Si tratta di ricominciare a vedere l'economia come un mezzo e non come succede oggi come un derivato finanziario scollegato dalla vita delle persone e delle comunità che lavorano. Libertà ed equità sociale.
La liberaldemocrazia, la nostra identità occidentale, ha ancora una pecca all'interno ed all'esterno che dovrà eliminare. All'interno dovrà pensare un sistema giudiziario realmente neutrale ed efficiente, all'esterno dovrà incrementare e ripulirlo da intrusi, un sistema di difesa(NATO) che protegga la sicurezza del vivere civile degli occidentali da qualsiasi potenza oligarchica militare esistente sul pianeta. Il resto sono chiacchere culturali da salotto.
Il Democracy Index ogni anno misura lo stato della democrazia in 167 Paesi (The Economist). Nel 2020 solo 22 Paesi nel mondo sono stati classificati come “democrazie complete”. Appena il 5,7 per cento della popolazione mondiale vive in questi 22 Paesi. Bennett Institute for Public Policy at the University of Cambridge:"In the mid-1990s, a majority of citizens in countries for which we have time-series data – in North America, Latin America, Europe, Africa, the Middle East, Asia and Australasia – were satisfied with the performance of their democracies. Since then, the share of individuals who are “dissatisfied” with democracy has risen by around +10% points, from 47.9 to 57.5%. This is the highest level of global dissatisfaction since the start of the series in 1995". Platone, 2400 anni fa nel libro VIII de La Repubblica: "Ecco, secondo me, come e donde nascono le tirannidi. Esse hanno due madri. Una è l’oligarchia quando, per le sue lotte interne, degenera in satrapia. L’altra è la democrazia quando, per sete di libertà e per inettitudine dei capi, precipita nella corruzione e nella paralisi.” Malgrado il "grande degrado democratico" indicato nei commenti (imperialismo, globalizzazione, turboliberismo, democrazia come merce esportabile, ecc.) le democrazie sono moralmente desiderabili come contesto abilitante l'umanizzazione del vivere, del con-vivere. Preferisco poter apprezzare, fruire, divulgare, acquistare un'opera d'arte di qualsiasi tendenza non perché starebbe bene nel mio soggiorno ma perché ha dietro di sé un'idea geniale, uno sguardo diverso, magari dissonante, nel rappresentare le emozioni umane. Per proteggere e sviluppare quel piccolo 50% del 5%. E per difenderlo: è da qui che si riparte, perché "la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare" (P.Calamandrei), a prescindere dagli obiettivi.
Penso che se è esistito negli ultimi trent'anni un paese imperialista sono stati gli USA. Finito il nemico sovietico nel 1989 gli USA hanno pensato, e si sono comportati di conseguenza, che la "storia fosse finita" (Fukujama). La Russia distrutta con l'etilista al comando di Washington, la Cina piccolina e arretrata, gli USA hanno egemonizzato economia, politica cultura, e difesa (il più grande mercante d'armi di sempre). Ma questa "Ubris" li ha fottuti. Afganistan, Irak, Libia, Siria (e qui l'orso russo si è svegliato), allargamento della NATO (da sempre strumento coloniale degli USA) verso il confine russo. Nel frattempo la Cina è diventata quello che è diventata. Alla fine di questo ragionamento voglio dire: non è il modello liberale e della società aperta che deve vincere. Quello è documentatamente e storicamente il modello vincente dove è stato applicato (Atene, Roma repubblicana, comuni italiani XII e XIII secolo, Inghilterra Cromwell, stati uniti all'inizio,). Ciò che deve essere battuto è il modello turboliberista che negli ultimi cento anni, ma senza contraltare negli ultimi trenta ha provocato solo danni economici, politici e sociali. Il mondo deve ridiventare multipolare evitando la trappola dei nazionalismi. Qui sta il difficile. Altrimenti estinzione.
Mi sembra si faccia una gran confusione tra NATO (da sempre strumento coloniale degli USA?), Stati Uniti (ci si riferisce immagino solo agli Amerikani di Bush e della sue corte di neocon?), Russia (etilista al comando di Washington? Quello che la Politokovskaya definisce l'unico riformatore dell'esercito russo?) la Cina (è diventata quello che è diventata? cioè una dittatura autarchica che incoronerà questo autunno l'uomo solo al comando?)
