Il tempo nascosto dei sistemi complessi: ritardi, soglie e illusioni di controllo
Nei sistemi complessi il fattore tempo gioca un ruolo cruciale e spesso controintuitivo. Un elemento caratteristico è la presenza di lag temporali: intervalli di ritardo tra una causa e il suo effetto all’interno del sistema. A differenza dei sistemi lineari dove la risposta è immediata, nei sistemi complessi molte dinamiche sono soggette a ritardi significativi. Ad esempio, un ecosistema ambientale può reagire lentamente alle alterazioni: l’immissione di CO₂ oggi potrebbe produrre effetti climatici marcati solo dopo decenni. In termini generali, quando τ (tau) è diverso da zero, i componenti del sistema non rispondono istantaneamente ai cambiamenti reciproci, bensì solo dopo un certo ritardo. Ciò significa che il sistema può accumulare tensioni o squilibri latenti che divengono visibili soltanto in seguito, rendendo più difficile per gli attori collegare cause ed effetti. Un esempio evidente di lag temporale è il cambiamento climatico: le emissioni di CO₂ prodotte oggi non hanno effetti immediati sul clima globale, ma si accumulano nell’atmosfera e negli oceani producendo conseguenze (come l’innalzamento del livello del mare o l’acidificazione degli oceani) a distanza di decenni. Questo ritardo tra causa e effetto rende difficile percepire l’urgenza del problema e contribuisce all’inazione politica.
Autonomia strategica: Horizon Europe come strumento strategico
Il programma Horizon Europe (2021-2027), con un budget di circa 95 miliardi di euro, è il principale strumento dell’UE per finanziare ricerca e innovazione e rappresenta sempre più una leva strategica per l’autonomia europea. A differenza dei precedenti programmi quadro, Horizon Europe è stato concepito esplicitamente per allineare la ricerca agli obiettivi politici dell’Unione, identificando missioni orientate alle sfide (dal cambiamento climatico alla salute) e, più di recente, incorporando la priorità trasversale dell’“autonomia strategica aperta”. Nel piano strategico aggiornato a metà percorso (2025-2027), la Commissione ha elevato il tema dell’autonomia strategica a filo conduttore di tutte le azioni di R&I: se inizialmente figurava come un obiettivo specifico separato, ora permea i tre orientamenti chiave del programma (transizione verde, transizione digitale, e resilienza/competitività). Ciò significa, in pratica, che Horizon Europe finanzierà progetti non solo per avanzare la conoscenza, ma anche per ridurre dipendenze critiche dell’Europa – ad esempio sviluppando tecnologie proprie in settori come i semiconduttori, le batterie, l’intelligenza artificiale affidabile – e per rafforzare la capacità europea di far fronte autonomamente a crisi (si pensi a ricerca su supply chain resilienti, sistemi sanitari, cybersicurezza). In questo senso, il programma sta diventando uno strumento di politica industriale e di sicurezza oltre che un classico fondo scientifico.
I modelli di spiegazione nelle scienze computazionali
Nel campo delle scienze computazionali – e in particolare nell’ambito dell’intelligenza artificiale e del machine learning – è emersa con forza la questione dei modelli di spiegazione, noti anche come explainable AI (XAI). Man mano che algoritmi e reti neurali sono divenuti più complessi e potenti, la loro opacità intrinseca è divenuta un problema: molti modelli funzionano come scatole nere, fornendo output (decisioni, previsioni) senza che ne sia immediatamente chiaro il perché. Questo contrasta con un’esigenza fondamentale delle scienze, computazionali incluse: la capacità di spiegare i risultati in modo interpretabile e verificabile. La mancanza di spiegabilità non è solo un tema accademico, ma ha risvolti pratici ed etici importanti, ad esempio quando un algoritmo determina se concedere un prestito, una diagnosi medica assistita o l’esito di un colloquio di lavoro automatizzato. Senza un modello di spiegazione chiaro, diventa difficile fidarsi e adottare pienamente tali sistemi. Una ricerca citata dal Pew Research Center evidenzia che una parte consistente di utenti esita ad affidarsi a prodotti basati su AI se non capisce le ragioni delle decisioni prese. Per questo negli ultimi anni si è moltiplicato lo sforzo di sviluppare tecniche e metriche che rendano gli algoritmi più trasparenti e interpretabili agli occhi umani.
