fosse possibile intervenire sui prezzi senza compromettere l’equilibrio economico del settore. Si trattava, in sostanza, di un approccio analitico e trasparente che, per metodo e rigore, anticipava alcune delle logiche oggi utilizzate nelle autorità pubbliche per stabilire tariffe e prezzi equi in settori regolati come l’energia o i trasporti.
Tuttavia, l’esistenza di questi strumenti non bastò a garantire risposte tempestive. Il motivo principale risiedeva nelle scelte politiche: la classe dirigente milanese dell’epoca, ispirata a un liberalismo attento al pareggio di bilancio, mostrava grande cautela nel mettere in discussione l’assetto fiscale esistente, per timore di gravare sulle fasce più agiate della popolazione. Questo portò a una persistente inerzia decisionale, che limitò fortemente la capacità di anticipare le crisi.
La lezione che si può trarre da questa vicenda è ancora attuale. La capacità di reagire in modo efficace a uno shock, come quello generato dall’aumento del prezzo del pane, dipendeva non solo dalla gravità dell’emergenza, ma anche dal modo in cui il Comune raccoglieva, interpretava e utilizzava le informazioni a disposizione. Anche oggi, le amministrazioni pubbliche possono dotarsi di strumenti sofisticati per leggere la realtà e simulare scenari alternativi, ma senza una volontà politica chiara, capace di trasformare i dati in decisioni concrete, la capacità di risposta resta bloccata. Il delicato equilibrio tra stabilità finanziaria e attenzione ai bisogni sociali continua a rappresentare una sfida per ogni governo locale.
Il lavoro degli autori aiuta a comprendere come le amministrazioni pubbliche possono migliorare la propria capacità di risposta alle crisi attraverso un uso strutturato delle informazioni contabili e non contabili. Lo studio mostra che l’analisi dei dati, se ben organizzata e messa al servizio delle decisioni, consente scelte più tempestive ed evitare un’escalation dei conflitti sociali.


