Il mondo come flusso: perché nulla è davvero stabile
Cosa significa dire che tutto scorre? È solo un modo poetico di descrivere il cambiamento, oppure un’affermazione scientifica sulla natura del mondo? Se osserviamo un fiume, una città o un organismo, vediamo forme che sembrano permanenti, eppure nulla in esse rimane identico a se stesso. Le cellule si rinnovano, gli edifici si trasformano, le relazioni economiche mutano. Ogni sistema vive in un equilibrio che si costruisce e si dissolve continuamente. Ma allora cos’è davvero stabile? È ancora possibile parlare di identità quando tutto cambia? La filosofia dei sistemi complessi suggerisce che ciò che chiamiamo stabilità non è una condizione naturale, ma un risultato momentaneo di processi che si autoregolano. Comprendere la complessità significa comprendere come le strutture si mantengano nel tempo non grazie all’immobilità, ma alla capacità di adattarsi. La vita, la mente, le istituzioni e i mercati non sono oggetti fissi, ma configurazioni dinamiche che esistono finché riescono a gestire il flusso continuo di energia, informazione e materia. Nulla, dunque, è davvero stabile, e proprio questa instabilità è ciò che rende possibile la continuità.
L’attenzione come infrastruttura del consenso
La capacità di attrarre e dirigere l’attenzione collettiva è divenuta un fattore centrale nei processi democratici contemporanei. Nelle società aperte odierne, l’opinione pubblica si forma in un ecosistema comunicativo saturato di informazioni digitali e flussi continui di notizie. L’attenzione, risorsa scarsa nell’era dell’abbondanza informativa, tende a concentrarsi su poche piattaforme e contenuti virali, determinando di fatto l’agenda del dibattito pubblico. Questo fenomeno solleva interrogativi sulla tenuta del consenso democratico: se un tempo il consenso poggiava su media tradizionali e istituzioni che fungevano da infrastruttura informativa comune, oggi l’equilibrio sembra essersi spostato verso dinamiche frammentate e polarizzate, dove catturare l’attenzione diventa prerequisito per orientare convinzioni e comportamenti collettivi.
“Le lezioni invisibili. Per un pensiero critico dell’insegnamento universitario” di Marcello Ghilardi
Lo scorso 13 ottobre, Stroncature ha ospitato la presentazione del libro “Le lezioni invisibili. Per un pensiero critico dell’insegnamento universitario” di Marcello Ghilardi (Mimesis, 2025). Il saggio si presenta come una riflessione appassionata e lucida sull’insegnamento, sulla scuola e sull’università contemporanea, prendendo spunto da Le città invisibili di Italo Calvino e dal suo “poema d’amore” rivolto a luoghi ormai difficili da abitare. Allo stesso modo, l’autore rivolge una dichiarazione d’amore alla scuola e all’università in un’epoca in cui modelli funzionali ed efficientisti rischiano di snaturarne la vocazione originaria. Le logiche della performance, della rendicontazione, della professionalizzazione e della raccolta fondi sembrano prevalere, rendendo “invivibili” quegli spazi che una volta erano dedicati alla formazione del sapere e della soggettività. Nel tentativo di individuare un possibile equilibrio tra innovazione didattica e fedeltà alla tradizione culturale, il saggio invita a rimettere al centro della riflessione educativa il rapporto tra saperi e soggetti. Entrambi vengono qui concepiti non come entità fisse o dogmatiche, ma come processi aperti e mutevoli, attraversati da continue trasformazioni. In questa prospettiva, il sapere non è solo trasmissione di contenuti, ma anche forma di cura, spazio critico, occasione di libertà. Un invito, in definitiva, a immaginare l’educazione come una città ancora vivibile, seppur nella sua inevitabile metamorfosi. Con l’autore dialogano: il prof. Matteo Bonazzi e la prof.ssa Silvia Vizzardelli.
Donne, diritti, cittadinanza. Una storia ‘lunga’ tra spazi, visibilità, culture, appartenenze”
Il 17 ottobre dalle ore 10 alle 13, verrà trasmesso su Stroncature l’incontro “Donne, diritti, cittadinanza. Una storia ‘lunga’ tra spazi, visibilità, culture, appartenenze”, organizzato dalla prof.ssa Giulia Vassallo presso l’Istituto San Bernardo, in via Vergine Maria 25, Casamari (FR).
L’incontro propone un percorso interdisciplinare sul tema dei diritti delle donne, osservati nel tempo e nello spazio attraverso differenti approcci culturali e scientifici.
Dalla condizione femminile nell’antica Sparta alla battaglia per il suffragio promossa da Anna Kuliscioff, fino alle prospettive offerte oggi dalle neuroscienze e dalla realtà virtuale per contrastare i bias di genere, l’appuntamento offrirà una riflessione ampia e articolata sul rapporto tra cittadinanza, genere e partecipazione.
Dopo i saluti istituzionali del prof. Mario Carta, Direttore del Dipartimento di Diritto e Società Digitale di Unitelma Sapienza, della dott.ssa Mariolina Ciarnella, Presidente di IRASE nazionale e l’introduzione della prof.ssa Giulia Vassallo, interverranno:
Rita Sassu e Stefania Golino (Unitelma Sapienza) – “La condizione delle donne nell’antica Sparta”;
Antonio Tedesco, Direttore scientifico della Fondazione Nenni – “La battaglia di Anna Kuliscioff per il voto alle donne”;
Gaetano Tieri, Professore Associato di Unitelma Sapienza – “Neuroscienze e Realtà Virtuale per il contrasto ai bias di genere”.
👉 Per partecipare da remoto è necessario registrarsi.
Licosia
Licosia è la casa editrice di Stroncature. Fondata nel 2015, si dedica esclusivamente alla pubblicazione di testi di saggistica nei campi delle scienze naturali, delle humanities e delle scienze sociali. Tutti i titoli vengono distribuiti e promossi sia in Italia sia all’estero.
La città cancellata: Storia di Picentia, della guerra di Annibale e della vendetta di Roma
Il volume ricostruisce la vicenda storica della città di Picentia, dalla sua fondazione all’annientamento da parte di Roma all’indomani della seconda guerra punica. Situata tra Salerno e Pontecagnano, Picentia rappresenta un caso paradigmatico di damnatio memoriae: una città cancellata per aver parteggiato con Annibale, i cui abitanti furono dispersi e la cui identità fu rimossa dalla tradizione. Attraverso l’analisi incrociata delle fonti letterarie, archeologiche ed epigrafiche, il libro restituisce voce a una comunità cancellata dalla storia, indagando al contempo le strategie politiche e simboliche messe in atto dalla Repubblica romana per consolidare il proprio dominio. Una riflessione sulla forza della deterrenza, sul potere della memoria e sulle forme della sua manipolazione nella costruzione del passato.
Amina: Storia e archeologia di Pontecagnano tra Etruschi, Greci e Romani
Molto prima che diventasse Picentia, Amina fu una città viva, autonoma, profondamente mediterranea. Questo libro ne racconta la storia: un centro etrusco-campano dinamico e articolato, protagonista delle rotte commerciali e dei sistemi politici dell’Italia preromana. Amina fu una città con istituzioni, templi, necropoli, modelli insediativi e forme di rappresentazione del potere proprie, che ne fanno uno dei più interessanti laboratori di civiltà dell’Italia antica. Attraverso l’analisi delle fonti archeologiche, epigrafiche e storiche, il volume ricostruisce il ruolo di Amina nella rete dei centri medio-tirrenici tra VIII e III secolo a.C., fino alla cesura imposta dalla conquista romana e alla rifondazione con il nome di Picentia.