Il modello turboliberista fa comodo a tutte le dittature, a partire proprio dalla Cina e dalla Russia e ricordo, per inciso, che in questa ricostruzione manca l'esperienza sociale più avanzata del mondo, che è quella dell'Unione Europea, che tra burocrazie ed infingimenti vari si rivela una ambiente di democrazia, tolleranza e libertà per chi ha la fortuna di viverci da cittadino
Nella discussione politica europea si è sempre sostenuto che l'UE e la Russia sono reciprocamente dipendenti l'una dall'altra rispettivamente come acquirente e fornitore di energia. Questa “credenza”, spacciata come “teoria della dipendenza reciproca” si è consolidata negli anni nel tentativo di rendere accettabile ciò che in economia aziendale si definisce vendor lock-in.
Si discute molto sulle cause della guerra in Ucraina come conseguenza degli appetiti imperialistici, dell'ubris dell’occidente, ma si parla meno o per nulla degli effetti degli opportunismi nazionalisti e degli egoismi geopolitici europei sui propri sistemi socioeconomici. Il vendor lock-in per le aziende è la dipendenza da un prodotto, materia prima, un servizio o una tecnologia dovuta all’ affidamento a un solo fornitore o venditore: il cliente è di fatto legato a lui e ha così luogo il vendor lock-in. Tanto più quanto la fornitura è strategica per la sopravvivenza e la sostenibilità dell’ecosistema dell’impresa. Ignorare questa basica considerazione nelle strategie di sourcing non è sicuramente il risultato di razionalità decisionale.
Come dimostra lo sviluppo della “operazione speciale”, la Russia stà avendo il sopravvento in queste relazioni di fornitura. La domanda di energia, in particolare nelle economie altamente sviluppate, non è elastica in termini di prezzo. Molto semplicemente, la domanda rimane costante quasi indipendentemente dal prezzo. La teoria della dipendenza reciproca sostenuta da molti politici europei non tiene poi conto di come la Russia abbia utilizzato e utilizzi questi proventi da idrocarburi. La Russia ne ha accumulato gran parte in un fondo di stabilizzazione delle sue risorse energetiche. Dal momento che queste entrate andranno a “finanziamenti discrezionali”, la Russia mostrerà più resilienza se questi flussi di entrate fossero interrotti di quanto il suo “cliente europeo” potrebbe tollerare con interruzioni nella fornitura di energia. Dal vendor-lock in alla sovranità limitata il passo era e rimane breve. Guardiamoci in casa
A fronte di una generale condivisione del discorso, vorrei segnalare il rischio di una eccessiva semplificazione. Ad esempio l’ “esportazione della democrazia” è stata una americanata fallimentare, che nel Mediterraneo ed in Medio Oriente ha provocato solo disastri e distruzione (Siria, Libia, Yemen) con sciagurati riverberi in Libano e Tunisia ed una générale disarticolazione degli equilibri geopolitici, con le famigerate primavere arabe, che sono state tutto meno che primavere.
La democrazia non si esporta come la coca-cola.
L’apertura delle organizzazioni sociali e statuali e’ un processo lento e progressivo verso forme di società liberali (apertura alle riforme, maggiore tolleranza verso le diversità, maggiore partecipazione al governo locale e nazionale, rispetto dei diritti umani e delle donne in particolare), in cui progressivamente si inserisce la libertà dei diritti politici, man mano che le strutture sociali si aprono alle relazioni internazionali ed alla comunicazione, con il progressivo aumento della distribuzione della ricchezza e della qualità della vita (manifestazioni artistiche e culturali, aperture economiche).
Al contrario, l’ignoranza delle radici religiose e culturali dei singoli Paesi hanno prodotto solo l’espansione della Fratellanza Musulmana con relative radicalizzazioni e crisi sociali, economiche e anche sanguinose crisi e guerre.
Io ho vissuto quel periodo, in Tunisia ed in Algeria in particolare, e posso testimoniare gli errori e gli orrori provocati, e da non ripetere assolutamente.