Punti cardinali
"The Race for Paradise. An Islamic History of the Crusades" di Paul M. Cobb
Il libro di Paul M. Cobb, The Race for Paradise, propone una rilettura delle Crociate dal punto di vista del mondo islamico, fondandosi su fonti arabe e persiane originali e marginalizzando la narrazione eurocentrica che ha dominato la storiografia. L’autore intende restituire voce a cronisti, giuristi, soldati e viaggiatori musulmani che vissero, osservarono e interpretarono i secoli di conflitto tra i Franchi e l’Islam. L’opera è esplicitamente non apologetica, ma critica verso le semplificazioni narrative, siano esse di stampo “trionfalistico” o “lacrimoso”. L’autore mostra come il termine “Crociate” non esistesse nei lessici islamici medievali e come il fenomeno fosse percepito non come evento unitario ma come una serie di attacchi europei, cominciati ben prima del 1095 e protrattisi per secoli. Il testo restituisce continuità storica agli scontri e sottolinea come i musulmani li abbiano interpretati come una manifestazione del declino interno, più che come un’aggressione esterna. Il punto di vista adottato, pienamente immerso nella cultura e nella logica delle fonti islamiche, consente una ricostruzione che problematizza sia la natura dei conflitti sia l’immagine dei protagonisti, a partire da figure come Saladino, la cui fortuna politica e simbolica è analizzata nella sua evoluzione moderna e strumentale. Il libro si propone come un contributo innovativo alla comprensione storica e culturale delle Crociate.
Defence Finance Monitor
Defence Finance Monitor è una nuova pubblicazione di Stroncature pensata per fare da ponte tra il mondo della difesa e quello della finanza e degli investimenti. Offre analisi approfondite sull’evoluzione dell’industria della difesa europea, sui programmi strategici dell’Unione Europea e sui quadri normativi che definiscono l’autonomia strategica del continente. Si rivolge a professionisti della finanza, asset manager, analisti strategici e operatori industriali, fornendo strumenti per interpretare i cambiamenti in atto, individuare le opportunità emergenti e orientare le decisioni allocative. Attraverso una lettura integrata delle politiche UE (EDF, PESCO, SAFE), della normativa finanziaria (SFDR, Tassonomia UE) e del nuovo paradigma ESG incentrato su Energia, Sicurezza e Geostrategia, DFM consente di identificare settori e imprese coerenti con gli interessi strategici delle democrazie liberali. Tutti i contenuti sono basati esclusivamente su fonti ufficiali e documentazione istituzionale, con un approccio analitico orientato alla trasparenza, alla conformità regolatoria e alla valorizzazione operativa delle informazioni. DFM si concentra esclusivamente su attori industriali e finanziari che operano all’interno di sistemi democratici e che contribuiscono al rafforzamento della resilienza delle società aperte nel confronto con le sfide poste dalla competizione sistemica globale.
SFDR and PAI 14: The Edge of Compatibility
The EU Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR) distinguishes between “Article 8” funds (those promoting environmental or social characteristics) and “Article 9” funds (those having explicit sustainable-investment objectives). Neither category explicitly bans investments in defence industry companies, but both must account for principal adverse impact (PAI) indicators and “do no significant harm” (DNSH) criteria. Crucially, PAI Indicator 14 (Annex I of the Level 2 RTS) targets “exposure to controversial weapons (anti‑personnel mines, cluster munitions, chemical and biological weapons)”. In practice, any company involved in developing or selling banned or severely restricted weapons must be excluded from SFDR-labelled funds, and funds must report the fraction of their investments in such companies. By contrast, conventional military equipment (tanks, fighter jets, etc.) is not covered by PAI 14, and Article 8 funds may hold these companies if they meet the fund’s ESG criteria and exclusion lists. Article 9 (“dark-green”) funds, however, set a higher bar: defence companies generally do not contribute to their stated sustainable objectives and are thus normally excluded or at least not counted as “sustainable investments”.