Punti cardinali #42
Punti Cardinali è il servizio di Stroncature dedicato alla selezione, analisi e sintesi dei più importanti saggi pubblicati all’estero, in lingua originale, e non ancora tradotti o distribuiti in Italia. Per ogni testo viene redatta una scheda dettagliata e approfondita che consente di accedere a tutti i contenuti del libro, alle sue tesi, concetti ed argomentazioni, in modo completo.
I vantaggi sono enormi. In breve tempo è possibile accedere ai contenuti completi di testi di saggistica di grande complessità e di difficile accesso, potendo spaziare dalle scienze sociali a quelle della natura, e facendo così propri in modo facile ed economico i frutti della ricerca dei maggiori studiosi e studiose e delle più prestigiose case editrici a livello globale, come se si fosse letto l’intero libro.
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“The Small Stuff of Roman Antiquity” di Emily Gowers (Oxford University Press, 2025)
Il volume The Small Stuff of Roman Antiquity, pubblicato da Oxford University Press nel 2025 e firmato da Emily Gowers, nota classicista dell’Università di Cambridge, propone un’analisi originale e rigorosa della dimensione minuta della civiltà romana. L’autrice concentra l’attenzione su ciò che la tradizione accademica ha spesso ritenuto marginale o irrilevante: oggetti d’uso quotidiano, frammenti materiali, residui testuali, dettagli corporei e gesti ordinari. La sua tesi di fondo è che per comprendere in profondità il mondo romano non sia sufficiente studiare le grandi istituzioni, le opere monumentali o la letteratura canonica, ma occorra rivolgere lo sguardo al piccolo, a ciò che sembra trascurabile ma racchiude il senso concreto della vita antica. L’approccio adottato, che intreccia filologia, archeologia e antropologia culturale, restituisce una prospettiva microanalitica capace di far emergere nuove forme di significato da ciò che la storiografia tradizionale ha relegato ai margini. Attraverso la paziente osservazione di frammenti e dettagli, Gowers mostra come le tracce minori contengano una conoscenza implicita dei valori morali, delle abitudini mentali e delle strutture sociali di Roma. L’obiettivo non è solo rivalutare il mondo del quotidiano, ma anche interrogare criticamente la disciplina stessa degli studi classici, mettendo in discussione la gerarchia che separa il grande dal piccolo, l’alto dal basso, la forma compiuta dal frammento.
“Ethnicizing Europe” a cura di Éva Kovács, Raul Cârstocea e Gábor Egry (Purdue University Press, 2025)
Ethnicizing Europe: Hate and Violence After Versailles, pubblicato da Purdue University Press nel 2025 e curato da Éva Kovács, Raul Cârstocea e Gábor Egry, è un volume collettaneo che analizza le dinamiche di violenza etnica e di costruzione dell’identità nazionale in Europa dopo la Prima guerra mondiale. L’obiettivo principale del libro è comprendere come la dissoluzione degli imperi multinazionali e la ridefinizione dei confini politici seguita al Trattato di Versailles abbiano trasformato la diversità etnica da elemento strutturale della vita sociale a fattore di esclusione e persecuzione. Gli autori riuniscono contributi di storici, sociologi e politologi che esaminano casi specifici in Europa centrale, orientale e sudorientale, evidenziando le modalità con cui le nuove élite statali hanno prodotto processi di “etnicizzazione” dello spazio politico e sociale. L’impostazione è interdisciplinare e comparativa: le analisi storiche sono accompagnate da riflessioni teoriche sui concetti di nazionalismo, cittadinanza, minoranza e appartenenza. Il volume si inserisce nel filone di studi che rilegge il periodo interbellico come laboratorio di modernità politica e violenza amministrata, in continuità con i lavori di Rogers Brubaker, Mark Mazower e Pieter Judson. La tesi di fondo è che il sistema di Versailles, pur fondato su principi liberali e di autodeterminazione, abbia generato strutturalmente le condizioni per la discriminazione sistematica e l’odio etnico, rendendo l’Europa del primo dopoguerra una matrice di violenze che anticipano quelle del secondo conflitto mondiale.
“Luther and the Peasants” di Kenneth G. Appold (Fortress Press, 2025)
Il volume Luther and the Peasants, pubblicato da Fortress Press nel 2025, esamina uno dei momenti più drammatici e rivelatori della Riforma protestante: la rivolta dei contadini tedeschi del 1524-1525 e la controversa posizione assunta da Martin Lutero di fronte a quella crisi. Kenneth G. Appold, storico della teologia e docente al Princeton Theological Seminary, analizza l’episodio come un banco di prova della Riforma stessa, in cui si manifestano insieme il potenziale politico della teologia luterana e i suoi limiti morali. L’intento dell’autore è comprendere come un movimento nato per riformare la fede e la coscienza sia stato interpretato dal popolo come giustificazione di una rivoluzione sociale. Appold adotta un approccio storico-teologico che intreccia l’analisi delle fonti, il contesto economico e politico e la ricezione popolare del pensiero di Lutero. Il suo metodo è critico ma non polemico: il libro non mira a giudicare Lutero, bensì a capire come le sue parole abbiano potuto ispirare sia la speranza di un riscatto collettivo sia la repressione più dura della rivolta.
“How We Learn: Why Our Brains Learn Better Than Any Machine... for Now” di Stanislas Dehaene (Penguin Random House, 2021)
Il volume How We Learn: Why Our Brains Learn Better Than Any Machine... for Now, pubblicato nel 2021 da Viking, divisione di Penguin Random House, rappresenta la sintesi più matura della ricerca neuroscientifica di Stanislas Dehaene, professore al Collège de France e tra i massimi esperti mondiali di cognizione, linguaggio e apprendimento. Il testo si propone di spiegare come il cervello umano apprenda, quali siano i principi biologici e computazionali che lo rendono un sistema di apprendimento superiore a qualsiasi macchina attuale, e come questa conoscenza possa essere applicata per migliorare l’educazione e l’intelligenza artificiale. L’approccio è interdisciplinare: integra neuroscienze, psicologia cognitiva, intelligenza artificiale e pedagogia sperimentale. Dehaene sostiene che il cervello umano possiede un’architettura di apprendimento profondamente efficiente perché evolutivamente plasmata per trarre vantaggio dall’esperienza, dalla curiosità e dall’interazione sociale. Tuttavia, la sua superiorità sulle macchine non è ontologica, ma temporanea (“for now”), poiché l’IA, se adeguatamente modellata sui principi del cervello, potrebbe un giorno avvicinarne le prestazioni. Il libro è strutturato intorno a quattro “pilastri” del learning biologico – attenzione, attivo coinvolgimento, feedback correttivo e consolidamento – che rappresentano la base per ogni forma di apprendimento naturale e artificiale.