Il trasferimento tecnologico è diventato un pilastro della “Terza Missione” accademica, accanto alla didattica e alla ricerca. Dalle università ci si attende oggi un contributo diretto all’innovazione industriale e allo sviluppo socio-economico, trasformando scoperte scientifiche in prodotti, imprese e benefici per la società. Un punto di svolta storico fu il Bayh-Dole Act negli Stati Uniti (1980), che permise alle università di brevettare i risultati di ricerche finanziate pubblicamente. Questa legge – definita dalla rivista The Economist “forse la più ispirata iniziativa legislativa americana in mezzo secolo” – ha inaugurato l’era dell’università che produce soluzione a problemi complessi, fornendo un modello poi emulato a livello internazionale. Oggi il trasferimento tecnologico è al centro delle strategie di molti governi, nella convinzione che l’investimento pubblico in R&S produca il massimo impatto quando le scoperte accademiche trovano applicazione nel mondo produttivo .
Disseminazione scientifica: conoscenza aperta e impatto sociale
La disseminazione scientifica rappresenta un’altra dimensione cruciale della Terza Missione, complementare alla valorizzazione commerciale dei risultati di ricerca. Se brevetti e start-up mirano a tradurre conoscenza in valore economico, la disseminazione punta a massimizzare il valore sociale della conoscenza, diffondendo risultati e dati al di là della comunità accademica ristretta. Fin dalle sue origini l’università ha il compito di “coltivare e trasmettere il sapere”: oggi ciò assume nuove forme attraverso l’open access, la scienza aperta e il coinvolgimento diretto di diversi pubblici.