Si tratta di ricominciare a vedere l'economia come un mezzo e non come succede oggi come un derivato finanziario scollegato dalla vita delle persone e delle comunità che lavorano. Libertà ed equità sociale.
La liberaldemocrazia, la nostra identità occidentale, ha ancora una pecca all'interno ed all'esterno che dovrà eliminare. All'interno dovrà pensare un sistema giudiziario realmente neutrale ed efficiente, all'esterno dovrà incrementare e ripulirlo da intrusi, un sistema di difesa(NATO) che protegga la sicurezza del vivere civile degli occidentali da qualsiasi potenza oligarchica militare esistente sul pianeta. Il resto sono chiacchere culturali da salotto.
Il Democracy Index ogni anno misura lo stato della democrazia in 167 Paesi (The Economist). Nel 2020 solo 22 Paesi nel mondo sono stati classificati come “democrazie complete”. Appena il 5,7 per cento della popolazione mondiale vive in questi 22 Paesi. Bennett Institute for Public Policy at the University of Cambridge:"In the mid-1990s, a majority of citizens in countries for which we have time-series data – in North America, Latin America, Europe, Africa, the Middle East, Asia and Australasia – were satisfied with the performance of their democracies. Since then, the share of individuals who are “dissatisfied” with democracy has risen by around +10% points, from 47.9 to 57.5%. This is the highest level of global dissatisfaction since the start of the series in 1995". Platone, 2400 anni fa nel libro VIII de La Repubblica: "Ecco, secondo me, come e donde nascono le tirannidi. Esse hanno due madri. Una è l’oligarchia quando, per le sue lotte interne, degenera in satrapia. L’altra è la democrazia quando, per sete di libertà e per inettitudine dei capi, precipita nella corruzione e nella paralisi.” Malgrado il "grande degrado democratico" indicato nei commenti (imperialismo, globalizzazione, turboliberismo, democrazia come merce esportabile, ecc.) le democrazie sono moralmente desiderabili come contesto abilitante l'umanizzazione del vivere, del con-vivere. Preferisco poter apprezzare, fruire, divulgare, acquistare un'opera d'arte di qualsiasi tendenza non perché starebbe bene nel mio soggiorno ma perché ha dietro di sé un'idea geniale, uno sguardo diverso, magari dissonante, nel rappresentare le emozioni umane. Per proteggere e sviluppare quel piccolo 50% del 5%. E per difenderlo: è da qui che si riparte, perché "la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare" (P.Calamandrei), a prescindere dagli obiettivi.
Penso che se è esistito negli ultimi trent'anni un paese imperialista sono stati gli USA. Finito il nemico sovietico nel 1989 gli USA hanno pensato, e si sono comportati di conseguenza, che la "storia fosse finita" (Fukujama). La Russia distrutta con l'etilista al comando di Washington, la Cina piccolina e arretrata, gli USA hanno egemonizzato economia, politica cultura, e difesa (il più grande mercante d'armi di sempre). Ma questa "Ubris" li ha fottuti. Afganistan, Irak, Libia, Siria (e qui l'orso russo si è svegliato), allargamento della NATO (da sempre strumento coloniale degli USA) verso il confine russo. Nel frattempo la Cina è diventata quello che è diventata. Alla fine di questo ragionamento voglio dire: non è il modello liberale e della società aperta che deve vincere. Quello è documentatamente e storicamente il modello vincente dove è stato applicato (Atene, Roma repubblicana, comuni italiani XII e XIII secolo, Inghilterra Cromwell, stati uniti all'inizio,). Ciò che deve essere battuto è il modello turboliberista che negli ultimi cento anni, ma senza contraltare negli ultimi trenta ha provocato solo danni economici, politici e sociali. Il mondo deve ridiventare multipolare evitando la trappola dei nazionalismi. Qui sta il difficile. Altrimenti estinzione.
Mi sembra si faccia una gran confusione tra NATO (da sempre strumento coloniale degli USA?), Stati Uniti (ci si riferisce immagino solo agli Amerikani di Bush e della sue corte di neocon?), Russia (etilista al comando di Washington? Quello che la Politokovskaya definisce l'unico riformatore dell'esercito russo?) la Cina (è diventata quello che è diventata? cioè una dittatura autarchica che incoronerà questo autunno l'uomo solo al comando?)
Il modello turboliberista fa comodo a tutte le dittature, a partire proprio dalla Cina e dalla Russia e ricordo, per inciso, che in questa ricostruzione manca l'esperienza sociale più avanzata del mondo, che è quella dell'Unione Europea, che tra burocrazie ed infingimenti vari si rivela una ambiente di democrazia, tolleranza e libertà per chi ha la fortuna di viverci da cittadino
Nella discussione politica europea si è sempre sostenuto che l'UE e la Russia sono reciprocamente dipendenti l'una dall'altra rispettivamente come acquirente e fornitore di energia. Questa “credenza”, spacciata come “teoria della dipendenza reciproca” si è consolidata negli anni nel tentativo di rendere accettabile ciò che in economia aziendale si definisce vendor lock-in.
Si discute molto sulle cause della guerra in Ucraina come conseguenza degli appetiti imperialistici, dell'ubris dell’occidente, ma si parla meno o per nulla degli effetti degli opportunismi nazionalisti e degli egoismi geopolitici europei sui propri sistemi socioeconomici. Il vendor lock-in per le aziende è la dipendenza da un prodotto, materia prima, un servizio o una tecnologia dovuta all’ affidamento a un solo fornitore o venditore: il cliente è di fatto legato a lui e ha così luogo il vendor lock-in. Tanto più quanto la fornitura è strategica per la sopravvivenza e la sostenibilità dell’ecosistema dell’impresa. Ignorare questa basica considerazione nelle strategie di sourcing non è sicuramente il risultato di razionalità decisionale.
Come dimostra lo sviluppo della “operazione speciale”, la Russia stà avendo il sopravvento in queste relazioni di fornitura. La domanda di energia, in particolare nelle economie altamente sviluppate, non è elastica in termini di prezzo. Molto semplicemente, la domanda rimane costante quasi indipendentemente dal prezzo. La teoria della dipendenza reciproca sostenuta da molti politici europei non tiene poi conto di come la Russia abbia utilizzato e utilizzi questi proventi da idrocarburi. La Russia ne ha accumulato gran parte in un fondo di stabilizzazione delle sue risorse energetiche. Dal momento che queste entrate andranno a “finanziamenti discrezionali”, la Russia mostrerà più resilienza se questi flussi di entrate fossero interrotti di quanto il suo “cliente europeo” potrebbe tollerare con interruzioni nella fornitura di energia. Dal vendor-lock in alla sovranità limitata il passo era e rimane breve. Guardiamoci in casa
Comunque non è facendo vincere Russia e Cina che ci liberiamo del turbocapitalismo.
A fronte di una generale condivisione del discorso, vorrei segnalare il rischio di una eccessiva semplificazione. Ad esempio l’ “esportazione della democrazia” è stata una americanata fallimentare, che nel Mediterraneo ed in Medio Oriente ha provocato solo disastri e distruzione (Siria, Libia, Yemen) con sciagurati riverberi in Libano e Tunisia ed una générale disarticolazione degli equilibri geopolitici, con le famigerate primavere arabe, che sono state tutto meno che primavere.
La democrazia non si esporta come la coca-cola.
L’apertura delle organizzazioni sociali e statuali e’ un processo lento e progressivo verso forme di società liberali (apertura alle riforme, maggiore tolleranza verso le diversità, maggiore partecipazione al governo locale e nazionale, rispetto dei diritti umani e delle donne in particolare), in cui progressivamente si inserisce la libertà dei diritti politici, man mano che le strutture sociali si aprono alle relazioni internazionali ed alla comunicazione, con il progressivo aumento della distribuzione della ricchezza e della qualità della vita (manifestazioni artistiche e culturali, aperture economiche).
Al contrario, l’ignoranza delle radici religiose e culturali dei singoli Paesi hanno prodotto solo l’espansione della Fratellanza Musulmana con relative radicalizzazioni e crisi sociali, economiche e anche sanguinose crisi e guerre.
Io ho vissuto quel periodo, in Tunisia ed in Algeria in particolare, e posso testimoniare gli errori e gli orrori provocati, e da non ripetere assolutamente.